Mi viene da rimettermi a dormire. Non pensare più niente. Solo spegnermi.
Sperando sia per sempre.
Perchè Roma fa schifo.
Soprattutto, Roma fa schifo in confronto a Bologna.
Perchè io mi sono trasferita, un mese e mezzo fa. Per amore, per follia, per indecente impazienza.
Ed è stato un errore. Uno dei più grandi.
Perchè ha senso cambiare quando si sta male. Ma quando si è felici, nella propria quotidianeità non monotona.... Allora è un suicidio.
Ma ho pensato che si potesse vivere d'aria e d'amore.
E invece no.
Andrea non basta più. L'amore non basta più. Ho paura, per di più, che lo stesso amore si spenga, soppresso dal rancore, dalla noia. Dall'insoddisfazione.
Non riesco più a ridere. A volte qualche sorriso.
Ma la bocca è sempre troppo storta, i denti sempre troppo in fuori o in dentro. Tutto stona. Ed ecco che il sorriso diventa una smorfia.
Allontano chiunque. Non rispondo più al telefono.
Mi mancano persone e nello stesso tempo non le voglio vedere.
Acuisco la mia Misantropia.
E questo è il primo vero post personale che scrivo qui dentro. Perchè sto male.
Perchè a volte si è costretti a urlare il proprio dolore.
Piangere di notte, soffocando le lacrime sul cuscino, mi distrugge.
E tutto perchè Roma fa schifo. In confronto a Bologna, poi.
Non me ne faccio niente del Colosseo.
O del Circo Massimo.
O di tutta quell'accozzaglia di monumenti.
Preferisco le due torri, storte più da via Zamboni che da Via Indipendenza.
Preferisco i piccoli centri dove gli ex Settantasettini si ritrovano, parlando di allora e di oggi.
Dove i concerti sono gratis e sempre - o quasi - per un numero minuscolo di persone.
Dove la pioggia viene riparata dagli archetti, dai portici.
Dove puoi uscire in mutande. Tanto c'è sempre chi è conciato peggio di te.
Dove trovi musicanti, in giro per il ghetto ebraico.
Dove ogni via ha sì una Storia - come a Roma - ma soprattutto tanta contemporaneità.
Dove puoi conoscere, amare, creare.
Dove ho iniziato a scrivere il mio libro. E senza Bologna non lo avrei fatto. Mai.
Preferisco prendere la pioggia con la mia bicicletta, piuttosto che circolare tristemente sui tram.
Mi manca Bologna. Mi manca quell'essere alternativa, provinciale, cittadina, ricca d'odio, traboccante d'amore.
Mi manca trascorrere una serata da sola, in mezzo alla gente, a guardare del buon teatro, mangiando una piadina e bevendo una birra.
Mi mancano gli studenti di via zamboni.
E poi il mio giornalaio preferito. E il mio pub. E la mia osteria.
Mi manca andare a tre conferenze in un giorno, conoscere, vedere, confrontarmi.
Suonare e scrivere, con altri come me.
E quelle cene improvvisate. E quegli incontri inaspettati.
Mi manca Bologna. Quello che io ero lì.
Alice di Roma mi fa schifo. Le sputerei in faccia.
Disprezzo. Per se stessa e per gli altri.
Odio. Per se stessa e per gli altri.
Noia.
Ma ora devo andare.
L'agonia del risveglio, la voglia di morire, il non sapere che fare di sè, mi attendono. Un altro giorno. Interminabile, senza senso, stancante.
Mi rimetto a dormire. Non penserò più niente. Desidero solo spegnermi.
Sperando sia per sempre.
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