Grottesco colpo di scena finale: il rigorino all'ultimo minuto ci porta tra le prime otto squadre del mondo, consentendoci di evitare altresì pericolosi supplementari contro la volenterosa (e nulla più) Australia. Ci regala un'altra serata per rimpinzarci di pizza, birra e dilemmi sulla formazione, come abbiamo assistito nel surreale collegamento pre-partita nella quale le telecamere stringevano sulle facce scurissime dei pedatori azzurri. Troppa tensione, mi veniva da dire osservando la diretta televisiva eccessivamente ansiogena. In quei momenti, quando fior di critici dibattono sulle questioni tattiche e di schieramento come se ci stesse giocando la vita in una partita a scacchi con la morte, colgo tutta la dimensione tragicomica della questione "Calcio" e ancor più del sistema "Italia", e osservo con lo sguardo misto tra rassegnazione e compatimento, come farebbe una madre di fronte al bimbo scapestrato ma che in fin dei conti gli vuole bene lo stesso.
Crescerà è solo un modo per esorcizzare l'inevitabile immaturità che lo accompagnerà nel corso degli anni. La stessa espressione di compatimento la riservavo per i volti sudati e fieri di Lippi e i giocatori intervistati dopo la sveltina consumata negli ultimi secondi di partita. Dichiarazioni pompose,
squadra con le palle per citare Zambrotta, quando invece si è assistito a una partita dove abbiamo sprecato quello che siamo riusciti a creare, dove abbiamo non dico sofferto, ma assecondato un certo andazzo. Dove ha vinto più il Destino, quasi vendicandosi dello stregone Hiddink che potè beneficiare di copiosi doni arbitrali in terra coreana. Il fuoco di artificio finale solleva un grande polverone, che nasconde alcune dolorose verità. Lippi potrà anche fregiarsi di aver ragione grazie ai risultati dalla sua parte, ma ha sostanzialmente perso la brocca in due giorni, prima in conferenza stampa e poi nelle scelte della formazione. Quell'Inzaghi in panchina è stata una rinuncia incosciente, quel Del Piero in campo un'occasione mancata, l'ennesima, dall'Achille autoproclamatosi. Totti non è per niente tornato in forma, nonostante abbia tirato un rigore come si deve, e la Nazionale ha giocato a mio avviso una partita talmente arrendevole da sembrare quasi un atteggiamento voluto. Se non lo fosse, ci sarebbe da preoccuparsi seriamente per il proseguio del mondiale, ma un rigoruccio all'ultimo secondo trattasi di coincidenza paurosa, sono segni divini che potrebbero far ben sperare: si rischia tuttavia di sfociare nel paranormale, e sospendo il giudizio in attesa di nuovi miracoli. Resta l'incredulità per una vittoria agguantata in modo improvviso, una lattina ammaccata che schizza improvvisamente bollicine, anidride carbonica che fino a quel momento aveva intossicato la mente del ct, i muscoli dei giocatori e il cuore dei tifosi incollati allo schermo. E poi boom!, esplode,
in modo terribile per i canguri ed
esaltante per questa piccola Italia popolata da "schifosi" abitanti, per citare il leghista Speroni.
Qui mi collego all'altra Italia che ha vinto, quellla che è andata a votare, e ha votato no. Si è dimostrato che il referendum non è affatto uno strumento che non funziona più, come sentenziavano i corvacci dopo il fallimento del quesito sulla fecondazione assistita. Se la materia viene resa comprensibile (e questa volta l'hanno sì tentato di fare, ma in modo torbido, approssimato e superficiale, con lo scopo di portare a casa i voti del Si) e se i partiti e i vari mostri sacri che guidano il popolino (
chiesa casa tele cosa) allora una buona parte di italiani (di più al nord) muove il culo fino alla cabina elettorale, votando, e anche qui non c'è da stupirsi, per partito preso, come alle precedenti politiche dove anche in quel caso l'affluenza alta fece "scalpore". Se ne deduce la voglia di affermare la propria posizione, l'intransigenza di chi è in ogni caso
stanco e vuole difendere il proprio cortile, e magari allargarlo pure. Un paese testardo e miope, un paese calciofilo e qualunquista, un paese spaccato e unito, forse, solo dal ciucciotto di Totti.
7 Responses to “Italia Si, Italia No, Italia Gnamme”