Alla fine della mostra che avevamo allestito in giugno era avanzato del vino. Non tanto, un fondo di damigiana di legno che forse conteneva dieci o quindici litri. Mi avevano detto, riportalo all'azienda vinicola, il fondo lo puoi buttare ma bisogna restituire la damigiana che ci hanno prestato e anche il tubo per fare da sifone e versarlo nei bicchieri. Va bene, dico, lo riporto. Appena ho tempo lo riporto, penso, appena ho tempo.
Verso la fine di giugno son venuti a montare il condizionatore, l'impianto è già predisposto è un gioco da ragazzi, dicono, ci mettiamo poche ore. Alla fine per fare fresco fa fresco, è tutto pieno di lucine carine e funziona bene, ma dopo qualche ora fa le macchie d'acqua sul muro nelle vicinanze dell'aggeggio che sputa aria, che si chiama split, che in inglese significa tra l'altro fessura.
Chiamo il tecnico per dare un'occhiata a cosa non va e dice non è colpa mia qui è tutto regolare per quanto mi compete.
Chiamo l'amministratore di condominio per chiedere lumi e capire cosa non va e dice non è colpa mia qui è tutto regolare per quanto mi compete.
Chiamo il costruttore della casa per dare un'occhiata a cosa non va e dice ti mando il tizio che ha fatto l'impianto a controllare ma qui è tutto regolare per quanto mi compete.
Nel mentre faceva caldo davvero e dovevo vedere le partite degli Europei a casa con gli amici, allora il primo tecnico, quello che aveva messo su tutto l'ambaradàn mi dice: guarda te lo lascio aperto lo split, così puoi usarlo lo stesso e il tubo che piscia l'acqua lo fai cadere fuori e raccogli il tutto in un bottiglione in attesa di ripararlo. Ce l'hai un tubo? Ci guardo, dico, dovrei averne uno per annaffiare. Allora vado a casa dei miei a cercare il tubo giallo per annaffiare il giardino (che non abbiamo) e vedo il tubo del vino per fare il sifone che mi sorride sopra la damigiana che ancora non ho riportato perché non ho avuto tempo. Prendi me, prendi me, dice. Certo, dico, così faccio pure a meno di tagliare il tubo giallo della misura giusta per adattarlo alla distanza che intercorre tra lo split e il bottiglione in terra.
Così passa un mese e ancora non posso proprio riportare la damigiana di vino perché devo riconsegnare anche il tubo insieme, ma serve al condizionatore per l'acqua distillata che raccoglie nell'aria pesante della bassa padana in luglio. Meno male che ho il tubo, altrimenti morirei di caldo.
Poi viene il tecnico del costruttore, mi sistema il danno, mi spacca il muro, trova l'inghippo e in mezzoretta risolve tutto lasciandomi però una fessura nel muro che nessuno si è ancora premurato di richiudere, me compreso.
Che bello, penso, posso riportare il vino! Stacco il tubo, ricompongo il sifone, prendo la damigiana con il suo fondo di vino rosso ormai abbondantemente acetato dal caldo cane del mio garage e la piazzo sul sedile dietro della macchina. Vado in ufficio per una riunione urgente, poi quando il cliente esce lo vado a riportare, penso, oggi finalmente l'avranno indietro, ormai non ci sperano nemmeno più. Chissà che sorpresa, chissà che feste.
La riunione va per le lunghe, non posso riportarlo quel pomeriggio, il vino resta sul sedile e lo porto in giro fino in stazione dove rimane parcheggiato tutto il giorno seguente mentre sono fuori città. L'aroma di aceto nell'abitacolo è ormai inebriante quando riprendo la macchina per tornare a casa la sera, tutto trafelato per correre a casa ad aggiornare il nuovo sistema operativo del Mac (!) e canticchio La Leggera che ascolto illegalmente dalle cuffiette alla guida della potente Fiat Bruno. Ed è alla leggera che affronto una rotondona piuttosto rotonda a velocità non consona e quando rientro in carreggiata la damigiana fa toc, si piega su un lato, urta la portiera del sedile posteriore che fa tac, il tappetto di gommina appena appoggiato sul collo della damigiana salta via con uno stap e il vino che c'è dentro fa glu glu glu lungo i sedili che fanno slurp, e sulla tappezzeria laterale che fa ohibò e il posto dei piedi che fa glu glu glu anche lui e si beve un sacco di vino rosso di quello che macchia molto e viene via poco.
Quello che è successo dopo non si può raccontare da queste parti ma è secondo in quanto a situazioni imbarazzanti ed incredibile solo a quella volta, non troppo remota, in cui ho vomitato la cena all'improvviso mentre andavo in campagna con l'auto dei miei, senza pezzi di carta o altro a portata di mano per poter ripulire.
Vi interesserà altresì sapere che l'auto del sottoscritto (la Fiat Bruno!) puzza ora più di una cantina della Valdichiana ed è quindi sconsigliabile salirci a bordo nei prossimi mesi.
Che la damigiana, riportata in garage in fretta per cercare di pulire la macchina, non è al momento ancora stata restituita e chissà quando lo sarà.
Che una copia stampata di questo post, una damigiana quasi vuota e un sifone sporco saranno presto abbandonati davanti alla porta d'ingresso dell'azienda vinicola. Nottetempo.
1 Response to “Che fine fece il vino”