Non ho più l'età per vedere un film di Clint Eastwood. Più passano gli anni, più aumentano i kleenex che mi devo portare al cinema. Ma a parte questo dettaglio, vanno puntualizzate alcune cose dopo la visione di Invictus:
- il rugby è uno sport divino
- chi ama il rugby DEVE andare a vedere questo film
- la riproduzione della partita tocca livelli commoventi di fedeltà: dallo stadio ricolmo e urlante, alle maglie (le maglie erano perfette, esattamente quelle del '95), ai, che so, cartelloni pubblicitari (gli stessi dell'epoca), alle azioni di gioco, fino ad arrivare al rumore degli zigomi fracassati.
- lo sport è una cosa dannatamente seria, ed epica, e sentimentale, e toccante, e profondamente "umana". Basta snobbarlo, una volta per tutte.
- Freeman è un'icona, non un attore
- se sono stato sul punto di scoppiare in lacrime, comunque, non è stato tanto per il trionfo sudafricano, o per Mandela stesso, quanto per i discorsi, le conversazioni di Madiba con il suo staff: lo so, è cinema, è Clint Eastwood, è tutto romanzato, soprattutto è una situazione così particolare e dunque irripetibile, non confrontabile. Ma se lo raffronto a noi, all'Italia, a oggi, non potevo fare altro che iniziare a frignare come un bambino.
La stessa scena che si ripete ad ogni film di Clint. Tu sia maledetto.
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