Riflessione da treno, ripensando a spunti di scrittura fornitimi durante un aperitivo (!).
Ha vinto Obama. E qui dicono potrei chiudere il post.
E invece no.
Io sono contenta che abbia vinto Obama. Questo traguardo raggiunto da Obama mi permette di fare diverse cose:
- Mi permette di gongolare al pensiero di quanto è bello e moderno e luccicante che Barack Obama – che è nero- abbia vinto le elezioni e che diventi quindi Presidente degli Stati Uniti.
- Mi permette di credere che per qualcuno lo slogan YES WE CAN funzioni veramente; qua ci si è bloccati invece ad un rassegnato e bruciante YES WE CAN’T meno travolgente ma più realistico.
- Mi permette di sgranare gli occhi davanti lo schermo TV, di stupirmi, di emozionarmi ancora, di farmi luccicare le pupille davanti la conferma che l’American Dream esiste ancora, nonostante Wall Street, i fratelli Lehman e i McDonald’s. Possiamo recuperare le valigie di cartone dei bis bis, cercarci un volo low cost e girare anche noi la ruota della fortuna.
- Questo vorticoso e avvolgente incanto elettorale mi permette di ignorare – per cause di trasporto maggiore e almeno per la durata di un TG- il tragico stato mentale nel quale verte lo stivale in mezzo al mare. Noi, insomma.
- Il punto qua sopra, finito il momento di stizzoso fastidio di cui vado soggetta a scadenza telequotidiana, mi causa attacchi di consapevolezza di quanto una persona, quella persona, possa influire nella mia vita al dettaglio.
- Mi permette di pensare che la campagna elettorale di queste elezioni USA non è stata solo negli USA (coro: non solo negli USA, non solo negli USA). In tanti abbiamo moralmente votato per Obama. Poi magari in tanti non abbiamo votato fisicamente alle ultime elezioni italiane.
- Mi permette di sperare che adesso che ha vinto Obama magari per i prossimi settacinque giorni sentirò meno ‘sto cavolo di cognome. Almeno fino al 6 di gennaio, quando tornerà per insediarsi in pompa magna nella nuova magione, dopo il tour ufficiale del 25 dicembre.
Riflessioni da treno, dove le prime pagine di tutti i quotidiani abbandonati per terra e sui sedili colorano il vagone di rosso e di blu. Tutto bello, tutto vero. Finalmente.
Anche se.
(letture consigliate: Obama Story, dall’Africa all’Air Force One – supplemento di questa settimana al numero di Vanity Fair in edicola. Non perdetevelo!)
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