nessuno di noi può immaginarsi quanto siano collegate tra loro le parti del corpo. la funzione dei nervi la intuiamo solo quando si infiammano e ci fanno male, quando non riusciamo nemmeno a cuocere un uovo per via di un dolore ad un fianco, ci rendiamo conto che siamo semplicemente una centrale elettrica con molti fili che hanno a che fare l'un con l'altro. così è anche per le persone che se ne vanno. non intendo dire che partono all'areoporto, o che muoiono: parlo di quelle che scelgono di andarsene con coscienza, che non fanno fatica a racimolare la loro roba, e che non si voltano indietro quando varcano la porta di casa (anche metaforicamente parlando). non ci rendiamo conto dell'esistenza di una persona, o di quanto quella persona conta per noi, di quanto ci ascolta o di quanto ci fa piacere averla intorno, finché non se n'è andata. é un concetto fritto e rifritto, ma è la verità. ellen page in juno diceva: non mi rendo conto di quanto mi piace stare a casa mia finché non vado in un posto diverso per un po'. anche questa, è un'affermazione abbastanza già sentita, ma quando vidi il film mi colpì molto. a proposito di cose trite e ritrite, stamattina di buon'ora sono andata in libreria, ho perfino parcheggiato di fronte alle porte scorrevoli, cosa che in vent'anni di vita in cui frequento quel posto, non mi era mai capitata (ho spento la macchina e ho pensato: dovrò scriverlo sul mio blog, non dimenticarmi che è successo). questa, per esempio, é una cosa originale: trovare parcheggio davanti alla libreria di ponte san giovanni. poi ho fatto qualche passo, e come ho messo piede dentro mi sono resa conto di due cose. la prima (che mi succede sempre), era che ero di nuovo capitata in un posto, forse l'unico, in cui mi sentivo a casa mia; la seconda, che c'è ancora un mucchio di persone che non vogliono arrendersi al fatto che tutto é stato scritto o detto, e che ci provano, facendo spesso e volentieri la parte dei coglioni, a scrivere un romanzo. queste persone, che a me piace considerare amici anche se non ci siamo mai visti e mai parlati, sono tutte lì che si danno la mano. calvino guarda buzzati da sotto a sopra stringendogli la mano, i libri di marek van der jagt salutano quelli di arnon grunberg, ignari che il loro autore sia la stessa persona; e infine ci sono i signori nessuno - la maggioranza, in verità, gente che ha scritto libri per passatempo, o chi l'ha fatto solo una volta e poi mai più; quelli che gli é bastato provare, quelli che stampano ancora roba ma non vendono, quelli che vendono esageratamente, quelli che stuprano il mestiere, quelli che fanno vergognare la categoria, quelli che meriterebbero di stare sul banco degli "scelti per te", ma che non vengono mai scelti. non lo so perchè ho iniziato parlando delle parti del corpo e sto finendo per parlare di librerie e libri - una risposta plausibile potrebbe essere che sono il mio argomento preferito, o un'altra risposta accattivante potrebbe essere che metaforicamente parlando i libri fanno parte di me come parti del corpo o che mi si infiammano le ghiandole quando non riesco a leggere libri; ad ogni modo tutti questi signori nessuno, a parte certe categorie, sono tutti miei amici, e per un attimo mi viene da ridere pensando che se é vero che gli amici sono nati per aiutarsi, in questo momento avrei bisogno di un massaggio al fianco sinistro: mi immagino tutte le coppie di mani che ci sono in una libreria, tolti i commessi e i clienti, che mi fanno un massaggio per farmi passare il dolore. non ho mai riflettuto a quante paia di mani potessero co-esistere in una libreria sola, anche se di modeste dimensioni: chissà quanti modi di impastare, di toccare, di massaggiare diversi si potrebbero incontrare. ci sarebbe lo scrittore di libri un po' sporchi che cerca di allungare le mani, lo scrittore di saggi di medicina che insiste per sapere bene dov'è localizzato il dolore. e alla fine, un mucchio di persone che massaggiano come sanno fare, che muovono le mani allo stesso modo di quando tengono in mano una penna o pigiano sui tasti dei loro portatili: in maniera personale e a volte goffa, troppo frettolosa, e per niente speciale, semplicemente veloce, perchè urgente è scrivere. credo sarebbero i miei preferiti.
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