NUMERO
SEI - 27 DICEMBRE 2002
ALBATROS
PAGINA 3- LIBERTA’ DI PAROLA
PAGINA 5- NONGIO
PAGINA 6- PALAZZO NUOVO STORY: ciò che i
telegiornali non dicono
PAGINA 7- RACCONTO BREVE
PAGINA 8- POESIE
PAGINA 9- PERCHE’
LEGGERE IL SIGNORE DEGLI ANELLI?
PAGINA 12- L’ANGOLO DELLA
VERGOGNA: boicottiamo la NESTLE’
PAGINA 16- BLUE OYSTER CULT
PAGINA 19- LA FILOSOFIA DEL
SATANISMO
PAGINA 23- INTERVISTA A
MARCO DIMITRI
PAGINA 26- COSA RAPPRESENTA
IL 666?
“…le persone comuni aspettano che la vita riveli
loro i segreti, mentre ai pochi eletti i misteri della vita vengono rivelati
prima che il velo cada…”
Oscar Wilde
Sono felice. Finalmente il cielo è
tornato ad esser popolato di menti creative e degne di sé. Un albatro sta
lentamente riprendendo il proprio viaggio, gode dei leggeri raggi di sole che
tenui lo sfiorano e sorridente vola nell’azzurro. È ancora un po’ titubante,
lievemente incerto nel suo giocare con le nuvole, ancora debole per il tanto
tempo rimasto a terra…eppure vola….e questo per il momento è ciò che più conta.
Albatros
mi ha accompagnato per molto tempo, per me era un punto di riferimento, fonte
di pensieri e ispirazioni continue, mi ha aiutato a sentirmi meno sola, a volte
con lui ho pianto, altre volte ho sorriso, a volte mi ha trasmesso amarezza e
rabbia, altre volte mi ha fatto sentire viva…ricca di emozioni. È per questo
che ho scelto di provarci, ho chiesto a Claudio di crederci insieme a me…
semplicemente perché era giusto che un buon progetto procedesse per la sua
strada.
Non
ho alcuna presunzione di avvicinarmi ai pensieri del caro Jack Folla, né di
continuare diritta per la direzione che la mia adorata Alice aveva dato ad
Albatros. Ho provato a metter giù un pò di idee, di intuizioni, ne ho parlato
con numerose anime affini, chiedendo pareri e trovando moltissimo entusiasmo
per la sola idea di un giornale vivo che periodicamente raccogliesse emozioni,
opinioni, scritti su argomenti difficilmente trattati da altri media…nella
stessa maniera con cui vorremmo fossero trattati. L’ho fatto perché un tempo
Albatros era uno spazio che mi piaceva, un momento di libertà, un luogo dove
ero a mio agio. Cosi ho ritenuto giusto provare a far qualcosa, il prodotto è
ciò che avete ora sotto i vostri occhi, a qualcuno piacerà, a qualcuno no, mi
auguro comunque vogliate farci avere il vostro parere, le vostre idee,
impressioni e anche le emozioni che vi susciterà.
Le
argomentazioni trattate sono molto varie, dallo spazio dedicato alle opinioni,
si va alle poesie di un caro poeta siciliano, Filippo, e poi si procede verso
satanismo, una curiosità sul 666, la storia dei Blue Oyster Cult, del grande
Eduardo De Filippo…avrei voluto sottoporvi subito una realtà del sud del mondo,
(argomento a me carissimo), ma ho preferito puntare sul boicottaggio della
nestlè, denunciandovi qualcosa di molto grave. Mi sento comunque di invitare
chinque desideri a proporre argomenti più disparati.
Non
vi nascondo che il mio sogno sarebbe quello di dare ad Albatros una degna
redazione virtuale… ma per fare questo occorre costanza, tanto entusiasmo ed
amore: ho provato a mettere tutti e tre questi ingredienti nel mio lavoro e mi auguro che qualcuno
desideri “adottare” il progetto in maniera seria. Potete collaborare come semplici lettori, redattori o fare
qualsiasi altra cosa vi venga in mente, sentitevi liberissimi di comunicare a
Claudio e me tutto ciò che vi pare. Tra le tante idee vi segnalo al volo quella
di Kurtis, cioè di stampare due copie di Albatros e lasciarne magari una a
portata di mano di occhi interessati e interessanti…come una biblioteca o il
tavolo della sala lettura della vostra facoltà o un qualsiasi altro luogo
adatto. Provate a parlare del progetto ai vostri amici, conoscenti, a volte
dietro il volto più mediocre del mondo può nascondersi un’anima timida eppur
immensa, che aspettava proprio voi per uscire allo scoperto…
Presto
troveremo anche una soluzione per mettere Albatros in un sito web come si deve,
ci sono già persone interessate.
Mi
sento solo di dirvi che reputo questo un punto di partenza, una sorta di base
per costruire qualcosa di valido per il futuro…credo nel fatto che i buoni
prodotti vengano fuori nel tempo e con l’aiuto di moltissime teste; allora hermani carissimi… questo è il nostro
spazio, il nostro volo, “addomestichiamolo” (scusate la citazione del Piccolo
pincipe) affinchè sia adatto a tutte le nostre esigenze: sta a noi farlo
tornare a terra o fare in modo che si libri definitivamente nel cielo della
libertà…al di sopra di ogni gabbia o prigione del pensiero, al di sopra di
mediocrità e superficialità, verso una meta importante e preziosa, come lo
stesso viaggio che a lei ci avvicini.
Con
tutto l’amore che c’è, Maria Luisa.
marialuisalafiandra@hotmail.com
“…il peggiore dei sacrilegi è il ristagno del
pensiero…
(Beth)
Perdersi e ritrovarsi,
capire e sentire, accorgersi solo un attimo di una sfumatura che ti cambia la
visione del mondo...
è così che le cose si
presentano al mio sguardo... tutto mutevole, cangiabile, incerto...
tutto come vento, in movimento, fluttuante sui
miei sogni e amori, amici vicini e quelli lontani così presenti ma troppo lontani
per poter condividere un abbraccio...
Tu dove sei? ora non ho
neppure le tue parole...la tua assenza ferisce... ma come posso urlare davvero
ciò che dentro urlo? non ho voce perchè gli altri non hanno orecchi.. inutile
far capire qualcosa che può ferire, inutile anche cercare di amare a volte, ma
continuo sempre perché testarda, perchè senza amore non so vivere..... anche io
vorrei potermi librare libera... sopra sopra sopra qualunque cosa, le
preoccupazioni, i dolori degli altri e vivere in un mondo a parte.......forse
non mi piacerebbe e chiederei di scendere.... Sono felice di averti incontrata,
a volte la felicità si paga a caro prezzo, ma sarei disposta a pagare qualsiasi
cosa pur di vivere constantemente queste emozioni.
MA DOV'E' FINITO IL RISPETTO?
(Matilde)
Tornata da poco
dall'Irlanda, passeggiavo con una mia amica, italiana peraltro, parlottando in
inglese.
Bella giornata, una delle poche di questo settembre, il sole ci scaldava al
punto giusto...che differenza rispetto ai vicoli bui e umidicci della povera
Limerick. Qui non vedevamo (forse perchè eravamo al centro storico, forse
perchè c'era troppa salubrità nell'aria) bambini di 4-5 anni, spesso malati di
tifo o tisi, azzuffarsi per quella sognata caramella o giovani ragazze offrirsi
al primo venuto per pochi spiccioli. Mah, sembrava tutto perfetto...svoltiamo
in una traversa e ci imbattiamo in una scuola in tumulto: ovunque striscioni
con su scritto "SKUOLA OKKUPATA" Chissà, ho pensato, se almeno
stavolta riescono a farsi sentire, se riescono a far valere i loro diritti di
studenti, se riescono a far comprendere
i
+LuciferianCry+
Mi chiamo Katia, ho 19 anni, vivo in un
paesino di 200 “persone”, o forse dovrei solo dire che ci abito… visto che non
esco mai di qui dopo aver scoperto che l’unica ragazza della mia età è una
fermamente convinta che quando morirà non donerà gli organi… non per motivi
religiosi o convinzioni particolari, ma semplicemente perché dice che “se lei
muore non è giusto che qualcun altro abbia la possibilità di vivere”. Conosco
ALICE perché abbiamo fatto un anno di elementari e le medie insieme, e
indirettamente è grazie a lei (o per colpa sua) che sono diventata così. Mi ha
insegnato a pensare, e credo di aver fatto per lei la stessa cosa. Poi ok…
siamo molto diverse… ma credo che se già da ragazzino non trovi una persona con
cui parlare di tutto poi la tua testa si riempie delle idee degli altri (libri
letti… il professore fascista che ti infila stronzate in testa… magari hai una
famiglia religiosissima e sei quasi obbligato a diventare religioso… e finisci
per crederci davvero…). Comunque non devo parlare della mia
infanzia/adolescenza.
Alice mi ha appena mandato un messaggio, chiedendomi
se voglio collaborare ad Albatros… ho pensato subito alla mia paginetta piena
di stronzate piena di sentenze su cosa è giusto e cosa non lo è… su cosa deve essere ascoltato e cosa no, su
cosa va bene e cosa no, ma non sono Dio e non sono onnisciente… comunque posso
sempre dire cosa PER ME non è giusto. In pratica questo è solo un mio sfogo,
alcuni saranno d’accordo con me, altri mi odieranno. Non importa, voglio solo
potermi incazzare e DIRLO, invece di continuare a tenermi tutto dentro ed
esplodere ogni tanto facendo del male a persone che non c’entrano niente solo
perché magari gli ho chiesto che ore sono e non hanno sentito oppure mi hanno
guardata e hanno avuto paura… capita… essendo una mezza emarginata… solo perché
mi vesto di nero e ascolto la musica satanica e sono lesbica e dormo al
cimitero e ho le bambole impiccate in camera e mi drogo e bevo… vabbè no questo
è quello che si dice… è vero solo che mi vesto di nero e ascolto metal. Hate.
Il nome è semplice. Qui scriverò e butterò fuori tutto l’odio che posso… e anzi
credo che dovrò cercare di trattenermi un pochino.
Da cosa cominciamo? Notizie di attualità.
Un bestione assurdo mi sta cadendo sulla testa (il
meteorite che dovrebbe colpire uno dei nostri continenti nel 2019). Già la
notte non dormo perché passano gli aerei e il paese è morto anche di giorno… e
l’angoscia perché non potrò invecchiare. Ma cosa succede? I potenti hanno
miliardi… e invece di dare soldi a chi fa studi su come provare a salvarsi il
culo spendono soldi per la macchina da 60000 euro… e la squadra di calcio… e il
vestito firmato perché l’altro l’hanno già messo una volta e non possono
rimetterselo altrimenti li prendono per dei barboni… e quando mancherà un anno alla fine… allora
si pentiranno e daranno via tutti i soldi… quando non ci sarà più tempo… solo
per sentirsi con la coscienza a posto e dire “ho fatto quello che potevo”. Ma
succede sempre così… sappiamo tutti a cosa servono le nostre tasse credo… su
questo per ora non dirò niente. Un’altra
cosa che mi ha fatta incazzare davvero TANTO è una cosa che ho visto in tv…
credo che fosse quella cosa dell’8 per mille alla chiesa cattolica. In Africa
stanno morendo di fame… i bambini non avranno un futuro (con o senza
Armageddon) perché non possono farsi una cultura non possono giocare non
possono pensare devono cucire palloni… MA… date l’8 per mille alla chiesa
cattolica per insegnare ai ragazzi in Africa a giocare a calcio… così se
imparano ci saranno 20 africani miliardari in più, e il resto continuerà a
morire di fame. Ora… io so che secondo una certa religione in cui credono molte
persone nel terzo mondo noi che non crediamo nel loro Dio dovremmo morire tra
atroci sofferenze, e già mi girano i coglioni perché non potrò andare in
pensione per pagare il cibo per loro… e per insegnargli a giocare a calcio,
quando se io fossi nella loro situazione loro penserebbero che è giusto così
perché gli infedeli hanno avuto quello che meritavano. Vabbè… ma perché invece
di mandargli del cibo non gli portano canne da pesca e semi e non gli insegnano
a procurarsi il cibo da soli? E perché io che sono povera devo pagare mentre
uno che cambia macchina ogni giorno fa una volta all’anno un minimo di
beneficenza e passa per un grande uomo? E perché il papà della mia amica prende
5.400 euro al mese e rischia la vita ogni giorno per controllare delle centrali
o non so bene cosa… ma rischia la vita… e il calciatore prende il triplo dello
stipendio… per cosa?
Sempre parlando di soldi… qualche genio ha detto che
i prezzi dei cd sono così alti perché c’è troppa pirateria… ora non so se
questo è vero… ma vedendo la genialità della gente che mi sta intorno credo
proprio che sia così. Quindi… ragazzini sfigati… smettete di masterizzare e di
scaricare mp3 e spendete 18 euro a cd… e noi abbasseremo i prezzi… e io ci
credo… certo… solo che sfortunatamente i cd che devo comprare io li trovo solo
in qualche distro norvegese o finlandese o tedesca, e dovrei pagare prima e non
mi fido. Io sono quasi costretta a masterizzare, non solo per soldi, ma proprio
per l’impossibilità di trovare quello che cerco in Italia. E se qualcuno della
finanza OSA venire a casa mia e cercare di multarmi per i cd masterizzati che
ho in casa, e ne ho abbastanza.. . gli faccio tirare giù la lista dei cd
masterizzati, me lo porto in giro… e gli dico di chiedere a qualunque negozio
di cd della zona se hanno quello che ho io in casa… molti diranno “no, mai
sentito, non esiste”. E se dopo mi fa
ancora storie gli dico… non esistono… sono cose mie sperimentali fatte col pc.
Quanta ignoranza… che schifo…
Potrei parlare ancora di molte altre cose… ma per
ora ho riempito la mia paginetta e sono soddisfatta.
Insultatemi,
adoratemi, starò qui ancora per molto.
(Nongio)
Sono sicuro che molti di voi avranno notato la
terribile escalation di violenza che sta colpendo a casaccio la penisola
italiana; ora io non voglio star qui a provare a spiegare quali sono i motivi
di queste tragedie efferate; lascio questo grave compito agli psicologi.
Volevo solo soffermarmi sull'unico punto in comune
che hanno Cogne; Novi Ligure; Chieri e Borzano d'Albinea; quale direte voi?
Beh la sempre più totale "Efficenza" dei
Media nel buttare tutto in faccia alla gente senza preoccuparsi minimamente del
buon gusto; e del rispetto del dolore dei parenti delle vittime.
Si diceva sbatti il mostro in prima pagina; beh qui
il motto sembra essere diventato un altro "Viva l'abbondanza"; e giù
con inchieste; servizi e interviste nelle quali si sentono sempre le stesse
domande (assurde) del tipo: che famiglia era? Era gente tranquilla? Non avevano
mai dato segni di quello che sarebbe accaduto?
Ma che domande sono!!!!!!
I Media e in particolare (studio aperto) hanno da un
pezzo superato il sottile limite che separa l'informazione pura e semplice da
qualcosa che potrei definire sadico accanimento sulle disgrazie altrui nel
leggere queste notizie.
Leggevo oggi un articolo di giornale nel quale si
sosteneva che queste tipo di violenze ci sono sempre state solamente che ora
-grazie al villaggio globale- si sa tutto di tutti e la privacy si va a far
benedire.
Per il momento è tutto; fino alla prossima tragedia;
sulla quale ci tocchera di nuovo riflettere.
Ora vado a vedere "Arancia meccanica" il
mio film preferito; la realtà avrà anche superato la finzione; ma quest'ultima
si può spegnere con un semplice pulsante.....................................
Palazzo Nuovo: quello che i
telegiornali non dicono
cronaca dell'occupazione senza alcuna pretesa
di obiettività
(Fulvio)
Martedì 17
A parte lo striscione “Palazzo Nuovo Okkupato” che
campeggia all'ingresso, non si nota niente di particolare. Si dice che la
presidenza di Lettere sia occupata, ma io sono a Scienze della Formazione e più
ho tempo più arrivo in ritardo, così entro a mezzogiorno e mi infilo in aula
di lezione, senza accorgermi di niente.
C'è un concerto alla sera, il secondo nel giro di pochi giorni, me lo perdo
perchè sono lontano e domani mi alzo alle sei e mezza.
Mercoledì 18
“Scienze della Formazione Okkupata” recita un
cartellone. Le porte della presidenza sono spalancate ma se è c'è qualcuno
dentro non è in vista. La levataccia è inutile perchè le lezioni di laboratorio
sono sospese ( il prof. è malato ). Si parla di fermarsi in un altra aula con i
computer ma sia l'aula 30 che il Multilab non danno segni di venire aperti,
quindi anche ci fosse stato il professore non si sarebbe potuto fare lezione.
Considerando che è presto c'è abbastanza gente, ( in genere alle 8 Palazzo
Nuovo è semideserto ), sembra nessuno abbia lezione perchè sono tutti fuori
dalle aule. Torno a mezzogiorno per la lezione, che viene limitata ad un'ora
per aderire all'occupazione ( ma allora c'è davvero? ). La prof commenta
ironicamente che la presidenza è occupata, sì, ma dai fantasmi. A casa cerco
notizie nei telegiornali delle reti locali ma sembra che nessuno sappia niente.
Perdo la sintonia di Rock FM sulla radio ( una catastrofe, per quanto mi
riguarda ), ma trafficando con la rotella della sintonia becco qualche radio di
Torino e sento che è davvero una cosa seria, si sono dimessi rettori in tutta
Italia e l'occupazione è una forma di protesta contro ulteriori tagli ai
finanziamenti dell'Università. Il nostro amato premier non solo non ha
diminuito le tasse come promesso ( e già sembrava un programma politico alla
Zio Paperone ), le ha lasciate tali e quali, solo che avendo degli sgherri
casinisti, per fare quadrare il bilancio deve addirittura togliere dei soldi a
servizi pubblici fondamentali come la sanità e la scuola. In radio annunciano
una “serrata” per l'indomani, cioè non lasceranno entrare. Io avrei da vedere
un film al Multilab per l'esame di storia del cinema, ma immagino che sarà
tutto chiuso, e poi ho sonno e voglio vedere l'ultima puntata di Scafroglia (
ho detto subito che avrei scritto cazzate :-))!! ), così sposto avanti la
sveglia e domani si vedrà.
Giovedì 19
Il vero trauma per me è svegliarmi senza Rock FM,
comunque con grande forza di volontà ( :-))))! ) faccio colazione e mi vesto.
Incontro una collega di corso in via Roma, mi dice che è tutto chiuso e torna
più tardi. Resisto alla tentazione di imboscarmi da Rock 'n' Folk a parlare di
musica col padrone e raggiungo Palazzo Nuovo. Gli studenti sono tutti fuori, il
cancello è chiuso ( il che vuol già dire qualcosa, perchè se possono chiudere
direttamente il cancello vuol dire che hanno l'appoggio di chi ha le chiavi,
qualche professore o qualcuno del personale ). Nell'aria risuonano le canzoni
di Bob Marley e ogni tanto una voce femminile si sovrappone per spiegare la
situazione. Altri presidi hanno comunicato la loro solidarietà alla protesta e
si sta organizzando un'assemblea generale per il pomeriggio. Intorno alle 12
lasciano entrare, faccio un giro dentro e trovo il professore di Informatica di
Base con alcuni altri studenti del mio corso. Le aule sono chiuse e non si può
fare lezione ( bene, perchè anche se per l'esame mi manca ancora qualche
nozione, mi sentirei un po' tanto un crumiro... ). Un ragazzo, incazzatissimo,
si lamenta che non devono poter privarci di un diritto. Cerco di persuaderlo
che la causa è giusta, ma lui replica con alcuni di quei luoghi comuni di
politica che rovinano l'Italia da trent'anni. Trovo un mio amico per pranzo,
poi con un altro facciamo un giro alla rinascente dove veniamo agganciati da
quelli di Fastweb. Ci spiegano che lo stato contribuisce alla spesa per il
passaggio al digitale. Ecco dove vanno i soldi dell'Università! Mi trattengo
dal commentare ad alta voce perchè realizzo che l'uomo che sta spiegando non ne
può niente.
Venerdì 20
Mi alzo e m'incazzo appena mia madre per telefono mi
dice che gli studenti hanno occupato la sede della rai in via Verdi. Penso che
se cercavano un modo per passare dalla parte del torto, l'hanno trovato. Sono
schifato da Torino e non vedo l'ora di prendere il treno e andarmene, vado
dritto a Palazzo Nuovo senza fermarmi per pranzo. In fondo a via Verdi ci sono
due furgoni dei carabinieri più alcune macchine, l'aria che tira mi fa pensare
con una fitta allo stomaco alla Genova del G8. In realtà sembra tutto
tranquillo, pochi studenti sparpagliati, i carabinieri in due gruppi, uno
vicino alla scalinata e l'altro più a destra. Scambio due parole con un ragazzo
che mi chiede l'ora: sono appena andati via un gruppo di rappresentanti del
Fuan, e le forze dell'ordine erano a quanto pare lì per proteggere loro. La
solita voce all'altoparlante lancia improperi contro i “fascisti” appena andati
via e contro gli uomini in divisa. Penso che per una volta bisognerebbe
riuscire a superare gli stereotipi politici, ma poi riconosco anche che con un
tizio al governo che sta cercando di instaurare una tirannide
televisil-capitalista si diventa tutti sinistroidi per ripicca. La voce
all'altoparlante spiega anche i motivi dell'assalto alla rai, colpevole di non
aver assolutamente parlato dell'occupazione nei telegiornali. Hanno rimediato
mercoledì sera con un servizio breve ( a quanto mi hanno detto ) solo
accusatorio. E poi mi immagino quanto può averci straparlato sopra Emilio Fede,
convincendo il pubblico medio della cattiveria di questi giovinastri.
Questo è quanto ho visto di persona, da studente sul
posto. Lascio a voi tirare le somme.
Epilogo: una
considerazione
Ho paura che siamo in una pessima situazione.
Scioperi e occupazione hanno sempre più l'aspetto di una guerra diretta contro
il Silvio, ma non abbiamo nessun potere contro chi ha la possibilità di
manipolare la televisione, purtroppo il medium dominante, ignorando le proteste
di qua e minimizzando lo sciopero di là, magari facendo un bel servizio sul nuovo
calendario della tale che occupi tre quarti del telegiornale. Intanto il tizio
al potere ed i suoi, dal loro monte Olimpo, continuano la loro opera di
distruzione della democrazia, come se niente fosse, e pare non ci sia maniera
di fermarli. Mi piacerebbe vedere un po' di luce in fondo a questo tunnel, ma è
tutto buio.
RACCONTO BREVE
Al sicuro
(Vincenzo Ruggiero Perrino)
La strada per tornare a casa è lunga, desolatamente
lunga. Dal momento che non sempre ho la disponibilità di un'automobile, talora
sono costretto a spostarmi a piedi. Essendo il palazzo ubicato in periferia,
ogni volta che bisogna andare al centro del paese, è una bella passeggiata.
Quando rientro, è tarda sera. E’ nero e la strada,
illuminata di vaghi lampioni gialli, è più deserta che mai.
Ma
ecco, uno sconosciuto, in lontananza, mi viene incontro! Un ladro? Un maniaco?
Un serial killer? Oppure qualcuno che fugge da qualche pericolo? Ecco che si
avvicina, sempre di più, sempre di più. Il suo volto è nascosto, eppure
macchiato da un indefinibile candore. Ed io anziché cambiare direzione, o
spostarmi dall'altro lato della strada, gli vado dritto incontro! Che follia!
Sembra che non riusciamo a sottrarci alla paura e al desiderio di
quell'incontro così ineluttabile. Non passa nemmeno un'automobile: il silenzio
è ormai l’invincibile sovrano della strada. Il cuore batte forte, e immagino
che l'animo dell'altro sia ugualmente in subbuglio. Ci incrociamo: io tiro
dritto, lui tira dritto, nella più totale indifferenza reciproca.
Ed ora è un piacere provare la sicurezza
inconfondibile dell'essere sotto le coperte, nel mio letto, nella mia stanza,
nell'appartamento del palazzo dove abito. Al sicuro da tutti i miei pensieri e
da tutti gli sconosciuti.
POESIE
Filippo Spatafora
Illuminati
e sarai luce
nello sguardo attento
di chi osserva il tuo sorriso
nel buio dei
pensieri.
L’ARRIVO
E
ancora sarà
l'attesa
di
quel giorno
che poi diverrà
emozione.
Attesa
che sarà essa stessa piacere
del desiderio raggiunto
in un cuore che si dà e non si chiede perchè.
E piacere interno sarà
il vivere ancora
nel sapere che esiste nel mondo
una parte di te
che cerchi ogni giorno con speranza infinita.
Nel mondo ti vedi esistente
senza capire perchè batti così forte,
vivere è la prima regola,
esisterai davvero.
Apri gli occhi e guarda,
non solo te egoisticamente,
ma il tutto intorno a te,
vedrai chi stai cercando,
senza volerlo, sarà il tuo cuore a fermare il tuo sguardo.
Ascolta ascoltati e lasciati ascoltare
darai te stesso a chi vedi in te
ti farai accettare per ciò che sei
e col cuore senza sofferenza.
ASCOLTATI
Sono solo parole
dici tu
le sensazioni che spesso lasci sole
nel profondo del tuo
cuore
impedendoti di essere.
Parole
nascono dentro
senza farsi comprendere
ci creano dolore.
Dentro
ignoriamo di osservare
ma solo lì
possiamo trovare
il significato.
Osserviamoci
capiremo
la nostra unicità
che ci distingue dal resto.
Soli
siamo
circondati
da mille solitudini
che insieme possono fare un sorriso.
Unicità cosa sei?
Ci si chiede.
Si cerca un perchè
in un domani sconosciuto.
Viaggiamo nei sogni
alla ricerca di risposte
non in loro le troveremo
vedremo solo una realtà modellata come piace a noi
illudendoci che possa esistere.
Il sogno altro non è
che la fuga dalla realtà
solo in essa dobbiamo vivere
è giusto sognare ma è bene realizzare.
Non sono solo parole
hai capito tu
è un viaggio nel profondo
nelle sensazioni nascoste
che provocano paure.
Rilassati
sei in te e ti riconosci speciale
ti sei raggiunto e non hai bisogno d'altro
emanati agli altri e trattieni chi ti entra dentro.
PERCHE’ LEGGERE “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”?
(Metal Mike)
Lo ammetto....la domanda mi giunse inattesa e la
risposta che diedi fu la prima che mi venne in mente e forse anche l'unica
possibile:
<<Forse un perchè non c'è...c'è bisogno di un
perchè per andare a visitare, che so, diciamo la Cappella Sistina o il
Colosseo???>>
Tanti anni sono passati...
forse troppi, diciamo una vita intera, da quando
presi in mano per la prima volta una copia de "Il Signore degli
Anelli"... avevo neanche 12 anni, sognavo di diventare un grande organista
come Keith Emerson e alla radio amavo ascoltare i Queen e i Pink Floyd...
L'inghilterra e il mondo stavano vivendo i
plastificati furori dell'epopea punk (La vera, sola ed unica grande truffa del
Rock'n'roll, una tempesta in un bicchier d'acqua che solo intellettuali
spocchiosi e ragazzini esaltati ritengono un movimento popolare e
spontaneo....andatelo a chiedere a Malcom Mc Laren!!!), l'Italia sopravviveva a se stessa, cieca, sorda,
ipocritella e vuota, con i suoi rituali di cartapesta e le proprie certezze da
strapaese e la beata ignoranza indispensabili per essere accettati dalla massa
bieca, bruta e ignava di coloro che supinamente si adagiano nelle certezze
prefabbricate dal cosiddetto comune buonsenso.....
Non sapevo nulla di Tolkien, non sapevo che
esistesse un Libro chiamato "Il Signore degli Anelli", non sapevo
nulla, la cosa che mi interessava era leggere i miei libri sull'aviazione,
ascoltare la radio e fregare (Forse per divina istigazione) le cassette di
Black Sabbath, AC/DC e Motorhead al cugino più grande che aveva lo stereo!!!
Esiste un filo sottile tra Emerson, Lake and Palmer,
il Supermarine Spitfire Mk IX, Dante Alighieri, il proto-Heavy Metal di fine
anni '70 e Tolkien...un filo che entra nella mente di un ragazzino solitario,
scontroso e già da allora poco allineato alla massa e passa per le cosiddette
"Prime volte"...
La prima volta che sentii parlare di un tastierista
che pugnalava il proprio strumento con un coltello da caccia durante i
concerti....
La prima volta che in Televisione vidi Queen, Alice
Cooper e Kiss.
La prima volta che andai al cinema da solo, in bici,
per andare a vedere "Guerre Stellari".
La prima volta che lessi l'Inferno della Divina
Commedia.
La prima volta che sentii parlare de "Il
Signore degli Anelli".
La prima volta che lessi "Il Signore degli
Anelli".
Allora non sapevo nulla di Nani, Hobbit, Elfi,
Orchetti, vagabondi delle caverne, maghi ed oscuri signori....
ma se mai una persona fu folgorata da un libro, se
mai una persona perse il suo cuore per un libro, per una storia, per un mondo,
quello fui io....
Io sono una di quelle persone che ha sperimentato la
"Pericolosità" della terra di mezzo, se ne è lasciato catturare e non
la vuole abbandonare.
Un luogo dell'anima, la si può definire così:
Senza dubbio alcuno!!!!!
Un libro che dona grandi sensazioni, che regala
attimi impagabili di forza, gioia, serenità, paura, VITA... questo è il Signore
degli Anelli,un capolavoro della letteratura,un grande
libro,Poesia,epica,storie,magie e sopratutto una forza espressiva senza pari
che affascina e cattura, strega e coinvolge:
questo è il segreto che lo ha fatto conoscere ed
amare da milioni di lettori in tutto il mondo, questo è forse quello che spinge
persone diversissime fra loro quali il metallarino imberbe, la commercialista
trentenne, la raffinata artista, il tranquillo studente di giurisprudenza, il
giornalista prossimo alla mezza età, l'autodidatta volonteroso a leggere e
rileggere le pagine della trilogia dedicata alla guerra tra bene e male.....
Raramente è stata creata una simile magnificente
dicotomia tra i principi positivi e negativi del creato....
In Tolkien il male è IL male.
un qualcosa di totale, assoluto, puro e perfetto
nella sua atroce e corrotta perversità, così come il bene è un qualcosa di
assoluto, puro, perfetto e del tutto immune da compromessi, pecche, falli e tentazioni.
Tra bene e male non solo non esiste dialogo ma NON
PUO' esistere dialogo o comunicazione alcuna..
Bene e male, luce e tenebre, Gandalf e Sauron
lottano ferocemente l'un con l'altro per l'annientamento totale dell'avversario
ed è questo il cardine fondamentale non solo del Signore degli Anelli, ma di
TUTTO l'universo creativo di Tolkien...
Tutta la trilogia è permeata da questo
inconciliabile dualismo, se ne è voluto fare un caso politico, con deliranti
letture in chiave ideologica che spesso non valgono la carta su cui sono
scritte o l'aria da cui vengono veicolate, ma in realtà non vi è politica ne
"Il signore degli Anelli", c'è solo un uomo che racconta grandi
storie:
l'universo creativo di una persona che nella FIABA
trova la forza di sopravvivere ad un mondo che forse non gli piace e che di
sicuro non è quello a cui sente di appartenere....
Un tormentato gigante, ecco cosa mi ha sempre
ricordato Tolkien, molto più simile a Boromir che non al Ramingo Aragorn figlio
di Arathorn, un uomo che con la sola forza delle sue parole ha creato un
qualcosa che ha stregato milioni di persone in tutto il mondo....
Una grande storia, di grandi eventi e grandi eroi, poesia,
malinconia, serenità, maestosità, terrore, tristezza, rabbia, amore, odio,
furore e meschinità... tutto questo è ne "Il signore degli Anelli",
una grande FIABA che fa tornare bambini ma che allo stesso tempo (e non è un
paradosso) rende adulti....
Dimenticatevi il Film (Meno peggio di quello che
temessi, ad essere sinceri), concentratevi sulle parole, concentratevi sulle
IMMAGINI della vostra mente e scoprirete che la Terra di mezzo NON è la
splendida Nuova Zelanda del film di Peter Jackson, ma un qualcosa di
indefinibile, maestoso, splendido, arcano ed incantatore quanto nessun luogo
sia possibile immaginare su questo pianeta...la Terra di Mezzo è la terra che
ognuno ha nella propria mente, che ognuno sogna...come gli Aborigeni
d'Australia, i quali vivono "il tempo del sogno", che chiamano
"sogno"la loro realtà.
La terra di mezzo è il luogo nel quale il vento ti
porta il suono del mare lontano ed irraggiungibile, le montagne fredde e
crudeli, ma allo stesso tempo maestose ed incantatrici, la foresta arcana e
misteriosa, ma anche il VALORE senza prezzo delle piccole cose che la frenesia
di un progresso scellerato ed inumano ci costringe a dimenticare e rinnegare.
Di fronte a certe cose le meschine e ridicole
diatribe di chi tenta di portare l'uomo Tolkien e la sua opera da questa o da
quella parte politica sono indubitamente NON SOLO ridicole e meschine, ma direi
quanto meno OFFENSIVE nei confronti di quello che è uno dei capolavori assoluti
della letteratura MONDIALE di tutti i tempi...
Limitare la lettura della trilogia dedicata alle
vicende del guardiano dell'anello ad una mera questione IDEOLOGICA è per me (e
forse lo è anche per chi Tolkien lo ama realmente) una autentica e sacrilega
BESTEMMIA, una enorme puttanata insomma che non vale la pena di stare neanche a
commentare o sviscerare (Dovrei???? forse si, ma chi se ne frega.... lo hanno
fatto in tanti e io il branco non lo seguo PER PARTITO PRESO).
A volte ti vengono in mente cose strane o te ne
capitano di più curiose ancora....ad esempio:
Vai ad un concerto dei Motorhead, per poi scoprire
che tutti i loro roadies sono TUTTI tipi bassi, grossi,capelli lunghi e
barbaccia irsuta da mangiafuoco rivestiti di cuoio e catene e pensi che tu una
simile tipologia di personaggio l'hai già vista....e ti scopri a chiederti:
"Cazzo... ma dove li piglia Lemmy i suoi
tecnici??? A Khazad Dum??"
e poi ti immagini Gimli figlio di Gloin che con un
battaglione di nani di Erebor monta e smonta il palco e gli impianti luci e
d'amplificazione durante i tour dei Motorhead...
A questo punto una persona o si fa vedere da uno
psicanalista BRAVO (ma bravo davvero) o se ne frega alla grande e si rimette a
leggere il Signore degli anelli per la trecentesima volta, incurante di quel
che potrebbe accadere...
immaginarsi ed elucubrare cose del tipo....
Ma se Sauron è il signore del male e un tempo fu
servitore di Morgoth, l'oscuro nemico, non è che Sauron è Galliani e Morgoth
Berlusconi oppure Sauron=Belusca e Morgoth=Craxi????
Gli ultras delle squadre di calcio potrebbero essere
gli Orchetti allora....
I metallari??? beh.. loro vorrebbero essere tutti o
quasi Aragorn figlio di Arathorn ma spesso aspirano ad essere al massimo Omorzo
Cactaceo, il padrone della taverna "Il Puledro impennato" a Brea,
perchè lì si mangia come cassonetti e si beve la miglior birra della terra di
mezzo...
Fate anche voi questo gioco... provate ad
immedesimarvi nei personaggi del libro, sbrigliate la fantasia e date ad amici,
nemici, parenti ed affini un'identificazione Tolkieniana... quello che somiglia
a Gollum, quell'altro che pare Gandalf, e così via.... basta che non facciate
come me che a volte esagero e mi lascio prendere la mano... specie quando vedo
certi umani tipi i quali dandomi l'orticaria allergica mi fanno sempre
esclamare le leggendarie Frasi del nano Gimli, figlio di Gloin, alla battaglia
del Trombatorrione contro le schiere di Isengard:
"Datemi una fila di orchetti ed un poco di
slancio ed ogni stanchezza scomparirà dalle mie membra"
Da buon metallaraccio della vecchia guardia e da
viscerale Tolkieniano di ferro ho notato una grande proliferazione di bands che
si rifanno alle epopee di Tolkien, la cosa curiosa è che TANTE di queste bands
si rifanno ad una ideologia dichiaratamente nazista o quanto meno di
estremissima destra e si professano fieramente e ferocemente satanisti, o
pagani, o quantomeno assolutamente anticristiani.
La cosa è quantomeno curiosa, diciamo non priva di
una certa ironia!!!
Mi piacerebbe sapere cosa ne avrebbe pensato
Tolkien, proprio lui che DISPREZZAVA con ferocia e sarcasmo Hitler e il nazismo
ed era un cattolico praticante dalla fede fortissima ed adamantina che in
Cristo e nella chiesa cattolica trovava conforto e rifugio...E vabbè sono
ironie e paradossi degli uomini e nessun uomo è al di sopra della sarcastica,
dolcissima, caustica e tragicomica ironia di quella cosa bella e terribile
chiamata VITA!!!
Forse la risposta era un'altra ...
Bisogna leggere Il Signore degli anelli perchè ti fa
stare meglio!!
Banale????
ANCORA SUI MAIALI
(Drane)
Ho sentito una cosa al tg, (su raitre mi pare), ciò
che mi ha colpito di più sono state queste parole del giornalista: "maiali
creati" e "un sistema semplice ed economico". Se devo essere
sincera... mi hanno fatto schifo, sia il giornalista sia la "ricercatrice".
Schifo e pena, a dire il vero. Cmq ho fiducia in una cosa. Parecchie volte ho
letto degli articoli (a cui naturalmente i media non hanno mai dato risalto) in
cui procedimenti biotecnologi di transgenia venivano "rinnegati"
perchè venivano fuori tanti problemi a cui non si era pensato prima. Non può
funzionare perchè se no avverrebbe già in natura. Non può funzionare una cosa
fatta a caso. I geni sono piccoli, si sa che sono 30.000, ma non si sa quale
gene porta un carattere e quale ne porta un altro. E' semplicemente un
miscuglio. Altra considerazione: questi spermatozoi vengono immessi in un ovulo
di maiale, per dare dei maialini. Nei mitocondri di tutte le cellule è presente
un pezzo di DNA circolare che appartiene alla madre. Morale: quel gran pasticcio
di mix tra geni di maiale e geni umani cmq viene a contatto con cellule che
contengono DNA di mamma maiala. Non so fino a che punto questo dna possa
influire sulla risposta immunitaria del ricevente (non sono un'esperta!!!), ma
sicuramente la sua funzione ce l'ha. E non la si conosce. Altra cosa: questi
trapianti, per dire che "funzionano" li hanno sicuramente provati su
altri animali. Per esempio avranno trapiantato organi del maiale modificato con
sperma di scimmie su scimmie (non lo so se sia così, è solo un'ipotesi).
Sicuramente non hanno trapiantato uomini. Quindi, non è detto per nulla che
tutto ciò possa funzionare sull'uomo, e cmq non abbiamo dati che ci permettano
di capire se davvero abbia funzionato sulle scimmie.
Tutto questo per dire: in realtà, dell'uomo non
gliene frega nulla a chi non gliene frega nulla degli animali. Questi
"esperimenti" aberranti non porteranno a nulla se non a far fare una
bella figura e palate di soldi ai "ricercatori" e al
"ministro". Prima o poi la notizia verrà messa a tacere perchè avrà
fallito, magari uccidendo anche qualche uomo (senza magari. Ma tanto siamo solo
oggetti!!!). La cosa che mi fa venire il vomito è che gli animali sono degli
oggetti. E che anche l'uomo, per questi "signori" è un oggetto.
Mi vergogno di essere un'umana.
AREA DELLA VERGOGNA: BOICOTTIAMO LA
NESTLè
(Maria Luisa)
Giorni fa ero a Testaccio, nel cuore di
Roma, richiamata da una fiera molto speciale sull’altra-economia. Passeggiavo
tra i numerosi stand delle associazioni onlus, più o meno conosciute quando fui
incuriosita da un bancone dedicato interamente al boicottaggio della Nestlè.
Non conoscendo affatto le ragioni di un’associazione del genere ho preso
materiale, trovando qualcosa di davvero interessante che vi trascrivo. Personamente
ho provato un forte sdegno, le sensazioni che mi sono trovata addosso dopo la
lettura di queste parole sono state senza pietà, mi sono altamente vergognata
di esser nella parte del mondo dove il profitto di un’azienda conti più della
vita di un bambino.
OGNI GIORNO 4000 BAMBINI NEL SUD DEL MONDO POTREBBERO ESSER SALVATI
DALLA MORTE PER MALATTIE E DENURIZIONE SE FOSSERO ALLATTATI AL SENO E NON CON
IL LATTE IN POLVERE.
Al Nord, molti pensano che il latte in polvere sia
migliore di quello materno, arricchito con sali minerali e vitamine. Ma non è
cosi. L’allattameno al seno è il miglior modo per iniziare la vita: gratuito,
salutare, protegge dalle più comuni infezioni. In Inghilterra. Un bambino
allattato artificialmente è esposto dieci volte di più a malattie di tipo
gastrointestinale rispetto ad un bambino allattato al seno, ma nelle società
povere - sostiene l’unicef - i
bambini allattati artificialmente sono esposti alla morte 25 volte in più di
quelli allattati al seno.
Eccone alcune ragioni:
1) la denutrizione: dovuta al
fatto che molte famiglie guadagnano troppo poco per attenersi alle dosi
prescritte (es. In Nigeria, il costo dell’alimentazione artificiale di un bimbo
di tre mesi rapresentava, nel 1974, il 30% del salario minimo di un operaio. Il
costo passava al 47% al raggiungimento dei sei mesi);
2) la mancanza di igiene:
l’acqua con cui il latte è preparato è spesso malsana ed è impossibile
sterilizzare biberon e tettarelle senza la comodità del fornello e senza
disinfettanti (mamme con pochi soldi, poche comodità e poche conscenze
igieniche), somministrano ai loro bambini latte allungato in biberon a malapena
sciacquati, con tettarelle esposte all’aria, su cui si posano di continuo
decine di mosche. Inevitabili conseguenze sono le infezioni intestinali che
provocano diarree mortali).
Secondo l’Unicef, un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno
perchè non sono allattati al seno.
NONOSTANTE Ciò, LA NESTLè E MOLTE ALTRE SOCIETà PRODUTTRICI DI LATTE IN
POLVERE, PUR DI VENDERE I LORO PRODOTTI, NON SI FANNO SCRUPOLO A PROMUOVERE L’USO DI TECNICHE DI MARKETING
IRRESPONSABILI.
In questo secolo è dilagato l’uso di alimenti per
neonati. Un esempio è dato dal Cile: nel 1950 il 95% dei neonati venivano
allattati al seno, vent’anni dopo solo il 20%. Questo cambiamento di costumi è
stato dovuto all’influsso dei paesi industrializzati. Il biberon è divenuto,
grazie alle campagne pubblicitarie, simbolo di progresso e di salute a priori.
Ma la parte del leone la fanno le imprese del settore: distribuzione di cartelloni
pubblicitari recanti immagini di bimbi sani e paffuti negli ospedali; contatti
con medici locali; organizzazione di corsi e seminari per il personale
sanitario; addirittura facendo “mascherare” propri addetti da infermieri, per
convincere le donne incinte a comprare i prodotti. E le imprese non si limitano
a questo. Esse prevedono addirittura la fornitura gratuita di latte o di
sostituti agli ospedali e ai reparti maternità, spesso regalando alle madri un
barattolo campione da portare a casa (allattare i neonati col biberon fa si che
il latte materno venga progressivamente a mancare e l’allattamento al seno
diventi impraticabile..)
Si tratta delle cosiddette tecniche di marketing
irresponsabili, riassumibili in:
-
promozione del latte per bambini al personale medico (attraverso una
sordida quanto scorretta persuasione);
-
pubblicità negli ospedali (l’aggressiva pubblicità mina la naturale
fiducia delle madri nell’allattamento al seno);
-
pubblicità “follow-on milk” (i latti per lo svezzamento, giudicati dall’Assemblea
Mondiale per la Sanità come “non necessari”);
-
disorientamento delle madri e del personale medico (denominazione e
confezioni del latte per lo svezzamento sono le medesime del latte in polvere);
-
influenze sui governi (che dovrebbero e vorrebbero proteggere
l’allattamento al seno, ma subiscono spesso un’influenza considerevole).
Ma chi sono queste imprese? Non si può non partire
dalla Nestlè, un vero e proprio leader del settore (oltre che leader
dell’intero settore agro-alimentare mondiale). La multinazionale svizzera vende
ben il 25% dei suoi prodotti nel Sud del mondo e controlla all’incirca il
35-50% del mercato globale del cibo per bambini, indirizzando tendenze di
marketing che influenzano altre ditte.
Ma non si possono dimenticare altre imprese, quali
Abbott, Bestfoods, Dicofarm, Dieterba, Euromed,
Guizon, Humana, Mead Johnson, Medifood Trufood, Milte, Milupa, Neo
Abellò, Nipiol, Nutricia, Plada, Plasmon, Star, chi più chi meno coinvolte
nello stesso mercato e nelle stesse irresponsabili tecniche di marketing.
UNICEF e OMS hanno redatto un Codice che bandisce queste tecniche di
marketing:
Il Codice Internazionale fu adottato dalla World
Health Assembly il 21 maggio 1981. Rappresenta per tutti i governi un modello
di minima regolamentazione che dovrebbe essere adottato per proteggere la
salute infantile impedendo un marketing inappropriato di sostituzione del latte
materno. Il Codice si applica ai sostituti del latte materno, inclusa la
“infant formula”, altri prodotti del latte, biberon e poppatoi.
Il Codice prevede:
-
Le etichette devono contenere le informazioni necessarie all’uso
appropriato del prodotto e non devono dissuadere dalla pratica
dell’allattamento al seno. Ogni confezione deve avere un messaggio ben evidente
in un linguaggio chiaro e appropriato;
-
Non ci deve essere alcuna promozione al pubblico di prodotti a cui si applica il Codice;
-
Non deve essere fatto nessun dono alle madri o al personale medico;
-
Tutti i materiali informativi e istruttivi riguardanti la nutrizione
dei neonati, rivolti a personale medico, donne incinte o madri contengano
chiare informazioni su alcuni specifici punti (benefici allattamento al seno,
nutrizione materna, effetti negativi da
allattamento con biberon, …);
-
Non venga effettuata promozione alcuna all’interno delle strutture
sanitarie;
-
Non venga effettuata nessuna promozione al personale medico;
-
Non venga offerto nessun campione o rifornimento gratuito;
-
Non venga effettuata promozione alcuna di cibi complementari prima del
bisogno.
L’art. 11.3 dello stesso Codice recita in maniera
inequivocabile che “… produttori e distributori di prodotti a cui si applica il
Codice devono considerarsi responsabili per la sorveglianza delle loro pratiche
di marketing, secondo i principi e gli scopi del Codice, e prendere provvedimenti
per assicurarare che la loro condotta ad
ogni livello sia conforme ad esso”.
Dieci anni dopo la stesura del Codice, nell’agosto
1990, rappresentanti di governi di trenta paesi hanno adottato la Dichiarazione degli Innocenti in un
meeting a Firenze. Nel 1991, UNICEF e OMS hanno lanciato l’iniziativa per gli
Ospedali Amici dei Bambini, che mira ad incoraggiare l’allattamento al seno
negli ospedali di tutto il mondo. Nonostante ciò, diverse sono le infrazioni al
Codice riscontrate durante questi anni, violazioni che continuano tuttora, in
diverse parti del mondo.
La legge in materia: il Ministero della Sanità,
recependo le direttive Cee 91/321 e
92/52, ha emesso il decreto n. 500 del 6 aprile1994, concernente gli alimenti
per lattanti e di proseguimento destinati all’esposizione verso Paesi Terzi. Le
parti più rilevanti concernono l’etichettatura, la pubblicità ed il materiale
informativo e didattico.
Sono state scoperte e documentate centinaia di infrazioni del Codice da
parte della Nestlè ed altre imprese del settore.
Nel 1997, l’IGBM (Interagency Group on Breastfeeding
Monitoring), un gruppo di organizzazioni non governative, istituzioni
accademiche e chiese inglesi, ha reso pubblica una ricerca indipendente
condotta durante un arco di tre anni per ottenere prove obiettive di violazione
del Codice. Questa ricerca (Cracking the Code-----violando il Codice) è stata effettuata in Bangladesh, Polonia,
Sud Africa e Thailandia, su un campione casuale di 800 donne in garvidanza e
madri, 120 operatori e 40 strutture sanitarie. Le conclusioni affermano che
molte imprese stanno compiendo azioni che violano il Codice in maniera
sistematica e non casuale.
Da due decenni a questa parte l’IBFAN (International
Baby Food Action Network), una rete di 140 organizzazioni operanti in più di 70
paesi che lavora per il miglioramento della salute e dell’alimentazione del
bambino e l’applicazione del Codice, rende periodicamente note le trasgressioni
al Codice da parte delle ditte produttrici attraverso la pubblicazione
“Breaking the Rules”. Sulla base di questi dati, è stata lanciata la campagna
internazionale di boicottaggio gestita dall’INBC (International Nestlè Bycott
Committee).
Nell’edizione del marzo 1998 riportava le violazioni
le Codice risultanti dai monitoraggi effettuati in 31 paesi tra gennaio e
settembre 1997. Il rapporto mette anche a confronto le pratiche promozionali di
19 industrie di alimenti per bambini:
Nestlè risulta essere la responsabile del 25% delle migliaia di violazioni
registrate.
Le informazioni fornite da Nestlè sull’allattamento articiale sono
contraddette dai più recenti studi
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Cosi
come altre imprese del settore, soprattutto le più importanti, Nestlè adduce
giustificazioni e contrattacca. Ma i contenuti delle sue dchiarazioni perdono
ogni valenza di fronte all’evidenza dei fatti e le stesse informazioni vengono
clamorosamente contraddette da recenti studi dell’OMS.
Cosa possono fare i consumatori:
cosa si può fare se non ci si rassegna ad assitere
impotenti e ad ammettere che il potere delle imprese può calpestare i più
elementari diritti della persona, addirittura di milioni di lattanti?
Ad oggi, purtroppo, un’efficacia molto limitata pare
avere la semplice legislazione, di cui spesso le imprese si prendono gioco,
influenzando più o meno direttamente i governi (anche se non bisogna
dimenticare che a seguito dell’emanazione di molte di queste leggi nazionali,
le imprese stanno diminuendo il proprio marketing diretto al pubblico, mentre
aumentano la pressione sugli operatori
sanitari). È comunque necessario fermare le imprese nelle loro irresponsabili
tecniche di marketing. Ciò significa (da un lato) promuovere, tramite appoggio
diretto ai medici e Organismi Non Governativi, programmi di istruzione e
informazione igienico-sanitari. Dall’altro, far partire, come nel caso della
Nestlè, una dura azione di lotta, più adatta ed incisiva: il boicottaggio. Vale a dire,
l’interruzione, organizzata e temporanea, dell’acquisto di uno o più prodotti
dell’impresa, per indurla a
comportamenti diversi. Il boicottaggio, strumento utilizzato ormai da decenni
soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa, tenta di raggiungere in forma
democratca ed efficace il proprio obiettivo attraverso tre meccanismi:
-
determina un calo delle vendite (già un 3-5% di calo può provocare un
grave danno alle imprese, costrette a incrementare le spese per pubblicità o a
cedere fette di mercato);
-
danneggia l’immagine dell’impresa (e ciò, in una società che vive di
sola immagine, rappresenta un danno forse ancora più grave);
-
costringe l’impresa a reimpostare le pubbliche relazioni (a vigilare
cioè attentamente sulle iniziative dei
boicottatori)
ricordiamo però che lo strumento del boicottaggio
rappresenta l’estrema ratio, l’ultimo passo di un cammino che, precedentemente,
ha visto un cordinato movimento di consumatori e semplice opinione pubblica
esercitare una forte pressione sull’impresa sotto osservazione.
Precisamente quel che è avvenuto con Nestlè. Risale addirittura al
1939, infatti, il primo articolo contro l’allattamento artificiale, redatto
dalla dottoressa Cecily Williams (“Latte omicida” il titolo del pezzo). Quindi,
dal 1968 al 1974, tutta una serie di pesanti articoli e scritti a favore
dell’allattamento naturale. Poi, dal 1974, anno nel quale Nestlè cita in
giudizio l’AdgW (Gruppo di azione per il Terzo Mondo di Berna) a seguito della
pubblicazione di un opuscolo dal titolo “ Nestlè uccide i bambini”, il
contraddittorio fra associazioni di difesa dei consumatori e dell’infanzia e le
imprese diviene più evidente. Ed il 4 luglio del 1977, infine, viene
ufficialmente lanciato il boicottaggio della Nestlè, quando questa si rifiuta
di cessare la propria scorretta pratica di pubblicizzazione.
Dopo aver raggiunto diversi paesi occidentali, il
boicottaggio della multinazionale elvetica arriva anche in Italia. È il 12
novembre 1994, quando a Milano si costituisce la RIBN- Rete Italiana
Boicottaggio Nestlè, organismo di coordinamento di tutti i gruppi che lavorano
al boycott dell’impresa.
In conclusione, i vantaggi dell’allattamento al seno
sono molteplici e riconosciuti universalmente.
“Anche in condizione di estrema malnutrizione una
madre continua a produrre il latte necessario al bambino..nutrire di più la
madre costa solo un decimo del latte artificiale per il bambino” (The Lancelet,
rivista specializzata di medicina).
L’allattamento artificiale costituisce un serio
pericolo per i lattanti e le loro madri. Mentre da noi, in Occidente, questo
periodo si concretizza nella perdita di importanti valori nutritivi e
psicologici per i neonati, per l’emisfero Sud, drammaticamente, significa la
morte di milioni di innocenti, sacrificati sull’altare del profitto di poche
imprese.
Le violazioni, aperte ed evidenti, costituiscono
anche una vera e propria negazione delle leggi e dei regolamenti esistenti in
materia. Ciò rende la questione ancor più grave, perché queste imprese si
burlano di quanto le istruzioni hanno deciso per salvaguardare la vita dei
neonati e delle loro madri.
Pertanto, constatando l’inaccettabile atteggiamento
delle imprese e l’urgenza di mettere un freno al loro ipocrita trincerarsi
dietro a scuse e cavilli, la società civile e le organizzazioni dei consumatori
chiedono risposte certe da parte delle imprese messe sotto accusa. Per maggiori
informazioni potete direttamente rivolgervi al sito del RIBN: www.ribn.it
BLUE OYSTER CULT
(Metal Mike)
Blue Oyster Cult....
Ricordi.... splendidi ricordi davvero, quelli legati
ad un'epoca oramai lontana e che pochi oramai si ostinano a tenere viva nei
meandri della memoria...
Blue Oyster Cult, in parole povere una misconosciuta
leggenda!!!
Verso la fine degli anni sessanta, Negli USA, il
movimento Hippie produceva i suoi ultimi frutti:
quelli più acidi, cattivi, marci, malati e
bastardi...
A molti di voi i Nomi di bands quali MC5, Blue Cheer
(Vincebus Eruptum, che disco!!! All'epoca fu l'equivalente sonoro di una
esplosione vulcanica piroclastica!!!) , Amboy Dukes o Grand Funk Railroad diranno
poco o nulla (Ah, l'ingratitudine della fallace memoria umana!!!); quelli più
svegli si ricorderanno della virulenza degli Stooges o dei primordi di un
talentuoso debuttante amante dello shock e della teatralità di nome Vincent
Furnier che poi passò alla storia con il femminile pseudonimo di ALICE COOPER o
magari degli Iron Butterfly con la loro IN AGADDA DA VIDA, o meglio ancora dei
tonitruanti Steppenwolf passati all'immortalità con una sola tellurica
canzone... BORN TO BE WILD
In Inghilterra, a invece si andava decisamente più
sul pesante...In quel di Birmingham un ex saldatore mancino di origine
italiana,che suonava la chitarra nonostante due falangi mancanti al medio e
all'anulare della mano destra, fondava i Black Sabbath assieme all'ex garzone di
una macelleria, dietro il microfono, ad un tranquillo bassista tifoso
dell'Aston villa e ad un hippy superficialmente interessato alla magia nera ma
assai intrippato di acidi, alcool e pasticche varie che pestava come un ossesso
la sua scassata batteria da poco prezzo....
Era l'epoca in cui il Rock si spogliava finalmente
delle filosofie "Peace and Love" e recuperava (mai troppo presto) le
sue origini proletarie, grezze, trasgressive e violente...si riprendeva la
lezione del Blues (quello diabolico e maledetto del mistero Robert Johnson...
chissà, se ne avrò il coraggio un giorno parlerò anche di lui, del suo mito,
dei suoi tanti segreti nascosti..), si appesantivano le chitarre assai più di
quanto osassero fare i Rolling Stones, Jimi Hendrix o Eric Clapton (Che
all'epoca erano considerati il non plus ultra del "tiro sonoro"), si
parlava esplicitamente di violenza, di droga, di alcool, di motociclette, di
donnacce di facili costumi, di risse con gang di motociclisti rivali, di
poliziotti stronzi e di spacciatori carogna.
Inoltre qualcuno riesumava il fantasma di quel
vecchio cialtrone di Alesteir Crowley, altri non si vergognavano per nulla di
evocare l'ombra del gran cornuto, del nemico per eccellenza del genere umano,
il caro vecchio Lucifero, massì, proprio lui!!! Il diavolo!!!!!!...
La sorte, il destino e la storia non mancano mai di
una certa ironia cattivella assai:
Il povero Satana nei secoli precedenti della sua
sulfurea carriera si era faticosamente costruito una meritata fama di
raffinatissimo e sofisticato melomane un pò fighetto e adesso si vede messo in
musica da congreghe di sudici capelloni che spacciavano (o si vedevano
spacciare) per "musica demoniaca" una assordante cacofonia di rumore
e caos...
Ma anche questo è un discorso che porterebbe troppo
lontano e che sarà, forse, ripreso in seguito, un'altra volta.....non ora.
Torniamo di nuovo, dopo questa digressione spero non
noiosa per chi legge, negli anni a cavallo tra i conati di agonia dei sessanta
e i robusti vagiti dei promettenti settanta appena nati
A New York qualcuno tramava nell'ombra per
raccogliere quanto seminato da quei loschi, rozzi e violenti figuri che
tracciarono un infuocato e indelebile solco nei cieli della musica dell'epoca
(Beh, siamo sinceri, è un solco che è arrivato fino ai giorni nostri e prosegue
dritto sparato verso un futuro che noi non possiamo certo conoscere)...Un
gruppetto di squinternati motociclisti dediti al consumo di industriali
quantità di birra da poco prezzo (Marca preferita??? La Blue Oyster!) fonda una
rock band con il fondamentale aiuto di un loro amico che gli fa da manager,
fonico, produttore, amministratore, guru, autore, uomo ombra, factotum e
quant'altro....
Dopo un improbabile debutto come "Soft White
Underbelly" ed un rapido mutamento in "Stalk-Forrest Group"
l'embrione della leggenda prende definitivamente forma e trova la sua via
assumendo il nome di BLUE OYSTER CULT...
La musica???
prendete la primordiale rozzezza sonora dei
succitati Blue Cheer e MC5 (Ricordatevi quest'ultimo nome...lo citerò molto
spesso), ripulitela, delle sbavature più evidenti e marchiane lasciando intatta
l'energia, la carica esplosiva dal vivo (Illuminanti i due LIVE del 1975 e del
1978, ovvero "On Your Feet or on your knees" e "Some enchanted evening",
due tra i più importanti dischi dal vivo di ogni tempo!) e un certo gusto per
una psichedelia melodica ed in avanzato stato di decomposizione e potrete avere
un'idea dell'impatto che ebbe questa Band all'epoca ( Cazzo, non ci credo....
sembro un critico musicale VERO!!!!!! dio mi scampi e liberi dall'esserlo e
ancor più dal divenirlo!!!).
Eric Bloom, chitarra e voce
Allen Lanier,tastiere e chitarra ritmica
Donald "Buck Dharma" Roeser, chitarra
solista e voce
Joe Bouchard, basso e voce
Albert Bouchard, Batteria e voce
Ecco la canonica formazione "classica" dei
Blue Oyster Cult,che vedeva come sesto uomo Sandy Pearlman, produttore geniale,
manager abile e capace che fu per i B.O.C. quello che Brian Epstein fu Per i
Beatles e Peter Grant per i Led Zeppelin:
Mentore, amico, consigliere, fucina di idee,
consigli e direttive musicali, compositive e stilistiche e ago della bilancia
tra le varie personalità dei membri effettivi del gruppo perchè uomo
intelligente e di grande personalità...amante dell'arte creata dal gruppo e non
solo dei soldi che girano nel rutilante mondo dello showbiz!
Fu grazie a Sandy che i newyorchesi divennero un
qualcosa di "speciale", di "DIVERSO" dal solito...
l'immagine altera, particolare e ricca di simbolismi arcani fu una sua idea...
Gli artwork delle copertine dei dischi curati dal
leggendario studio grafico Hypgnosis (Led Zeppelin, UFO, Emerson, Lake and
Palmer, Scorpions e tanti altri, se questi nomi non vi bastano come referenze
potete anche andare ad impiccarvi senza problemi dove volete), i testi criptici
e una musica potente e melodica dal grande impatto emozionale resero i Blue
Oyster Cult una band che restò sempre di "nicchia" ma che fu in grado
di raccogliere un discreto successo commerciale (Il singolo "Don't Fear
The Reaper" giunse al 12° posto delle charts americane nel 1976), cosa
quest'ultima che non guasta mai!|
Il mistero dei B.O.C può essere riassunto con una
frase di colui che forse è il loro fan più acceso nel nostro bel paese dove il si suona:
Il giornalista e scrittore torinese Luca
Signorelli, curioso esempio di metallaro atipico, autore di un imprescindibile
libello chiamato "L'estetica del Metallaro" che spiega molte cose
sulla filosofia del più grande, amato,
resistente, bistattato e sottovalutato movimento musicale si tutti i tempi:
L'Heavy metal... ovviamente.
Signorelli (Del quale mi atteggio umilmente e molto
indegnamente ad allievo, seguace e pedestre omaggiatore) sosteneva nelle pagine
della sua opera che i fans (a torto o a ragione) ritenessero i Blue Oyster Cult
INCONSAPEVOLI latori di messaggi oscuri e peculiarmente arcani nascosti nella
loro musica...
Non possiamo sapere se ciò corrisponda a realtà...
l'idea di musicisti che compongono grandi canzoni le
quali siano anche veicolo di verità nascoste ed ignote agli stessi autori è
però dannatamente affascinante ed è anche questo che rende UNICA e grande
questa band...
Non vi parlerò delle polemiche sulle loro presunte
simpatie per il nazismo perchè sono solo leggende urbane campate in aria basate
solo sull'uso della cosiddetta "Croce di Cronos" in tutti i loro
artwork scambiata da critici musicali rimbambiti, presuntuosi, ignoranti e
puzzapiedi per una svastica mascherata (In realtà è un simbolo antichissimo,
legato ai miti cosmogonici dell'antica Grecia: Il giovane titano Crono che
evira il padre Urano con un falcetto su istigazione di Gea, sua madre) e per il
disegno sulla copertina dell'album "Secret Treaties" rappresentante
la band attorno ad un inconfondibile Messerschmitt ME262 Schwalbe (Rondine, in
tedesco), il leggendario caccia a reazione della Luftwaffe durante la seconda
guerra mondiale, a cui han dedicato una delle loro canzoni più belle e ricche
di pathos e fascino.., ME262, per l'appunto.
Se basta questo per definire nazista qualcuno allora
sono nazista pure io visti tutti i volumi PROPRIO sulla storia della Luftwaffe
dal 1936 al 1945 che sono in gran numero ed in bella evidenza nella mia
biblioteca, chi mi conosce bene in questo momento è scoppiato a ridere in
maniera clamorosa e sguaiata!!!
La musica dei Blue Oyster Cult si pasce di oscurità
(Don't Fear The reaper), di fantascienza onirica (vedi brani quali Workshop of
Telescope, Astronomy o Extraterrestrial Intelligence) di fantascienza cupa e
guerriera ("Veteran of the Psychic Wars"o "Black Blade",
scritte per loro da Michael Moorcock e se non sapete chi è costui possa Elric
di Melnibonè cogliere la vostra anima con la sua spada
"Tempestosa"... e non a caso li "sento" come miei brani
manifesto) di innominabili passioni sessuali ("Dominance and
Submission", "The Subhuman") , ma è sopratutto la magica
alchimia tra le fortissime personalità dei vari membri a permettere la
creazione di CAPOLAVORI ingiustamente misconosciuti ai più come "Agents of
Fortune" del 1976, contenente non solo la già citata "Don't fear the
Reaper" ( loro brano più famoso e di maggior successo) ma anche una
splendida gemma quale "The Revenge of Vera Gemini" nella quale è
ospite una sfolgorante Patty Smith (All'epoca legata sentimentalmente ad Allen
Lanier), sciamanica ed evocativa come non mai...
Oppure il monumentale "Some Enchanted
Evening" testimonianza del tour americano del 1978 contenente non solo gli
ovvi successi ma anche due straordinarie cover di classici del rock quali
"We gotta Get Out of This Place" degli Animals e "Kick out The
Jams" dei leggendari MC5, una band importantissima per l'evoluzione del
rock e forse mai così doverosamente omaggiata (Tra l'altro alla fine della loro
relazione Lanier presentò Patty Smith a Fred "Sonic" Smith che degli
Mc5 fu il chitarrista tutto rabbia e potenza,i due si sposarono di lì a poco e
per anni la sciamana e poetessa per antonomasia del rock abbandonò le scene per
dedicarsi alla famiglia, fino alla morte di "Sonic" ma almeno questo
forse lo sapete già...VERO???).
L'alchimia tra le creatività del gruppo e le grandi
capacità di Sandy Pearlman (alchimista sonico??
Deus ex machina??? Guru e guida spirituale??? Tutto
questo assieme?? Fate vobis...) purtroppo non durò in eterno... il faraonico
tour con i Black Sabbath nel 1980-81 (Documentato in un vhs intitolato
"Black'n'Blue", se lo trovate prendetolo e rivendetemelo!!! LO
VOGLIO!!!), le giovani legioni dei metallari che li adoravano come creatori e
maestri dell'heavy metal (Definire i Blue Oyster cult "Proto-metal" è
forse limitativo ma giusto assai!) la colonna sonora del film a cartoni animati
"Heavy Metal" (Un capolavoro dell'animazione se mai ce n'è stato
uno!!!)...il logorio di una sequela ininterrotta di concerti e studio sessions,
la voglia di cariera solista di Albert Bouchard, le paranoie di Roeser, il
protagonismo di Bloom,la nausea per la vita on the road di Lanier... la magica
e misterica aura dei seventies che si fa lontana e vaga, l'ingiusto oblio...
Sono passati tanti anni, forse troppi...
Il metallarino neofita che e 15 anni sfidava in
motorino il gelo e le intemperie per andarsi a vedere al cinema "Politeama
Luigi Rossi" di Fano le proiezioni di "Heavy metal" è cresciuto,
i capelli ora gli si ingrigiscono e le ossa gli dolgono quando sale sul vecchio
Kawasaki 750 battezzato Hien (Rondine,come lo ME262 ma in giapponese...) e
accendendo il motore della vetusta moto si sente pronto a varcare i confini
della galassia come allora...e i Blue Oyster Cult???
Beh... ogni tanto si rifanno vivi e fanno un disco
per divertirsi e far contenti i loro irriducibili fan... certo la magia oramai
è persa per sempre... Sandy Pearlmann ha abbandonato la musica da tanti anni e
ora si occupa con successo di sistemi informatici, i fratelli Bouchard (Una
delle sezioni ritmiche più efficaci e magnifiche mai viste e sentite!!!) dio
solo sa dove son finiti... Bloom, Buck Dharma Roeser e Lanier sono dei paciosi
50enni che però sanno ancora graffiare, mordere e affascinare con la loro
energia e la loro personalità.....
la classe non è acqua e l'energia di una canzone
come la recente "See you in Black" è merce rara a trovarsi in questi
tempi di piattume e conformismo.... nostalgia???
SI e giustificata!
Discografia consigliata e più o meno ragionata
Blue Oyster Cult- 1973
Tyranny and mutations-1974
Secret treaties-1974
On your feet or on your knees-LIVE 1975
Agents of fortune-1976
Spectres -1977
Some enchanted evening LIVE -1978
Mirrors-1979
Cultosaurus erectus-1980
Fire of unknown Origin-1981
ETL-Extraterrestrial Live ---live 1982
Imaginos 1988
Career of evil\the metal years-antologia 1990
Workshop of the telescopes--Antologia 1996
Fidatevi dello zio Mike!!!!!!
LA FILOSOFIA DEL SATANISMO
(Darkdavid)
Intraprendere
dal nulla un discorso del genere cercando d’essere razionali è difficile,
soprattutto perché molti sono i pregiudizi in materia.
La prima cosa
importante da far notare è la differenza tra il termine strettamente
commerciale e diffuso della parola e quello non dato in pasto alle masse…..
Per ciò che mi
ricorda la storia, (dati comunque i miei quasi 24 anni), negli anni settanta
negli Stati Uniti avvenivano molti atti delittuosi, culminati con l'assassinio
della moglie di Roman Polanski, regista affermato. E’ da questo momento preciso
che, da pochi indizi, quali croci rovesciate, svastiche infuocate e nomi di
pseudo demoni spesso inventati, nasce la paura del satanismo religioso.
A questo punto
mi sembra logico tracciare degli schemi di differenziazione del satanismo religioso da molti definito
“acido” in quanto malato, del satanismo
storico, forse meglio conosciuto come demonologia ed eretismo, e quello scientifico, meglio conosciuto come
l'adesione pratica alle teorie scientifiche di Aleister Crowley, del quale
comunque i libri sono facilmente acquistabili in qualsiasi libreria un po’
specializzata….
Data la
delicatezza dell’argomento trattato, invito il lettore ad una partecipazione
più razionale possibile alla lettura.
SATANISMO
ACIDO RELIGIOSO
Come già
anticipato nella prefazione, ogni generazione ha avuto le sue rivoluzioni,
politiche o meno, tutte destinate comunque a lasciare il segno, in positivo o
in negativo.
Negli Stati
Uniti, nel 1965 nasceva il movimento hippie, destinato a diffondersi in tutto
il mondo, quindi a commercializzarsi. Per questo motivo gli stessi “genitori”
del movimento, nel 1966, ad un anno di vita, ne celebrarono il funerale, non
per questo rallentando la sua diffusione.
Charles Manson,
ragazzo di carisma e doti inventive, aveva creato il suo gruppo nel quale non
esistevano né regole né pregiudizi. Protagonista era una ribellione estesa su
tutti i campi possibili ed un’apertura mentale estesa alle novità, compresa la
droga. Tra le droghe più in voga in quel periodo c’erano gli allucinogeni, che
permettevano di vedere cose mai viste, tipo “Lucy nel cielo con i diamanti” (Lucy in the sky with diamonds…come
cantavano i Beatles), ma anche immagini di demoni o figure interpellate come
tali tramite evocazioni mistiche: tutto dipendeva dalla propria fantasia. Ed in
questo stato di insoddisfazione maniacale, serviva un capro espiatorio: si
cercò cosi di colpire il bene agli
occhi delle masse, la chiesa!
A questo punto è
importante soffermarsi e chiarire che questa forma di ribellione si sviluppò in
puri atti di violenza gratuita. Era facile credere in benefici offerti dal
demonio al posto della sofferenza offerta da qualsiasi ipotetico dio. E il
portavoce di questa nuova era non fu Charles Manson, ma Monsignor Anton Lavey,
guru del satanismo americano.
Capirete tutti
che la sua notorietà è nata dalla diffusione del suo pensiero, ma non vi sembra ridicolo che un satanista
violento si faccia pubblicità? Cercherò di fare luce su questi punti e di
spiegare che le violenze gratuite più vicine al periodo della gran rivoluzione
erano figlie di una degenerazione dal mito portante di satana distruttore del
mondo, introdotta da Kenneth Anger e Anton Lavey.
Il loro primo
progetto risale al 1961, “The magic Circle”, che nel 1966 diventa la chiesa di
Satana di San Francisco. In seguito alla morte di Kenneth Anger, Lavey pubblica
un libro destinato a diventare un best seller, “La bibbia di satana”, e
partecipa a diversi film nei quali interpreta la parte del diavolo. Vi sembra
costui che una persona che si nasconde poiché autore di delitti nel nome di satana?
Da ciò la
deduzione che il satanismo di Lavey era una pura opposizione al cristianesimo,
e Charles Manson era una sorta di mito da divulgare, come fece Brian Warner,
dopo aver conosciuto la mente diabolica di Lavey, ah scusate, Brian Warner
meglio conosciuto come Marilyn Manson, (accostare il nome della Monroe, attrice
avvenente, al nome di Manson, maniaco omicida, sicuramente era una buona
pubblicità). Ma il problema non fu tanto di Manson o Lavey e le loro visioni
demonologiche, quanto dell’effetto che produssero sulle masse allora, e
soprattutto oggi.
La struttura di
Lavey era relativamente semplice, praticamente aveva creato un’antichiesa con il puro intento di
creare un odio smisurato nei confronti di gruppi religiosi cattolici:
ai famosi dieci comandamenti si oppongono le chiavi enochiane di Lavey:
la prima chiave proclama la ricerca dell’assoluto attraverso l 'affermazione di
satana, la seconda chiave valorizza il piacere della carne specialmente di
colui che rapisce la verginità, dalla terza alla sesta chiave sono esplicati
gli obblighi dell’adepto, l'ottava chiave riguarda il patto di sangue, la nona chiave condanna
l'uso delle droghe (ma in realtà la droga era un ottimo strumento per vedere i
demoni e satana stesso.....).
In ogni caso
salta subito agli occhi la puerile opposizione simulata al cristianesimo, tale
al punto da celebrare un battesimo satanico, un funerale satanico..........
Le altre chiavi
enochiane non vengono nemmeno prese in considerazione, in quanto gli stessi
satanisti ne ignorano l'esistenza.
Prima di documentare il secondo tipo di satanismo, diffido chiunque di
fronte alla dimostrazione di ridicolaggine a sottovalutarne l 'entità e la
pericolosità del problema, in quanto un adepto laveyano non la pensa cosi e può
essere molto violento...., alla fine dell’articolo traccerò uno schema di
informazioni riguardanti le prospettive odierne di ciascun movimento satanico.
La demonologia o
la presunta tale. Occorre sapere che la figura del demone è una vera e propria
icona etnologica condivisa in forme diverse da molte culture, basta citare il
Necronomicon, contenente evocazioni di spiriti benigni o maligni, oppure
ricordare le famose leggende degli spiriti appartenenti alla cultura
immaginaria o reale del vecchio popolo indiano.
Quindi
esistevano demoni egizi, pagani, celtici, ma la vera paura del demone si
sviluppò, per motivi sicuramente economici e politici, durante l’inquisizione
spagnola. Occorre meditare sull'epoca, i fatti di cui parleremo risalivano al
1200 circa, in pura epoca medioevale, nella quale regnava la superstizione.
I poteri
maggiori erano gestiti dalla nobiltà e dal clero, ma cosa successe per
scaturire la paura del demonio?
Semplice, il
medioevo era un panorama culturale immenso, d’elevazione, di scoperta, di
crescita e d’innovazione, ma questo poteva scardinare le cosiddette credenze
popolari che avevano reso solido il predominio economico e politico della
chiesa e dello stato, occorreva quindi fare leva sulla coscienza popolare ed
esisteva un metodo infallibile, la paura... e soprattutto la paura della morte,
quella si, avrebbe ottenuto sicuramente gli obiettivi prescelti. E siccome la
ribellione alla fede è sempre stata una delle più libere espressioni del
pensiero, si creò una sorta di terrore smisurato basato su questi concetti:
·
chiunque (cittadino o paesano) doveva rispettare alcune ferree regole
morali e soprattutto politico-religiose, non era ammesso nessun credo diverso
da quello dell’orientamento della maggioranza;
·
stravaganza, originalità ed inventiva erano viste come pericolose e
quindi bandite e interpretate come eresia, anche scoperte scientifiche che
mettevano in dubbio il credo erano definite eretiche;
·
il compito di queste importanti decisioni era affidate all’inquisitore,
figura storica dai poteri illimitati, motivo per il quale ogni decisione
sicuramente aveva delle motivazioni psicologiche, politiche ed economiche, ma
per approfondire l’argomento consiglio la lettura del "manuale
dell’inquisitore medioevale" di Nicholas Eymerich..
Anche di questa
forma di satanismo, (pur se e velleitario definirla cosi), descriverò le
probabili attuazioni odierne.
La filosofia di Aleister
Crowley, filosofo ateo, ma dissacratore della cultura cristiana. Filosofia
adottata da coloro che si definiscono la nuova schiera dei satanisti, una sorta
di new age del satanismo, diretta verso la luce, intesa come illuminazione
dell’io e della conoscenza (Marco Dimitri).
Cosmico, perché cosmico? Il
cosmo è un elemento di insiemi: fuoco, aria, acqua, terra, luce che si divide
in sole e luna.
Il satanismo cosmico è un
concetto simile al Reiki, ma utilizzato per pratiche diverse: si crede in
un’elevazione del proprio io tramite gli elementi del cosmo, i cosidetti demoni
sono visti più che altro come spiriti guida. Resta di base la concenzione del
satanismo Laveyano, ma priva delle degenerazioni violente (poiché Lavey ha
modificato il pensiero di Crowley), quelle in cui tramite sette sanguinarie,
gente comune indossa maschere sia materiali sia morali e celebra riti demoniaci
esercitando violenze sessuali e uccisioni macabre. Questo è tutto in linea con
la teoria del satanismo violento, ma attenzione, non è tanto il problema di
entrare in uno di questi gruppi, gli adepti stessi cercano nuove leve (sopratutto
femminili puntando molto sull’adolescenza, età nella quale le difese sono
minori ed il culto del proibito affascina), il problema è uscirne, i rischi di
morte sono altissimi.
Come riconoscere questi
soggetti pericolosi?
Vestono di nero quasi sempre,
spesso si fanno credere adoratori dell’Heavy Metal, promettono favori in cambio
di qualche concessione (anche di carattere fisico), con questo non voglio dire
che i metallari siano da allontanare, anche io lo sono, voglio dire che bisogna
esser prudenti, i satanisti si scoprono pian piano, quindi, se notate
comportamenti che degenerano in modo torbido, non abbiate paura a farvi
aiutare, perché, ripeto, dal momento che entrate nel gruppo è difficile
uscirne, rifiutate sempre incontri in luoghi isolati, è fondamentale.
La New Age predica invece
una crescita culturale dell’ideale satanista.
Anton Lavey
Il credo piu diffuso. La
branchia più violenta, quello di cui dubitare. Sicuramente quella più
appagante, quella legata alle uccisioni alle violenze sessuali e ad atti di
banditismo vero e proprio, su questa modalità mi soffermo poco per motivi di
sicurezza pubblica. Ho descritto prima come evitare questo genere di persone,
evitatele, possono essere di tutto, credono nella promiscuità sessuale, quindi
ci sono anche i rischi di malattie, nonché della propria incolumità fisica.
Dubitatene.
Aleister Crowley
Poche parole, il significato
più profondo cela il culto della non violenza, un’adesione intellettuale al
satanismo, ma ricordate bene, gli adepti di questi gruppi non portano la croce
rovesciata, parlano di luce nelle tenebre, non di buio o di ombra, e comunque
sono la minoranza.
In Italia di questa
filosofia si definiscono i membri della setta dei "Bambini di Satana"
di Bologna, capeggiati da Marco Dimitri. Ritengo che nessuna spiegazione
migliore possa essere quella di un’intervista effettuata ad uno dei membri di
questa setta ormai nota a tutti o alla maggioranza tramite mass media
televisivi.
Prima di pubblicare
l’intervista, brevi cenni relativi al personaggio:
Marco Dimitri nasce a
bologna il 13 febbraio del 1973.
Negli anni giovanili
frequenta un gruppo conosciuto come la fratellanza cosmica, molto vicino al
pensiero di Aleister Crowley....
Sono proprio le dottrine del
mago filosofo inglese a portare Dimitri verso il satanismo, e ad evolverlo in
una visione totalmente moderna. Dimitri si identifica nella figura di qualcuno
che cerca di cambiare, di allontanarsi da quella concezione medioevale
cristiana di sottomissione che purtroppo anche oggi si manifesta pur con
modalità differenti, ma soprattutto più incisive.
Perché Bambini di Satana?
Perché essere bambini
significa essere puro, quindi il bambino di satana è la purezza dell’ideale
satanista ed è la ricerca del bambino che e dentro di noi.
In questa nuova concezione
non esistono differenze, esiste l'uomo ed esiste la donna, esiste la scienza, e
ognuno ha una propria energia personale che usa per affermare la propria
volontà, senza calpestare quella degli altri.....
Riviste più o meno diffuse
celano la possibilità di iscriversi al gruppo gratuitamente, vero, però
implicano la necessità di un patto di sangue, e questo lo nego, per esperienza
diretta, non ci sono obblighi......
La setta dei bambini di
satana miscrede anche dai riti di magia nera, non esistono le fatture con esiti
malvagi, se la propria volontà non è forte, nessuno può cambiare il proprio
destino....
Una nota dolente, che
nell’intervista non ho trattato: Dimitri fu accusato di violenze sessuali su
minori, ed e stato successivamente assolto, quindi, non potendo giudicare, mi
astengo ed invito chiunque a fare altrettanto, non è bello aggiungere carne al
fuoco.
BD: Cosa pensi delle principali differenze di quella che si potrebbe definire classificazione del
satanismo, ovvero razionalista
scientifico, occultista con tendenze
demonologiche, ed acido religioso?
MD: Credo che abbia la
stessa utilità delle acque: liscia, gassata o... in realtà l'acqua è una, poi
c’è chi vi aggiunge l’anidride carbonica....Il satanismo è una cultura nobile e
razionale, contempla la ragione umana frutto di una conoscenza insita nel
sapere. E’ giusto classificare le forme di pensiero per distinguerci da quel
"satanismo" che si appoggia all'inesistente figura del satana
cristiano.
BD: Qual'è l'obiettivo
principale della setta della quale fai parte?
MD: Considero i Bambini di Satana un'associazione culturale con
l'obiettivo di informare infrangendo il muro eretto dall'oscurantismo fra
Satanismo e Società.
BD: Come vivi il rapporto
con la società odierna ed il suo trend?
MD: Non lo vivo, sono
ribelle.
BD: Un messaggio ai giovani?
MD: Continuate ad urlare il
vostro dissenso, non buttate la spugna.
BD: Nel mio articolo ho
tracciato brevi figure di A. Crowley e A. Lavey, tu come percepisci queste due
figure?
MD: Contemplo Crowley come
colui che ha riarticolato il pensiero magico e la conseguente espressività
creativa dell'essere umano. Il senso del verbo è sicuramente "Fa ciò che
vuoi" da non fraintendere con "fa ciò che ti pare", il senso è
quello di mettere in Opera la Volontà prima e vera dell’uomo attraverso la sua
ritualità, la fecondazione del proprio volere. Lavey, secondo me ha distorto la
filosofia di Crowley, in fondo era un simpatico commerciante.....
BD: Il tuo rapporto con
l’arte, sia essa musica, poesia o altro?
MD: Se il demonio potesse
piangere lo farebbe tramite tutta l’arte che ha attraversato il tempo! L'arte è
la vita, è il sangue per il vampiro.
BD: Il senso della tua vita?
MD: Sicuramente poliedrico,
vive attraverso tutte le sue forme, coinvolto nel moto caotico senza fine.
BD: Mi ha colpito una frase
letta su un libro che parlava di “satanismo della luce”, tu come giudichi
questa affermazione che sembra contraddittoria?
MD: Se la luce è conoscenza
e illuminazione, la giudico bene.
BD: Cos’è per te l’amore?
MD: L'amore è arte.
BD: Cosa pensi della magia,
sia essa bianca rossa o nera?
MD: La magia è una e unica,
cosi come il mondo è uno e unico.
BD: Ritengo che per molti
adepti il satanismo sia solo una forma di ribellione portata alla violenza
estrema, tu cosa ne pensi?
MD: Se fosse cosi basterebbe
l'orrore filosofico e comportamentale del monoteismo.
BD: “Al di là del bene e del
male”, è il titolo di un libro di Niestchze, al di là del bene e del male nel
satanismo, secondo te, le cose importanti da sapere ...
MD: Al di là del contrasto
bene-male, o meglio, al di là della bipolarità vi è la ragione che nasce dal
contrasto tra gli opposti, tutto quello che c’è da sapere è: IO SONO.
BD: Un tuo pensiero
ricorrente, un’idea, una frase, una parola qualcosa che ti raffiguri..........
MD: Mi piace ridere
sott'acqua, perché sono un sub, mi immergo con la bombola per contemplare me
stesso anche nel mare. Bisogna essere la Terra e il piede che la calpesta,
allora si vive, o meglio, sì e.......................
I BAMBINI DI SATANA RAPPRESENTANO LA SCELTA DI UNA LIBERA COMUNITA'.
In questa intervista appare
un profilo psicologico abbastanza sottile, sicuramente non del mostro omicida,
Marco Dimitri condanna la religione cristiana in quanto fonte di giudizi
inquadrati, ma senza predicarne rivalsa nei suoi confronti, favorisce la
diffusione colta del satanismo e la dissacrazione di quello violento,
concepisce un'analisi attenta della magia interiore senza differenziazioni,
crede nell’amore e nell'arte. Emergono in lui spiccate luci del decadentismo
esteta, una sorta di Doryan Gray odierno, invita i giovani a non smettere di
lottare e a credere di poter cambiare qualcosa, è una sorta di ribelle che
crede nella ragione dell’anima, intrisa della conoscenza, quindi evidenzia
l'ignoranza come l'unico grande male sul quale spesso si fa troppa leva.
L'amore è arte, dice Marco
Dimitri, ognuno cammina nel suo quadro, e prima o poi incontra una musa, e
dipinge, o scrive, o piange, perché vive......
Esisterà anche il bene o il
male, ma esiste la ragione e la violenza è il frutto dei deboli, il sogno è la
speranza, aprire gli occhi alla luce della conoscenza, questo il
significato....
Ma attenzione, è importante
focalizzarsi sul pensiero della non violenza, non sull'immagine della persona:
se veramente esiste una forma anti-violenta di satanismo ben venga, nel senso
che sia di esempio per dimostrare che non serve uccidere o violentare per manifestare
il proprio credo. Occorre però camminare sempre coi piedi per terra, le parole
restano pur sempre parole, i pericoli invece provengono dai
fatti...................
Oggi, spesso e volentieri,
si cerca di trovare dei capri espiatori, definiti come diffusori delle
ideologie sataniste, ma su questo permettetemi di esprimere i miei più profondi
dubbi. Uno di questi principali capri espiatori è il metal o rock definito
satanico................grosso erroe.
Non possiamo dimenticare che
ogni individuo ha una sua mente, ha una sua individualità, ed una sua
personalità, e i suoi eventuali gesti delittuosi sono frutto della sua
iniziativa, piuttosto induco a riflettere “su altri” (diciamo) capri espiatori,
ad esempio una vita non felice, carenza d'affetto, frustrazione, sono tutte
"patologie" che, se
esasperate possono portare a gesti sconclusionati, ma dubito che il vero
pericolo derivi da pagliacci travestiti su un palco.
Non è il vuoto che porta al
male, bensì la desolazione, la paura, una persona amata, difficilmente
praticherà violenze gratuite qualsiasi esse siano.
Un conto è scrivere 666 (il
numero del diavolo) sul muro, un altro è uccidere nel nome del demonio, non
bisogna generalizzare tutti gli eventi, ma cercare di capirli nel profondo.
In Italia è stato lanciato
l'allarme, di fronte al sorgere di nuovi culti, si sono formate pericolose
sette, soprattutto nella zona del triangolo nero, che collega Torino a Londra e
San Francisco. Non sono luoghi casuali, a Torino c’è molta attività di messe
nere, San Francisco è la città nativa di Lavey, Londra quella di Crowley.
E’ importante conoscere le
date di importanza del satanismo acido, in maniera tale da essere preparati e
sapere quando e in che occasioni agiscono i satanisti. La vigilia dei morti, il
31 ottobre, il 2 febbraio, ovvero la festa delle luci, il 30 aprile, la notte
di Valpurga, importante per i Laveyani, le notti di luna piena e quelle di luna
nuova.
In Italia, i satanisti
aderenti a sette sono circa un milione, quindi un fenomeno contenuto, anche se
preoccupante.
Descriviamo le principali
forme di satanisti:
·
isolati: streghe e maghi, sciamani, si ritengono l’anti-dio, effettuano
fatture di dolore o di morte;
·
dediti a droghe, da cui le visioni demoniache;
·
psicotici, acidi, legati solo all'immagine del satana biblico contro il
dio cristiano;
·
tradizionali: quelli che effettuano messe nere, in realtà una fede
distorta della religione cristiana, pericolosissimi;
·
sadomasochisti, satanisti impuri dediti a perversioni sessuali;
·
seguaci di Baphomet: dio del divenire, il simbolo dell’essenza, sono la
minoranza;
·
carimastici : tendenzialmente religiosi in attesa della comparsa sulla
terra del satana buono, che ripari agli errori della precedente venuta, quella
del Cristo Salvatore;
Emerge chiaramente che i
veri satanisti pericolosi sono quelli che identificano in Satana: la loro
voglia di rivalsa sul dio che ha creato il genere umano, questi satanisti si
considerano infatti veri e propri demoni sulla terra.
Nel satanismo contemporaneo
l'influenza del Mago inglese A. Crowley è molto ampia, Crowley si prefiggeva di
distruggere la religione cristiana, forse questa è la principale differenza dal satanismo Laveyano, che si
prefiggeva
l'idea di distruggere il
cristiano, quindi la persona.
Analizzeremo ora nelle sue
varie forme le ripercussioni del credo di Lavey, dalle degenerazioni malate del
satanismo al più recente, ma meno considerato, movimento Wicca.
La sua è una strada
costellata da riflessioni tese a dissacrare violentemente chi espone i concetti
di bene e di male ancorati nella distorta concezione cristiana. La figura del
diavolo diventa una metaforica espressione, mitica fonte di liberazione dai
vincoli di terrore dell'uomo, il vero inferno è sulla terra e le sue fiamme
sono alimentate dai viziosismi cristiani, la morale cristiana è da rompere e
con essa la sua tendenza alla pedofilia, intesa come sfruttamento dei più
deboli volgarmente sfruttati. Parole e credenze difficili da giudicare. L'acqua
benedetta di dio ti acceca, quando non ne sei cosciente, la storia insegna sin
dal vecchio testamento: la ribellione da parte dell'angelo più lucente
attraverso il bagliore luciferiano, le urla degli uomini lacerati nel loro
ventre dal dio come impedite vergini di ferro, il disordine sulla terra, sino
alla presunta nascita di cristo, il caos totale, il male che pulsa dentro la
carne e attende solo di essere evocato, attraverso la propria sessualità,
attraverso il satanismo e il nazi-esoterismo...
Questo era Lavey, per
fortuna uno dei pochi a ribaltare la bibbia in chiave dell’odio in maniera
palese, volgare, scontata e inutile, un idiota che si spaccia per un semi dio
opposto, che crede nell'essere umano solo come macchina da guerra contro la
religione cristiana, ma penso che il tempo delle crociate o delle anti crociate
sia ben lontano. Sicuramente le parole malsane di un “simpatico” commediante.
Anche nella mediocrità della stregoneria Wicca sono
evidenti dottrine sataniste. Il segno di secondo grado è un pentagramma
invertito disegnato sul corpo. Il sacerdote Wicca invoca su di sè esseri
superiori, spesso tramite le candele o altri oggetti presenti nel cerchio
magico. Ogni culto celtico pagano ha delle discendenze dal satanismo, quindi diffidate
da chi prospera il movimento Wicca come pacifista ed anti-satanista, è una
grossa bugia.
Per finire, un monito, o
forse una domanda, che cos’è il satanismo?
E’ una cultura antica,
precedente alla nascita della religione cristiana, che purtroppo ha offerto
molti sbocchi dietro alla degenerazione della società che stiamo vivendo tutti.
Un consiglio, amiamo l'arte e usiamola per crescere e uscire dalla mediocrità ,
ma tramite i mezzi che possiamo avere non quelli che vogliamo o vorremmo avere.
COSA RAPPRESENTA VERAMENTE IL 666?
(Vincenzo
Ruggiero Perrino)
Nell’”Apocalisse” di
Giovanni, il testo che chiude la Bibbia, uno dei personaggi chiave è la Bestia.
L’Evangelista ne parla in questi termini: “Faceva
sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero
un marchi sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o
vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo
nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia:
essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.
Il 666 costituisce la somma
dei numeri interi da 1 a 36 (36 è il quadrato di 6). E tale simbolo è stato
associato a molti personaggi storici.
Diciamo subito che rappresentare
con i numeri (“666”) la cifra (“seicentosessantasei”) è comunque errato, in
quanto l’”Apocalisse” fu redatta in greco, prima della diffusione dei numeri
arabi. Perciò, l’interpretazione moderna del seicentosessantasei come
successione di tre cifre uguali è priva di qualsiasi fondamento.
Sappiamo che il sistema di
calcolo degli antichi greci e romani era basato sull’uso delle lettere
dell’alfabeto. Per scrivere il numero seicentosessantasei (in greco hexakosioi hexekonta hex), bisognava
affiancare le lettere chi (600), zeta (60) e digamma (6). Invece, per comporre il numero “666” come successione
di tre cifre uguali, occorreva scrivere digamma,
digamma, digamma. Ma, nei tempi antichi, non esisteva alcuna relazione tra
il numero seicentosessantasei e il numero composto da tre cifre uguali. Sicché,
tutte le moderne interpretazioni in questo senso perdono di significato.
Una delle interpretazioni
più affascinanti, squisitamente contemporanea, si basa sul valore fonetico del digamma. Infatti, tale lettera
dell’alfabeto greco si pronuncia come la w.
Quindi la cifra “666”, come successione di tre 6 di seguito, pronunciata,
risulterebbe essere, né più né meno, che la sigla www, familiare a quanti sono
soliti navigare in Internet. E, dicono alcuni, l’autore dell’”Apocalisse” ha
profetizzato l’avvento di Internet e della new economy (“nessuno potrebbe
comprare o vendere senza il numero della bestia”) e che il nome dell’uomo
descritto nel testo sacro sia quello di qualche plutocrate dell’informatica (in
particolare Bill Gates).
Un’altra interpretazione,
molto risalente nel tempo, si basa sul
sistema di scrittura numerica dei romani. I numeri latini si scrivevano
utilizzando le lettere M (1000), D (500), C (100), L (50), X (10), V (5), I (1).
Se le si mette insieme, si ottiene il numero milleseicentosessantasei
(MDCLXVI). Secondo questa interpretazione seicentosessantasei (DCLXVI) può
essere inteso come tutti i numeri esclusi il mille (M), cioè come un numero
finale analogo al “999”. Da qui, sarebbero discese le profezie, secondo le
quali il mondo sarebbe finito nell’anno mille. Ma lo stesso fluire del tempo ha
smentito questa interpretazione…
Rispetto ai personaggi
identificati con la Bestia, è curioso notare come essa sia stata accostata a
personaggi in vista durante gli anni. Abbiamo già detto di Bill Gates,
identificato con la Bestia da coloro che interpretano il 666 come un simbolo
del www. Ma c’è di più.
Quando Reagan fu eletto
presidente degli Stati Uniti, molti credettero si poter riconoscere in lui
l’Anticristo, dal momento che il suo nome completo, Ronald Wilson Reagan, era
composto di tre parole composte ciascuna da sei lettere, da cui veniva
precisamente 666.
Ma, in realtà, chi intendeva
rappresentare Giovanni nella sua “Apocalisse” con la cifra seicentosessantasei?
L’”Apocalisse” fu redatta
intorno all’anno 90, sotto il regno di Domiziano, promotore di sanguinose
persecuzioni contro i cristiani. L'autore, come si nota, invita gli
intelligenti a fare il calcolo. Pertanto, non si tratta di qualcosa che sarebbe
successo nel futuro e quindi che non si conosceva. Al contrario, è qualcosa
che si poteva calcolare con un po' di intelligenza. Poi, aggiunge che è la
cifra di un uomo. Che cos'è la cifra di un uomo?
Sembrerà strano, ma si
tratta di una particolarità tanto della lingua greca, che è quella che usava
l'autore, come di quella ebraica che senza dubbio conosceva.
Mentre nella nostra lingua
usiamo certi segni per scrivere le lettere (a, b, c) e altri segni differenti
per scrivere i numeri (1, 2, 3), in ebraico e in greco i numeri sono le lettere dell'alfabeto. Così, per scrivere l’1 si
usa la stessa lettera "a", per il 2 la lettera "b", ecc.
Ebbene, sommando le lettere
di qualsiasi nome si ottiene un numero che è la cifra del nome. Questo procedimento di sostituire le lettere di un
nome con il suo valore numerico era molto frequente nell'antichità. Anche la
Bibbia lo impiega molte volte.
Tornando al nostro caso, se
Giovanni dice che questo numero è la cifra di una persona e che l'intelligente
deve calcolarla, è perché c'è qualche persona conosciuta dai lettori
dell'”Apocalisse” il cui nome scritto in ebraico o in greco dava questa somma.
Giovanni, che era stato preso dai romani nel momento di scrivere il suo libro e
la cui vita correva pericolo, decise di avvertire i cristiani in un modo
velato, che pochi potevano capire, proprio per evitare che la polizia
imperiale potesse fare rappresaglia contro di lui.
Con tutta probabilità si
tratta qui dell'imperatore Nerone, infatti se si scrive il suo nome in ebraico
e sì fa la somma dei numeri corrispondenti alle lettere, il risultato è 666. Ma
non è finita qui…
Nella descrizione che
Giovanni offre della Bestia, dice due cose importanti: che ha sette teste, e
che sembrava ferita a morte. Riguardo alle sette teste, l’autore ci dice che:
“… sono anche sette re. I prime cinque sono caduti, ne resta ancora uno in
vita, l’altro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per
poco. Quanto alla Bestia che era e non è più, è ad un tempo l’ottavo re e uno
dei sette”.
I prime cinque imperatori
romani (Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) erano già morti. Il sesto
è Vespasiano. Poi verrà Tito (che durerà poco). L’ottavo imperatore è
Domiziano. Costui è l’ottavo imperatore, ma è anche uno dei sette che lo hanno
preceduto. Ciò significa che Domiziano, allora regnante, aveva scatenato una
feroce persecuzione contro i cristiani come Nerone aveva fatto a suo tempo.
Perciò, l’imperatore
Domiziano è visto come un Nerone redivivo. Perciò, Giovanni ci dice che la ferita
mortale della Bestia era stata curata: Nerone era ritornato per perseguitare i
cristiani! E perciò che, per identificare il nuovo nemico della nascente Chiesa
cristiana, egli gli associa il simbolo 666, che è né più né meno che la cifra
del nome di Nerone.
In definitiva, possiamo
concludere sul punto dicendo che il 666 rappresenta l’imperatore Domiziano. I
primi cristiani, che si nascondevano e occultavano le loro cose ai romani
persecutori, avrebbero conosciuto perfettamente la chiave.
(Vincenzo
Ruggiero Perrino)
Le origini del teatro
italiano risalgono ai rituali sacri e profani che, dall’alto medioevo in poi,
hanno continuamente arricchito tutta la tradizione, colta e popolare, delle
epoche successive. Dalle esperienze teatrali carnevalesche, sacre, o dai contrasti
amorosi si è sviluppata una linea riconducibile che è venuta a sfociare nella
commedia dell'arte. Con la commedia dell'arte il teatro italiano vive il suo
momento di massimo splendore: i «comici» portano le loro maschere nei più
famosi teatri e nelle principali corti d'Europa.
Successivamente, il teatro
italiano potrà annoverare tra i grandi una figura importantissima come il
Goldoni. Subito dopo, verrà l’Ottocento romantico e borghese; verranno il
decadentismo e la decadenza. Della commedia dell'arte sopravvivrà solo la
memoria delle maschere. In particolare, soltanto due maschere si salveranno dal
oblio totale: Arlecchino, cui lo stesso Goldoni ha donato l'immortalità, e Pulcinella,
indiscusso sovrano della farsa napoletana. Dalla farsa napoletana e dai suoi
ultimi grandi autori e interpreti Antonio Petito, l'ultimo Pulcinella appunto,
e Eduardo Scarpetta discendono direttamente Eduardo e il suo teatro.
Eduardo De Filippo nacque a
Napoli nel 1900, figlio naturale (come lo furono anche sua sorella Titina e suo
fratello Peppino) di Eduardo Scarpetta. Fin dalla tenera età di sei anni,
cominciò a calcare le tavole del palcoscenico, prima in ruoli minori, poi
acquisendo sempre maggiore consapevolezza del proprio talento recitativo,
infine, cimentandosi con crescente abilità nella pratica drammaturgica.
Eduardo si propone come il
continuatore di una grande tradizione, per la quale si può fare ancora una
volta riferimento ai comici dell'arte, che elaboravano i propri canovacci e
li mettevano in scena improvvisando i dialoghi e l'azione.
L'opera di Eduardo si può
dividere in prebellica (raccolta con il titolo Cantata dei giorni pari) e postbellica (Cantata dei giorni dispari). La prima fase della sua opera presenta
una tendenza più umoristico farsesca, benché non è possibile, né giusto,
operare una netta frattura all’interno del teatro eduardiano, sostenuto da
un’intima coerenza narrativa e stilistica. Infatti, ricorre sempre, sia nelle
opere giovanili, che in quelle della maturità, la struttura estremamente
geometrica dell’azione – antefatto, accadimento principale, morale. Inoltre,
anche il tema dei suoi lavori è sostanzialmente lo stesso: la vittima che
lotta, ora pateticamente, ora tragicamente, per non soccombere alla società e
alla storia.
Nelle sue commedie, egli
opera una mediazione tra specifici momenti storici (si veda la guerra di Napoli milionaria!), e quotidianità di
un popolo diseredato e talora oppresso, che, più che viverli, li subisce,
pervenendo poi a una forma di dolente autocoscienza, che però è raramente
frutto di un processo critico, ma piuttosto di un'esperienza individuale
drammatica e traumatica.
I personaggi di Eduardo sono
quasi sempre individui soli, non tanto per una libera e cosciente scelta,
quanto piuttosto perché residui di un’umanità emarginata rispetto alla storia;
i fatti, anche quando si situano in un contesto di rilevanza storica, sono
sempre privati e minimi. Pertanto, sarebbe un errore cercare nelle commedie di
Eduardo uno spaccato sociologico di Napoli, che egli sceglie sì come ambiente
prediletto delle sue commedie, ma che non racconta se non come habitat
metaforicamente eletto – per ragioni di affetto personale – come simbolo delle
grandi miserie e piccole virtù dell’umanità intera.
Tali caratteristiche
emergono fin dalla produzione prebellica, da Uomo e galantuomo (1922), suo primo lavoro in tre atti, giocato su
un incessante sovrapporsi di equivoci e di finzioni e mirante a mettere in
ridicolo un certo malinteso senso dell'onore; a Non ti pago (1940), apologo di esasperata e surreale comicità sulla
superstizione; fino a Natale in casa
Cupiello (scritta come atto unico nel 1931 e poi rielaborata in due e
infine, nel 1943, in tre atti), il cui protagonista, Luca Cupiello, presenta
alcune affinità con il Gennaro Jovine di Napoli
milionaria! Luca Cupiello è un padre di famiglia tutto sommato disprezzato
dalla moglie e dai figli, che non partecipa della loro vita, preferendo
rifugiarsi in un mondo di fantasia e di sogno, simboleggiato sulla scena dal
presepe cui dedica tutte le sue cure e le sue energie, e dal quale solamente
si aspetta compenso e gratificazione.
Con il 1945 arriviamo a
quello che Eduardo stesso volle indicare come momento di passaggio dalla fase
prebellica a quella della maturità di autore: Napoli milionaria!
La storia è molto semplice.
C'è un uomo, Gennaro Jovine, che, perduto il lavoro a causa della guerra, si
trova improvvisamente a scontrarsi con la realtà della sua famiglia, una realtà
che non conosce e che contrasta nettamente con i suoi principi, ma sulla quale
non può intervenire, essendone esplicitamente emarginato o nel migliore dei
casi, quando occorre, strumentalizzato. E c'è la famiglia: la moglie Amalia,
che la necessità prima e la corsa a un miraggio di benessere poi hanno spinto
alla borsa nera; i figli grandi, Amedeo e Maria Rosaria, abbandonati a se
stessi e di conseguenza avviati, in modi e termini diversi, su una cattiva
strada; la piccola Rita, immagine dell'innocenza ed elemento catalizzatore
della vicenda. Per un incidente occorso gli durante un bombardamento, Gennaro,
spettatore inconsapevole, viene deportato in un campo di prigionia in
Germania. Noi non assistiamo al suo calvario, la cui tragica realtà ci verrà
proposta, con grande risalto drammatico, dal racconto continuamente interrotto
che, tornato fortunosamente a casa, egli tenterà di fare alla famiglia e agli
amici. Ma nessuno è disposto ad ascoltarlo, in quanto tutti sono più propensi a
cancellare passato e presente attraverso la illusione di una vita
provvisoriamente e falsamente facile. Ma Gennaro ha acquistato una coscienza, e
sarà questa a prevalere, consentendogli di riunire nelle sue mani le fila
disperse e disgregate della famiglia, e con essa della vicenda.
Dal 1945 in poi, pressoché
ogni anno, Eduardo riapre la sua stagione con una nuova commedia, frutto di una
ispirazione sempre attenta al momento storico, ma mai banalizzata da cadute
nella pura «attualità».
Nel 1946, Eduardo propone Questi fantasmi!, storia di infedeltà
coniugale organizzata e vissuta attraverso il filtro della superstizione: in
essa seguiamo le vicende quotidiane di un intero palazzo, che nelle sue
tensioni e nel suo disordine rappresenta ed esemplifica, secondo la testimonianza
dell'autore stesso, lo stato di confusione e di incertezza del paese.
Ancora del '46 è Filumena Maturano, forse la più
universalmente conosciuta delle sue opere, rappresentata con grande successo in
tutto il mondo. E’ la dolente e amara storia di una donna che lotta per dare ai
propri figli un posto nella società: si tratta indubbiamente di uno dei momenti
più alti della intera drammaturgia italiana, per il rigore della forma e del
tema trattato.
Nel 1948, va in scena Le voci di dentro, amara riflessione sul
mondo appena uscito dalla guerra, in cui il sospetto e la paura reciproca
impediscono persino l’instaurarsi di un sentimento di pietà familiare. In
questa commedia, ancora una volta Eduardo si segnala per la genialità delle
trovate sceniche. Infatti, il personaggio di Zi’ Nicola, disilluso vecchietto
che, di fronte alla corruzione che lo circonda, ha preferito isolarsi nel
silenzio, si esprime «sparando» fuochi d'artificio che assumono, a seconda
delle circostanze, ritmo e significati diversi, cioè diventano linguaggio.
Altre novità vanno in scena
nelle successive stagioni: La paura
numero uno nel 1950, I morti non fanno paura e Amicizia (due atti unici) nel 1952, Mia
famiglia e Bene mio e core mio nel
1955.
Nel 1957, vede la luce De Pretore Vincenzo, rielaborazione
teatrale di una lunga poesia del 1948 (Eduardo fu anche poeta). Il
protagonista, un ladruncolo, che, per la riuscita delle sue imprese, si è
votato a san Giuseppe, dopo un colpo sfortunato, viene ucciso e arriva
addirittura in paradiso: si tratta di un paradiso quotidiano, senza solennità,
dove i santi sono raffigurati come nelle immaginette dell'iconografia popolare,
e in cui san Giuseppe, minacciando di andarsene se il suo protetto non sarà
accolto tra i beati, mette in crisi l'intero «sistema» celeste.
Seguono, nel 1958, Il figlio di Pulcinella; nel 1959, Sabato, domenica e lunedì; nel 1960, Il sindaco del Rione Sanità dà spazio a un ritratto della
giustizia in Italia; nel 1964, L’arte
della commedia, forse la commedia più pirandelliana di tutto il repertorio
eduardiano, illustra i rapporti tra il teatro e il potere.
Nel 1967, vengono proposti Il contratto, e soprattutto Il Sindaco del Rione Sanità. In
quest’ultima, il protagonista era un «buono», un «giusto», ma è stato tradito
dalla vita e dalle leggi, ed ha imparato così a servirsene, e a servirsi
dell'ignoranza e della superstizione (che da quelle stesse leggi discendono),
contro gli altri, a proprio esclusivo vantaggio.
Le ultime due commedie di
Eduardo sono Il monumento (1971),
denuncia della falsa retorica e del fanatismo patriottardo, e l’estremo
capolavoro Gli esami non finiscono mai (1973),
il cui protagonista, vittima consapevole dell'arrivismo cieco che la nostra
società ha offerto come unico metro conoscibile di affermazione e di valore al
suo ambiente piccolo-borghese, ripropone nel terzo atto il personaggio che non
parla, e che qui si esprime solo attraverso i gesti e i moti del viso, con
esiti scenici di straordinaria efficacia.
Eduardo è morto nel 1984.
Durante i suoi ultimi anni, più volte, si era detto amareggiato della
situazione di degrado morale e sociale in cui versava Napoli. Purtroppo, la sua
voce sdegnata non è stata mai ascoltata a sufficienza: destino comune a quanti
come lui si sono posti come continuatori e cantori della tradizione, ma anche
come portavoce di nuove e moderne istanze sociali e culturali.
Concludiamo questa
panoramica sulla vita e l’opera del grande drammaturgo presentando un breve
stralcio tratto da Natale in casa
Cupiello. Si tratta di alcune battute prese dall’inizio del secondo atto.
Si noti, come l’autore tratteggia l’amore per il presepio del protagonista, e
la di lui reazione di fronte alla scettica noncuranza del suo ospite, amico del
figlio, che lui non esita ad accomunare per via della freddezza dimostrata al
suo lavoro sul presepio.
LUCA (vedendo Vittorio) Chi è?
CONCETTA (premurosa che Vittorio
vada via) E n'amico 'e Nennillo...
se ne steva ienno... (A Vittorio) Andate,
andate... Buonasera...
LUCA Un momento. Chesto che
cos'è... E questo il modo di trattare la gente?... (Guarda Vittorio compiaciuto) Siete amico di mio figlio?
Bravo. Mi fa piacere che s'
'a fa' con persone degne... Come si dice? Fattella cu' chi è meglio 'e te e
fance 'e spese... (Sempre piu'ammirato) Tenete
pure i guanti... bravo! E avete visto il presepio?
VITTORIO No...
LUCA (con rimprovero a Concetta) Nun
ce l'he' fatto vede', è ove'?
CONCETTA (gli volta le spalle con
un gesto d'impazienza) Lucarie’, mo'
penzavo 'o presebbio...
LUCA (orgoglioso lo mostra a
Vittorio) Ecco qua. Bello, eh?
Questo l'ho fatto tutto io...
VITTORIO (per compiacerlo, ma
assente completamente) Possibile?
LUCA Sicuro. Sano sano...
VITTORIO (c. s.)
Tutto voi?...
LUCA Tutto, tutto. E contrastato in famiglia. Qua
non mi capiscono... Io faccio il presepio perché quando avevo i figli piccoli,
lo facevo... Sapete, era un'allegrezza... E anche adesso che sono grandi, io
ogni anno debbo farlo... Mi sembra di avere sempre i figli miei piccoli...
Sapete... anche per religione. E’ bello fare il presepio... E l'ho fatto senza
l'aiuto di nessuno...
VITTORIO (sempre indifferente e leggermente ironico) E
tutta quest'erba, voi pure l'avete messa?
LUCA (compiaciuto e orgoglioso) Io.
VITTORIO (c. s.)
Bravo.
LUCA (è incerto se Vittorio parla sul serio o lo prende sorride) Già...
VITTORIO (c. s.)
E tutta questa neve... sparsa così bene... l’avete messa voi?... senza l'aiuto di nessuno?
LUCA (c. s.) Io la metto e io la
levo. Quando sono passate le feste, conservo tutto: sugheri, pastori, erba... e
quando viene un’altra volta Natale, prendo tutta la roba e faccio il presepio
un’altra volta...
VITTORIO Bravo!
LUCA (lo
guarda, poi a Concetta piano) Chisto me pare che me sfruculea…
CONCETTA
(seccata) E si capisce…
LUCA E chi ce 'o fa fa'?... Io 'o scasso qualcosa
‘nfaccia (Ritorna, Vittorio ripreso dalla sua mania per il presepio) Mo'
so' ghiuto accatta’ i re Magi che s’erano rotti…
VITTORIO
Bellissimi. E… questi pure li avete scelti voi?…
LUCA
Io proprio
VITTORIO
Bravo!
LUCA
(lo guarda, poi) Va bene. Voi siete
amico di mio figlio, è vero?… ho capito tutto.
[da
Natale in casa Cupiello, secondo
atto].
RECENSIONI
CINEMATOGRAFICHE
“La
regina dei dannati”
(Darkdavide)
Genere
:vampiresco
Da
non perdere. Finalmente una pellicola in
visione moderna sui
vampiri. Niente bare, ululati, nè
lune piene e tantomento paletti in frassino, questo film narra di Lestat, un
ragazzo che viene morso dal vampiro Marius, e
diventa a sua volta
vampiro in quanto prescelto. Ma nella dimora imperiale di Marius
dove Lestat apprende le arti del mestiere, Lestat scopre
la statua della regina dei dannati, Akasha, madre di
tutti i vampiri, e
le morde il braccio
miracolosamente fonte di
sangue, risvegliando cosi la regina sanguinaria. A questo punti lo
scenario si trasferisce, Lestat lascia la casa di Marius e si addormenta nel
terreno ma dovrà risvegliarsi per essere unito ad altri vampiri
contro la tirannia di
Akasha. Però si risveglia
nell’America del XIX secolo, e cosi si adegua ai tempi,
diventa rockstar, crea una band
di dark metal e effettua un unico
concerto a Death Valley dove da appuntamento a tutti i vampiri che non hanno il
coraggio di mostrarsi e li sfida.
Durante il
suddetto concerto avviene
uno scontro tra Lestat e i vampiri nemici, e sono
immagini spettacolari, fino a quando
dal nulla compare
e interviene Akasha
sotto lo sguardo incredulo di Marius, che si porta via in volo
Lestat. Lui e Akasha si amano ma in realtà Lestat sta
tendendo una trappola alla bella Akasha, non ha tradito i compagni, e
bevendo il suo sangue più
del dovuto la indebolisce e la rende facile preda degli
attacchi degli altri vampiri che cosi la uccidono……..
Cosi Akasha muore e Marius e Lestat diventano i due
progenitori di una stirpe di vampiri buoni di cui Lestat musicista di dark
metal. Al cinema oppure in videocassetta.
“Il vangelo secondo Matteo” (Maria Luisa)
(Italia, 1964, b\n, 142min, regia di Pier Paolo Pasolini)
Uno dei film più poetici e silenziosi
del grande regista, un
film ricco di volti, sconosciuti (come era
consuetudine dell'opera pasoliniana), colmo di espressioni intense e
comunicative.
Una delle versioni più belle
e fedeli del racconto evangelico. Un film quindi ripulito dalla classica
iconografia religiosa.
Pasolini scopre un'immagine poetica
dei personaggi e la
telecamera pare invaghirsi
follemente della verità degli sguardi profondi e puri di Maria ancora
giovane, ma anche di Giuseppe e dei suoi legittimi dubbi, le sue esitazioni
e poi la luce della verità nel
volto brillante dell'Angelo.
Anche le comparse sembrano esser protagonisti, i loro volti regalanouna dignità incredibile.
Alcune scene ricordano raffigurazioni quattrocentesche. Da segnalare inoltre la
scelta perfetta delle musiche, cornice
adeguata a lasciar godere
lo spettatore della
poesia sublime che
Pasolini delicatamente sfiora e trasmette.
Questo film suscitò numerose polemiche, Pasolini lo dedicò "alla cara, lieta, familiare
memoria di Giovanni XXIII", fu premiato
dalla giuria del festival di Venezia, tra i clamori di alcuni
e gli sputi dei fascisti. Tra le
comparse "importanti"
coinvolte cifurono: Natalia Ginzburg,
Rodolfo Wilcock, Alfonso Gatto, Giorgio Agamben, Enzo Siciliano, Fancesco Leonetti
e Enrico Maria Salerno nella voce di Cristo. Per gli amanti delcinema di
culto...imperdibile.
“Le
ali della libertà'”
(Beth)
(The Shawshank
Redemption)
di Frank Darabont-Usa 1994 con Morgan Freeman, Tim Robbins
Questo film è stato tratto da un romanzo
di Stephen King, ma si è assolutamente fuori strada se
si pensa di imbattersi nel classico
film horror. Il regista Darabont, al suo esordio, riesce con grande
naturalezza ad affrontare un tema, quello carcerario, che in America ha
una storia importante. Egli riesce
a dare freschezza
ed interesse a
figure quali: il carceriere odioso ed aguzzino, al direttore carogna,
al prigioniero cattivo e a quello più umano; ma evidenzia
anche i vari riti che si svolgono all'interno del carcere come i lavori
forzati, l'ora d'aria, il lavaggio dei carcerati etc.
Se si attribuiscono i meriti dell'originalità dei
personaggi al regista, quelli che riguardano
la grandezza cinematografica devono però essere rivolti in egual
modo tra regista appunto ed attori
(Morgan Freeman, candidato anche all'Oscar e Tim Robbins). Questi ultimi
pur non essendostati scoperti con
questo film mettono
in risalto la loro capacità di calarsi pienamente nei panni
dei protagonisti. E' un film che
punta molto sulle
scene d'insieme, ma questo è fondamentale,
poichè si svolge quasi totalmente all'interno di un carcere. Non bisogna
però rimanere sconvolti da quest'ultima cosa, infatti non
annoia neppure per pochi secondi.
Non mancano momenti di grande tristezza e di commozione
egualmente ripartiti con momenti di tensione. Molti di voi avranno avuto modo di averlo già visto non
essendo un film nuovissimo e quindi mi daranno atto di ciò che ho scritto,
ma per chi non avesse avuto ancora modo di vederlo è senza ombra di
dubbio giunto il momento. Buona visione.
“La
ragazza sul ponte”
(Keenan)
C'è
una ragazza su un ponte ed è lì che
guarda giù, quando un uomo,
un lanciatore di
coltelli, le propone, dato
che pare non
abbia piu' nulla da perdere, di lavorare per lui...è
notte, una notte di Parigi, una di
quelle notti in cui tutto può cambiare, in
cui qualcosa di magico
sta per mostrarci presto un sole ben diverso da
quello che solo qualche ora prima era tramontato.
Ma sono i nostri occhi ad
essere cambiati. Lei decide
di seguirlo, con qualche
dubbio, talvolta scettica, ma anche curiosa, già
un poco affascinata, lei è
una ragazza che si è sempre fidata del mondo e degli uomini e
pare che non sia stata sempre
una grande idea, dato
che si trovava su un ponte...lui stesso non è proprio un vincente e il lavoro che fa non è certo
quello di un manager o un avvocato o un
qualsiasi professionista (ma allora
probabilmente questo film
non mi sarebbe piaciuto) e l'ambiente che vivono
e che seguono è quello
dello spettacolo e del
rischio, del gioco e dell'azzardo, ma
come un quadrifoglio che era stato spezzato e che in un sogno si
ricompone, loro trovano la fortuna,
passeggiando qua e
là per l'Europa, ma
sempre piu' giu', per l'Italia, poi in crociera... senza fare mai l'amore,
anzi facendolo sempre, perchè i brividi dolci
dell'amore loro li provano quando lui lancia i coltelli e la
vita di lei è nelle sue mani...totale empatia,paura e
piacere mescolatisi come colori dell'alba, follia, forse, ma la follia è l'oro
dei poveri e dei sognatori inquieti.
E quando provano a separarsi la fortuna si spezza e li perde, forse sta
guardando da un'altra parte e a chi ha
amato verrà facilmente
in mente come è difficile e bello
amarsi e resistere e come è facile, una disattenzione, un errore e si è già distanti.
Beh, il finale non ve lo dico, non voglio
togliervi il gusto e il sorriso nel vedere questo film in un
bianco e nero intimo e intenso(ma i colori li troverete tutti nel vostro
cuore!) con una canzone della Marianne
Faithfull epica e dolorosa come solo lei sa essere, e poi, e poi un Daniel Auteil in stato di grazia e
una Vanessa Paradis
brava anche nel ricordarci che si può essere belle senza
bisogno di fare calendari. Dimenticavo: il film è di Patrice Leconte (forse il
suo migliore).
MUSICALI
“UP” PETER
GABRIEL
(Virgin/Realworld)”
(Symo)
Dopo interminate attese e sovrumani silenzi Mastro Gabriel è tornato a deliziarci con un'opera di inaudita bellezza. Disco ricco, dalla complessa tessitura musicale, di fatti ogni brano è composto da più di 100 idee sonore, inoltre i suoi testi sono di una profondità ammirevole. Peter parla di paura, nascita, crescita, morte e disgusti personali. Menzione a parte meritano “No way out” e “Signal to noise”: la prima la perla in un disco capolavoro, dall'apertura jazzy di gran classe al tanto semplice quanto bel riff di chitarra e il testo ritrae con vivido realismo un incidente stradale. La seconda è più un trattato filosofico. La musica parte piano per poi sfogarsi con un crescendo di orchestra mozzafiato. Questa volta Gabriel si cala nella parte di artista e si interroga su come l'arte possa essere un segnale lanciato ai posteri attraverso il caos della morte. Un vero e proprio capolavoro. Grazie mille Mastro Peter, valeva la pena di soffrire cosi tanto.
“Darkness” è un trattato sulle paure. E' come stare sulle
montagne russe: un attimo la voce di Peter è suadente, ti
accarezza, la musica è dolce
e subito dopo urla
filtrate, musica aggressiva e
voce secca e dura. Lui ti
ammonisce: 'Non dirmi che va
tutto bene'. Deliziose le
risate folli in lontananza alla
fine del pezzo.
“Growing up”: genio puro. Condensa in
pochi istanti la nascita di un individuo e riduce ad una
filastrocca la crescita
e la scoperta
del mondo. Musicalmente complesso, composto dai più disparati suoni
campionati il tutto si lega ad un ritmo ballabile basilare, primordiale.
“Sky blue” è Gabriel allo stato puro. Bella, piena di enfasi, mi ricorda cose
tipo “Mercy Street”.
“No way out”: la perla del disco. Si
apre con un'andatura jazzy per poi introdurre un riff di chitarra molto
semplice, ma devastante. Il testo
racconta un'incidente stradale ed è di un vivido realismo: l'uomo per
terra, la gente che si accalca, la chiamata e il pensiero terribile 'dio fa che
non sia...tu'.
“I Grieve” ci era già nota grazie alla colonna
sonora del film di “City of
angels”. Nel disco è stata ripresa e arricchita con
poco: aggiungendo ritmo la dove prima non c'era è diventato una canzone
molto più profonda.
“The Barry Wililams show”: canzone singolo
ritmata, critica a certa deprecabile televisione del dolore. Avrei da
proporre però una seconda chiave di lettura: fino a qui l'autore ci aveva
proposto la
storia di uno qualunque, la nascita, la crescita, le paure fino a quando
tutto viene cancellato in un istante e la perdita è un
sentimento lancinante da
sopportare. Barry williams ovvero come la vita può sembrarci insignificante dopo
la morte di una persona cara.(Se avete altre proposte
mi piacerebbe leggerle).
“My head sounds like
this” è uno strano
oggetto, un curioso pastiche
beatlesiano, un'incontro di effetti
sonori e bizzarria gabrieliana. Poche immagini
quotidiane per raccontarci dei guai di una mente che lavora ad una
velocità impossibile per il corpo da sostenere.
“More than this” è una
bella canzone, personalmente mi
ricorda un pò “In your eyes”, e ha un piglio ritmico
interessante costruito sui poliritmi. Il testo parla della speranza che ci sia vita dopo la morte.
“Signal to noise” non è una canzone, ma
un trattato di
filosofia: tutto quanto musicalmente è impiegato per far risaltare la
voce di Peter e del compianto Nusrat Fateh Ali Khan. Invece il testo
gira sul rapporto Segnale/Rumore. Per
una volta Gabriel si cala nelle
vesti di artista, quale egli è, e si interroga su come la sua arte e l'arte in
genere possa rappresentare il segnale da lanciare ai posteri
attraverso il caos e il rumore della morte.
“The drop” è il classico pezzo voce-piano. E' di una
malinconia e di una bellezza
mozzafiato. La voce rotta e intensa ci racconta della difficile decisione di un
uomo che si trova su un aereo e non sa se buttarsi oppure no. La fine. La fine
dell'individuo e la fine del disco.
Un capolavoro, grazie ancora Peter.
“Tornando
a casa” – Rocco De Rosa
(Roberto
Bacchiocchi)
Straordinario
ed emozionante, il nuovo album di Rocco De Rosa, mischia suoni e umori
differenti. Grandi musicisti per un disco dagli odori intensi.
Non
sempre sono i suoni. Non sempre sono le parole. E spesso neppure i testi.
A volte sono odori e colori che disegnano il corpo
delle canzoni. E che diventano suoni, parole e testi. Non capita di frequente,
però. Nella maggior parte dei casi è l’ascoltatore che ci mette del suo. Che
trova, amore smodato di fan, passione e vigore anche laddove non ci sono. Che
riesce ad apprezzare un disco brutto e ad appassionarsi incondizionatamente ad
un artista. Ma quando si esce da una libreria con un cd dopo esservi entrati convinti di
acquistare un libro la sensazione è diversa.
Perché
quel cd diventa più libro del libro ipotetico che si sarebbe potuto acquistare.
E perché non c’è nulla da chiedere a quel cd inaspettato, nessuno sforzo da
compiere per farcelo piacere e per rientrare dei soldi spesi. Niente di tutto
questo perché quel cd, che si è sostituito al migliore dei romanzi che avremmo voluto
leggere, ha già compiuto il miracolo di sorprendere. E all’ascoltatore non
resta che lasciarsi emozionare.
Come quelle vecchie case di campagna che stanza dopo
stanza, madia dopo madia, rivelano odori antichi e profumi inebrianti, il nuovo
lavoro del musicista lucano Rocco De Rosa ha il sapore caldo di una sera di
primavera. E tutti i profumi di una stagione ricca e sensuale.
Refolo di vento e brezza leggera che passano veloci
e lasciano capelli arruffati e aria più fresca, Rotte distratte, arriva lieve al cuore ed emoziona per la sua
disarmante purezza. Niente a che vedere con l’idea di un disco new age e di
moda, il nuovo lavoro di De Rosa si dipana attraverso l’intreccio di note del
piano, elemento portante dell’intero album.
Ancora una volta, il sin troppo abusato concetto di
“villaggio” si ripresenta nella sua accezione più autentica e profonda. E si
spiega visivamente attraverso le immagini di copertina, con i tegami in primo
piano e un Vermeer sullo sfondo. Attraverso il chiaro scuro della luce che
filtra dal’alto e che restituisce forma e colore agli oggetti. Lungo le assi di
legno che sorreggono una foto antica in bianco e nero e le fronde di piante
riflesse sul muro. Il villaggio di Rocco De Rosa è un luogo del cuore, una casa
dove vivere la quotidianità fatta di fornelli e di quadri, di immagini e di
ricordi. Un ambito nel quale muoversi e dove trovare la propria dimensione,
ovvero il contesto nel quale fondere l’ancestrale lucano con l’etnico africano,
le voci di un coro arberesh come quella ,
straordinaria, di Yasemin Sannino. Non è quindi un caso che il gruppo di
musicisti di questo lavoro si chiami proprio Hata che, in lingua kikongo, vuol
dire proprio villaggio. Non è un caso che la voce maschile e le percussioni
appartengano al congolese Martin Kongo.
Anche il concetto di canzoni ne risulta compromesso,
per certi versi sconvolto. L’arpa di Giuliana De Donno si contrappone
emozionalmente alle note festose e vivaci della Etruria Criminale Banda che
riempie il vuoto di malinconie mai sopite. Tra la Lucania di De Rosa e l’Africa
di Kongo c’è di mezzo la vita. Che da una parte sono i fornelli da accendere
per alimentare gli appetiti della carne. E dall’altra è il quadro che, caduto
in un angolo, aspetta di essere appeso per appagare lo spirito.
Il lungo navigare attraverso rotte solo
apparentemente distratte confluisce in un ambito territoriale indefinibile.
Come certe sere dove si sentono profumi così intensi che sembra di stare
altrove. Come certe note, dolci e lievi, che nel brano di chiusura, A casa, sono al tempo stesso abbraccio
forte per il ritorno e pacca sulle spalle per un nuovo viaggio.
LETTERARIE
“I ragazzi della via Paal”
(Darkdavide)
Autore :Molnar
Un libro
apparentemente comune, la storia di ragazzi appartenenenti a bande di
quartiere. Ma i ragazzi della via Paal ancora oggi, ogni volta che lo rileggo,
mi trasmetti diverse emozioni.
La vicenda è ambientata nell’est europeo, e narra di questo gruppo di ragazzi tutti
iscritti allo stesso liceo, che giorno dopo giorno costruiscono i propri sogni
un un campo situato proprio in via Paal, da cui il titolo del libro. I ragazzi
si dividono in gerarchia militaresca con
proprio di gradi di ufficiali e soldati semplici per rendere piu interessante
il loro gioco, influenza tipica dell’ordinamento politico dell’ est europeo
negli anni sessanta. Tutti hanno un grado, escluso Nemecksek, unico soldato
semplice, che si rivelerà invece futuro eroe. Il fulcro del racconto è legata
alla sfida ricevuta da un gruppo rivale, le camicie rosse, capeggiate da Feri
Ats, mentre i ragazzi della via Paal sono capeggiati da Janos Boka, questa
sfida viene lanciata perchè l’orto botanico -ritrovo delle camicie rosse- è
poco adatto al gioco del pallone come il
campo di via Paal .
Nemecksek, per carpire i segreti degli avversari, si
addentra di nascosto nel giardino botanico, ma viene trovato purtroppo in
assenza di Feri Ats, e viene sottoposto ad una punizione per lui dura dato il
suo docile fisico, mezzora immerso totalmente nell’acqua gelata. Boka e Feri
Ats verranno sempre messi in evidenza nel romanzo come ragazzi responsabili e
con la testa sulle spalle. Lo scontro decisivo avviene proprio nel campo della
via Paal, e sono tutti presenti i ragazzi delle due bande rivali, escluso
Nemeckseck che a causa del bagno fuori programma e gravemente malato.
La disputa sembra favorire le camicie rosse,
specialmente quando Feri Ats è intento a liberare i prigionieri catturati dai
ragazzi della via Paal durante la battaglia, ma a questo punto dal nulla emerge
l ‘eroe: Nemecksek, il ragazzo malato, che con tutta la sua forza rimasta
solleva Feri Ats e lo butta per terra sconfiggendolo, per le leggi della
guerra. Per questo gesto Nemecksek verrà nominato capitano e non sarà più un
soldato semplice.
Di fronte alla casa di Nemecksek, Boka e Feri Ats
affrontano nel dolore la notizia della morte del piccolo Nemecksek, morto per
salvare il campo di via Paal, culla dei suoi sogni, che non si avvereranno mai.
Boka si reca al campo terreno di tante esperienze e
della battaglia vinta, però viene a conoscenza che su quel campo sorgeranno
delle nuove case, e piange, perché ciò per cui hanno lottato, per cui Nemecksek
è morto, si è rivelato inutile. La morte del piccolo eroe.
Inivito caldamente tutti alla lettura di questo libro e ad assaporarne dall’inizio alla fine tutte le emozioni che regala.
Prefazione di Moni Ovadia
Universale Economica Feltrinelli
Questo è uno di quei libri che parlano al cuore. È
un libro che ti sconvolge, che rovescia il tuo modo di pensare, di vedere le
cose, se ti lasci penetrare cambia anche il tuo modo di vivere.
È una raccolta di racconti, racconti di quelli veri,
di quelli vissuti, scritti da Gino Strada, il più famoso chirurgo di guerra, il
fondatore di Emergency. Sono racconti tutti diversi: cambiano le persone, i
luoghi, le situazioni; ma se leggi attentamente sono tutti uguali: parlano
del dolore. Il dolore non ha preferenze
di età, di sesso, di Paese: il dolore è dolore, e basta. Questo è il dolore di
persone che di pace ne hanno conosciuta ben poca, ma che cercano nonostante
tutto di andare avanti, di vivere, di riscattarsi. Cercano di fare una vita il
più possibile normale, svolgendo il lavoro che hanno sempre fatto, l’unico
lavoro che può dargli di che vivere, e anche di che sperare. Mentre però
lottano per la sopravvivenza, ancora una volta la guerra sconvolge la loro
vita, e si accorgono che il nemico non se n’è ancora andato. Scoppiano sotto i
loro piedi le mine antiuomo. Qualcuno muore, qualcuno rimane “solo” menomato.
Le vittime sono soprattutto bambini. Il titolo del libro si rifà proprio ad un
tipo di queste mine, i pappagalli verdi. Mine che assomigliano a giocattoli,
fatte apposta per attirare i bambini. Ma non esplodono subito, queste mine,
bisogna giocarci, schiacciarle, usarle. Il massimo della malvagità. Come dice
Moni Ovadia nella prefazione: “Le mine antiuomo, paradigma di viltà, strumenti
di morte proiettati nel futuro delle giovani generazioni che prediligono i
bambini perché sono il futuro delle genti, vengono prodotte e disseminate da
uomini “decenti” che siedono nelle assise internazionali e commerciate da
insospettabili uomini d’affari con dovizia di illustrazioni sulla loro
efficacia. Questi fiori metallici dell’infinita infamia umana lacerano,
accecano, sbrindellano, cancellano parti di vita (…)”.
Che dire poi dell’autore del libro? Possiamo vederlo
ancora una volta con lo sguardo di Ovadia: “(…) Gino Strada ricorda i principi
fondamentali dell’antropologia ebraica: noi tutti discendiamo da un solo uomo
perché nessuno possa dire il mio progenitore è meglio del tuo. Ciononostante
siamo tutti diversi l’uno dall’altro perché non siamo la semplice replica di un
modello, ma un unicum insostituibile che per questo contiene in sé l’umanità
tutta. Dunque, chi salva una vita salva il mondo intero (…)”.
Vorrei concludere con le parole di Gino Strada che
introducono ed iniziano il libro. Ma vorrei anche ricordare che persone come
lui non sono solo da ammirare, ma anche da imitare, perché c’è un pezzetto di
Gino Strada in ciascuno. Abbiamo voglia di tirarlo fuori?
“Non essendo scrittore, ho cercato di percorrere
l’unica via possibile, quella della memoria, e lasciare che fatti e persone,
pensieri e sensazioni, si trasformassero in parole scritte. Le piccole storie
di questo libro non hanno ordine cronologico, né geografico, né tematico. Sono
solo dei flash trascritti come ricordi ritrovati. (…) Spero solo che si
rafforzi la convinzione, in coloro che decideranno di leggere queste pagine,
che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare
dall’altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio.”
“Il vecchio e il mare” – Ernest Hemingway
(Maria Luisa)
Tempo fa mettevo mano nella biblioteca di mia nonna,
tra romanzi d’ogni tipo e libri per bambini, (per noi che eravamo stati i suoi
piccoli nipotini). Ad un tratto l’attenzione veniva rapita da un libro piccolo,
ma con un’edizione bellissima, lo chiesi in regalo e come sempre, mia nonna non
seppe dirmi di no. Tra le mani avevo un libro veramente speciale, un piccolo
gioiello della vita quotidiana di un vecchio pescatore e del suo rapporto col
tempo, il mare, il baseball e gli abitanti del mare. Questo romanzo è dedicato
al rispetto, quello del ragazzo verso il vecchio e quello del vecchio verso il
mare e il pesce che lo porterà allo sfinimento. Racchiudere la bellezza della
descrizione di Hemingway sarebbe in ogni modo riduttivo, certo è che questo
romanzo va preso come esempio per la poesia dei suoi tempi: delicati, spesso
silenziosi e scorrevoli come una carezza, ma soprattutto per la bellezza dei
sentimenti per le piccole cose…
Ciò che più mi ha colpito è la grandezza dei
pensieri del vecchio, il suo modo quasi infantile di vedere la vita dei pesci,
la loro fedeltà verso i compagni e il suo rispetto di fondo per le prede stesse
che caccia per sfamarsi e vivere, la sua commozione davanti alla vita degli
abitanti del mare con cui inevitabilmente entra in contatto e la straordinaria
descrizione della sua battaglia con un pesce forte e degno di sé, tale che lo
porterà al largo e allo stremo delle forze.
Il vecchio non si sente diverso dai pesci che pesca,
c’è in lui un sentimento di solidarietà spiccato e immenso verso tutte le
creature del mare…..ma nulla meglio delle parole dell’autore possono rendere
quanto sto tentando d’esternare:
“…il vecchio era troppo semplice per chiedersi
quando avesse raggiunto l’umiltà, ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che
questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio…”
“..il vecchio pensava al mare sempre al femminile e
come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o
malvage era perché non poteva evitarle. -La luna lo fa reagire come una donna-
pensò”.
“…l’uomo non è fatto per la sconfitta, può esser
ucciso, ma non sconfitto”
(Darkdavide)
UN RICORDO LONTANO, UNO SGUARDO FUGGENTE, E' TUTTO
QUELLO CHE RICORDERO’ .
Niente era certo, tutto era un forse, ma pian piano
cresceva. Ed era l'inizio del mito.
Quattro studenti inglesi, membri della “School Art of Music” più prestigiosa di
Londra, destinati a conquistare il mondo.
Richard Wright, Nick Mason, Rogers Waters, Syd
Barrett, dalle ceneri dei sogni adolescenziali, formavano i T-seat, un gruppo
pieno di paure. Fecero qualche sporadica apparizione all’Ufo Club di Londra,
interamente ad uso di gruppi emergenti. Era il 1967. La musica dei T-set
spaziava dal blues alla psichedelia e, mentre Syd Barrett cambiava il nome del
gruppo in Pink Floyd, ( dal nome di due suoi musicisti amati, Pink Anderson e
Floyd Council: interpreti di musica blues), un artista illustre, osservava
attentamente le loro esibizioni.
George Harrison, membro dei famosi Beatles, segnalò
alla sua etichetta discografica i Pink Floyd come gruppo di sicuro avvenire, e
fu l 'inizio di una carriera strepitosa.
I Pink Floyd ebbero tre epoche diverse legate a tre
figure diverse nella personalità:
·
Syd Barrett
Il genio sregolato, la mente più contorta del
gruppo, il personaggio più adatto a spaziare fra i suoni della psichedelia più
pura: “The Piper at the gates of dawn” e “A Sacerful of secrets” ne
rappresentano due pietre miliari, il
primo più esteriore ed il secondo più introspettivo.
Purtroppo però Syd degenerò sia nella sua
collaborazione artistica con il gruppo in quanto ai concerti cominciava a non
suonare o a non presentarsi, sia nella sua vita privata dove l'abuso di droghe,
specialmente allucinogene, influiva molto sulla sua personalità rendendola
aggressiva e violenta. Per questi motivi fu allontanato dal gruppo. Il
chitarrista che prese il suo posto fu David Gilmour, anche lui membro in
passato della School Art, suo malgrado amico di Syd Barrett. Ora il gruppo rock
aveva bisogno di una guida:
·
Roger Waters
Il bassista del gruppo e l’autore dei testi già ai
tempi di Syd Barrett; doveva trovare una nuova identità per il gruppo perchè,
nonostante i due album realizzati dal 1969 al 1971 fossero accettabili, nè
“Atom heart Mother” nè “More” (colonna sonora) riuscirono ad abbandonare le
influenze del recidivo Syd Barrett che comunque partecipò ancora con i Pink
Floyd come session man.
Nel 1971, appunto, esce “Meddle”. In apparenza un
album strano e incomprensibile, dove addirrittura la canzone n° 4 è un duetto
tra chitarra acustica e cane, ma due tracks su tutte lasciano intravedere il
primo passo dell'evoluzione.
“One of these days”, canzone strumentale, che
inserisce nel panorama musicale le influenze elettroniche, con i
sintetizzatori, riporta un pò al concetto dell 'attuale musica techno, (da
osservare che era il 1971), ma il capovaloro dell'album è “Echoes”: una track
suonata in quattro tempi, all'inizio riscopre antiche polveri di musica
psichedelica, si evolve successivamente in canti di ispirazione gospelliana
accompagnati in un rock and blues di rara armonia, lasciandosi andare poi in
strabilianti assoli glam rock (di Gilmour), assoli che poi segneranno in
positivo la sua carriera artistica.
Dopo due anni di assiduo lavoro e di esperienze per
il mondo(celebre nella memoria il Live a Pompei), dalla mente di Waters nasce
“The Dark side of the moon”.
L'album per eccellenza, un capovaloro di poesia.
Waters pensava che dopo questa sua creazione non sarebbe più stato in grado di
scrivere e di comporre, l'album vendette oltre trenta milioni di copie.
I testi designano una sottile malinconia e frustazione
dell'essere: “e non ho paura di morire, anche se la diga cede e non c'è spazio
sulla collina e se c'è qualcuno nella mia testa, non sono io, allora, respira,
parti ma non lasciarmi, corri, dimentica il sole, perchè è eclissato dalla
luna,e quando lo avrai perso, ti rivedrò, sul lato oscuro della luna.” Il
gruppo fornì una prestazione strumentale di alto livello tale da sostenere una
giusta espressione per questi versi.
“The Great gig in the sky” è un duetto tra organo e
coriste, “Money”, primo brano della storia suonato sul tempo di 7/4, manifesta
partiture blues invidiabili al miglior blues man, sono tutte gemme sonore di un
gruppo destinato a essere ricordato.
Nel 1975, dopo un periodo di riposo, il gruppo si
ripresenta sul mercato con due album successivi, “Wish you were here”,
interamente dedicato a Syd Barrett, definito come un pazzo diamante in un album
semplice ma lineare, e “Animals”, uscito nel 1977, un album dai contenuti
stravaganti ma eccellente nella composizione sonora, tutte sperimentazioni
comunque per arrivare al capolavoro per eccellenza.
1979. L'anno della definitiva consacrazione. “The
Wall”. Un album spettacolare che pochi sarebbero riusciti dopo un successo come
“The dark side of the moon”.
Roger Waters racconta il dolore umano che porta
dentro in seguito alla morte del padre in guerra, la seconda guerra mondiale,
l'album è interamente dedicato alla morte, sia fisica che mentale, esteriore ed
interiore, l'io malato del protagonista, la vita che ti insegue ma che ti
sfugge, il rifugio nei paradisi artificiali, le droghe, una visione sbagliata
della componente sessuale, ma alla fin fine, il tutto nella speranza vana di
ritrovare il sentimento umano. E quando Pink, il protagonista delle varie
storie, ritrova l’amore dentro di se, viene condannato e rinchiuso da un tribunale frutto
dell'invenzione di Waters in un muro di lacrime e pianti delle vittime della
seconda guerra mondiale. E il muro scoppia. Tra le macerie, dei bambini poveri
giocano, il segno che ricomincia la vita.
Questo LP ha uno stile musicale completo, è rock con
grandissimi fraseggi glam, tra cui quello immortale di “Confortably numb”, di
cui molti che l 'hanno vista in live sentiranno ancora i brividi.
The “Final cut” uscito un anno dopo è un continuo
meno efficace di “The wall”.
Dopo l'enorme successo, Waters per incomprensioni,
allontana dal gruppo Wright, e successivamente lascia il gruppo dichiarandolo
sciolto.
·
David Gilmour
Una lunga guerra legale permette ai
"superstiti" nel 1985 di ottenere da una corte del tribunale la
possibilità di utilizzare il nome dei Pink floyd, e allora Gilmour, Mason e
Wright ,che viene ripreso nel gruppo , ripartono per l'avventura e il risultato
è “A momentary lapse of reason”, uscito nel 1986, e il successivo live
pubblicato, ”The delicate sound of thunder”, nel 1989, dopo un tour mondiale
soddisfacente, memorabile l'esibizione a Venezia. L'album neonato è eccellente,
buone sonorità, ma l'assenza di Waters si sente.
Nel 1993, l 'ultimo grande album di studio,
“Division Bell”, un album psichedelico e introspettivo, molto ben curato e con
ospiti agli strumenti. Grandioso il live che segue con la realizzazione
integrale di “The dark side of the moon”, un evento specialmente per chi allora
non c'era. E oggi?
Roger waters , dopo la realizzazione live di “The
Wall” a Berlino, per la caduta del muro, collabora con delle radio, Syd Barrett
probabilmente è disperso, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright sono
ancora teoricamente i Pink Floyd, tanti hanno la sensazione che il gruppo ormai
abbia finito di dare, ma tutti sperano in nuovo album visto per caso
passeggiando davanti alla vetrina del negozio di dischi preferito, e ancora di
più sperano di vederli insieme, come ai vecchi tempi, su un palco, magari con
Roger Waters, uniti e forti, sul lato oscuro della luna...........
DISCOGRAFIA
“PINK FLOYD”
- Piper at
the gates of dawn
(1967) 41’50
- A saucerful
of secrets
(1968) 29’25
- Ummagumma (1969) 86’07
- More
(1969) 44’59
- Atom
heart mother
(1970) 52’44
-
Meddle
(1971) 46’33
- Obscured
by clouds
(1972) 40’23
- Dark side
of the moon
(1973) 42’52
- Wish you were here (1975) 44’16
- Animals
(1977) 41’39
- The wall
(1979) 81’34
- Works
(1983) 41’59
- The final
cut (1983) 43’27
- A
momenary lapse of reason
(1987) 51’19
- Delicate sound of thunder (1988) 100’00
- The division bell (1994) 44’53
-
Us and them: symphonic Pink Floyd
(1995) 72’08
-
Pulse
(1995) 143’24