Quello che sta accadendo da tre giorni a questa parte, ce l'avete tutti sotto gli occhi, e le mie parole non aggiungeranno niente a questa epica situazione. I Vaticanisti hanno parlato, i direttori di giornali hanno sentenziato, i blogger atei e/o agnostici si sono già scagliati contro questo colpo di stato, i blogger credenti o "miscredenti" hanno già versato lacrime di commozione. Il corpo del Papa è ancora caldo, ed è già stato detto tutto il possibile, se non di più. E' tutto molto evidente, e in questo senso qualsiasi analisi risulta scontata, e veritiera. Questa mattina tutte le 7 reti nazionali erano collegate con la Messa in Piazza San Pietro celebrata da Sodano: tutte, nessuna esclusa. Parebbe scontato usare il termine Teocrazia: la morte del Capo della Chiesa ha bloccato la vita dello stato Italiano, ha fermato lo sport, cancella legittime dirette sportive di formula uno (tanto per fare un esempio), ha anestitizzato la politica italiana (chi mai si ricorderà di andare a votare, mi chiedo, dopo che non se ne parla da giorni...), si è persino ventilata l'ipotesi di rinviare le elezioni. Forse è eccessivo per quello che dovrebbe essere uno Stato Laico, separato dal potere ecclesiastico, e si avverte la netta separazione tra il popolo e le istituzioni. La commozione generale (che ci sarebbe comunque stata) odora molto di indotta, somministrata. La gente tende a portare avanti le proprie esistenze, specie tramite i piccoli dettagli quotidiani, dettagli che sono invece stati aboliti dai media completamente listati a lutto. Mi chiedo: l'Italia si sarebbe ugualmente fermata se non fosse stata così pesantemente condizionata dal lutto messo in onda? E' stato messo in piedi un incredibile funerale mediatico lunghissimo, strabordante e totalizzante, che ha finito poi per condizionare la nostra sensibilità, di fermarci davanti a questioni clericali come di solito mai si faceva, di farci scoprire emozionati davanti alla notizia della morte di un vecchio malato. Questa tv monopapale degli ultimi giorni (nessuna voce fuori dal coro, nessuna concezione al rilassamento emotivo, massima e soprattutto costante tensione verso il raccoglimento, il dolore) ha fatto calare una patina sulla spontaneità delle masse. Chi era credente si è rafforzato nel calvario del Papa, chi era incerto nelle sue credenze si è trovato colpito e interdetto, emotivamente non indifferente, insomma, chi invece era ateo, ha sfoderato il suo cinismo e la sua laica indignazione per lo straordinario e colossale spettacolo cattomediaticoistituzionale messo in scena. Ogni parte ha avuto un ruolo e l'ha recitato come copione prevedeva. Credo che persino la Chiesa, nonostante abbia perso una guida impossibile da rimpiazzare, si sia ritrovata di nuovo alla ribalta, perchè nonostante si parli di teocrazia, di Dio in giro se ne parla sempre meno e le parrocchie si stanno inesorabilmente svuotando col passare degli anni. Ora invece questo drammone intenerisce qualche coscienza, fa fuoriuscire diverse lacrime e fa ricordare a molti la propria matrice cristiana. Mentre l'altra metà del cielo si ritrova compatta e indignata contro l'anticlericalismo e contro la retorica e l'ipocrisia. E' tutto molto condivisibile ed è difficile riuscire a dire qualcosa non prevedibile. Risulta facile anche pensare a chi in qualche modo ci perde, e mi riferisco al Mondo, che perde forse la figura più importante. Se pensate che l'uomo più potente del mondo ora è un certo G.W.Bush, beh io mi sento sempre più smarrito. Non ci sono più "leader" di una certa sostanza, ed è innegabile. Se oggi siamo tutti più disillusi è anche per la totale mancanza di uno straccio di guida valida.
Ovviamente, quando giovedì sera ho letto l'ultimora di Televideo che annunciava l'aggravarsi delle condizioni del Papa (la sorpresa è stata in quel momento, poi è iniziata la tragedia scontata e prevedibile) non ho ovviamente pensato a tutto questo. Ci sono semplicemente rimasto male, e non saprei spiegarvi il perchè. Ho pensato che era il primo Papa che vedevo morire, che nei miei 22 anni di vita il papa era sempre stato associato a quell'icona polacca. Mi sono sentito (quasi con atteggiamento ingenuo) partecipe di un momento storico, e la consapevolezza di questo mi ha fatto sentire, per la prima volta, vecchio: come se si fosse chiusa un'era.
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