Vedendo scenari e dinamiche di un paese così vicino al nostro come la Spagna confesso di aver provato parecchia invidia questa sera. Spoglio rapidissimo, risultato limpido e netto, gioie, dolori, discorsi, ammissioni di sconfitte. Per non parlare dei confronti tv equilibrati e rispettosi tra Zapatero e Rajoy.
Qualcosa che qui in Italia, tra un mese, tra un anno, un secolo, non succederà mai. Ci affacciamo sullo stesso mare, non siamo più a sud, non siamo più arretrati, più ignoranti. Eppure le elezioni per noi sono il momento più basso e buio della democrazia. Il teatrino dove recitare il peggio di noi stessi, l'esercizio della menzogna, del litigio, della baruffa. Un paese peraltro, dove la serietà non paga, dove il rigore morale e l'equilibrio di un candidato non sono sufficienti a portarlo alla guida del paese, ma dove vincono sempre e solo soldi, raccomandazioni, spintarelle, slogan e pacche sulle spalle. Una gara a chi mostra il peggio di se per aizzare gli animi e serrare le fila. Sputatevi addosso, fateci sognare!
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