Chi scrive è una che si è ritrovata a dire in più di qualche situazione "guarda, non me lo so spiegare, è che gli ebrei sono semplicemente mediamente più intelligenti".
Poi con gli anni può dire di aver trovato molte ragioni a questa sua affermazione: l'importanza di apprendere una lingua come l'ebraico fin dalla tenera età, l'impegno nello studio su due binari, il dover perennemente gestire lo "sdoppiamento" tra la vita "da ebrei" e la vita del resto del mondo.
Poi c'è il fatto che chi nasce ebreo nasce con la consapevolezza storica di un popolo esule millenario, consapevolezza che viene instillata sin dalla più tenera infanzia, e va a generare così "bambini ebrei primi della classe" (citando l'articolo), ma anche bambini ebrei ipersensibili, che vivono ancora sulla loro pelle gli orrori patiti dai nonni e dai bisnonni. C'è inoltre la voglia (da parte delle vecchie generazioni) di offrire ai giovani tutte quelle opportunità che in passato sono state precluse, e le "nuove leve" lo sanno, sono figlie e schiave della loro memoria.
Sono una tifosa della versatilità, sono convinta che chi cresce impegnando la mente su più binari cresca con stimoli maggiori e quindi con conseguenti maggiori elasticità mentale e capacità d'adattamento. Gli ebrei lo sono per necessità, così come tante altre persone meno facilmente "categorizzabili". Nell'occidente post '45 semplicemente quando c'è di mezzo la parola ebreo si è abituati a prestare più attenzione al discorso. Chiamasi cattiva coscienza
Tuttavia ogni volta che leggo articoli di questo tipo non so mai se mettermi a ridere o se avere la pelle d'oca. E' la parola "genetica" che mi turba.
Allo stesso modo in cui mi turba quel lato dell'ebraismo per cui se la madre non è ebrea per il figlio è necessaria tutta una trafila burocratica per poter essere parte del "popolo eletto"; ala conservatrice in cui i matrimoni combinati sono fortemente favoriti e i giudizi dati con troppa facilità.
E' solo che ci sono momenti in cui mi rendo conto che per un attimo il mondo si divide in "chi è ebreo e chi non lo è"; in chi può capire una battuta, un film, una mezza parola in più e chi non lo capirà mai. Tra chi "sa" e chi no.
Già le dicotomie di per sè mi spaventano. Quando si inizia a chiamare genetica un fatto culturale per poterla scindere indissolubilmente da tutto il resto figuriamoci.
Non vedo nè discriminazione inversa nè premesse a nuove teorie antisemite in discussioni di questo genere, semplicemente mi ritrovo a chiedermi perchè si senta questa necessità di "categorizzare" ogni cosa, genio compleso, quasi a pensare che trovando un gene ne si potranno carpire e riprodurre i presunti talenti affibbiatigli.
Da biotecnologa vivo (in generale) una scienza in crisi, che promette più risposte di quelle che effettivamente ha, semplicemente per non dover ammettere che "quel qualcosa che sfugge e va oltre" non lo prenderanno mai.
Neppure loro.
8 Responses to “Jewish do it better?”