Che parta in pole position oppure quarto, non fa differenza. Vince. Alla fine, vince sempre lui. Tranne una volta solo, quest'anno ha vinto sempre lui. E nonostante questo, non riesco a odiarlo, non riesco a sperare in una vittoria di qualcun altro. Certo, sarebbe meno noioso, ma andrebbe a scalfire una stagione unica. C'è chi, ormai annoiato, si augura che gli scoppi una gomma, che venga battuto da quel concentrato di mediocrità che è Barrichello, che accada qualsiasi cataclisma a impedire la certa vittoria. "Non c'è gusto così, ormai vince sempre lui", obiettano gli smaniosi di spettacolo sportivo, di bagarre e di gare interessanti che evitino la placida pennichella domenicale. E invece mi va di andare contro corrente, di stare, per una volta (rammento la mia fede nerazzurra) dalla parte del Vincente, dell'antipatico Dominatore, della glaciale Perfezione, dell'impeccabile, regolare Cannibale. Ci sono i vincenti antipatici, e ci sono i Vincenti talmente Vincenti, che superano l'umano e invidioso concetto di antipatia per il Vincente, lo scardinano con la loro incredibile capacità di vittoria: con i loro risultati (le ha vinte praticamente tutte quest'anno, cacchio, e in che modo) macinano record e sgretolano gli sbuffi annoiati. Vanno oltre: scrivono la storia di uno sport, e tu hai la fortuna (?) di vederli all'opera. La Vittoria che fagocita se stessa, si gonfia all'inverosimile, perde i crismi di una sterile supremazia costante, diventa Perfezione, e nello sport la Perfezione va ammirata, va osservata e contemplata. A questo punto, che Schumacher le vinca tutte, le gare, fino alla fine del Mondiale.
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