Ci si candida a ricoprire una carica pubblica, qualunque essa sia, per il solo entusiasmo ed onore di servire la moltitudine, la città, il Paese. Per il bene comune e non per affar proprio. Per questa ragione si rinuncia completamente ad ogni forma di stipendio e benefit derivante dalla posizione assunta e si mantiene lo stesso status raggiunto in precedenza: per tutta la durata del mandato chi è eletto continua a percepire lo stipendio che aveva al momento della nomina, come se continuasse a svolgere il lavoro precedente invece del nuovo ruolo politico. Chi era un imprenditore rimarrà un imprenditore, chi un giornalista un giornalista. Chi uno spazzino resterà uno spazzino, in termini economici ovviamente. Niente privilegi in forma di denaro, nessuna comodità extra rispetto quelle in dotazione alla maggioranza degli uffici e diffusamente riconosciute come necessarie o importanti quali telefono gratis, auto aziendale con rimborso spese su presentazione di ricevute, rimborso pasti entro una diaria limite, eccetera.
Per gli anni in cui si è eletti insomma, non si deve muovere una foglia del patrimonio personale e degli interessi propri. Ci si dedica al bene comune. Se non si accetta questa semplice regola si lascia perdere del tutto la politica, che in fondo dovrebbe essere solo e soltanto questo. Poi ci sono altri modi in cui la corruzione può dilagare per abusi di potere, tangenti, appalti, eccetera. Ma iniziamo con cose semplici e si sa mai che diano il buon esempio a tutti.
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