La ferale notizia della scomparsa del Re del Pop mi giunge per sms in una sera di pioggia proprio mentre, a margine di una serata in sala prove un po' più cazzona del solito, si celebravano gli anni Ottanta con dello scialbo ma divertente karaoke improvvisato. Diventare adulti è prima di tutto la rinuncia o la consapevolezza che qualcosa cui eri abituato e apparteneva alla tua gioventù non c'è e non ci sarà più.
Tra le tante cose che non ci sono più da un bel po' del magico decennio degli yuppie e delle permanenti aggiungiamo oggi alla lista una delle massime icone della cultura popolare di quel periodo. Forse la più grande, insieme ovviamente a Madonna, capace di far breccia nei cuori dei fan sparsi in ogni parte del globo. Più popolare della Regina d'Inghilterra, più universale del Papa, il suo moonwalking ha ispirato centinaia di ballerini e fatto sognare una generazione intera. Spettacolo puro il suo, che supera il limite imposto dai generi e dal giudizio che ognuno di noi può dare musicalmente: non sono mai stato un fan di Jackson eppure riconosco in lui l'interprete migliore di un'epoca che non c'è più, in cui non c'era internet e il cellulare, ma c'erano più soldi, più benessere o forse molto semplicemente si credeva ancora fosse così. Provate a riascoltarvi Beat it oggi e chiudendo gli occhi rivedrete l'America degli anni ottanta, più sorridente e spensierata di quanto non sia adesso.
Michael Jackson rappresenta però anche il massimo grado di stupidità umana e cialtronaggine dello star system. Se le grandi rockstar si spegnevano giovani riverse in una pozza di vomito in qualche motel negli States, il suo declino è stato tutt'altro che da star, tanto da schifare persino i suoi fedelissimi. Ridotto a ombra di se stesso con continue operazioni su un corpo sempre più martoriato, dal cambio di colore della pelle alla chirurgia estetica sfrenata, travalicando ogni limite umano stabilito in precedenza da Liz Taylor, ha visto perdere sempre più credibilità anche sul piano umano. I casi di sospetta pedofilia, la bancarotta, le psicosi su fantasmi e inquinamento atmosferico, ne hanno fatto un personaggio talmente controverso da non farci dire nient'altro oggi che non sia un riposi in pace che metta la parola fine a tanta dabbenaggine.
Vorrei non averlo conosciuto Jacko, dopo il 1995, avrei preferito saperlo ritirato a vita privata con quel mare di soldi che aveva accumulato. Certo non possiamo pretendere che la vita di una popstar non sia fatta di eccessi, in questo caso completamente opposti agli sfarzi di reginette come Mercury o Sir Elton, ma tra i tanti modi di concedersi una vita sregolata, distruggersi con la chirurgia estetica rimane uno dei modi più stupidi mai visti. Gli altri almeno si sono divertiti per spegnersi giovani, bruciando tutto al sacro altare della musica. Morire a 50 anni per un infarto dopo quindici passati in casa con una mascherina antipolvere è da sfigati, Jacko. Sei out. Come gli anni ottanta del resto.
4 Responses to “Il pop è morto. Viva il pop!”