Oggi è il primo giorno di scuola per quasi tutta la città di Ferrara. Come ogni anno l'evento non passa inosservato in una famiglia dove padre e madre insegnano e la sorella va in qualche modo a scaldare giornalmente il suo banchetto. E come ogni anno, il tempo diventa improvvisamente brutto. Nuvoloso, freddino, bigio. Quasi a voler sottolineare la depressione delle centinaia di studenti che assonnati hanno dovuto riprendere le fila del discorso interrotto con piacere a giugno. Le strade si ripopolano nelle prime ore del mattino, gli autobus sono pieni, i fornai vendono pizzette a peso d'oro e tutto riprende lentamente il suo corso. La città sembra quasi essere più viva quando in giro ci sono gli studenti.
C'è la gioia di reincontrare gli amici, la noia di conoscere i nuovi insegnanti, e l'angoscia di rivedere quelli ormai noti, che partiranno immediatamente a spiegare e a correggere i compiti delle vacanze lasciati incompleti anche dai più diligenti. Riprendono inoltre lo scambio delle figurine, il "lo vado a dire alla maestra", i giri per i corridoi per valutare i nuovi arrivi e le nuove merendine. Ci si scambiano interminabili racconti e foto delle vacanze, si mostrano zaini nuovi e penne luccicanti in abbinamento a diari sempre più costosi e già scritti. Mentre io passo le ore seduto ad una scrivania osservando le nuvole passare davanti alla mia finestra, la tristeallegra chiassosa quotidianità riprende a girare come ha sempre fatto, da che mondo e mondo. E un pochino mi fa piacere, in fondo.
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