Sono mesi che quando entro in ufficio saluto i portinai dietro la reception.
Di solito sono svaccati sulle poltroncine, oppure guardano la televisione arrotolandosi la cravatta regimental. Come dire: lavorano.
Sono mesi che i portinai non rispondono in maniera evidente al mio saluto. Nel senso che quando va bene lasciano uscire un grugnito, o sollevano lo sguardo opaco dallo schermo. Ma non salutano.
Sono mesi che mi ostino a salutarli, senza ottenere nulla in cambio. Mi sono fissato. La loro pochezza non deve scalfire la corazza di buona educazione dietro la quale mi nascondo da trentanove anni.
Rientrato dopo la pausa delle tredici, incrocio di fronte alla reception i due baroni nerovestiti del secondo piano. Uno vecchio, l’altro giovane. Trasudano potenza economica e stronzaggine italica. I due portinai si genuflettono, si lasciano andare a battute allegre, aprono la porta ai signori cappottati, chinano leggermente le spalle in segno di devozione.
Rimango smarrito per un secondo, poi tutto torna al suo posto. Decido che il mondo non può andare avanti in questo modo e sono preda di fantasie à la Tarantino. Mi tocco le tasche e non trovo la pistola. Lascio perdere e torno a lavorare.
State bene, Cyrano.
10 Responses to “Allora non gli è caduta la lingua”