Lo sappiamo, che Santoro è un vittimista ammalato di protagonismo, che cavalca l'onda, che fa del populismo, che le sue trasmissioni le butta sempre in caciara. Sappiamo tutto. Ma sapere non basta. Santoro riesce a fare due cose: infastidire chi non la pensa come lui, e far commuovere chi la pensa come lui. Perché ieri sera, a vederlo paonazzo sputazzare il suo cazziatone memorabile contro Castelli, ma poteva esserci qualsiasi altro politico lì seduto, mi sono 'commosso': quella di Santoro di ieri sera si può chiamare soltanto con un semplice, chiaro e inequivocabile nome: frustrazione.
E non mi vergogno ad avere provato empatia verso di lui.
1 Response to “Chiamare le cose col proprio nome e non vergognarsene”