Nel film Crash (bellissimo, tra l’altro) il razzismo è interpretato come una scusa per trovare un contatto fisico, altrimenti impossibile in una metropoli come Los Angeles. Eppure, qui in Italia, abitata da moltissimi stranieri, non è affatto necessario un approccio simile. I miei più sentiti complimenti a Zoro, il suo gesto vale più di mille insulti. E complimenti anche a Coly, autore (la scorsa stagione) di un atto di sano orgoglio contro chi lo fischiava. Nulla da dire ai benemeriti idioti che al giorno d’oggi compiono atti di razzismo, evidentemente lo sterminio di massa del secolo scorso non ha insegnato nulla... se nei lager ci fossero stati anche i loro genitori/nonni, per provare cosa significa essere fiscriminati, questi idioti sarebbero più tolleranti. A proposito della parola tolleranza: sul dizionario della lingua italiana il primo significato è sopportare con pazienza, seguito da accettare e rispettare le opinioni diverse dalle proprie. Mi fa ribrezzo. Sopportare cosa? Non c’è nulla da tollerare, io vedo le persone diverse da me (per colore, religione ecc.) esattamente al pari mio e degli altri… però a volte ho paura di essere frainteso, con una frase di troppo o un gesto ambiguo. Primo -stupido- esempio. Incidente stradale, non grave, con una persona di colore. Esco dalla macchina e inveisco perché ho ragione… sono pronto a scommettere che eventuali tesimoni penserebbero “se il colpevole fosse bianco sarebbe più calmo e gentile”. Secondo -altrettanto stupido- esempio. Finale dei mondiali di calcio Italia-Costa d’Avorio. Drogba segna il golden goal decisivo. Grande delusione, ovviamente. La stagione successiva, in Champions, è di cartello Milan-Chelsea: in campo c’è l’attaccante ivoriano… chi mi impedisce di insultarlo per la rete decisiva del mondiale senza che venga inteso come gesto razzista?
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