Il palombaro è un racconto sulle immersioni, sulla pelle che si lacera e poi si ricuce, sulle vacanze e su qualcosa che non tornerà più, sempre che sia mai arrivato. L'ha scritto Gaia Tarini, è il racconto dell'estate che vi offre Ciccsoft, da leggere sopra l'ombrellone o sotto lo sdraio, con i capelli gocciolanti mare che bagnano i fogli: potete scaricarlo in pdf a questo indirizzo, e poi stamparlo abusivamente in ufficio, in biblioteca, alla Coop o negli Autogrill.
Il bagagliaio è pieno di roba per il mare: ciabatte di plastica e tuta da sub, maschere, pinne, fiocina, macchina fotografica subacquea, crema solare, teli per stendersi in spiaggia. Anche un ombrellone coi colori stinti che mio padre deve aver comprato a metà degli anni Ottanta. Sta venendo via la vernice bianca dal bordo dell’albero maestro. È una cosa di tristezza assoluta, come questa benda. Sotto c’è la mia pelle cucita, rovinata, offesa: ho avuto un incidente in bicicletta, qualche giorno fa. Poco prima di partire. Se lo sapevo, non ci andavo, in bicicletta fino al negozio di videocassette. È passato un gatto velocissimo e io per non investirlo ho dovuto buttarmi dall’altra parte della strada. Sono finito contro una rete, mi sono tagliato via buona parte della pelle che copre lo spazio tra le due sopracciglia. Sette punti, e non ricordo quasi niente del dolore. Ogni tanto mi domando che cosa stia facendo adesso quel gatto. Voglio dire, se tutto questo è servito a qualcosa.
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