L'arroganza è presentarsi al primo appuntamento importante con il mantello da Campioni del mondo, consci di un ruolo difficile da indossare ma pienamente meritato, con quell'appagatezza e spavalderia di chi non ha niente da perdere. Passare dalle stelle alle stalle in maniera così brusca fa male, molto, e a pensarci viene voglia di riporre la scaramantica maglia del 2006 nell'armadio per non indossarla più. Non siamo più i migliori e ci teniamo a sottolinearlo nel peggiore dei modi possibili indossando fin da subito la maglia dei Perdenti, dei Peggiori del torneo fino a questo momento. Peggiore schiaffo all'Italia calciofila non si poteva dare. Manca sopra ogni cosa il gioco e l'intenzione di combinare qualcosa in quel rettangolo di gioco: ieri sera ci è parso vedere un gruppo spaesato come se non conoscesse le regole o sapesse in quale direzione correre.
Mancano le palle di Lippi, il culo di Prodi, lo scandalo di Moggi e quella voglia di alzare la testa e provare a far sorridere un popolo che chiede di divertirsi almeno ogni due anni dimenticando per un mese di essere in mezzo alla monnezza e all'intolleranza dilagante.
Una partita e il sogno svanisce, due anni dopo il vento è cambiato e siamo di nuovo l'Italietta del dentro o fuori, dei patemi, dei fiumi di inchiostro di critiche e nervosi - compresi questi - e delle recriminazioni su un gol dubbio che conta, nel bilancio complessivo di una serata disastrosa, come il due di coppe quando briscola è spade. Speravamo in un risveglio meno brusco ed è andata come molti in fondo allo stomaco sentivano, ora gambe in spalla tornate subito a farci sognare. O almeno a dormire un poco, che poi il resto verrà da se'.
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