NUMERO  SEI - 27 DICEMBRE 2002

 

ALBATROS

 

 

PAGINA   2- INTRODUZIONE

PAGINA   3- LIBERTA’ DI PAROLA

PAGINA   5- NONGIO       

PAGINA   6- PALAZZO NUOVO STORY: ciò che i telegiornali non dicono

PAGINA   7- RACCONTO BREVE

PAGINA   8- POESIE

PAGINA   9- PERCHE’ LEGGERE IL SIGNORE DEGLI ANELLI?

PAGINA 11- ANCORA SUI MAIALI   

PAGINA 12- L’ANGOLO DELLA VERGOGNA: boicottiamo la NESTLE’

PAGINA 16- BLUE OYSTER CULT

PAGINA 19- LA FILOSOFIA DEL SATANISMO

PAGINA 23- INTERVISTA A MARCO DIMITRI

PAGINA 26- COSA RAPPRESENTA IL 666?

PAGINA 27- EDUARDO DE FILIPPO
PAGINA 32- RECENSIONI
PAGINA 38- I MITI- PINK FLOYD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“…le persone comuni aspettano che la vita riveli loro i segreti, mentre ai pochi eletti i misteri della vita vengono rivelati prima che il velo cada…”

 

                                                                                                               Oscar Wilde     

 

Sono felice. Finalmente il cielo è tornato ad esser popolato di menti creative e degne di sé. Un albatro sta lentamente riprendendo il proprio viaggio, gode dei leggeri raggi di sole che tenui lo sfiorano e sorridente vola nell’azzurro. È ancora un po’ titubante, lievemente incerto nel suo giocare con le nuvole, ancora debole per il tanto tempo rimasto a terra…eppure vola….e questo per il momento è ciò che più conta.

Albatros mi ha accompagnato per molto tempo, per me era un punto di riferimento, fonte di pensieri e ispirazioni continue, mi ha aiutato a sentirmi meno sola, a volte con lui ho pianto, altre volte ho sorriso, a volte mi ha trasmesso amarezza e rabbia, altre volte mi ha fatto sentire viva…ricca di emozioni. È per questo che ho scelto di provarci, ho chiesto a Claudio di crederci insieme a me… semplicemente perché era giusto che un buon progetto procedesse per la sua strada.

Non ho alcuna presunzione di avvicinarmi ai pensieri del caro Jack Folla, né di continuare diritta per la direzione che la mia adorata Alice aveva dato ad Albatros. Ho provato a metter giù un pò di idee, di intuizioni, ne ho parlato con numerose anime affini, chiedendo pareri e trovando moltissimo entusiasmo per la sola idea di un giornale vivo che periodicamente raccogliesse emozioni, opinioni, scritti su argomenti difficilmente trattati da altri media…nella stessa maniera con cui vorremmo fossero trattati. L’ho fatto perché un tempo Albatros era uno spazio che mi piaceva, un momento di libertà, un luogo dove ero a mio agio. Cosi ho ritenuto giusto provare a far qualcosa, il prodotto è ciò che avete ora sotto i vostri occhi, a qualcuno piacerà, a qualcuno no, mi auguro comunque vogliate farci avere il vostro parere, le vostre idee, impressioni e anche le emozioni che vi susciterà.

Le argomentazioni trattate sono molto varie, dallo spazio dedicato alle opinioni, si va alle poesie di un caro poeta siciliano, Filippo, e poi si procede verso satanismo, una curiosità sul 666, la storia dei Blue Oyster Cult, del grande Eduardo De Filippo…avrei voluto sottoporvi subito una realtà del sud del mondo, (argomento a me carissimo), ma ho preferito puntare sul boicottaggio della nestlè, denunciandovi qualcosa di molto grave. Mi sento comunque di invitare chinque desideri a proporre argomenti più disparati.

Non vi nascondo che il mio sogno sarebbe quello di dare ad Albatros una degna redazione virtuale… ma per fare questo occorre costanza, tanto entusiasmo ed amore: ho provato a mettere tutti e tre questi ingredienti  nel mio lavoro e mi auguro che qualcuno desideri “adottare” il progetto in maniera seria. Potete collaborare  come semplici lettori, redattori o fare qualsiasi altra cosa vi venga in mente, sentitevi liberissimi di comunicare a Claudio e me tutto ciò che vi pare. Tra le tante idee vi segnalo al volo quella di Kurtis, cioè di stampare due copie di Albatros e lasciarne magari una a portata di mano di occhi interessati e interessanti…come una biblioteca o il tavolo della sala lettura della vostra facoltà o un qualsiasi altro luogo adatto. Provate a parlare del progetto ai vostri amici, conoscenti, a volte dietro il volto più mediocre del mondo può nascondersi un’anima timida eppur immensa, che aspettava proprio voi per uscire allo scoperto…

Presto troveremo anche una soluzione per mettere Albatros in un sito web come si deve, ci sono già persone interessate.

Mi sento solo di dirvi che reputo questo un punto di partenza, una sorta di base per costruire qualcosa di valido per il futuro…credo nel fatto che i buoni prodotti vengano fuori nel tempo e con l’aiuto di moltissime teste;  allora hermani carissimi… questo è il nostro spazio, il nostro volo, “addomestichiamolo” (scusate la citazione del Piccolo pincipe) affinchè sia adatto a tutte le nostre esigenze: sta a noi farlo tornare a terra o fare in modo che si libri definitivamente nel cielo della libertà…al di sopra di ogni gabbia o prigione del pensiero, al di sopra di mediocrità e superficialità, verso una meta importante e preziosa, come lo stesso viaggio che a lei ci avvicini.

Con tutto l’amore che c’è,  Maria Luisa.

 

claudio.torreggiani@libero.it

marialuisalafiandra@hotmail.com

   

 

“…il peggiore dei sacrilegi è il ristagno del pensiero…

CARPE DIEM

  (Beth)

 

Perdersi e ritrovarsi, capire e sentire, accorgersi solo un attimo di una sfumatura che ti cambia la visione del mondo...

è così che le cose si presentano al mio sguardo... tutto mutevole, cangiabile, incerto...

 tutto come vento, in movimento, fluttuante sui miei sogni e amori, amici vicini e quelli lontani così presenti ma troppo lontani per poter condividere un abbraccio...

Tu dove sei? ora non ho neppure le tue parole...la tua assenza ferisce... ma come posso urlare davvero ciò che dentro urlo? non ho voce perchè gli altri non hanno orecchi.. inutile far capire qualcosa che può ferire, inutile anche cercare di amare a volte, ma continuo sempre perché testarda, perchè senza amore non so vivere..... anche io vorrei potermi librare libera... sopra sopra sopra qualunque cosa, le preoccupazioni, i dolori degli altri e vivere in un mondo a parte.......forse non mi piacerebbe e chiederei di scendere.... Sono felice di averti incontrata, a volte la felicità si paga a caro prezzo, ma sarei disposta a pagare qualsiasi cosa pur di vivere constantemente queste emozioni.

 


MA DOV'E' FINITO IL RISPETTO?

 (Matilde)


Tornata da poco dall'Irlanda, passeggiavo con una mia amica, italiana peraltro, parlottando in inglese.
Bella giornata, una delle poche di questo settembre, il sole ci scaldava al punto giusto...che differenza rispetto ai vicoli bui e umidicci della povera Limerick. Qui non vedevamo (forse perchè eravamo al centro storico, forse perchè c'era troppa salubrità nell'aria) bambini di 4-5 anni, spesso malati di tifo o tisi, azzuffarsi per quella sognata caramella o giovani ragazze offrirsi al primo venuto per pochi spiccioli. Mah, sembrava tutto perfetto...svoltiamo in una traversa e ci imbattiamo in una scuola in tumulto: ovunque striscioni con su scritto "SKUOLA OKKUPATA" Chissà, ho pensato, se almeno stavolta riescono a farsi sentire, se riescono a far valere i loro diritti di studenti, se riescono a far comprendere   i

principi per i quali combattono.

In inglese, lo dissi alla mia amica. Proprio in  quel momento un    ragazzo dall'aria   invasata mi sente parlare     e ci urla contro : "Americane di merda! Vai  a portare il tuo sporco capitalismo reazionario da qualche altra parte!!"

 Gli ho risposto che semmai per metà ero irlandese, ma per il resto ero italiana come lui. Inoltre, mentre lui aveva in mano il simbolo del capitalismo per eccellenza (ovvero il cellulare) io ne ero priva.

 Che attivasse il cervello prima di insultare. Evidentemente ha continuato a rimanere disconnesso e ad urlare che loro "'sti porci  Americani" in Italia non ce li  volevano. Va bene, me ne vado, anzi cambio strada cosi' magari non ti scoppia

la carotide a forza di  urlare. Dopo  quest'episodio ho fatto un rapido passo indietro e ho pensato alla  mia vita di italiana

(e quindi in un certo senso di straniera)a Limerick. Nessuno mi ha mai lanciato tanti improperi quanti quel ragazzo, nessuno mi aveva mai chiamata "capitalista" sebbene l'Italia lo sia sicuramente più dell'Irlanda "sezione poveri". Anzi, dato che ero sola in un paese straniero, persino il lattaio con i suoi 5 figli, mi ha invitato a cenare con la sua famiglia per

farmi sentire a casa.

Perchè in Italia non è stato così? Per cosa combattono allora i ragazzi delle "SKUOLE OKKUPATE"?
Credo che nessuno lo sappia più -neanche loro- però esiste ancora della gente, gente vera, che ogni mattina si alza, lavora, soffre e fatica per strappare all'indifferenza una briciola di rispetto. E quel rispetto è come una candelina piccola piccola che brillerà per sempre. Sarà una luce che non si spegne perchè qualcuno l'alimenta. Forse non è meglio smettere di far finta di  combattere per un'utopia  alla quale non si crede, per  aprire gli occhi su una realtà dove esistono

bambini che si scannano per una caramella?



Hate

+LuciferianCry+

MMM… vediamo…prima di tutto credo che dovrei presentarmi…

Mi chiamo Katia, ho 19 anni, vivo in un paesino di 200 “persone”, o forse dovrei solo dire che ci abito… visto che non esco mai di qui dopo aver scoperto che l’unica ragazza della mia età è una fermamente convinta che quando morirà non donerà gli organi… non per motivi religiosi o convinzioni particolari, ma semplicemente perché dice che “se lei muore non è giusto che qualcun altro abbia la possibilità di vivere”. Conosco ALICE perché abbiamo fatto un anno di elementari e le medie insieme, e indirettamente è grazie a lei (o per colpa sua) che sono diventata così. Mi ha insegnato a pensare, e credo di aver fatto per lei la stessa cosa. Poi ok… siamo molto diverse… ma credo che se già da ragazzino non trovi una persona con cui parlare di tutto poi la tua testa si riempie delle idee degli altri (libri letti… il professore fascista che ti infila stronzate in testa… magari hai una famiglia religiosissima e sei quasi obbligato a diventare religioso… e finisci per crederci davvero…). Comunque non devo parlare della mia infanzia/adolescenza.

Alice mi ha appena mandato un messaggio, chiedendomi se voglio collaborare ad Albatros… ho pensato subito alla mia paginetta piena di stronzate piena di sentenze su cosa è giusto e cosa non lo è…  su cosa deve essere ascoltato e cosa no, su cosa va bene e cosa no, ma non sono Dio e non sono onnisciente… comunque posso sempre dire cosa PER ME non è giusto. In pratica questo è solo un mio sfogo, alcuni saranno d’accordo con me, altri mi odieranno. Non importa, voglio solo potermi incazzare e DIRLO, invece di continuare a tenermi tutto dentro ed esplodere ogni tanto facendo del male a persone che non c’entrano niente solo perché magari gli ho chiesto che ore sono e non hanno sentito oppure mi hanno guardata e hanno avuto paura… capita… essendo una mezza emarginata… solo perché mi vesto di nero e ascolto la musica satanica e sono lesbica e dormo al cimitero e ho le bambole impiccate in camera e mi drogo e bevo… vabbè no questo è quello che si dice… è vero solo che mi vesto di nero e ascolto metal. Hate. Il nome è semplice. Qui scriverò e butterò fuori tutto l’odio che posso… e anzi credo che dovrò cercare di trattenermi un pochino.

Da cosa cominciamo? Notizie di attualità.

Un bestione assurdo mi sta cadendo sulla testa (il meteorite che dovrebbe colpire uno dei nostri continenti nel 2019). Già la notte non dormo perché passano gli aerei e il paese è morto anche di giorno… e l’angoscia perché non potrò invecchiare. Ma cosa succede? I potenti hanno miliardi… e invece di dare soldi a chi fa studi su come provare a salvarsi il culo spendono soldi per la macchina da 60000 euro… e la squadra di calcio… e il vestito firmato perché l’altro l’hanno già messo una volta e non possono rimetterselo altrimenti li prendono per dei barboni…  e quando mancherà un anno alla fine… allora si pentiranno e daranno via tutti i soldi… quando non ci sarà più tempo… solo per sentirsi con la coscienza a posto e dire “ho fatto quello che potevo”. Ma succede sempre così… sappiamo tutti a cosa servono le nostre tasse credo… su questo per ora non dirò niente.  Un’altra cosa che mi ha fatta incazzare davvero TANTO è una cosa che ho visto in tv… credo che fosse quella cosa dell’8 per mille alla chiesa cattolica. In Africa stanno morendo di fame… i bambini non avranno un futuro (con o senza Armageddon) perché non possono farsi una cultura non possono giocare non possono pensare devono cucire palloni… MA… date l’8 per mille alla chiesa cattolica per insegnare ai ragazzi in Africa a giocare a calcio… così se imparano ci saranno 20 africani miliardari in più, e il resto continuerà a morire di fame. Ora… io so che secondo una certa religione in cui credono molte persone nel terzo mondo noi che non crediamo nel loro Dio dovremmo morire tra atroci sofferenze, e già mi girano i coglioni perché non potrò andare in pensione per pagare il cibo per loro… e per insegnargli a giocare a calcio, quando se io fossi nella loro situazione loro penserebbero che è giusto così perché gli infedeli hanno avuto quello che meritavano. Vabbè… ma perché invece di mandargli del cibo non gli portano canne da pesca e semi e non gli insegnano a procurarsi il cibo da soli? E perché io che sono povera devo pagare mentre uno che cambia macchina ogni giorno fa una volta all’anno un minimo di beneficenza e passa per un grande uomo? E perché il papà della mia amica prende 5.400 euro al mese e rischia la vita ogni giorno per controllare delle centrali o non so bene cosa… ma rischia la vita… e il calciatore prende il triplo dello stipendio… per cosa?

Sempre parlando di soldi… qualche genio ha detto che i prezzi dei cd sono così alti perché c’è troppa pirateria… ora non so se questo è vero… ma vedendo la genialità della gente che mi sta intorno credo proprio che sia così. Quindi… ragazzini sfigati… smettete di masterizzare e di scaricare mp3 e spendete 18 euro a cd… e noi abbasseremo i prezzi… e io ci credo… certo… solo che sfortunatamente i cd che devo comprare io li trovo solo in qualche distro norvegese o finlandese o tedesca, e dovrei pagare prima e non mi fido. Io sono quasi costretta a masterizzare, non solo per soldi, ma proprio per l’impossibilità di trovare quello che cerco in Italia. E se qualcuno della finanza OSA venire a casa mia e cercare di multarmi per i cd masterizzati che ho in casa, e ne ho abbastanza.. . gli faccio tirare giù la lista dei cd masterizzati, me lo porto in giro… e gli dico di chiedere a qualunque negozio di cd della zona se hanno quello che ho io in casa… molti diranno “no, mai sentito, non esiste”.  E se dopo mi fa ancora storie gli dico… non esistono… sono cose mie sperimentali fatte col pc. Quanta ignoranza… che schifo…

Potrei parlare ancora di molte altre cose… ma per ora ho riempito la mia paginetta e sono soddisfatta.

Insultatemi, adoratemi, starò qui ancora per molto.

 

 

 

VIVA L’ABBONDANZA

(Nongio)

 

Sono sicuro che molti di voi avranno notato la terribile escalation di violenza che sta colpendo a casaccio la penisola italiana; ora io non voglio star qui a provare a spiegare quali sono i motivi di queste tragedie efferate; lascio questo grave compito agli psicologi.

Volevo solo soffermarmi sull'unico punto in comune che hanno Cogne; Novi Ligure; Chieri e Borzano d'Albinea; quale direte voi?

Beh la sempre più totale "Efficenza" dei Media nel buttare tutto in faccia alla gente senza preoccuparsi minimamente del buon gusto; e del rispetto del dolore dei parenti delle vittime.

Si diceva sbatti il mostro in prima pagina; beh qui il motto sembra essere diventato un altro "Viva l'abbondanza"; e giù con inchieste; servizi e interviste nelle quali si sentono sempre le stesse domande (assurde) del tipo: che famiglia era? Era gente tranquilla? Non avevano mai dato segni di quello che sarebbe accaduto?

Ma che domande sono!!!!!!

I Media e in particolare (studio aperto) hanno da un pezzo superato il sottile limite che separa l'informazione pura e semplice da qualcosa che potrei definire sadico accanimento sulle disgrazie altrui nel leggere queste notizie.

Leggevo oggi un articolo di giornale nel quale si sosteneva che queste tipo di violenze ci sono sempre state solamente che ora -grazie al villaggio globale- si sa tutto di tutti e la privacy si va a far benedire.

Per il momento è tutto; fino alla prossima tragedia; sulla quale ci tocchera di nuovo riflettere.

Ora vado a vedere "Arancia meccanica" il mio film preferito; la realtà avrà anche superato la finzione; ma quest'ultima si può spegnere con un semplice pulsante.....................................

 

Palazzo Nuovo: quello che i telegiornali non dicono

          cronaca dell'occupazione senza alcuna pretesa di obiettività

(Fulvio)

Martedì 17

A parte lo striscione “Palazzo Nuovo Okkupato” che campeggia all'ingresso, non si nota niente di particolare. Si dice che la presidenza di Lettere sia occupata, ma io sono a Scienze della Formazione e più ho tempo più arrivo in ritardo, così entro a mezzogiorno e mi infilo in aula di  lezione, senza accorgermi di niente. C'è un concerto alla sera, il secondo nel giro di pochi giorni, me lo perdo perchè sono lontano e domani mi alzo alle sei e mezza.

 

Mercoledì 18

“Scienze della Formazione Okkupata” recita un cartellone. Le porte della presidenza sono spalancate ma se è c'è qualcuno dentro non è in vista. La levataccia è inutile perchè le lezioni di laboratorio sono sospese ( il prof. è malato ). Si parla di fermarsi in un altra aula con i computer ma sia l'aula 30 che il Multilab non danno segni di venire aperti, quindi anche ci fosse stato il professore non si sarebbe potuto fare lezione. Considerando che è presto c'è abbastanza gente, ( in genere alle 8 Palazzo Nuovo è semideserto ), sembra nessuno abbia lezione perchè sono tutti fuori dalle aule. Torno a mezzogiorno per la lezione, che viene limitata ad un'ora per aderire all'occupazione ( ma allora c'è davvero? ). La prof commenta ironicamente che la presidenza è occupata, sì, ma dai fantasmi. A casa cerco notizie nei telegiornali delle reti locali ma sembra che nessuno sappia niente. Perdo la sintonia di Rock FM sulla radio ( una catastrofe, per quanto mi riguarda ), ma trafficando con la rotella della sintonia becco qualche radio di Torino e sento che è davvero una cosa seria, si sono dimessi rettori in tutta Italia e l'occupazione è una forma di protesta contro ulteriori tagli ai finanziamenti dell'Università. Il nostro amato premier non solo non ha diminuito le tasse come promesso ( e già sembrava un programma politico alla Zio Paperone ), le ha lasciate tali e quali, solo che avendo degli sgherri casinisti, per fare quadrare il bilancio deve addirittura togliere dei soldi a servizi pubblici fondamentali come la sanità e la scuola. In radio annunciano una “serrata” per l'indomani, cioè non lasceranno entrare. Io avrei da vedere un film al Multilab per l'esame di storia del cinema, ma immagino che sarà tutto chiuso, e poi ho sonno e voglio vedere l'ultima puntata di Scafroglia ( ho detto subito che avrei scritto cazzate :-))!! ), così sposto avanti la sveglia e domani si vedrà.

 

Giovedì 19

Il vero trauma per me è svegliarmi senza Rock FM, comunque con grande forza di volontà ( :-))))! ) faccio colazione e mi vesto. Incontro una collega di corso in via Roma, mi dice che è tutto chiuso e torna più tardi. Resisto alla tentazione di imboscarmi da Rock 'n' Folk a parlare di musica col padrone e raggiungo Palazzo Nuovo. Gli studenti sono tutti fuori, il cancello è chiuso ( il che vuol già dire qualcosa, perchè se possono chiudere direttamente il cancello vuol dire che hanno l'appoggio di chi ha le chiavi, qualche professore o qualcuno del personale ). Nell'aria risuonano le canzoni di Bob Marley e ogni tanto una voce femminile si sovrappone per spiegare la situazione. Altri presidi hanno comunicato la loro solidarietà alla protesta e si sta organizzando un'assemblea generale per il pomeriggio. Intorno alle 12 lasciano entrare, faccio un giro dentro e trovo il professore di Informatica di Base con alcuni altri studenti del mio corso. Le aule sono chiuse e non si può fare lezione ( bene, perchè anche se per l'esame mi manca ancora qualche nozione, mi sentirei un po' tanto un crumiro... ). Un ragazzo, incazzatissimo, si lamenta che non devono poter privarci di un diritto. Cerco di persuaderlo che la causa è giusta, ma lui replica con alcuni di quei luoghi comuni di politica che rovinano l'Italia da trent'anni. Trovo un mio amico per pranzo, poi con un altro facciamo un giro alla rinascente dove veniamo agganciati da quelli di Fastweb. Ci spiegano che lo stato contribuisce alla spesa per il passaggio al digitale. Ecco dove vanno i soldi dell'Università! Mi trattengo dal commentare ad alta voce perchè realizzo che l'uomo che sta spiegando non ne può niente.

 

Venerdì 20

Mi alzo e m'incazzo appena mia madre per telefono mi dice che gli studenti hanno occupato la sede della rai in via Verdi. Penso che se cercavano un modo per passare dalla parte del torto, l'hanno trovato. Sono schifato da Torino e non vedo l'ora di prendere il treno e andarmene, vado dritto a Palazzo Nuovo senza fermarmi per pranzo. In fondo a via Verdi ci sono due furgoni dei carabinieri più alcune macchine, l'aria che tira mi fa pensare con una fitta allo stomaco alla Genova del G8. In realtà sembra tutto tranquillo, pochi studenti sparpagliati, i carabinieri in due gruppi, uno vicino alla scalinata e l'altro più a destra. Scambio due parole con un ragazzo che mi chiede l'ora: sono appena andati via un gruppo di rappresentanti del Fuan, e le forze dell'ordine erano a quanto pare lì per proteggere loro. La solita voce all'altoparlante lancia improperi contro i “fascisti” appena andati via e contro gli uomini in divisa. Penso che per una volta bisognerebbe riuscire a superare gli stereotipi politici, ma poi riconosco anche che con un tizio al governo che sta cercando di instaurare una tirannide televisil-capitalista si diventa tutti sinistroidi per ripicca. La voce all'altoparlante spiega anche i motivi dell'assalto alla rai, colpevole di non aver assolutamente parlato dell'occupazione nei telegiornali. Hanno rimediato mercoledì sera con un servizio breve ( a quanto mi hanno detto ) solo accusatorio. E poi mi immagino quanto può averci straparlato sopra Emilio Fede, convincendo il pubblico medio della cattiveria di questi giovinastri.

 

Questo è quanto ho visto di persona, da studente sul posto. Lascio a voi tirare le somme.

 

Epilogo: una considerazione

Ho paura che siamo in una pessima situazione. Scioperi e occupazione hanno sempre più l'aspetto di una guerra diretta contro il Silvio, ma non abbiamo nessun potere contro chi ha la possibilità di manipolare la televisione, purtroppo il medium dominante, ignorando le proteste di qua e minimizzando lo sciopero di là, magari facendo un bel servizio sul nuovo calendario della tale che occupi tre quarti del telegiornale. Intanto il tizio al potere ed i suoi, dal loro monte Olimpo, continuano la loro opera di distruzione della democrazia, come se niente fosse, e pare non ci sia maniera di fermarli. Mi piacerebbe vedere un po' di luce in fondo a questo tunnel, ma è tutto buio. 

 

RACCONTO BREVE

Al sicuro

(Vincenzo Ruggiero Perrino)

La strada per tornare a casa è lunga, desolatamente lunga. Dal momento che non sempre ho la disponibilità di un'automobile, talora sono costretto a spostarmi a piedi. Essendo il palazzo ubicato in periferia, ogni volta che bisogna andare al centro del paese, è una bella passeggiata.

Quando rientro, è tarda sera. E’ nero e la strada, illuminata di vaghi lampioni gialli, è più deserta che mai.

Ma ecco, uno sconosciuto, in lontananza, mi viene incontro! Un ladro? Un maniaco? Un serial killer? Oppure qualcuno che fugge da qualche pericolo? Ecco che si avvicina, sempre di più, sempre di più. Il suo volto è nascosto, eppure macchiato da un indefinibile candore. Ed io anziché cambiare direzione, o spostarmi dall'altro lato della strada, gli vado dritto incontro! Che follia! Sembra che non riusciamo a sottrarci alla paura e al desiderio di quell'incontro così ineluttabile. Non passa nemmeno un'automobile: il silenzio è ormai l’invincibile sovrano della strada. Il cuore batte forte, e immagino che l'animo dell'altro sia ugualmente in subbuglio. Ci incrociamo: io tiro dritto, lui tira dritto, nella più totale indifferenza reciproca.

Ed ora è un piacere provare la sicurezza inconfondibile dell'essere sotto le coperte, nel mio letto, nella mia stanza, nell'appartamento del palazzo dove abito. Al sicuro da tutti i miei pensieri e da tutti gli sconosciuti.

 

POESIE

Filippo Spatafora

 

 

 

 

 


                                                                                                           Illuminati e sarai luce
                                                                                                                          nello sguardo attento
                                                                                                                         di chi osserva il tuo sorriso
                                                                                                                          nel buio dei pensieri.

 

L’ARRIVO

 

E ancora sarà
l'attesa

di quel giorno
che poi diverrà
emozione.
Attesa
che sarà essa stessa piacere
del desiderio raggiunto
in un cuore che si dà e non si chiede perchè.
E piacere interno sarà
il vivere ancora
nel sapere che esiste nel mondo
una parte di te
che cerchi ogni giorno con speranza infinita.
Nel mondo ti vedi esistente
senza capire perchè batti così forte,
vivere è la prima regola,
esisterai davvero.
Apri gli occhi e guarda,
non solo te egoisticamente,
ma il tutto intorno a te,
vedrai chi stai cercando,
senza volerlo, sarà il tuo cuore a fermare il tuo sguardo.
Ascolta ascoltati e lasciati ascoltare
darai te stesso a chi vedi in te
ti farai accettare per ciò che sei
e col cuore senza sofferenza.

 

ASCOLTATI

Sono solo parole
dici tu
le sensazioni che spesso lasci sole

nel profondo del tuo cuore
impedendoti di essere.
Parole
nascono dentro
senza farsi comprendere
ci creano dolore.
Dentro
ignoriamo di osservare
ma solo lì
possiamo trovare
il significato.
Osserviamoci
capiremo
la nostra unicità
che ci distingue dal resto.
Soli
siamo
circondati
da mille solitudini
che insieme possono fare un sorriso.
Unicità cosa sei?
Ci si chiede.
Si cerca un perchè
in un domani sconosciuto.
Viaggiamo nei sogni
alla ricerca di risposte
non in loro le troveremo
vedremo solo una realtà modellata come piace a noi
illudendoci che possa esistere.
Il sogno altro non è
che la fuga dalla realtà
solo in essa dobbiamo vivere
è giusto sognare ma è bene realizzare.
Non sono solo parole
hai capito tu
è un viaggio nel profondo
nelle sensazioni nascoste
che provocano paure.
Rilassati
sei in te e ti riconosci speciale
ti sei raggiunto e non hai bisogno d'altro
emanati agli altri e trattieni chi ti entra dentro.


PERCHE’ LEGGERE “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”?

(Metal Mike)

 

Lo ammetto....la domanda mi giunse inattesa e la risposta che diedi fu la prima che mi venne in mente e forse anche l'unica possibile:

<<Forse un perchè non c'è...c'è bisogno di un perchè per andare a visitare, che so, diciamo la Cappella Sistina o il Colosseo???>>

Tanti anni sono passati...

forse troppi, diciamo una vita intera, da quando presi in mano per la prima volta una copia de "Il Signore degli Anelli"... avevo neanche 12 anni, sognavo di diventare un grande organista come Keith Emerson e alla radio amavo ascoltare i Queen e i Pink Floyd...

L'inghilterra e il mondo stavano vivendo i plastificati furori dell'epopea punk (La vera, sola ed unica grande truffa del Rock'n'roll, una tempesta in un bicchier d'acqua che solo intellettuali spocchiosi e ragazzini esaltati ritengono un movimento popolare e spontaneo....andatelo a chiedere a Malcom Mc Laren!!!), l'Italia  sopravviveva a se stessa, cieca, sorda, ipocritella e vuota, con i suoi rituali di cartapesta e le proprie certezze da strapaese e la beata ignoranza indispensabili per essere accettati dalla massa bieca, bruta e ignava di coloro che supinamente si adagiano nelle certezze prefabbricate dal cosiddetto comune buonsenso.....

Non sapevo nulla di Tolkien, non sapevo che esistesse un Libro chiamato "Il Signore degli Anelli", non sapevo nulla, la cosa che mi interessava era leggere i miei libri sull'aviazione, ascoltare la radio e fregare (Forse per divina istigazione) le cassette di Black Sabbath, AC/DC e Motorhead al cugino più grande che aveva lo stereo!!!

Esiste un filo sottile tra Emerson, Lake and Palmer, il Supermarine Spitfire Mk IX, Dante Alighieri, il proto-Heavy Metal di fine anni '70 e Tolkien...un filo che entra nella mente di un ragazzino solitario, scontroso e già da allora poco allineato alla massa e passa per le cosiddette "Prime volte"...

La prima volta che sentii parlare di un tastierista che pugnalava il proprio strumento con un coltello da caccia durante i concerti....

La prima volta che in Televisione vidi Queen, Alice Cooper e Kiss.

La prima volta che andai al cinema da solo, in bici, per andare a vedere "Guerre Stellari".

La prima volta che lessi l'Inferno della Divina Commedia.

La prima volta che sentii parlare de "Il Signore degli Anelli".

La prima volta che lessi "Il Signore degli Anelli".

Allora non sapevo nulla di Nani, Hobbit, Elfi, Orchetti, vagabondi delle caverne, maghi ed oscuri signori....

ma se mai una persona fu folgorata da un libro, se mai una persona perse il suo cuore per un libro, per una storia, per un mondo, quello fui io....

Io sono una di quelle persone che ha sperimentato la "Pericolosità" della terra di mezzo, se ne è lasciato catturare e non la vuole abbandonare.

Un luogo dell'anima, la si può definire così:

Senza dubbio alcuno!!!!!

Un libro che dona grandi sensazioni, che regala attimi impagabili di forza, gioia, serenità, paura, VITA... questo è il Signore degli Anelli,un capolavoro della letteratura,un grande libro,Poesia,epica,storie,magie e sopratutto una forza espressiva senza pari che affascina e cattura, strega e coinvolge:

questo è il segreto che lo ha fatto conoscere ed amare da milioni di lettori in tutto il mondo, questo è forse quello che spinge persone diversissime fra loro quali il metallarino imberbe, la commercialista trentenne, la raffinata artista, il tranquillo studente di giurisprudenza, il giornalista prossimo alla mezza età, l'autodidatta volonteroso a leggere e rileggere le pagine della trilogia dedicata alla guerra tra bene e male.....

Raramente è stata creata una simile magnificente dicotomia tra i principi positivi e negativi del creato....

In Tolkien il male è IL male.

un qualcosa di totale, assoluto, puro e perfetto nella sua atroce e corrotta perversità, così come il bene è un qualcosa di assoluto, puro, perfetto e del tutto immune da compromessi,  pecche, falli e tentazioni.

Tra bene e male non solo non esiste dialogo ma NON PUO' esistere dialogo o comunicazione alcuna..

Bene e male, luce e tenebre, Gandalf e Sauron lottano ferocemente l'un con l'altro per l'annientamento totale dell'avversario ed è questo il cardine fondamentale non solo del Signore degli Anelli, ma di TUTTO l'universo creativo di Tolkien...

Tutta la trilogia è permeata da questo inconciliabile dualismo, se ne è voluto fare un caso politico, con deliranti letture in chiave ideologica che spesso non valgono la carta su cui sono scritte o l'aria da cui vengono veicolate, ma in realtà non vi è politica ne "Il signore degli Anelli", c'è solo un uomo che racconta grandi storie:

l'universo creativo di una persona che nella FIABA trova la forza di sopravvivere ad un mondo che forse non gli piace e che di sicuro non è quello a cui sente di appartenere....

Un tormentato gigante, ecco cosa mi ha sempre ricordato Tolkien, molto più simile a Boromir che non al Ramingo Aragorn figlio di Arathorn, un uomo che con la sola forza delle sue parole ha creato un qualcosa che ha stregato milioni di persone in tutto il mondo....

Una grande storia, di grandi eventi e grandi eroi, poesia, malinconia, serenità, maestosità, terrore, tristezza, rabbia, amore, odio, furore e meschinità... tutto questo è ne "Il signore degli Anelli", una grande FIABA che fa tornare bambini ma che allo stesso tempo (e non è un paradosso) rende adulti....

Dimenticatevi il Film (Meno peggio di quello che temessi, ad essere sinceri), concentratevi sulle parole, concentratevi sulle IMMAGINI della vostra mente e scoprirete che la Terra di mezzo NON è la splendida Nuova Zelanda del film di Peter Jackson, ma un qualcosa di indefinibile, maestoso, splendido, arcano ed incantatore quanto nessun luogo sia possibile immaginare su questo pianeta...la Terra di Mezzo è la terra che ognuno ha nella propria mente, che ognuno sogna...come gli Aborigeni d'Australia, i quali vivono "il tempo del sogno", che chiamano "sogno"la loro realtà.

La terra di mezzo è il luogo nel quale il vento ti porta il suono del mare lontano ed irraggiungibile, le montagne fredde e crudeli, ma allo stesso tempo maestose ed incantatrici, la foresta arcana e misteriosa, ma anche il VALORE senza prezzo delle piccole cose che la frenesia di un progresso scellerato ed inumano ci costringe a dimenticare e rinnegare.

Di fronte a certe cose le meschine e ridicole diatribe di chi tenta di portare l'uomo Tolkien e la sua opera da questa o da quella parte politica sono indubitamente NON SOLO ridicole e meschine, ma direi quanto meno OFFENSIVE nei confronti di quello che è uno dei capolavori assoluti della letteratura MONDIALE di tutti i tempi...

Limitare la lettura della trilogia dedicata alle vicende del guardiano dell'anello ad una mera questione IDEOLOGICA è per me (e forse lo è anche per chi Tolkien lo ama realmente) una autentica e sacrilega BESTEMMIA, una enorme puttanata insomma che non vale la pena di stare neanche a commentare o sviscerare (Dovrei???? forse si, ma chi se ne frega.... lo hanno fatto in tanti e io il branco non lo seguo PER PARTITO PRESO).

A volte ti vengono in mente cose strane o te ne capitano di più curiose ancora....ad esempio:

Vai ad un concerto dei Motorhead, per poi scoprire che tutti i loro roadies sono TUTTI tipi bassi, grossi,capelli lunghi e barbaccia irsuta da mangiafuoco rivestiti di cuoio e catene e pensi che tu una simile tipologia di personaggio l'hai già vista....e ti scopri a chiederti:

"Cazzo... ma dove li piglia Lemmy i suoi tecnici??? A Khazad Dum??"

e poi ti immagini Gimli figlio di Gloin che con un battaglione di nani di Erebor monta e smonta il palco e gli impianti luci e d'amplificazione durante i tour dei Motorhead...

A questo punto una persona o si fa vedere da uno psicanalista BRAVO (ma bravo davvero) o se ne frega alla grande e si rimette a leggere il Signore degli anelli per la trecentesima volta, incurante di quel che potrebbe accadere...

immaginarsi ed elucubrare cose del tipo....

Ma se Sauron è il signore del male e un tempo fu servitore di Morgoth, l'oscuro nemico, non è che Sauron è Galliani e Morgoth Berlusconi oppure Sauron=Belusca e Morgoth=Craxi????

Gli ultras delle squadre di calcio potrebbero essere gli Orchetti allora....

I metallari??? beh.. loro vorrebbero essere tutti o quasi Aragorn figlio di Arathorn ma spesso aspirano ad essere al massimo Omorzo Cactaceo, il padrone della taverna "Il Puledro impennato" a Brea, perchè lì si mangia come cassonetti e si beve la miglior birra della terra di mezzo...

Fate anche voi questo gioco... provate ad immedesimarvi nei personaggi del libro, sbrigliate la fantasia e date ad amici, nemici, parenti ed affini un'identificazione Tolkieniana... quello che somiglia a Gollum, quell'altro che pare Gandalf, e così via.... basta che non facciate come me che a volte esagero e mi lascio prendere la mano... specie quando vedo certi umani tipi i quali dandomi l'orticaria allergica mi fanno sempre esclamare le leggendarie Frasi del nano Gimli, figlio di Gloin, alla battaglia del Trombatorrione contro le schiere di Isengard:

"Datemi una fila di orchetti ed un poco di slancio ed ogni stanchezza scomparirà dalle mie membra"

Da buon metallaraccio della vecchia guardia e da viscerale Tolkieniano di ferro ho notato una grande proliferazione di bands che si rifanno alle epopee di Tolkien, la cosa curiosa è che TANTE di queste bands si rifanno ad una ideologia dichiaratamente nazista o quanto meno di estremissima destra e si professano fieramente e ferocemente satanisti, o pagani, o quantomeno assolutamente anticristiani.

La cosa è quantomeno curiosa, diciamo non priva di una certa ironia!!!

Mi piacerebbe sapere cosa ne avrebbe pensato Tolkien, proprio lui che DISPREZZAVA con ferocia e sarcasmo Hitler e il nazismo ed era un cattolico praticante dalla fede fortissima ed adamantina che in Cristo e nella chiesa cattolica trovava conforto e rifugio...E vabbè sono ironie e paradossi degli uomini e nessun uomo è al di sopra della sarcastica, dolcissima, caustica e tragicomica ironia di quella cosa bella e terribile chiamata VITA!!!

Forse la risposta era un'altra ...

Bisogna leggere Il Signore degli anelli perchè ti fa stare meglio!!

Banale????

 

 

 

 

 

ANCORA SUI MAIALI

(Drane)

 

Ho sentito una cosa al tg, (su raitre mi pare), ciò che mi ha colpito di più sono state queste parole del giornalista: "maiali creati" e "un sistema semplice ed economico". Se devo essere sincera... mi hanno fatto schifo, sia il giornalista sia la "ricercatrice". Schifo e pena, a dire il vero. Cmq ho fiducia in una cosa. Parecchie volte ho letto degli articoli (a cui naturalmente i media non hanno mai dato risalto) in cui procedimenti biotecnologi di transgenia venivano "rinnegati" perchè venivano fuori tanti problemi a cui non si era pensato prima. Non può funzionare perchè se no avverrebbe già in natura. Non può funzionare una cosa fatta a caso. I geni sono piccoli, si sa che sono 30.000, ma non si sa quale gene porta un carattere e quale ne porta un altro. E' semplicemente un miscuglio. Altra considerazione: questi spermatozoi vengono immessi in un ovulo di maiale, per dare dei maialini. Nei mitocondri di tutte le cellule è presente un pezzo di DNA circolare che appartiene alla madre. Morale: quel gran pasticcio di mix tra geni di maiale e geni umani cmq viene a contatto con cellule che contengono DNA di mamma maiala. Non so fino a che punto questo dna possa influire sulla risposta immunitaria del ricevente (non sono un'esperta!!!), ma sicuramente la sua funzione ce l'ha. E non la si conosce. Altra cosa: questi trapianti, per dire che "funzionano" li hanno sicuramente provati su altri animali. Per esempio avranno trapiantato organi del maiale modificato con sperma di scimmie su scimmie (non lo so se sia così, è solo un'ipotesi). Sicuramente non hanno trapiantato uomini. Quindi, non è detto per nulla che tutto ciò possa funzionare sull'uomo, e cmq non abbiamo dati che ci permettano di capire se davvero abbia funzionato sulle scimmie.

Tutto questo per dire: in realtà, dell'uomo non gliene frega nulla a chi non gliene frega nulla degli animali. Questi "esperimenti" aberranti non porteranno a nulla se non a far fare una bella figura e palate di soldi ai "ricercatori" e al "ministro". Prima o poi la notizia verrà messa a tacere perchè avrà fallito, magari uccidendo anche qualche uomo (senza magari. Ma tanto siamo solo oggetti!!!). La cosa che mi fa venire il vomito è che gli animali sono degli oggetti. E che anche l'uomo, per questi "signori" è un oggetto.

Mi vergogno di essere un'umana.

 

 

AREA DELLA VERGOGNA: BOICOTTIAMO LA NESTLè

 

(Maria Luisa)

 

Giorni fa ero a Testaccio, nel cuore di Roma, richiamata da una fiera molto speciale sull’altra-economia. Passeggiavo tra i numerosi stand delle associazioni onlus, più o meno conosciute quando fui incuriosita da un bancone dedicato interamente al boicottaggio della Nestlè. Non conoscendo affatto le ragioni di un’associazione del genere ho preso materiale, trovando qualcosa di davvero interessante che vi trascrivo. Personamente ho provato un forte sdegno, le sensazioni che mi sono trovata addosso dopo la lettura di queste parole sono state senza pietà, mi sono altamente vergognata di esser nella parte del mondo dove il profitto di un’azienda conti più della vita di un bambino. 

 

OGNI GIORNO 4000 BAMBINI NEL SUD DEL MONDO POTREBBERO ESSER SALVATI DALLA MORTE PER MALATTIE E DENURIZIONE SE FOSSERO ALLATTATI AL SENO E NON CON IL LATTE IN  POLVERE.

Al Nord, molti pensano che il latte in polvere sia migliore di quello materno, arricchito con sali minerali e vitamine. Ma non è cosi. L’allattameno al seno è il miglior modo per iniziare la vita: gratuito, salutare, protegge dalle più comuni infezioni. In Inghilterra. Un bambino allattato artificialmente è esposto dieci volte di più a malattie di tipo gastrointestinale rispetto ad un bambino allattato al seno, ma nelle società povere - sostiene l’unicef - i bambini allattati artificialmente sono esposti alla morte 25 volte in più di quelli allattati al seno.

Eccone alcune ragioni:

1)      la denutrizione: dovuta al fatto che molte famiglie guadagnano troppo poco per attenersi alle dosi prescritte (es. In Nigeria, il costo dell’alimentazione artificiale di un bimbo di tre mesi rapresentava, nel 1974, il 30% del salario minimo di un operaio. Il costo passava al 47% al raggiungimento dei sei mesi);

2)      la mancanza di igiene: l’acqua con cui il latte è preparato è spesso malsana ed è impossibile sterilizzare biberon e tettarelle senza la comodità del fornello e senza disinfettanti (mamme con pochi soldi, poche comodità e poche conscenze igieniche), somministrano ai loro bambini latte allungato in biberon a malapena sciacquati, con tettarelle esposte all’aria, su cui si posano di continuo decine di mosche. Inevitabili conseguenze sono le infezioni intestinali che provocano diarree mortali).

Secondo l’Unicef, un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno perchè non sono allattati al seno.

NONOSTANTE Ciò, LA NESTLè E MOLTE ALTRE SOCIETà PRODUTTRICI DI LATTE IN POLVERE, PUR DI VENDERE I LORO PRODOTTI, NON SI FANNO SCRUPOLO  A PROMUOVERE L’USO DI TECNICHE DI MARKETING IRRESPONSABILI.

 

In questo secolo è dilagato l’uso di alimenti per neonati. Un esempio è dato dal Cile: nel 1950 il 95% dei neonati venivano allattati al seno, vent’anni dopo solo il 20%. Questo cambiamento di costumi è stato dovuto all’influsso dei paesi industrializzati. Il biberon è divenuto, grazie alle campagne pubblicitarie, simbolo di progresso e di salute a priori. Ma la parte del leone la fanno le imprese del settore: distribuzione di cartelloni pubblicitari recanti immagini di bimbi sani e paffuti negli ospedali; contatti con medici locali; organizzazione di corsi e seminari per il personale sanitario; addirittura facendo “mascherare” propri addetti da infermieri, per convincere le donne incinte a comprare i prodotti. E le imprese non si limitano a questo. Esse prevedono addirittura la fornitura gratuita di latte o di sostituti agli ospedali e ai reparti maternità, spesso regalando alle madri un barattolo campione da portare a casa (allattare i neonati col biberon fa si che il latte materno venga progressivamente a mancare e l’allattamento al seno diventi impraticabile..)

Si tratta delle cosiddette tecniche di marketing irresponsabili, riassumibili in:

-         promozione del latte per bambini al personale medico (attraverso una sordida quanto scorretta persuasione);

-         pubblicità negli ospedali (l’aggressiva pubblicità mina la naturale fiducia delle madri nell’allattamento al seno);

-         pubblicità “follow-on milk” (i latti per lo svezzamento, giudicati dall’Assemblea Mondiale per la Sanità come “non necessari”);

-         disorientamento delle madri e del personale medico (denominazione e confezioni del latte per lo svezzamento sono le medesime del latte in polvere);

-         influenze sui governi (che dovrebbero e vorrebbero proteggere l’allattamento al seno, ma subiscono spesso un’influenza considerevole).

 

Ma chi sono queste imprese? Non si può non partire dalla Nestlè, un vero e proprio leader del settore (oltre che leader dell’intero settore agro-alimentare mondiale). La multinazionale svizzera vende ben il 25% dei suoi prodotti nel Sud del mondo e controlla all’incirca il 35-50% del mercato globale del cibo per bambini, indirizzando tendenze di marketing che influenzano altre ditte.

Ma non si possono dimenticare altre imprese, quali Abbott, Bestfoods, Dicofarm, Dieterba, Euromed,  Guizon, Humana, Mead Johnson, Medifood Trufood, Milte, Milupa, Neo Abellò, Nipiol, Nutricia, Plada, Plasmon, Star, chi più chi meno coinvolte nello stesso mercato e nelle stesse irresponsabili tecniche di marketing.

UNICEF e OMS hanno redatto un Codice che bandisce queste tecniche di marketing:

Il Codice Internazionale fu adottato dalla World Health Assembly il 21 maggio 1981. Rappresenta per tutti i governi un modello di minima regolamentazione che dovrebbe essere adottato per proteggere la salute infantile impedendo un marketing inappropriato di sostituzione del latte materno. Il Codice si applica ai sostituti del latte materno, inclusa la “infant formula”, altri prodotti del latte, biberon e poppatoi.

Il Codice prevede:

-         Le etichette devono contenere le informazioni necessarie all’uso appropriato del prodotto e non devono dissuadere dalla pratica dell’allattamento al seno. Ogni confezione deve avere un messaggio ben evidente in un linguaggio chiaro e appropriato;

-         Non ci deve essere alcuna promozione al pubblico di prodotti  a cui si applica il Codice;

-         Non deve essere fatto nessun dono alle madri o al personale medico;

-         Tutti i materiali informativi e istruttivi riguardanti la nutrizione dei neonati, rivolti a personale medico, donne incinte o madri contengano chiare informazioni su alcuni specifici punti (benefici allattamento al seno, nutrizione materna, effetti negativi da  allattamento con biberon, …);

-         Non venga effettuata promozione alcuna all’interno delle strutture sanitarie;

-         Non venga effettuata nessuna promozione al personale medico;

-         Non venga offerto nessun campione o rifornimento gratuito;

-         Non venga effettuata promozione alcuna di cibi complementari prima del bisogno.

 

L’art. 11.3 dello stesso Codice recita in maniera inequivocabile che “… produttori e distributori di prodotti a cui si applica il Codice devono considerarsi responsabili per la sorveglianza delle loro pratiche di marketing, secondo i principi e gli scopi del Codice, e prendere provvedimenti per assicurarare che la loro  condotta ad ogni livello sia conforme ad esso”.

 

Dieci anni dopo la stesura del Codice, nell’agosto 1990, rappresentanti di governi di trenta paesi hanno adottato la Dichiarazione degli Innocenti in un meeting a Firenze. Nel 1991, UNICEF e OMS hanno lanciato l’iniziativa per gli Ospedali Amici dei Bambini, che mira ad incoraggiare l’allattamento al seno negli ospedali di tutto il mondo. Nonostante ciò, diverse sono le infrazioni al Codice riscontrate durante questi anni, violazioni che continuano tuttora, in diverse parti del mondo.

La legge in materia: il Ministero della Sanità, recependo le direttive Cee  91/321 e 92/52, ha emesso il decreto n. 500 del 6 aprile1994, concernente gli alimenti per lattanti e di proseguimento destinati all’esposizione verso Paesi Terzi. Le parti più rilevanti concernono l’etichettatura, la pubblicità ed il materiale informativo e didattico.

Sono state scoperte e documentate centinaia di infrazioni del Codice da parte della Nestlè ed altre imprese del settore.

Nel 1997, l’IGBM (Interagency Group on Breastfeeding Monitoring), un gruppo di organizzazioni non governative, istituzioni accademiche e chiese inglesi, ha reso pubblica una ricerca indipendente condotta durante un arco di tre anni per ottenere prove obiettive di violazione del Codice. Questa ricerca (Cracking the Code-----violando il Codice)  è stata effettuata in Bangladesh, Polonia, Sud Africa e Thailandia, su un campione casuale di 800 donne in garvidanza e madri, 120 operatori e 40 strutture sanitarie. Le conclusioni affermano che molte imprese stanno compiendo azioni che violano il Codice in maniera sistematica e non casuale.

Da due decenni a questa parte l’IBFAN (International Baby Food Action Network), una rete di 140 organizzazioni operanti in più di 70 paesi che lavora per il miglioramento della salute e dell’alimentazione del bambino e l’applicazione del Codice, rende periodicamente note le trasgressioni al Codice da parte delle ditte produttrici attraverso la pubblicazione “Breaking the Rules”. Sulla base di questi dati, è stata lanciata la campagna internazionale di boicottaggio gestita dall’INBC (International Nestlè Bycott Committee).

Nell’edizione del marzo 1998 riportava le violazioni le Codice risultanti dai monitoraggi effettuati in 31 paesi tra gennaio e settembre 1997. Il rapporto mette anche a confronto le pratiche promozionali di 19  industrie di alimenti per bambini: Nestlè risulta essere la responsabile del 25% delle migliaia di violazioni registrate.

Le informazioni fornite da Nestlè sull’allattamento articiale sono contraddette dai  più recenti studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Cosi come altre imprese del settore, soprattutto le più importanti, Nestlè adduce giustificazioni e contrattacca. Ma i contenuti delle sue dchiarazioni perdono ogni valenza di fronte all’evidenza dei fatti e le stesse informazioni vengono clamorosamente contraddette da recenti studi dell’OMS.

Cosa possono fare i consumatori:

cosa si può fare se non ci si rassegna ad assitere impotenti e ad ammettere che il potere delle imprese può calpestare i più elementari diritti della persona, addirittura di milioni di lattanti?

Ad oggi, purtroppo, un’efficacia molto limitata pare avere la semplice legislazione, di cui spesso le imprese si prendono gioco, influenzando più o meno direttamente i governi (anche se non bisogna dimenticare che a seguito dell’emanazione di molte di queste leggi nazionali, le imprese stanno diminuendo il proprio marketing diretto al pubblico, mentre aumentano la pressione sugli  operatori sanitari). È comunque necessario fermare le imprese nelle loro irresponsabili tecniche di marketing. Ciò significa (da un lato) promuovere, tramite appoggio diretto ai medici e Organismi Non Governativi, programmi di istruzione e informazione igienico-sanitari. Dall’altro, far partire, come nel caso della Nestlè, una dura azione di lotta, più adatta ed incisiva: il boicottaggio. Vale a dire, l’interruzione, organizzata e temporanea, dell’acquisto di uno o più prodotti dell’impresa, per indurla  a comportamenti diversi. Il boicottaggio, strumento utilizzato ormai da decenni soprattutto negli Stati Uniti e nel Nord Europa, tenta di raggiungere in forma democratca ed efficace il proprio obiettivo attraverso tre meccanismi:

-         determina un calo delle vendite (già un 3-5% di calo può provocare un grave danno alle imprese, costrette a incrementare le spese per pubblicità o a cedere fette di mercato);

-         danneggia l’immagine dell’impresa (e ciò, in una società che vive di sola immagine, rappresenta un danno forse ancora più grave);

-         costringe l’impresa a reimpostare le pubbliche relazioni (a vigilare cioè attentamente  sulle iniziative dei boicottatori)

ricordiamo però che lo strumento del boicottaggio rappresenta l’estrema ratio, l’ultimo passo di un cammino che, precedentemente, ha visto un cordinato movimento di consumatori e semplice opinione pubblica esercitare una forte pressione sull’impresa sotto osservazione.

Precisamente quel che  è avvenuto con Nestlè. Risale addirittura al 1939, infatti, il primo articolo contro l’allattamento artificiale, redatto dalla dottoressa Cecily Williams (“Latte omicida” il titolo del pezzo). Quindi, dal 1968 al 1974, tutta una serie di pesanti articoli e scritti a favore dell’allattamento naturale. Poi, dal 1974, anno nel quale Nestlè cita in giudizio l’AdgW (Gruppo di azione per il Terzo Mondo di Berna) a seguito della pubblicazione di un opuscolo dal titolo “ Nestlè uccide i bambini”, il contraddittorio fra associazioni di difesa dei consumatori e dell’infanzia e le imprese diviene più evidente. Ed il 4 luglio del 1977, infine, viene ufficialmente lanciato il boicottaggio della Nestlè, quando questa si rifiuta di cessare la propria scorretta pratica di pubblicizzazione.

Dopo aver raggiunto diversi paesi occidentali, il boicottaggio della multinazionale elvetica arriva anche in Italia. È il 12 novembre 1994, quando a Milano si costituisce la RIBN- Rete Italiana Boicottaggio Nestlè, organismo di coordinamento di tutti i gruppi che lavorano al boycott dell’impresa.

In conclusione, i vantaggi dell’allattamento al seno sono molteplici e riconosciuti universalmente.

“Anche in condizione di estrema malnutrizione una madre continua a produrre il latte necessario al bambino..nutrire di più la madre costa solo un decimo del latte artificiale per il bambino” (The Lancelet, rivista specializzata di medicina).

L’allattamento artificiale costituisce un serio pericolo per i lattanti e le loro madri. Mentre da noi, in Occidente, questo periodo si concretizza nella perdita di importanti valori nutritivi e psicologici per i neonati, per l’emisfero Sud, drammaticamente, significa la morte di milioni di innocenti, sacrificati sull’altare del profitto di poche imprese.

Le violazioni, aperte ed evidenti, costituiscono anche una vera e propria negazione delle leggi e dei regolamenti esistenti in materia. Ciò rende la questione ancor più grave, perché queste imprese si burlano di quanto le istruzioni hanno deciso per salvaguardare la vita dei neonati e delle loro madri.

Pertanto, constatando l’inaccettabile atteggiamento delle imprese e l’urgenza di mettere un freno al loro ipocrita trincerarsi dietro a scuse e cavilli, la società civile e le organizzazioni dei consumatori chiedono risposte certe da parte delle imprese messe sotto accusa. Per maggiori informazioni potete direttamente rivolgervi al sito del RIBN: www.ribn.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BLUE OYSTER CULT

(Metal Mike)

 

Blue Oyster Cult....

Ricordi.... splendidi ricordi davvero, quelli legati ad un'epoca oramai lontana e che pochi oramai si ostinano a tenere viva nei meandri della memoria...

Blue Oyster Cult, in parole povere una misconosciuta leggenda!!!

Verso la fine degli anni sessanta, Negli USA, il movimento Hippie produceva i suoi ultimi frutti:

quelli più acidi, cattivi, marci, malati e bastardi...

A molti di voi i Nomi di bands quali MC5, Blue Cheer (Vincebus Eruptum, che disco!!! All'epoca fu l'equivalente sonoro di una esplosione vulcanica piroclastica!!!) , Amboy Dukes o Grand Funk Railroad diranno poco o nulla (Ah, l'ingratitudine della fallace memoria umana!!!); quelli più svegli si ricorderanno della virulenza degli Stooges o dei primordi di un talentuoso debuttante amante dello shock e della teatralità di nome Vincent Furnier che poi passò alla storia con il femminile pseudonimo di ALICE COOPER o magari degli Iron Butterfly con la loro IN AGADDA DA VIDA, o meglio ancora dei tonitruanti Steppenwolf passati all'immortalità con una sola tellurica canzone... BORN TO BE WILD

In Inghilterra, a invece si andava decisamente più sul pesante...In quel di Birmingham un ex saldatore mancino di origine italiana,che suonava la chitarra nonostante due falangi mancanti al medio e all'anulare della mano destra, fondava i Black Sabbath assieme all'ex garzone di una macelleria, dietro il microfono, ad un tranquillo bassista tifoso dell'Aston villa e ad un hippy superficialmente interessato alla magia nera ma assai intrippato di acidi, alcool e pasticche varie che pestava come un ossesso la sua scassata batteria da poco prezzo....

Era l'epoca in cui il Rock si spogliava finalmente delle filosofie "Peace and Love" e recuperava (mai troppo presto) le sue origini proletarie, grezze, trasgressive e violente...si riprendeva la lezione del Blues (quello diabolico e maledetto del mistero Robert Johnson... chissà, se ne avrò il coraggio un giorno parlerò anche di lui, del suo mito, dei suoi tanti segreti nascosti..), si appesantivano le chitarre assai più di quanto osassero fare i Rolling Stones, Jimi Hendrix o Eric Clapton (Che all'epoca erano considerati il non plus ultra del "tiro sonoro"), si parlava esplicitamente di violenza, di droga, di alcool, di motociclette, di donnacce di facili costumi, di risse con gang di motociclisti rivali, di poliziotti stronzi e di spacciatori carogna.

Inoltre qualcuno riesumava il fantasma di quel vecchio cialtrone di Alesteir Crowley, altri non si vergognavano per nulla di evocare l'ombra del gran cornuto, del nemico per eccellenza del genere umano, il caro vecchio Lucifero, massì, proprio lui!!! Il diavolo!!!!!!...

La sorte, il destino e la storia non mancano mai di una certa ironia cattivella assai:

Il povero Satana nei secoli precedenti della sua sulfurea carriera si era faticosamente costruito una meritata fama di raffinatissimo e sofisticato melomane un pò fighetto e adesso si vede messo in musica da congreghe di sudici capelloni che spacciavano (o si vedevano spacciare) per "musica demoniaca" una assordante cacofonia di rumore e caos...

Ma anche questo è un discorso che porterebbe troppo lontano e che sarà, forse, ripreso in seguito, un'altra volta.....non ora.

Torniamo di nuovo, dopo questa digressione spero non noiosa per chi legge, negli anni a cavallo tra i conati di agonia dei sessanta e i robusti vagiti dei promettenti settanta appena nati

A New York qualcuno tramava nell'ombra per raccogliere quanto seminato da quei loschi, rozzi e violenti figuri che tracciarono un infuocato e indelebile solco nei cieli della musica dell'epoca (Beh, siamo sinceri, è un solco che è arrivato fino ai giorni nostri e prosegue dritto sparato verso un futuro che noi non possiamo certo conoscere)...Un gruppetto di squinternati motociclisti dediti al consumo di industriali quantità di birra da poco prezzo (Marca preferita??? La Blue Oyster!) fonda una rock band con il fondamentale aiuto di un loro amico che gli fa da manager, fonico, produttore, amministratore, guru, autore, uomo ombra, factotum e quant'altro....

Dopo un improbabile debutto come "Soft White Underbelly" ed un rapido mutamento in "Stalk-Forrest Group" l'embrione della leggenda prende definitivamente forma e trova la sua via assumendo il nome di BLUE OYSTER CULT...

La musica???

prendete la primordiale rozzezza sonora dei succitati Blue Cheer e MC5 (Ricordatevi quest'ultimo nome...lo citerò molto spesso), ripulitela, delle sbavature più evidenti e marchiane lasciando intatta l'energia, la carica esplosiva dal vivo (Illuminanti i due LIVE del 1975 e del 1978, ovvero "On Your Feet or on your knees" e "Some enchanted evening", due tra i più importanti dischi dal vivo di ogni tempo!) e un certo gusto per una psichedelia melodica ed in avanzato stato di decomposizione e potrete avere un'idea dell'impatto che ebbe questa Band all'epoca ( Cazzo, non ci credo.... sembro un critico musicale VERO!!!!!! dio mi scampi e liberi dall'esserlo e ancor più dal divenirlo!!!).

Eric Bloom, chitarra e voce

Allen Lanier,tastiere e chitarra ritmica

Donald "Buck Dharma" Roeser, chitarra solista e voce

Joe Bouchard, basso e voce

Albert Bouchard, Batteria e voce

Ecco la canonica formazione "classica" dei Blue Oyster Cult,che vedeva come sesto uomo Sandy Pearlman, produttore geniale, manager abile e capace che fu per i B.O.C. quello che Brian Epstein fu Per i Beatles e Peter Grant per i Led Zeppelin:

Mentore, amico, consigliere, fucina di idee, consigli e direttive musicali, compositive e stilistiche e ago della bilancia tra le varie personalità dei membri effettivi del gruppo perchè uomo intelligente e di grande personalità...amante dell'arte creata dal gruppo e non solo dei soldi che girano nel rutilante mondo dello showbiz!

Fu grazie a Sandy che i newyorchesi divennero un qualcosa di "speciale", di "DIVERSO" dal solito... l'immagine altera, particolare e ricca di simbolismi arcani fu una sua idea...

Gli artwork delle copertine dei dischi curati dal leggendario studio grafico Hypgnosis (Led Zeppelin, UFO, Emerson, Lake and Palmer, Scorpions e tanti altri, se questi nomi non vi bastano come referenze potete anche andare ad impiccarvi senza problemi dove volete), i testi criptici e una musica potente e melodica dal grande impatto emozionale resero i Blue Oyster Cult una band che restò sempre di "nicchia" ma che fu in grado di raccogliere un discreto successo commerciale (Il singolo "Don't Fear The Reaper" giunse al 12° posto delle charts americane nel 1976), cosa quest'ultima che non guasta mai!|

Il mistero dei B.O.C può essere riassunto con una frase di colui che forse è il loro fan più acceso nel nostro bel paese dove il si suona:

Il giornalista e scrittore torinese Luca Signorelli, curioso esempio di metallaro atipico, autore di un imprescindibile libello chiamato "L'estetica del Metallaro" che spiega molte cose sulla  filosofia del più grande, amato, resistente, bistattato e sottovalutato movimento musicale si tutti i tempi:

L'Heavy metal... ovviamente.

Signorelli (Del quale mi atteggio umilmente e molto indegnamente ad allievo, seguace e pedestre omaggiatore) sosteneva nelle pagine della sua opera che i fans (a torto o a ragione) ritenessero i Blue Oyster Cult INCONSAPEVOLI latori di messaggi oscuri e peculiarmente arcani nascosti nella loro musica...

Non possiamo sapere se ciò corrisponda a realtà...

l'idea di musicisti che compongono grandi canzoni le quali siano anche veicolo di verità nascoste ed ignote agli stessi autori è però dannatamente affascinante ed è anche questo che rende UNICA e grande questa band...

Non vi parlerò delle polemiche sulle loro presunte simpatie per il nazismo perchè sono solo leggende urbane campate in aria basate solo sull'uso della cosiddetta "Croce di Cronos" in tutti i loro artwork scambiata da critici musicali rimbambiti, presuntuosi, ignoranti e puzzapiedi per una svastica mascherata (In realtà è un simbolo antichissimo, legato ai miti cosmogonici dell'antica Grecia: Il giovane titano Crono che evira il padre Urano con un falcetto su istigazione di Gea, sua madre) e per il disegno sulla copertina dell'album "Secret Treaties" rappresentante la band attorno ad un inconfondibile Messerschmitt ME262 Schwalbe (Rondine, in tedesco), il leggendario caccia a reazione della Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale, a cui han dedicato una delle loro canzoni più belle e ricche di pathos e fascino.., ME262, per l'appunto.

Se basta questo per definire nazista qualcuno allora sono nazista pure io visti tutti i volumi PROPRIO sulla storia della Luftwaffe dal 1936 al 1945 che sono in gran numero ed in bella evidenza nella mia biblioteca, chi mi conosce bene in questo momento è scoppiato a ridere in maniera clamorosa e sguaiata!!!

La musica dei Blue Oyster Cult si pasce di oscurità (Don't Fear The reaper), di fantascienza onirica (vedi brani quali Workshop of Telescope, Astronomy o Extraterrestrial Intelligence) di fantascienza cupa e guerriera ("Veteran of the Psychic Wars"o "Black Blade", scritte per loro da Michael Moorcock e se non sapete chi è costui possa Elric di Melnibonè cogliere la vostra anima con la sua spada "Tempestosa"... e non a caso li "sento" come miei brani manifesto) di innominabili passioni sessuali ("Dominance and Submission", "The Subhuman") , ma è sopratutto la magica alchimia tra le fortissime personalità dei vari membri a permettere la creazione di CAPOLAVORI ingiustamente misconosciuti ai più come "Agents of Fortune" del 1976, contenente non solo la già citata "Don't fear the Reaper" ( loro brano più famoso e di maggior successo) ma anche una splendida gemma quale "The Revenge of Vera Gemini" nella quale è ospite una sfolgorante Patty Smith (All'epoca legata sentimentalmente ad Allen Lanier), sciamanica ed evocativa come non mai...

Oppure il monumentale "Some Enchanted Evening" testimonianza del tour americano del 1978 contenente non solo gli ovvi successi ma anche due straordinarie cover di classici del rock quali "We gotta Get Out of This Place" degli Animals e "Kick out The Jams" dei leggendari MC5, una band importantissima per l'evoluzione del rock e forse mai così doverosamente omaggiata (Tra l'altro alla fine della loro relazione Lanier presentò Patty Smith a Fred "Sonic" Smith che degli Mc5 fu il chitarrista tutto rabbia e potenza,i due si sposarono di lì a poco e per anni la sciamana e poetessa per antonomasia del rock abbandonò le scene per dedicarsi alla famiglia, fino alla morte di "Sonic" ma almeno questo forse lo sapete già...VERO???).

L'alchimia tra le creatività del gruppo e le grandi capacità di Sandy Pearlman (alchimista sonico??

Deus ex machina??? Guru e guida spirituale??? Tutto questo assieme?? Fate vobis...) purtroppo non durò in eterno... il faraonico tour con i Black Sabbath nel 1980-81 (Documentato in un vhs intitolato "Black'n'Blue", se lo trovate prendetolo e rivendetemelo!!! LO VOGLIO!!!), le giovani legioni dei metallari che li adoravano come creatori e maestri dell'heavy metal (Definire i Blue Oyster cult "Proto-metal" è forse limitativo ma giusto assai!) la colonna sonora del film a cartoni animati "Heavy Metal" (Un capolavoro dell'animazione se mai ce n'è stato uno!!!)...il logorio di una sequela ininterrotta di concerti e studio sessions, la voglia di cariera solista di Albert Bouchard, le paranoie di Roeser, il protagonismo di Bloom,la nausea per la vita on the road di Lanier... la magica e misterica aura dei seventies che si fa lontana e vaga, l'ingiusto oblio...

Sono passati tanti anni, forse troppi...

Il metallarino neofita che e 15 anni sfidava in motorino il gelo e le intemperie per andarsi a vedere al cinema "Politeama Luigi Rossi" di Fano le proiezioni di "Heavy metal" è cresciuto, i capelli ora gli si ingrigiscono e le ossa gli dolgono quando sale sul vecchio Kawasaki 750 battezzato Hien (Rondine,come lo ME262 ma in giapponese...) e accendendo il motore della vetusta moto si sente pronto a varcare i confini della galassia come allora...e i Blue Oyster Cult???

Beh... ogni tanto si rifanno vivi e fanno un disco per divertirsi e far contenti i loro irriducibili fan... certo la magia oramai è persa per sempre... Sandy Pearlmann ha abbandonato la musica da tanti anni e ora si occupa con successo di sistemi informatici, i fratelli Bouchard (Una delle sezioni ritmiche più efficaci e magnifiche mai viste e sentite!!!) dio solo sa dove son finiti... Bloom, Buck Dharma Roeser e Lanier sono dei paciosi 50enni che però sanno ancora graffiare, mordere e affascinare con la loro energia e la loro personalità.....

la classe non è acqua e l'energia di una canzone come la recente "See you in Black" è merce rara a trovarsi in questi tempi di piattume e conformismo.... nostalgia???

SI e giustificata!

 

Discografia consigliata e più o meno ragionata

Blue Oyster Cult- 1973

Tyranny and mutations-1974

Secret treaties-1974

On your feet or on your knees-LIVE 1975

Agents of fortune-1976

Spectres -1977

Some enchanted evening LIVE -1978

Mirrors-1979

Cultosaurus erectus-1980

Fire of unknown Origin-1981

ETL-Extraterrestrial Live ---live 1982

Imaginos 1988

Career of evil\the metal years-antologia 1990

Workshop of the telescopes--Antologia 1996

 

Fidatevi dello zio Mike!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

LA FILOSOFIA DEL SATANISMO

(Darkdavid)

 

Intraprendere dal nulla un discorso del genere cercando d’essere razionali è difficile, soprattutto perché molti sono i pregiudizi in materia.

La prima cosa importante da far notare è la differenza tra il termine strettamente commerciale e diffuso della parola e quello non dato in pasto alle masse…..

Per ciò che mi ricorda la storia, (dati comunque i miei quasi 24 anni), negli anni settanta negli Stati Uniti avvenivano molti atti delittuosi, culminati con l'assassinio della moglie di Roman Polanski, regista affermato. E’ da questo momento preciso che, da pochi indizi, quali croci rovesciate, svastiche infuocate e nomi di pseudo demoni spesso inventati, nasce la paura del satanismo religioso.

A questo punto mi sembra logico tracciare degli schemi di differenziazione del satanismo religioso da molti definito “acido” in quanto malato, del satanismo storico, forse meglio conosciuto come demonologia ed eretismo, e quello scientifico, meglio conosciuto come l'adesione pratica alle teorie scientifiche di Aleister Crowley, del quale comunque i libri sono facilmente acquistabili in qualsiasi libreria un po’ specializzata….

Data la delicatezza dell’argomento trattato, invito il lettore ad una partecipazione più razionale possibile alla lettura.

 

SATANISMO ACIDO RELIGIOSO

 

Come già anticipato nella prefazione, ogni generazione ha avuto le sue rivoluzioni, politiche o meno, tutte destinate comunque a lasciare il segno, in positivo o in negativo.

 

Negli Stati Uniti, nel 1965 nasceva il movimento hippie, destinato a diffondersi in tutto il mondo, quindi a commercializzarsi. Per questo motivo gli stessi “genitori” del movimento, nel 1966, ad un anno di vita, ne celebrarono il funerale, non per questo rallentando la sua diffusione.

Charles Manson, ragazzo di carisma e doti inventive, aveva creato il suo gruppo nel quale non esistevano né regole né pregiudizi. Protagonista era una ribellione estesa su tutti i campi possibili ed un’apertura mentale estesa alle novità, compresa la droga. Tra le droghe più in voga in quel periodo c’erano gli allucinogeni, che permettevano di vedere cose mai viste, tipo “Lucy  nel cielo con i diamanti” (Lucy in the sky with diamonds…come cantavano i Beatles), ma anche immagini di demoni o figure interpellate come tali tramite evocazioni mistiche: tutto dipendeva dalla propria fantasia. Ed in questo stato di insoddisfazione maniacale, serviva un capro espiatorio: si cercò cosi di colpire il bene agli occhi delle masse, la chiesa!

A questo punto è importante soffermarsi e chiarire che questa forma di ribellione si sviluppò in puri atti di violenza gratuita. Era facile credere in benefici offerti dal demonio al posto della sofferenza offerta da qualsiasi ipotetico dio. E il portavoce di questa nuova era non fu Charles Manson, ma Monsignor Anton Lavey, guru del satanismo americano.

Capirete tutti che la sua notorietà è nata dalla diffusione del suo pensiero, ma non vi sembra ridicolo che un satanista violento si faccia pubblicità? Cercherò di fare luce su questi punti e di spiegare che le violenze gratuite più vicine al periodo della gran rivoluzione erano figlie di una degenerazione dal mito portante di satana distruttore del mondo, introdotta da Kenneth Anger e Anton Lavey.

Il loro primo progetto risale al 1961, “The magic Circle”, che nel 1966 diventa la chiesa di Satana di San Francisco. In seguito alla morte di Kenneth Anger, Lavey pubblica un libro destinato a diventare un best seller, “La bibbia di satana”, e partecipa a diversi film nei quali interpreta la parte del diavolo. Vi sembra costui che una persona che si nasconde poiché autore di delitti nel nome di satana?

Da ciò la deduzione che il satanismo di Lavey era una pura opposizione al cristianesimo, e Charles Manson era una sorta di mito da divulgare, come fece Brian Warner, dopo aver conosciuto la mente diabolica di Lavey, ah scusate, Brian Warner meglio conosciuto come Marilyn Manson, (accostare il nome della Monroe, attrice avvenente, al nome di Manson, maniaco omicida, sicuramente era una buona pubblicità). Ma il problema non fu tanto di Manson o Lavey e le loro visioni demonologiche, quanto dell’effetto che produssero sulle masse allora, e soprattutto oggi.

 

La struttura di Lavey era relativamente semplice, praticamente aveva creato un’antichiesa con il puro intento di creare un odio smisurato nei confronti di gruppi religiosi cattolici:

ai famosi dieci comandamenti si oppongono le chiavi enochiane di Lavey: la prima chiave proclama la ricerca dell’assoluto attraverso l 'affermazione di satana, la seconda chiave valorizza il piacere della carne specialmente di colui che rapisce la verginità, dalla terza alla sesta chiave sono esplicati gli obblighi dell’adepto, l'ottava chiave riguarda  il patto di sangue, la nona chiave condanna l'uso delle droghe (ma in realtà la droga era un ottimo strumento per vedere i demoni e satana stesso.....).

In ogni caso salta subito agli occhi la puerile opposizione simulata al cristianesimo, tale al punto da celebrare un battesimo satanico, un funerale satanico..........

Le altre chiavi enochiane non vengono nemmeno prese in considerazione, in quanto gli stessi satanisti ne ignorano l'esistenza.

Prima di documentare il secondo tipo di satanismo, diffido chiunque di fronte alla dimostrazione di ridicolaggine a sottovalutarne l 'entità e la pericolosità del problema, in quanto un adepto laveyano non la pensa cosi e può essere molto violento...., alla fine dell’articolo traccerò uno schema di informazioni riguardanti le prospettive odierne di ciascun movimento satanico.

 

SATANISMO STORICO

 

La demonologia o la presunta tale. Occorre sapere che la figura del demone è una vera e propria icona etnologica condivisa in forme diverse da molte culture, basta citare il Necronomicon, contenente evocazioni di spiriti benigni o maligni, oppure ricordare le famose leggende degli spiriti appartenenti alla cultura immaginaria o reale del vecchio popolo indiano.

 

Quindi esistevano demoni egizi, pagani, celtici, ma la vera paura del demone si sviluppò, per motivi sicuramente economici e politici, durante l’inquisizione spagnola. Occorre meditare sull'epoca, i fatti di cui parleremo risalivano al 1200 circa, in pura epoca medioevale, nella quale regnava la superstizione.

I poteri maggiori erano gestiti dalla nobiltà e dal clero, ma cosa successe per scaturire la paura del demonio?

Semplice, il medioevo era un panorama culturale immenso, d’elevazione, di scoperta, di crescita e d’innovazione, ma questo poteva scardinare le cosiddette credenze popolari che avevano reso solido il predominio economico e politico della chiesa e dello stato, occorreva quindi fare leva sulla coscienza popolare ed esisteva un metodo infallibile, la paura... e soprattutto la paura della morte, quella si, avrebbe ottenuto sicuramente gli obiettivi prescelti. E siccome la ribellione alla fede è sempre stata una delle più libere espressioni del pensiero, si creò una sorta di terrore smisurato basato su questi concetti:

 

·                    chiunque (cittadino o paesano) doveva rispettare alcune ferree regole morali e soprattutto politico-religiose, non era ammesso nessun credo diverso da quello dell’orientamento della maggioranza;

·                    stravaganza, originalità ed inventiva erano viste come pericolose e quindi bandite e interpretate come eresia, anche scoperte scientifiche che mettevano in dubbio il credo erano definite eretiche;

·                    il compito di queste importanti decisioni era affidate all’inquisitore, figura storica dai poteri illimitati, motivo per il quale ogni decisione sicuramente aveva delle motivazioni psicologiche, politiche ed economiche, ma per approfondire l’argomento consiglio la lettura del "manuale dell’inquisitore medioevale" di Nicholas Eymerich..

 

Anche di questa forma di satanismo, (pur se e velleitario definirla cosi), descriverò le probabili attuazioni odierne.

 

SATANISMO COSMICO

 

La filosofia di Aleister Crowley, filosofo ateo, ma dissacratore della cultura cristiana. Filosofia adottata da coloro che si definiscono la nuova schiera dei satanisti, una sorta di new age del satanismo, diretta verso la luce, intesa come illuminazione dell’io e della conoscenza (Marco Dimitri).

Cosmico, perché cosmico? Il cosmo è un elemento di insiemi: fuoco, aria, acqua, terra, luce che si divide in sole e luna.

Il satanismo cosmico è un concetto simile al Reiki, ma utilizzato per pratiche diverse: si crede in un’elevazione del proprio io tramite gli elementi del cosmo, i cosidetti demoni sono visti più che altro come spiriti guida. Resta di base la concenzione del satanismo Laveyano, ma priva delle degenerazioni violente (poiché Lavey ha modificato il pensiero di Crowley), quelle in cui tramite sette sanguinarie, gente comune indossa maschere sia materiali sia morali e celebra riti demoniaci esercitando violenze sessuali e uccisioni macabre. Questo è tutto in linea con la teoria del satanismo violento, ma attenzione, non è tanto il problema di entrare in uno di questi gruppi, gli adepti stessi cercano nuove leve (sopratutto femminili puntando molto sull’adolescenza, età nella quale le difese sono minori ed il culto del proibito affascina), il problema è uscirne, i rischi di morte sono altissimi.

Come riconoscere questi soggetti pericolosi?

 

Vestono di nero quasi sempre, spesso si fanno credere adoratori dell’Heavy Metal, promettono favori in cambio di qualche concessione (anche di carattere fisico), con questo non voglio dire che i metallari siano da allontanare, anche io lo sono, voglio dire che bisogna esser prudenti, i satanisti si scoprono pian piano, quindi, se notate comportamenti che degenerano in modo torbido, non abbiate paura a farvi aiutare, perché, ripeto, dal momento che entrate nel gruppo è difficile uscirne, rifiutate sempre incontri in luoghi isolati, è fondamentale.

La New Age predica invece una crescita culturale dell’ideale satanista.

 

IL SATANISMO OGGI

Anton Lavey

 

Il credo piu diffuso. La branchia più violenta, quello di cui dubitare. Sicuramente quella più appagante, quella legata alle uccisioni alle violenze sessuali e ad atti di banditismo vero e proprio, su questa modalità mi soffermo poco per motivi di sicurezza pubblica. Ho descritto prima come evitare questo genere di persone, evitatele, possono essere di tutto, credono nella promiscuità sessuale, quindi ci sono anche i rischi di malattie, nonché della propria incolumità fisica. Dubitatene.

 

Aleister Crowley

 

Poche parole, il significato più profondo cela il culto della non violenza, un’adesione intellettuale al satanismo, ma ricordate bene, gli adepti di questi gruppi non portano la croce rovesciata, parlano di luce nelle tenebre, non di buio o di ombra, e comunque sono la minoranza.

 

In Italia di questa filosofia si definiscono i membri della setta dei "Bambini di Satana" di Bologna, capeggiati da Marco Dimitri. Ritengo che nessuna spiegazione migliore possa essere quella di un’intervista effettuata ad uno dei membri di questa setta ormai nota a tutti o alla maggioranza tramite mass media televisivi.

 

Prima di pubblicare l’intervista, brevi cenni relativi al personaggio:

 

Marco Dimitri nasce a bologna il 13 febbraio del 1973.

Negli anni giovanili frequenta un gruppo conosciuto come la fratellanza cosmica, molto vicino al pensiero di Aleister Crowley....

Sono proprio le dottrine del mago filosofo inglese a portare Dimitri verso il satanismo, e ad evolverlo in una visione totalmente moderna. Dimitri si identifica nella figura di qualcuno che cerca di cambiare, di allontanarsi da quella concezione medioevale cristiana di sottomissione che purtroppo anche oggi si manifesta pur con modalità differenti, ma soprattutto più incisive.

Perché Bambini di Satana?

Perché essere bambini significa essere puro, quindi il bambino di satana è la purezza dell’ideale satanista ed è la ricerca del bambino che e dentro di noi.

In questa nuova concezione non esistono differenze, esiste l'uomo ed esiste la donna, esiste la scienza, e ognuno ha una propria energia personale che usa per affermare la propria volontà, senza calpestare quella degli altri.....

 

Riviste più o meno diffuse celano la possibilità di iscriversi al gruppo gratuitamente, vero, però implicano la necessità di un patto di sangue, e questo lo nego, per esperienza diretta, non ci sono obblighi......

La setta dei bambini di satana miscrede anche dai riti di magia nera, non esistono le fatture con esiti malvagi, se la propria volontà non è forte, nessuno può cambiare il proprio destino....

Una nota dolente, che nell’intervista non ho trattato: Dimitri fu accusato di violenze sessuali su minori, ed e stato successivamente assolto, quindi, non potendo giudicare, mi astengo ed invito chiunque a fare altrettanto, non è bello aggiungere carne al fuoco.

 

INTERVISTA  A MARCO DIMITRI

 

 

BD: Cosa pensi delle principali differenze di quella che  si potrebbe definire classificazione del satanismo, ovvero razionalista scientifico, occultista con tendenze demonologiche, ed acido religioso?

 

MD: Credo che abbia la stessa utilità delle acque: liscia, gassata o... in realtà l'acqua è una, poi c’è chi vi aggiunge l’anidride carbonica....Il satanismo è una cultura nobile e razionale, contempla la ragione umana frutto di una conoscenza insita nel sapere. E’ giusto classificare le forme di pensiero per distinguerci da quel "satanismo" che si appoggia all'inesistente figura del satana cristiano.

 

BD: Qual'è l'obiettivo principale della setta della quale fai parte?

 

MD:     Considero i Bambini di Satana un'associazione culturale con l'obiettivo di informare infrangendo il muro eretto dall'oscurantismo fra Satanismo e Società.

 

BD: Come vivi il rapporto con la società odierna ed il suo trend?

 

MD: Non lo vivo, sono ribelle.

 

BD: Un messaggio ai giovani?

 

MD: Continuate ad urlare il vostro dissenso, non buttate la spugna.

 

BD: Nel mio articolo ho tracciato brevi figure di A. Crowley e A. Lavey, tu come percepisci queste due figure?

 

MD: Contemplo Crowley come colui che ha riarticolato il pensiero magico e la conseguente espressività creativa dell'essere umano. Il senso del verbo è sicuramente "Fa ciò che vuoi" da non fraintendere con "fa ciò che ti pare", il senso è quello di mettere in Opera la Volontà prima e vera dell’uomo attraverso la sua ritualità, la fecondazione del proprio volere. Lavey, secondo me ha distorto la filosofia di Crowley, in fondo era un simpatico commerciante.....

 

BD: Il tuo rapporto con l’arte, sia essa musica, poesia o altro?

 

MD: Se il demonio potesse piangere lo farebbe tramite tutta l’arte che ha attraversato il tempo! L'arte è la vita, è il sangue per il vampiro.

 

BD:      Il senso della tua vita?

 

MD: Sicuramente poliedrico, vive attraverso tutte le sue forme, coinvolto nel moto caotico senza fine.

 

BD: Mi ha colpito una frase letta su un libro che parlava di “satanismo della luce”, tu come giudichi questa affermazione che sembra contraddittoria?

 

MD: Se la luce è conoscenza e illuminazione, la giudico bene.

 

BD: Cos’è per te l’amore?

 

MD: L'amore è arte.

 

BD: Cosa pensi della magia, sia essa bianca rossa o nera?

 

MD: La magia è una e unica, cosi come il mondo è uno e unico.

 

BD: Ritengo che per molti adepti il satanismo sia solo una forma di ribellione portata alla violenza estrema, tu cosa ne pensi?

 

MD: Se fosse cosi basterebbe l'orrore filosofico e comportamentale del monoteismo.

 

BD: “Al di là del bene e del male”, è il titolo di un libro di Niestchze, al di là del bene e del male nel satanismo, secondo te, le cose importanti da sapere ...

 

MD: Al di là del contrasto bene-male, o meglio, al di là della bipolarità vi è la ragione che nasce dal contrasto tra gli opposti, tutto quello che c’è da sapere è: IO SONO.

 

BD: Un tuo pensiero ricorrente, un’idea, una frase, una parola qualcosa che ti raffiguri..........

 

MD: Mi piace ridere sott'acqua, perché sono un sub, mi immergo con la bombola per contemplare me stesso anche nel mare. Bisogna essere la Terra e il piede che la calpesta, allora si vive, o meglio, sì e.......................

 

ANALISI DELL INTERVISTA

I BAMBINI DI SATANA RAPPRESENTANO LA SCELTA DI UNA LIBERA COMUNITA'.

 

In questa intervista appare un profilo psicologico abbastanza sottile, sicuramente non del mostro omicida, Marco Dimitri condanna la religione cristiana in quanto fonte di giudizi inquadrati, ma senza predicarne rivalsa nei suoi confronti, favorisce la diffusione colta del satanismo e la dissacrazione di quello violento, concepisce un'analisi attenta della magia interiore senza differenziazioni, crede nell’amore e nell'arte. Emergono in lui spiccate luci del decadentismo esteta, una sorta di Doryan Gray odierno, invita i giovani a non smettere di lottare e a credere di poter cambiare qualcosa, è una sorta di ribelle che crede nella ragione dell’anima, intrisa della conoscenza, quindi evidenzia l'ignoranza come l'unico grande male sul quale spesso si fa troppa leva.

L'amore è arte, dice Marco Dimitri, ognuno cammina nel suo quadro, e prima o poi incontra una musa, e dipinge, o scrive, o piange, perché vive......

Esisterà anche il bene o il male, ma esiste la ragione e la violenza è il frutto dei deboli, il sogno è la speranza, aprire gli occhi alla luce della conoscenza, questo il significato....

Ma attenzione, è importante focalizzarsi sul pensiero della non violenza, non sull'immagine della persona: se veramente esiste una forma anti-violenta di satanismo ben venga, nel senso che sia di esempio per dimostrare che non serve uccidere o violentare per manifestare il proprio credo. Occorre però camminare sempre coi piedi per terra, le parole restano pur sempre parole, i pericoli invece provengono dai fatti...................

 

I PERICOLI DEL SATANISMO

 

Oggi, spesso e volentieri, si cerca di trovare dei capri espiatori, definiti come diffusori delle ideologie sataniste, ma su questo permettetemi di esprimere i miei più profondi dubbi. Uno di questi principali capri espiatori è il metal o rock definito satanico................grosso erroe.

Non possiamo dimenticare che ogni individuo ha una sua mente, ha una sua individualità, ed una sua personalità, e i suoi eventuali gesti delittuosi sono frutto della sua iniziativa, piuttosto induco a riflettere “su altri” (diciamo) capri espiatori, ad esempio una vita non felice, carenza d'affetto, frustrazione, sono tutte "patologie" che, se  esasperate  possono portare  a gesti sconclusionati, ma dubito che il vero pericolo derivi da pagliacci travestiti su un palco.

Non è il vuoto che porta al male, bensì la desolazione, la paura, una persona amata, difficilmente praticherà violenze gratuite qualsiasi esse siano.

Un conto è scrivere 666 (il numero del diavolo) sul muro, un altro è uccidere nel nome del demonio, non bisogna generalizzare tutti gli eventi, ma cercare di capirli nel profondo.

In Italia è stato lanciato l'allarme, di fronte al sorgere di nuovi culti, si sono formate pericolose sette, soprattutto nella zona del triangolo nero, che collega Torino a Londra e San Francisco. Non sono luoghi casuali, a Torino c’è molta attività di messe nere, San Francisco è la città nativa di Lavey, Londra quella di Crowley.

E’ importante conoscere le date di importanza del satanismo acido, in maniera tale da essere preparati e sapere quando e in che occasioni agiscono i satanisti. La vigilia dei morti, il 31 ottobre, il 2 febbraio, ovvero la festa delle luci, il 30 aprile, la notte di Valpurga, importante per i Laveyani, le notti di luna piena e quelle di luna nuova.

In Italia, i satanisti aderenti a sette sono circa un milione, quindi un fenomeno contenuto, anche se preoccupante.

Descriviamo le principali forme di satanisti:

 

·                    isolati: streghe e maghi, sciamani, si ritengono l’anti-dio, effettuano fatture di dolore o di morte;

·                    dediti a droghe, da cui le visioni demoniache;

·                    psicotici, acidi, legati solo all'immagine del satana biblico contro il dio cristiano;

·                    tradizionali: quelli che effettuano messe nere, in realtà una fede distorta della religione cristiana, pericolosissimi;

·                    sadomasochisti, satanisti impuri dediti a perversioni sessuali;

·                    seguaci di Baphomet: dio del divenire, il simbolo dell’essenza, sono la minoranza;

·                    carimastici : tendenzialmente religiosi in attesa della comparsa sulla terra del satana buono, che ripari agli errori della precedente venuta, quella del Cristo Salvatore;

 

Emerge chiaramente che i veri satanisti pericolosi sono quelli che identificano in Satana: la loro voglia di rivalsa sul dio che ha creato il genere umano, questi satanisti si considerano infatti veri e propri demoni sulla terra.

 

Nel satanismo contemporaneo l'influenza del Mago inglese A. Crowley è molto ampia, Crowley si prefiggeva di distruggere la religione cristiana, forse questa   è la principale    differenza dal satanismo Laveyano, che si prefiggeva

l'idea di distruggere il cristiano, quindi la persona.

 

LA LOGGIA NERA

 

Analizzeremo ora nelle sue varie forme le ripercussioni del credo di Lavey, dalle degenerazioni malate del satanismo al più recente, ma meno considerato, movimento Wicca.

 

ANTON LAVEY, IL PAPA NERO

 

La sua è una strada costellata da riflessioni tese a dissacrare violentemente chi espone i concetti di bene e di male ancorati nella distorta concezione cristiana. La figura del diavolo diventa una metaforica espressione, mitica fonte di liberazione dai vincoli di terrore dell'uomo, il vero inferno è sulla terra e le sue fiamme sono alimentate dai viziosismi cristiani, la morale cristiana è da rompere e con essa la sua tendenza alla pedofilia, intesa come sfruttamento dei più deboli volgarmente sfruttati. Parole e credenze difficili da giudicare. L'acqua benedetta di dio ti acceca, quando non ne sei cosciente, la storia insegna sin dal vecchio testamento: la ribellione da parte dell'angelo più lucente attraverso il bagliore luciferiano, le urla degli uomini lacerati nel loro ventre dal dio come impedite vergini di ferro, il disordine sulla terra, sino alla presunta nascita di cristo, il caos totale, il male che pulsa dentro la carne e attende solo di essere evocato, attraverso la propria sessualità, attraverso il satanismo e il nazi-esoterismo...

Questo era Lavey, per fortuna uno dei pochi a ribaltare la bibbia in chiave dell’odio in maniera palese, volgare, scontata e inutile, un idiota che si spaccia per un semi dio opposto, che crede nell'essere umano solo come macchina da guerra contro la religione cristiana, ma penso che il tempo delle crociate o delle anti crociate sia ben lontano. Sicuramente le parole malsane di un “simpatico” commediante.

 

 

Anche nella mediocrità della stregoneria Wicca sono evidenti dottrine sataniste. Il segno di secondo grado è un pentagramma invertito disegnato sul corpo. Il sacerdote Wicca invoca su di sè esseri superiori, spesso tramite le candele o altri oggetti presenti nel cerchio magico. Ogni culto celtico pagano ha delle discendenze dal satanismo, quindi diffidate da chi prospera il movimento Wicca come pacifista ed anti-satanista, è una grossa bugia.

 

Per finire, un monito, o forse una domanda, che cos’è il satanismo?

 

E’ una cultura antica, precedente alla nascita della religione cristiana, che purtroppo ha offerto molti sbocchi dietro alla degenerazione della società che stiamo vivendo tutti. Un consiglio, amiamo l'arte e usiamola per crescere e uscire dalla mediocrità , ma tramite i mezzi che possiamo avere non quelli che vogliamo o vorremmo avere.

 

 

 

 

 

 

 

 

COSA RAPPRESENTA VERAMENTE IL 666?

(Vincenzo Ruggiero Perrino)

Nell’”Apocalisse” di Giovanni, il testo che chiude la Bibbia, uno dei personaggi chiave è la Bestia. L’Evangelista ne parla in questi termini: “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchi sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.

Il 666 costituisce la somma dei numeri interi da 1 a 36 (36 è il quadrato di 6). E tale simbolo è stato associato a molti personaggi storici.

Diciamo subito che rappresentare con i numeri (“666”) la cifra (“seicentosessantasei”) è comunque errato, in quanto l’”Apocalisse” fu redatta in greco, prima della diffusione dei numeri arabi. Perciò, l’interpretazione moderna del seicentosessantasei come successione di tre cifre uguali è priva di qualsiasi fondamento.

Sappiamo che il sistema di calcolo degli antichi greci e romani era basato sull’uso delle lettere dell’alfabeto. Per scrivere il numero seicentosessantasei (in greco hexakosioi hexekonta hex), bisognava affiancare le lettere chi (600), zeta (60) e digamma (6). Invece, per comporre il numero “666” come successione di tre cifre uguali, occorreva scrivere digamma, digamma, digamma. Ma, nei tempi antichi, non esisteva alcuna relazione tra il numero seicentosessantasei e il numero composto da tre cifre uguali. Sicché, tutte le moderne interpretazioni in questo senso perdono di significato.

Una delle interpretazioni più affascinanti, squisitamente contemporanea, si basa sul valore fonetico del digamma. Infatti, tale lettera dell’alfabeto greco si pronuncia come la w. Quindi la cifra “666”, come successione di tre 6 di seguito, pronunciata, risulterebbe essere, né più né meno, che la sigla www, familiare a quanti sono soliti navigare in Internet. E, dicono alcuni, l’autore dell’”Apocalisse” ha profetizzato l’avvento di Internet e della new economy (“nessuno potrebbe comprare o vendere senza il numero della bestia”) e che il nome dell’uomo descritto nel testo sacro sia quello di qualche plutocrate dell’informatica (in particolare Bill Gates).

Un’altra interpretazione, molto risalente nel tempo,  si basa sul sistema di scrittura numerica dei romani. I numeri latini si scrivevano utilizzando le lettere M (1000), D (500), C (100), L (50), X (10), V (5), I (1). Se le si mette insieme, si ottiene il numero milleseicentosessantasei (MDCLXVI). Secondo questa interpretazione seicentosessantasei (DCLXVI) può essere inteso come tutti i numeri esclusi il mille (M), cioè come un numero finale analogo al “999”. Da qui, sarebbero discese le profezie, secondo le quali il mondo sarebbe finito nell’anno mille. Ma lo stesso fluire del tempo ha smentito questa interpretazione…

Rispetto ai personaggi identificati con la Bestia, è curioso notare come essa sia stata accostata a personaggi in vista durante gli anni. Abbiamo già detto di Bill Gates, identificato con la Bestia da coloro che interpretano il 666 come un simbolo del www. Ma c’è di più.

Quando Reagan fu eletto presidente degli Stati Uniti, molti credettero si poter riconoscere in lui l’Anticristo, dal momento che il suo nome completo, Ronald Wilson Reagan, era composto di tre parole composte ciascuna da sei lettere, da cui veniva precisamente 666.

Ma, in realtà, chi intendeva rappresentare Giovanni nella sua “Apocalisse” con la cifra seicentosessantasei?

L’”Apocalisse” fu redatta intorno all’anno 90, sotto il regno di Domiziano, promotore di sanguinose persecuzioni contro i cristiani. L'autore, come si nota, invita gli intelligenti a fare il calcolo. Pertanto, non si tratta di qualcosa che sarebbe successo nel futuro e quindi che non si conosceva. Al con­trario, è qualcosa che si poteva calcolare con un po' di intelligenza. Poi, aggiunge che è la cifra di un uomo. Che cos'è la cifra di un uomo?

Sembrerà strano, ma si tratta di una particolarità tanto della lingua greca, che è quella che u­sava l'autore, come di quella ebraica che senza dubbio conosceva.

Mentre nella nostra lingua usiamo certi segni per scri­vere le lettere (a, b, c) e altri segni differenti per scrivere i numeri (1, 2, 3), in ebraico e in greco i numeri sono le lettere dell'alfabeto. Così, per scrivere l’1 si usa la stessa lettera "a", per il 2 la lettera "b", ecc.

Ebbene, sommando le lettere di qualsiasi nome si ot­tiene un numero che è la cifra del nome. Questo procedimento di sostituire le lettere di un nome con il suo valo­re numerico era molto frequente nell'antichità. Anche la Bibbia lo impiega molte volte.

Tornando al nostro caso, se Giovanni dice che questo numero è la cifra di una persona e che l'intelligente deve calcolarla, è perché c'è qualche persona conosciuta dai lettori dell'”Apocalisse” il cui nome scritto in ebraico o in greco dava questa somma. Giovanni, che era stato preso dai romani nel momento di scrivere il suo libro e la cui vita correva pericolo, decise di avvertire i cristiani in un modo velato, che pochi potevano capire, proprio per evi­tare che la polizia imperiale potesse fare rappresaglia contro di lui.

Con tutta probabilità si tratta qui dell'imperatore Ne­rone, infatti se si scrive il suo nome in ebraico e sì fa la somma dei numeri corrispondenti alle lettere, il risultato è 666. Ma non è finita qui…

Nella descrizione che Giovanni offre della Bestia, dice due cose importanti: che ha sette teste, e che sembrava ferita a morte. Riguardo alle sette teste, l’autore ci dice che: “… sono anche sette re. I prime cinque sono caduti, ne resta ancora uno in vita, l’altro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. Quanto alla Bestia che era e non è più, è ad un tempo l’ottavo re e uno dei sette”.

I prime cinque imperatori romani (Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) erano già morti. Il sesto è Vespasiano. Poi verrà Tito (che durerà poco). L’ottavo imperatore è Domiziano. Costui è l’ottavo imperatore, ma è anche uno dei sette che lo hanno preceduto. Ciò significa che Domiziano, allora regnante, aveva scatenato una feroce persecuzione contro i cristiani come Nerone aveva fatto a suo tempo.

Perciò, l’imperatore Domiziano è visto come un Nerone redivivo. Perciò, Giovanni ci dice che la ferita mortale della Bestia era stata curata: Nerone era ritornato per perseguitare i cristiani! E perciò che, per identificare il nuovo nemico della nascente Chiesa cristiana, egli gli associa il simbolo 666, che è né più né meno che la cifra del nome di Nerone.

In definitiva, possiamo concludere sul punto dicendo che il 666 rappresenta l’imperatore Domiziano. I primi cristiani, che si nascondevano e occultavano le loro cose ai romani persecutori, avrebbero conosciuto perfettamente la chiave.

 

 

 

 

EDUARDO: TRADIZIONE ED INNOVAZIONE DELLA NAPOLETANITA’

(Vincenzo Ruggiero Perrino)

 

Le origini del teatro italiano risalgono ai rituali sacri e profani che, dall’alto medioevo in poi, hanno continuamente arricchito tutta la tradizione, colta e popolare, delle epoche successive. Dalle esperienze teatrali carnevalesche, sacre, o dai contra­sti amorosi si è sviluppata una linea ri­conducibile che è venuta a sfocia­re nella commedia dell'arte. Con la commedia dell'arte il teatro italiano vive il suo momento di massimo splendo­re: i «comici» portano le loro maschere nei più famosi teatri e nelle principali corti d'Europa.

Successivamente, il teatro italiano potrà annoverare tra i grandi una figura importantissima come il Goldoni. Subito dopo, verrà l’Ottocento romantico e bor­ghese; verranno il decadentismo e la decadenza. Della commedia dell'arte sopravvivrà solo la memoria delle maschere. In particolare, soltanto due maschere si salveranno dal oblio totale: Arlecchino, cui lo stesso Goldoni ha donato l'immortalità, e Pulcinella, indiscusso sovrano della farsa napoletana. Dalla farsa napoletana e dai suoi ultimi grandi autori e interpreti Antonio Petito, l'ultimo Pulcinella appunto, e Eduardo Scarpetta discen­dono direttamente Eduardo e il suo teatro.

Eduardo De Filippo nacque a Napoli nel 1900, figlio naturale (come lo furono anche sua sorella Titina e suo fratello Peppino) di Eduardo Scarpetta. Fin dalla tenera età di sei anni, cominciò a calcare le tavole del palcoscenico, prima in ruoli minori, poi acquisendo sempre maggiore consapevolezza del proprio talento recitativo, infine, cimentandosi con crescente abilità nella pratica drammaturgica.

Eduardo si propone come il continuatore di una grande tradizione, per la quale si può fare ancora una volta riferi­mento ai comici dell'arte, che elaboravano i propri cano­vacci e li mettevano in scena improvvisando i dialoghi e l'azione.

L'opera di Eduardo si può dividere in prebellica (rac­colta con il titolo Cantata dei giorni pari) e postbellica (Cantata dei giorni dispari). La prima fase della sua opera presenta una tendenza più umoristico farsesca, benché non è possibile, né giusto, operare una netta frattura all’interno del teatro eduardiano, sostenuto da un’intima coerenza narrativa e stilistica. Infatti, ricorre sempre, sia nelle opere giovanili, che in quelle della maturità, la struttura estremamente geometrica dell’azione – antefatto, accadimento principale, morale. Inoltre, anche il tema dei suoi lavori è sostanzialmente lo stesso: la vittima che lotta, ora pateticamente, ora tragicamente, per non soccombere alla società e alla storia.

Nelle sue commedie, egli opera una mediazione tra spe­cifici momenti storici (si veda la guerra di Napoli milionaria!), e quotidianità di un popolo diseredato e talora oppresso, che, più che viverli, li subisce, pervenendo poi a una forma di dolente autocoscienza, che però è raramente frutto di un processo critico, ma piuttosto di un'esperienza individua­le drammatica e traumatica.

I personaggi di Eduardo sono quasi sempre individui soli, non tanto per una libera e cosciente scelta, quanto piuttosto perché residui di un’umanità emarginata rispetto alla storia; i fatti, anche quando si situano in un contesto di rilevanza storica, sono sempre privati e minimi. Pertanto, sarebbe un errore cercare nelle commedie di Eduardo uno spaccato sociologico di Napoli, che egli sceglie sì come ambiente prediletto delle sue commedie, ma che non racconta se non come habitat metaforicamente eletto – per ragioni di affetto personale – come simbolo delle grandi miserie e piccole virtù dell’umanità intera.

Tali caratteristiche emergono fin dal­la produzione prebellica, da Uomo e galantuomo (1922), suo primo lavoro in tre atti, giocato su un incessante so­vrapporsi di equivoci e di finzioni e mirante a mettere in ridicolo un certo malinteso senso dell'onore; a Non ti pago (1940), apologo di esasperata e surreale comicità sulla superstizione; fino a Natale in casa Cupiello (scritta come atto unico nel 1931 e poi rielaborata in due e infine, nel 1943, in tre atti), il cui protagonista, Luca Cupiello, presenta alcune affinità con il Gennaro Jovine di Napoli milionaria! Luca Cupiello è un padre di famiglia tutto sommato disprezzato dalla moglie e dai figli, che non partecipa della loro vita, preferendo rifugiarsi in un mondo di fantasia e di sogno, simboleggiato sulla sce­na dal presepe cui dedica tutte le sue cure e le sue ener­gie, e dal quale solamente si aspetta compenso e gratificazione.

Con il 1945 arriviamo a quello che Eduardo stesso volle indicare come momento di passaggio dalla fase prebellica a quella della maturità di autore: Napoli milionaria!

La storia è molto semplice. C'è un uomo, Gennaro Jo­vine, che, perduto il lavoro a causa della guerra, si trova improvvisamente a scontrarsi con la realtà della sua famiglia, una realtà che non conosce e che contrasta nettamente con i suoi principi, ma sulla quale non può inter­venire, essendone esplicitamente emarginato o nel mi­gliore dei casi, quando occorre, strumentalizzato. E c'è la famiglia: la moglie Amalia, che la necessità prima e la corsa a un miraggio di benessere poi hanno spinto alla borsa nera; i figli grandi, Amedeo e Maria Rosaria, ab­bandonati a se stessi e di conseguenza avviati, in modi e termini diversi, su una cattiva strada; la piccola Rita, im­magine dell'innocenza ed elemento catalizzatore della vicenda. Per un incidente occorso gli durante un bombar­damento, Gennaro, spettatore inconsapevole, viene de­portato in un campo di prigionia in Germania. Noi non assistiamo al suo calvario, la cui tragica realtà ci verrà proposta, con grande risalto drammatico, dal racconto continuamente interrotto che, tornato fortunosamente a casa, egli tenterà di fare alla famiglia e agli amici. Ma nessuno è disposto ad ascoltarlo, in quanto tutti sono più propensi a cancellare passato e presente attraverso la illusione di una vita provvisoriamente e falsamente facile. Ma Gennaro ha acquistato una coscienza, e sarà questa a prevalere, consentendogli di riunire nelle sue mani le fila disperse e disgregate della famiglia, e con essa della vicenda.

Dal 1945 in poi, pressoché ogni anno, Eduardo riapre la sua stagione con una nuova commedia, frutto di una ispirazione sempre attenta al momento storico, ma mai banalizzata da cadute nella pura «attualità».

Nel 1946, Eduardo propone Questi fantasmi!, storia di infedeltà coniugale organizzata e vissuta attraverso il filtro della superstizio­ne: in essa seguiamo le vicende quotidiane di un intero palazzo, che nelle sue tensioni e nel suo disordine rap­presenta ed esemplifica, secondo la testimonianza dell'au­tore stesso, lo stato di confusione e di incertezza del paese.

Ancora del '46 è Filumena Maturano, forse la più universalmente conosciuta delle sue opere, rappresentata con grande successo in tutto il mondo. E’ la dolente e amara storia di una donna che lotta per dare ai propri figli un posto nella società: si tratta indubbiamente di uno dei momenti più alti della intera drammaturgia italiana, per il rigore della forma e del tema trattato.

Nel 1948, va in scena Le voci di dentro, amara riflessione sul mondo appena uscito dalla guerra, in cui il sospetto e la paura reciproca impediscono persino l’instaurarsi di un sentimento di pietà familiare. In questa commedia, ancora una volta Eduardo si segnala per la genialità delle trovate sceniche. Infatti, il personaggio di Zi’ Nicola, disilluso vecchietto che, di fronte alla corruzione che lo circonda, ha preferito isolarsi nel silenzio, si esprime «sparando» fuochi d'artificio che assumono, a seconda delle circo­stanze, ritmo e significati diversi, cioè diventano lin­guaggio.

Altre novità vanno in scena nelle successive stagioni: La paura numero uno nel 1950, I morti non fanno paura e Amicizia (due atti unici) nel 1952, Mia famiglia e Bene mio e core mio nel 1955.

Nel 1957, vede la luce De Pretore Vincenzo, rielabora­zione teatrale di una lunga poesia del 1948 (Eduardo fu anche poeta). Il protagonista, un ladrun­colo, che, per la riuscita delle sue imprese, si è votato a san Giuseppe, dopo un colpo sfortunato, viene ucciso e arriva addirittura in paradiso: si tratta di un paradiso quotidiano, senza solennità, dove i santi sono raffigurati come nelle immaginette dell'iconografia popolare, e in cui san Giuseppe, minacciando di andarsene se il suo protetto non sarà accolto tra i beati, mette in crisi l'inte­ro «sistema» celeste.

Seguono, nel 1958, Il figlio di Pulcinella; nel 1959, Sabato, domenica e lunedì; nel 1960, Il sindaco del Rione Sani­tà dà spazio a un ritratto della giustizia in Italia; nel 1964, L’arte della commedia, forse la commedia più pirandelliana di tutto il repertorio eduardiano, illustra i rapporti tra il teatro e il potere.

Nel 1967, vengono proposti Il contratto, e soprattutto Il Sindaco del Rione Sanità. In quest’ultima, il protagonista era un «buono», un «giusto», ma è stato tradito dalla vita e dalle leggi, ed ha imparato così a servirsene, e a servirsi dell'ignoranza e della superstizione (che da quelle stesse leggi discendono), contro gli altri, a proprio esclusivo vantaggio.

Le ultime due commedie di Eduardo sono Il monumento (1971), denuncia della falsa retorica e del fanatismo patriottardo, e l’estremo capolavoro Gli esami non finiscono mai (1973), il cui protagonista, vittima con­sapevole dell'arrivismo cieco che la nostra società ha of­ferto come unico metro conoscibile di affermazione e di valore al suo ambiente piccolo-borghese, ripropone nel terzo atto il personaggio che non parla, e che qui si espri­me solo attraverso i gesti e i moti del viso, con esiti sce­nici di straordinaria efficacia.

Eduardo è morto nel 1984. Durante i suoi ultimi anni, più volte, si era detto amareggiato della situazione di degrado morale e sociale in cui versava Napoli. Purtroppo, la sua voce sdegnata non è stata mai ascoltata a sufficienza: destino comune a quanti come lui si sono posti come continuatori e cantori della tradizione, ma anche come portavoce di nuove e moderne istanze sociali e culturali.

Concludiamo questa panoramica sulla vita e l’opera del grande drammaturgo presentando un breve stralcio tratto da Natale in casa Cupiello. Si tratta di alcune battute prese dall’inizio del secondo atto. Si noti, come l’autore tratteggia l’amore per il presepio del protagonista, e la di lui reazione di fronte alla scettica noncuranza del suo ospite, amico del figlio, che lui non esita ad accomunare per via della freddezza dimostrata al suo lavoro sul presepio.

 

 

 

LUCA  (vedendo Vittorio) Chi è?

CONCETTA (premurosa che Vittorio vada via)  E n'amico 'e Nen­nillo... se ne steva ienno... (A Vittorio) Andate, andate... Buo­nasera...

LUCA  Un momento. Chesto che cos'è... E questo il modo di trat­tare la gente?... (Guarda Vittorio compiaciuto) Siete amico di mio figlio?

     Bravo. Mi fa piacere che s' 'a fa' con persone de­gne... Come si dice? Fattella cu' chi è meglio 'e te e fance 'e spese... (Sempre piu'ammirato) Tenete pure i guanti... bravo! E avete visto il presepio?

VITTORIO  No...

LUCA (con rimprovero a Concetta)  Nun ce l'he' fatto vede', è ove'?

CONCETTA (gli volta le spalle con un gesto d'impazienza)  Lucarie’, mo' penzavo 'o presebbio...

LUCA (orgoglioso lo mostra a Vittorio)  Ecco qua. Bello, eh? Questo l'ho fatto tutto io...

VITTORIO (per compiacerlo, ma assente completamente) Possibile?

LUCA  Sicuro. Sano sano...

VITTORIO (c. s.)  Tutto voi?...

LUCA  Tutto, tutto. E contrastato in famiglia. Qua non mi capiscono... Io faccio il presepio perché quando avevo i figli piccoli, lo facevo... Sapete, era un'allegrezza... E anche adesso che sono grandi, io ogni anno debbo farlo... Mi sembra di avere sempre i figli miei piccoli... Sapete... anche per religione. E’ bello fare il presepio... E l'ho fatto senza l'aiuto di nessuno...

VITTORIO (sempre indifferente e leggermente ironico) E tutta quest'erba, voi pure l'avete messa?

LUCA (compiaciuto e orgoglioso)  Io.

VITTORIO (c. s.)  Bravo.

LUCA (è incerto se Vittorio parla sul serio o lo prende sorride)  Già...

VITTORIO (c. s.)  E tutta questa neve... sparsa così bene... l’avete messa voi?... senza l'aiuto di nessuno?

LUCA (c. s.)  Io la metto e io la levo. Quando sono passate le feste, conservo tutto: sugheri, pastori, erba... e quando viene un’altra volta Natale, prendo tutta la roba e faccio il presepio un’altra volta...

VITTORIO  Bravo!

LUCA  (lo guarda, poi a Concetta piano) Chisto me pare che me sfruculea…

CONCETTA (seccata) E si capisce…

LUCA  E chi ce 'o fa fa'?... Io 'o scasso qualcosa ‘nfaccia  (Ritorna, Vittorio ripreso dalla sua mania per il presepio) Mo' so' ghiuto accatta’ i re Magi che s’erano rotti…

VITTORIO Bellissimi. E… questi pure li avete scelti voi?…

LUCA Io proprio

VITTORIO Bravo!

LUCA (lo guarda, poi) Va bene. Voi siete amico di mio figlio, è vero?… ho capito tutto.

 

[da Natale in casa Cupiello, secondo atto].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RECENSIONI

CINEMATOGRAFICHE

 

“La regina dei dannati”                                                                                  (Darkdavide)

Genere :vampiresco

Da non perdere. Finalmente una pellicola in  visione  moderna  sui  vampiri. Niente  bare, ululati, nè lune piene e tantomento paletti  in  frassino, questo film narra di Lestat, un ragazzo che viene morso dal vampiro Marius, e  diventa  a sua  volta  vampiro in quanto prescelto. Ma nella dimora imperiale di Marius dove  Lestat  apprende le arti del mestiere, Lestat scopre la statua della regina dei dannati, Akasha, madre   di   tutti  i    vampiri, e   le   morde  il braccio  miracolosamente  fonte   di   sangue, risvegliando cosi la regina sanguinaria. A questo punti lo scenario si trasferisce, Lestat lascia la casa di Marius e si addormenta nel terreno ma  dovrà  risvegliarsi per essere unito ad altri vampiri contro la  tirannia  di  Akasha. Però  si   risveglia  nell’America   del  XIX secolo, e cosi si adegua ai tempi, diventa rockstar, crea  una  band  di  dark metal e effettua un unico concerto a Death Valley dove da appuntamento a tutti i vampiri che non hanno il coraggio di mostrarsi e li sfida.

Durante  il  suddetto  concerto  avviene  uno  scontro  tra Lestat e i vampiri nemici, e sono immagini spettacolari, fino a  quando dal  nulla  compare  e  interviene  Akasha  sotto  lo sguardo  incredulo di Marius, che si porta via in volo Lestat. Lui  e  Akasha si amano ma in realtà Lestat sta tendendo una trappola alla bella Akasha, non ha tradito i  compagni, e  bevendo il  suo sangue  più  del  dovuto  la indebolisce e la rende facile preda degli attacchi degli altri vampiri che cosi la uccidono……..

Cosi Akasha muore e Marius e Lestat diventano  i  due progenitori di una stirpe di vampiri buoni di cui Lestat musicista di dark metal. Al cinema oppure in videocassetta.

 

“Il vangelo secondo Matteo”                                                                           (Maria Luisa)

(Italia, 1964, b\n, 142min, regia di Pier Paolo Pasolini)
Uno dei film più poetici e silenziosi  del  grande  regista, un  film ricco  di  volti, sconosciuti  (come era  consuetudine  dell'opera  pasoliniana), colmo di espressioni intense e comunicative.
Una  delle versioni  più belle  e fedeli del racconto evangelico. Un film quindi ripulito dalla classica iconografia religiosa.
Pasolini scopre  un'immagine  poetica  dei personaggi  e  la  telecamera  pare  invaghirsi  follemente della verità degli sguardi profondi e puri di Maria ancora giovane, ma anche  di  Giuseppe e dei suoi legittimi dubbi, le sue esitazioni e poi la luce della  verità  nel  volto  brillante dell'Angelo. Anche le comparse sembrano esser protagonisti, i  loro volti regalanouna dignità incredibile.
Alcune scene ricordano raffigurazioni quattrocentesche. Da segnalare inoltre la scelta perfetta delle musiche, cornice  adeguata  a lasciar   godere  lo    spettatore   della   poesia   sublime  che  Pasolini delicatamente sfiora e trasmette.
Questo film suscitò  numerose  polemiche, Pasolini  lo dedicò "alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII", fu premiato  dalla  giuria del  festival di Venezia, tra i clamori di alcuni e gli sputi dei fascisti. Tra le  comparse  "importanti" coinvolte  cifurono: Natalia Ginzburg, Rodolfo Wilcock, Alfonso Gatto, Giorgio Agamben, Enzo Siciliano, Fancesco  Leonetti  e Enrico Maria Salerno nella voce di Cristo. Per gli amanti delcinema di culto...imperdibile.

“Le ali della libertà'”                                                                                              (Beth)
(The Shawshank Redemption)
di Frank Darabont-Usa 1994 con Morgan Freeman, Tim Robbins
Questo film è stato tratto da un romanzo  di  Stephen   King, ma si è assolutamente fuori strada se si pensa di imbattersi  nel  classico    film horror. Il regista Darabont, al suo esordio, riesce con grande naturalezza ad  affrontare  un tema, quello carcerario, che in America ha una storia importante. Egli riesce  a  dare  freschezza  ed  interesse  a  figure quali: il carceriere odioso ed aguzzino, al direttore carogna, al  prigioniero  cattivo e a quello più umano; ma evidenzia anche i vari riti che si svolgono all'interno del carcere come i lavori forzati, l'ora d'aria, il lavaggio dei carcerati etc.
Se si attribuiscono   i meriti    dell'originalità    dei  personaggi  al  regista, quelli che   riguardano  la grandezza    cinematografica   devono però essere rivolti in egual modo  tra regista appunto ed attori (Morgan Freeman, candidato anche all'Oscar e Tim Robbins). Questi   ultimi  pur  non  essendostati scoperti  con  questo   film  mettono  in risalto  la loro    capacità di calarsi pienamente nei panni dei protagonisti. E'   un film   che   punta   molto   sulle   scene   d'insieme, ma    questo è fondamentale,
poichè si svolge quasi totalmente all'interno di un carcere. Non bisogna però  rimanere  sconvolti da quest'ultima cosa, infatti non annoia neppure per pochi secondi.
Non   mancano    momenti di grande tristezza e di commozione egualmente ripartiti con momenti di tensione. Molti di voi  avranno avuto modo di averlo già  visto non   essendo un  film nuovissimo  e quindi mi daranno atto di ciò che ho scritto, ma per chi non  avesse  avuto ancora modo di vederlo è senza ombra di dubbio  giunto il momento. Buona visione.

“La ragazza sul ponte”                                                                                       (Keenan)

C'è una ragazza su un ponte ed  è  lì che  guarda giù, quando  un uomo, un  lanciatore  di  coltelli, le propone, dato   che  pare  non  abbia   piu'  nulla da perdere, di lavorare per lui...è notte, una notte di Parigi, una  di quelle notti in cui tutto può cambiare, in  cui  qualcosa  di magico  sta  per  mostrarci presto un sole ben diverso da quello che solo qualche ora prima era tramontato.
Ma sono i nostri  occhi  ad  essere  cambiati. Lei  decide  di  seguirlo, con  qualche  dubbio, talvolta scettica, ma  anche  curiosa, già  un poco affascinata, lei  è una  ragazza  che  si  è sempre fidata del mondo e degli uomini e pare che non sia  stata  sempre  una  grande  idea, dato  che si trovava su un ponte...lui stesso non è proprio un  vincente e il lavoro che fa non è certo quello di un manager o un avvocato o un  qualsiasi  professionista (ma  allora  probabilmente  questo   film  non  mi      sarebbe piaciuto) e l'ambiente che vivono e che  seguono è  quello  dello  spettacolo e  del  rischio, del gioco e dell'azzardo, ma  come un quadrifoglio che era stato spezzato e che in un sogno si ricompone, loro trovano la  fortuna, passeggiando  qua  e    per  l'Europa, ma  sempre  piu'  giu', per l'Italia, poi    in crociera... senza fare mai l'amore, anzi  facendolo  sempre, perchè i brividi  dolci  dell'amore  loro  li provano quando lui lancia i coltelli  e la  vita  di  lei è nelle sue mani...totale empatia,paura e piacere mescolatisi come colori dell'alba, follia, forse, ma la follia è l'oro dei poveri e dei sognatori inquieti.
E quando provano a separarsi la fortuna si spezza e li perde, forse sta guardando da un'altra parte e a chi ha  amato  verrà  facilmente  in  mente come è difficile e bello amarsi e resistere e come è facile, una disattenzione, un errore e si è già distanti.
Beh, il finale  non ve lo dico, non  voglio  togliervi  il gusto  e il sorriso nel vedere questo film in un bianco e nero intimo e intenso(ma i colori li troverete tutti nel vostro cuore!) con  una canzone della Marianne Faithfull epica e dolorosa come solo lei sa essere, e poi, e poi  un Daniel Auteil in stato di grazia  e  una  Vanessa  Paradis  brava  anche  nel ricordarci che si può essere belle senza bisogno di fare calendari. Dimenticavo: il film è di Patrice Leconte (forse il suo migliore).

MUSICALI

 

“UP” PETER GABRIEL (Virgin/Realworld)”                                                                 (Symo)

Dopo interminate attese e sovrumani silenzi Mastro Gabriel è tornato a deliziarci con un'opera di inaudita bellezza. Disco ricco, dalla complessa tessitura musicale, di fatti ogni brano è composto da più di 100 idee sonore, inoltre i suoi testi sono di una profondità ammirevole. Peter parla di paura, nascita, crescita, morte e disgusti personali. Menzione a parte meritano “No way out” e “Signal to noise”: la prima la perla in un disco capolavoro, dall'apertura jazzy di gran classe al tanto semplice quanto bel riff di chitarra e il testo ritrae con vivido realismo un incidente stradale. La seconda è più un trattato filosofico. La musica parte piano per poi sfogarsi con un crescendo di orchestra mozzafiato. Questa volta Gabriel si cala nella parte di artista e si interroga su come l'arte possa essere un segnale lanciato ai posteri attraverso il caos della morte. Un vero e proprio capolavoro. Grazie mille Mastro Peter, valeva la pena di soffrire cosi tanto.

“Darkness” è un trattato sulle paure. E' come stare sulle montagne russe: un  attimo  la voce di Peter è  suadente, ti  accarezza, la  musica  è dolce  e subito  dopo  urla  filtrate, musica  aggressiva e voce secca    e dura. Lui    ti      ammonisce: 'Non      dirmi che va tutto  bene'. Deliziose  le  risate  folli in lontananza alla fine del pezzo.
“Growing up”: genio puro. Condensa    in pochi    istanti la nascita    di un individuo e riduce ad una filastrocca    la    crescita   e   la    scoperta   del mondo. Musicalmente complesso, composto dai più disparati suoni campionati il tutto si lega ad un ritmo ballabile basilare, primordiale.
“Sky blue” è Gabriel allo stato puro. Bella, piena di enfasi, mi ricorda cose tipo “Mercy Street”.
“No way out”: la perla del   disco. Si apre con un'andatura jazzy per poi introdurre un riff di chitarra molto semplice, ma   devastante. Il    testo  racconta un'incidente stradale ed è di un vivido realismo: l'uomo per terra, la gente che si accalca, la chiamata e il pensiero terribile 'dio fa che non sia...tu'.
“I Grieve” ci era già nota grazie alla colonna   sonora   del film di “City of angels”. Nel disco è stata ripresa e arricchita   con   poco: aggiungendo ritmo la dove prima non c'era è diventato una canzone
molto più profonda.
“The Barry   Wililams   show”: canzone   singolo   ritmata, critica a certa deprecabile televisione del dolore. Avrei da proporre però una seconda chiave di lettura: fino a qui l'autore ci aveva proposto la
storia di   uno   qualunque, la  nascita, la crescita, le paure fino a quando tutto viene cancellato in un istante e la perdita   è un   sentimento  lancinante da sopportare. Barry williams ovvero come la vita può sembrarci      insignificante    dopo    la    morte  di una persona cara.(Se avete altre proposte mi piacerebbe leggerle).
“My head  sounds   like   this” è  uno  strano  oggetto, un  curioso  pastiche  beatlesiano, un'incontro di effetti  sonori  e  bizzarria gabrieliana. Poche immagini quotidiane per raccontarci dei guai di una mente che lavora  ad una  velocità impossibile per il corpo da sostenere.
“More than this”  è  una  bella  canzone,  personalmente   mi  ricorda  un  pò “In your eyes”, e ha un piglio ritmico interessante costruito sui poliritmi. Il testo parla della  speranza che ci sia vita dopo la morte.
“Signal to noise” non è una canzone, ma      un       trattato    di  filosofia: tutto quanto musicalmente è impiegato per far risaltare  la  voce di Peter e del compianto Nusrat Fateh Ali Khan. Invece il testo gira sul rapporto Segnale/Rumore. Per  una  volta Gabriel si cala nelle vesti di artista, quale egli è, e si interroga su come la sua arte e l'arte in genere possa rappresentare il segnale da lanciare ai posteri
attraverso il caos e il rumore della morte.
“The drop” è il classico pezzo voce-piano. E' di   una   malinconia   e di una bellezza mozzafiato. La voce rotta e intensa ci racconta della difficile decisione di un uomo che si trova su un aereo e non sa se buttarsi oppure no. La fine. La fine dell'individuo e la fine del disco.
Un capolavoro, grazie ancora Peter.  

“Tornando a casa” – Rocco De Rosa                                                (Roberto Bacchiocchi)

 

Straordinario ed emozionante, il nuovo album di Rocco De Rosa, mischia suoni e umori differenti. Grandi musicisti per un disco dagli odori intensi.

Non sempre sono i suoni. Non sempre sono le parole. E spesso neppure i testi.

A volte sono odori e colori che disegnano il corpo delle canzoni. E che diventano suoni, parole e testi. Non capita di frequente, però. Nella maggior parte dei casi è l’ascoltatore che ci mette del suo. Che trova, amore smodato di fan, passione e vigore anche laddove non ci sono. Che riesce ad apprezzare un disco brutto e ad appassionarsi incondizionatamente ad un artista. Ma quando si esce da una libreria con un  cd dopo esservi entrati convinti di acquistare un libro la sensazione è diversa.

Perché quel cd diventa più libro del libro ipotetico che si sarebbe potuto acquistare. E perché non c’è nulla da chiedere a quel cd inaspettato, nessuno sforzo da compiere per farcelo piacere e per rientrare dei soldi spesi. Niente di tutto questo perché quel cd, che si è sostituito al migliore dei romanzi che avremmo voluto leggere, ha già compiuto il miracolo di sorprendere. E all’ascoltatore non resta che lasciarsi emozionare.

Come quelle vecchie case di campagna che stanza dopo stanza, madia dopo madia, rivelano odori antichi e profumi inebrianti, il nuovo lavoro del musicista lucano Rocco De Rosa ha il sapore caldo di una sera di primavera. E tutti i profumi di una stagione ricca e sensuale.

Refolo di vento e brezza leggera che passano veloci e lasciano capelli arruffati e aria più fresca, Rotte distratte, arriva lieve al cuore ed emoziona per la sua disarmante purezza. Niente a che vedere con l’idea di un disco new age e di moda, il nuovo lavoro di De Rosa si dipana attraverso l’intreccio di note del piano, elemento portante dell’intero album.

Ancora una volta, il sin troppo abusato concetto di “villaggio” si ripresenta nella sua accezione più autentica e profonda. E si spiega visivamente attraverso le immagini di copertina, con i tegami in primo piano e un Vermeer sullo sfondo. Attraverso il chiaro scuro della luce che filtra dal’alto e che restituisce forma e colore agli oggetti. Lungo le assi di legno che sorreggono una foto antica in bianco e nero e le fronde di piante riflesse sul muro. Il villaggio di Rocco De Rosa è un luogo del cuore, una casa dove vivere la quotidianità fatta di fornelli e di quadri, di immagini e di ricordi. Un ambito nel quale muoversi e dove trovare la propria dimensione, ovvero il contesto nel quale fondere l’ancestrale lucano con l’etnico africano, le voci  di un coro arberesh come quella , straordinaria, di Yasemin Sannino. Non è quindi un caso che il gruppo di musicisti di questo lavoro si chiami proprio Hata che, in lingua kikongo, vuol dire proprio villaggio. Non è un caso che la voce maschile e le percussioni appartengano al congolese Martin Kongo. 

Anche il concetto di canzoni ne risulta compromesso, per certi versi sconvolto. L’arpa di Giuliana De Donno si contrappone emozionalmente alle note festose e vivaci della Etruria Criminale Banda che riempie il vuoto di malinconie mai sopite. Tra la Lucania di De Rosa e l’Africa di Kongo c’è di mezzo la vita. Che da una parte sono i fornelli da accendere per alimentare gli appetiti della carne. E dall’altra è il quadro che, caduto in un angolo, aspetta di essere appeso per appagare lo spirito.

Il lungo navigare attraverso rotte solo apparentemente distratte confluisce in un ambito territoriale indefinibile. Come certe sere dove si sentono profumi così intensi che sembra di stare altrove. Come certe note, dolci e lievi, che nel brano di chiusura, A casa, sono al tempo stesso abbraccio forte per il ritorno e pacca sulle spalle per un nuovo viaggio.

 

LETTERARIE

 

“I ragazzi della via Paal”                                                                               (Darkdavide)

Autore :Molnar

 Un libro apparentemente comune, la storia di ragazzi appartenenenti a bande di quartiere. Ma i ragazzi della via Paal ancora oggi, ogni volta che lo rileggo, mi trasmetti diverse emozioni.

La vicenda è ambientata nell’est europeo, e  narra di questo gruppo di ragazzi tutti iscritti allo stesso liceo, che giorno dopo giorno costruiscono i propri sogni un un campo situato proprio in via Paal, da cui il titolo del libro. I ragazzi si dividono in  gerarchia militaresca con proprio di gradi di ufficiali e soldati semplici per rendere piu interessante il loro gioco, influenza tipica dell’ordinamento politico dell’ est europeo negli anni sessanta. Tutti hanno un grado, escluso Nemecksek, unico soldato semplice, che si rivelerà invece futuro eroe. Il fulcro del racconto è legata alla sfida ricevuta da un gruppo rivale, le camicie rosse, capeggiate da Feri Ats, mentre i ragazzi della via Paal sono capeggiati da Janos Boka, questa sfida viene lanciata perchè l’orto botanico -ritrovo delle camicie rosse- è poco adatto al gioco del pallone come  il campo di via Paal .

Nemecksek, per carpire i segreti degli avversari, si addentra di nascosto nel giardino botanico, ma viene trovato purtroppo in assenza di Feri Ats, e viene sottoposto ad una punizione per lui dura dato il suo docile fisico, mezzora immerso totalmente nell’acqua gelata. Boka e Feri Ats verranno sempre messi in evidenza nel romanzo come ragazzi responsabili e con la testa sulle spalle. Lo scontro decisivo avviene proprio nel campo della via Paal, e sono tutti presenti i ragazzi delle due bande rivali, escluso Nemeckseck che a causa del bagno fuori programma e gravemente malato.

La disputa sembra favorire le camicie rosse, specialmente quando Feri Ats è intento a liberare i prigionieri catturati dai ragazzi della via Paal durante la battaglia, ma a questo punto dal nulla emerge l ‘eroe: Nemecksek, il ragazzo malato, che con tutta la sua forza rimasta solleva Feri Ats e lo butta per terra sconfiggendolo, per le leggi della guerra. Per questo gesto Nemecksek verrà nominato capitano e non sarà più un soldato semplice.

Di fronte alla casa di Nemecksek, Boka e Feri Ats affrontano nel dolore la notizia della morte del piccolo Nemecksek, morto per salvare il campo di via Paal, culla dei suoi sogni, che non si avvereranno mai.

Boka si reca al campo terreno di tante esperienze e della battaglia vinta, però viene a conoscenza che su quel campo sorgeranno delle nuove case, e piange, perché ciò per cui hanno lottato, per cui Nemecksek è morto, si è rivelato inutile. La morte del piccolo eroe.

Inivito caldamente tutti alla lettura di questo libro e ad assaporarne dall’inizio alla fine tutte le emozioni che regala.

 

 

“Pappagalli verdi – cronache di un chirurgo di guerra”  - Gino Strada                (Drane)

Prefazione di Moni Ovadia

Universale Economica Feltrinelli

Questo è uno di quei libri che parlano al cuore. È un libro che ti sconvolge, che rovescia il tuo modo di pensare, di vedere le cose, se ti lasci penetrare cambia anche il tuo modo di vivere.

È una raccolta di racconti, racconti di quelli veri, di quelli vissuti, scritti da Gino Strada, il più famoso chirurgo di guerra, il fondatore di Emergency. Sono racconti tutti diversi: cambiano le persone, i luoghi, le situazioni; ma se leggi attentamente sono tutti uguali: parlano del  dolore. Il dolore non ha preferenze di età, di sesso, di Paese: il dolore è dolore, e basta. Questo è il dolore di persone che di pace ne hanno conosciuta ben poca, ma che cercano nonostante tutto di andare avanti, di vivere, di riscattarsi. Cercano di fare una vita il più possibile normale, svolgendo il lavoro che hanno sempre fatto, l’unico lavoro che può dargli di che vivere, e anche di che sperare. Mentre però lottano per la sopravvivenza, ancora una volta la guerra sconvolge la loro vita, e si accorgono che il nemico non se n’è ancora andato. Scoppiano sotto i loro piedi le mine antiuomo. Qualcuno muore, qualcuno rimane “solo” menomato. Le vittime sono soprattutto bambini. Il titolo del libro si rifà proprio ad un tipo di queste mine, i pappagalli verdi. Mine che assomigliano a giocattoli, fatte apposta per attirare i bambini. Ma non esplodono subito, queste mine, bisogna giocarci, schiacciarle, usarle. Il massimo della malvagità. Come dice Moni Ovadia nella prefazione: “Le mine antiuomo, paradigma di viltà, strumenti di morte proiettati nel futuro delle giovani generazioni che prediligono i bambini perché sono il futuro delle genti, vengono prodotte e disseminate da uomini “decenti” che siedono nelle assise internazionali e commerciate da insospettabili uomini d’affari con dovizia di illustrazioni sulla loro efficacia. Questi fiori metallici dell’infinita infamia umana lacerano, accecano, sbrindellano, cancellano parti di vita (…)”. 

Che dire poi dell’autore del libro? Possiamo vederlo ancora una volta con lo sguardo di Ovadia: “(…) Gino Strada ricorda i principi fondamentali dell’antropologia ebraica: noi tutti discendiamo da un solo uomo perché nessuno possa dire il mio progenitore è meglio del tuo. Ciononostante siamo tutti diversi l’uno dall’altro perché non siamo la semplice replica di un modello, ma un unicum insostituibile che per questo contiene in sé l’umanità tutta. Dunque, chi salva una vita salva il mondo intero (…)”.

Vorrei concludere con le parole di Gino Strada che introducono ed iniziano il libro. Ma vorrei anche ricordare che persone come lui non sono solo da ammirare, ma anche da imitare, perché c’è un pezzetto di Gino Strada in ciascuno. Abbiamo voglia di tirarlo fuori?

“Non essendo scrittore, ho cercato di percorrere l’unica via possibile, quella della memoria, e lasciare che fatti e persone, pensieri e sensazioni, si trasformassero in parole scritte. Le piccole storie di questo libro non hanno ordine cronologico, né geografico, né tematico. Sono solo dei flash trascritti come ricordi ritrovati. (…) Spero solo che si rafforzi la convinzione, in coloro che decideranno di leggere queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall’altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in  silenzio.”

 

 

“Il vecchio e il mare” – Ernest Hemingway                                                 (Maria Luisa)

 

 Tempo fa mettevo mano nella biblioteca di mia nonna, tra romanzi d’ogni tipo e libri per bambini, (per noi che eravamo stati i suoi piccoli nipotini). Ad un tratto l’attenzione veniva rapita da un libro piccolo, ma con un’edizione bellissima, lo chiesi in regalo e come sempre, mia nonna non seppe dirmi di no. Tra le mani avevo un libro veramente speciale, un piccolo gioiello della vita quotidiana di un vecchio pescatore e del suo rapporto col tempo, il mare, il baseball e gli abitanti del mare. Questo romanzo è dedicato al rispetto, quello del ragazzo verso il vecchio e quello del vecchio verso il mare e il pesce che lo porterà allo sfinimento. Racchiudere la bellezza della descrizione di Hemingway sarebbe in ogni modo riduttivo, certo è che questo romanzo va preso come esempio per la poesia dei suoi tempi: delicati, spesso silenziosi e scorrevoli come una carezza, ma soprattutto per la bellezza dei sentimenti per le  piccole cose…

Ciò che più mi ha colpito è la grandezza dei pensieri del vecchio, il suo modo quasi infantile di vedere la vita dei pesci, la loro fedeltà verso i compagni e il suo rispetto di fondo per le prede stesse che caccia per sfamarsi e vivere, la sua commozione davanti alla vita degli abitanti del mare con cui inevitabilmente entra in contatto e la straordinaria descrizione della sua battaglia con un pesce forte e degno di sé, tale che lo porterà al largo e allo stremo delle forze.

Il vecchio non si sente diverso dai pesci che pesca, c’è in lui un sentimento di solidarietà spiccato e immenso verso tutte le creature del mare…..ma nulla meglio delle parole dell’autore possono rendere quanto sto tentando d’esternare:

“…il vecchio era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà, ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio…”

“..il vecchio pensava al mare sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvage era perché non poteva evitarle. -La luna lo fa reagire come una  donna-  pensò”.

“…l’uomo non è fatto per la sconfitta, può esser ucciso, ma non sconfitto”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I MITI-------    PINK FLOYD

(Darkdavide)

 

 

UN RICORDO LONTANO, UNO SGUARDO FUGGENTE, E' TUTTO QUELLO CHE RICORDERO’ .

 

 

Niente era certo, tutto era un forse, ma pian piano cresceva. Ed era  l'inizio del mito. Quattro studenti inglesi, membri della “School Art of Music” più prestigiosa di Londra, destinati a conquistare il mondo.

Richard Wright, Nick Mason, Rogers Waters, Syd Barrett, dalle ceneri dei sogni adolescenziali, formavano i T-seat, un gruppo pieno di paure. Fecero qualche sporadica apparizione all’Ufo Club di Londra, interamente ad uso di gruppi emergenti. Era il 1967. La musica dei T-set spaziava dal blues alla psichedelia e, mentre Syd Barrett cambiava il nome del gruppo in Pink Floyd, ( dal nome di due suoi musicisti amati, Pink Anderson e Floyd Council: interpreti di musica blues), un artista illustre, osservava attentamente le loro esibizioni.

George Harrison, membro dei famosi Beatles, segnalò alla sua etichetta discografica i Pink Floyd come gruppo di sicuro avvenire, e fu l 'inizio di una carriera strepitosa.

I Pink Floyd ebbero tre epoche diverse legate a tre figure diverse nella personalità:

 

·                    Syd Barrett

 

Il genio sregolato, la mente più contorta del gruppo, il personaggio più adatto a spaziare fra i suoni della psichedelia più pura: “The Piper at the gates of dawn” e “A Sacerful of secrets” ne rappresentano due  pietre miliari, il primo più esteriore ed il secondo più introspettivo.

Purtroppo però Syd degenerò sia nella sua collaborazione artistica con il gruppo in quanto ai concerti cominciava a non suonare o a non presentarsi, sia nella sua vita privata dove l'abuso di droghe, specialmente allucinogene, influiva molto sulla sua personalità rendendola aggressiva e violenta. Per questi motivi fu allontanato dal gruppo. Il chitarrista che prese il suo posto fu David Gilmour, anche lui membro in passato della School Art, suo malgrado amico di Syd Barrett. Ora il gruppo rock aveva bisogno di una guida:

 

·                    Roger Waters

 

Il bassista del gruppo e l’autore dei testi già ai tempi di Syd Barrett; doveva trovare una nuova identità per il gruppo perchè, nonostante i due album realizzati dal 1969 al 1971 fossero accettabili, nè “Atom heart Mother” nè “More” (colonna sonora) riuscirono ad abbandonare le influenze del recidivo Syd Barrett che comunque partecipò ancora con i Pink Floyd come session man.

Nel 1971, appunto, esce “Meddle”. In apparenza un album strano e incomprensibile, dove addirrittura la canzone n° 4 è un duetto tra chitarra acustica e cane, ma due tracks su tutte lasciano intravedere il primo passo dell'evoluzione.

“One of these days”, canzone strumentale, che inserisce nel panorama musicale le influenze elettroniche, con i sintetizzatori, riporta un pò al concetto dell 'attuale musica techno, (da osservare che era il 1971), ma il capovaloro dell'album è “Echoes”: una track suonata in quattro tempi, all'inizio riscopre antiche polveri di musica psichedelica, si evolve successivamente in canti di ispirazione gospelliana accompagnati in un rock and blues di rara armonia, lasciandosi andare poi in strabilianti assoli glam rock (di Gilmour), assoli che poi segneranno in positivo la sua carriera artistica.

Dopo due anni di assiduo lavoro e di esperienze per il mondo(celebre nella memoria il Live a Pompei), dalla mente di Waters nasce “The Dark side of the moon”.

L'album per eccellenza, un capovaloro di poesia. Waters pensava che dopo questa sua creazione non sarebbe più stato in grado di scrivere e di comporre, l'album vendette oltre trenta milioni di copie.

I testi designano una sottile malinconia e frustazione dell'essere: “e non ho paura di morire, anche se la diga cede e non c'è spazio sulla collina e se c'è qualcuno nella mia testa, non sono io, allora, respira, parti ma non lasciarmi, corri, dimentica il sole, perchè è eclissato dalla luna,e quando lo avrai perso, ti rivedrò, sul lato oscuro della luna.” Il gruppo fornì una prestazione strumentale di alto livello tale da sostenere una giusta espressione per questi versi.

“The Great gig in the sky” è un duetto tra organo e coriste, “Money”, primo brano della storia suonato sul tempo di 7/4, manifesta partiture blues invidiabili al miglior blues man, sono tutte gemme sonore di un gruppo destinato a essere ricordato.

Nel 1975, dopo un periodo di riposo, il gruppo si ripresenta sul mercato con due album successivi, “Wish you were here”, interamente dedicato a Syd Barrett, definito come un pazzo diamante in un album semplice ma lineare, e “Animals”, uscito nel 1977, un album dai contenuti stravaganti ma eccellente nella composizione sonora, tutte sperimentazioni comunque per arrivare al capolavoro per eccellenza.

1979. L'anno della definitiva consacrazione. “The Wall”. Un album spettacolare che pochi sarebbero riusciti dopo un successo come “The dark side of the moon”.

Roger Waters racconta il dolore umano che porta dentro in seguito alla morte del padre in guerra, la seconda guerra mondiale, l'album è interamente dedicato alla morte, sia fisica che mentale, esteriore ed interiore, l'io malato del protagonista, la vita che ti insegue ma che ti sfugge, il rifugio nei paradisi artificiali, le droghe, una visione sbagliata della componente sessuale, ma alla fin fine, il tutto nella speranza vana di ritrovare il sentimento umano. E quando Pink, il protagonista delle varie storie, ritrova l’amore dentro di se, viene condannato e  rinchiuso da un tribunale frutto dell'invenzione di Waters in un muro di lacrime e pianti delle vittime della seconda guerra mondiale. E il muro scoppia. Tra le macerie, dei bambini poveri giocano, il segno che ricomincia la vita.

Questo LP ha uno stile musicale completo, è rock con grandissimi fraseggi glam, tra cui quello immortale di “Confortably numb”, di cui molti che l 'hanno vista in live sentiranno ancora i brividi.

The “Final cut” uscito un anno dopo è un continuo meno efficace di “The wall”.

Dopo l'enorme successo, Waters per incomprensioni, allontana dal gruppo Wright, e successivamente lascia il gruppo dichiarandolo sciolto.

 

 

·                    David Gilmour

 

Una lunga guerra legale permette ai "superstiti" nel 1985 di ottenere da una corte del tribunale la possibilità di utilizzare il nome dei Pink floyd, e allora Gilmour, Mason e Wright ,che viene ripreso nel gruppo , ripartono per l'avventura e il risultato è “A momentary lapse of reason”, uscito nel 1986, e il successivo live pubblicato, ”The delicate sound of thunder”, nel 1989, dopo un tour mondiale soddisfacente, memorabile l'esibizione a Venezia. L'album neonato è eccellente, buone sonorità, ma l'assenza di Waters si sente.

Nel 1993, l 'ultimo grande album di studio, “Division Bell”, un album psichedelico e introspettivo, molto ben curato e con ospiti agli strumenti. Grandioso il live che segue con la realizzazione integrale di “The dark side of the moon”, un evento specialmente per chi allora non c'era. E oggi?

 

Roger waters , dopo la realizzazione live di “The Wall” a Berlino, per la caduta del muro, collabora con delle radio, Syd Barrett probabilmente è disperso, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright sono ancora teoricamente i Pink Floyd, tanti hanno la sensazione che il gruppo ormai abbia finito di dare, ma tutti sperano in nuovo album visto per caso passeggiando davanti alla vetrina del negozio di dischi preferito, e ancora di più sperano di vederli insieme, come ai vecchi tempi, su un palco, magari con Roger Waters, uniti e forti, sul lato oscuro della luna...........

 

 

DISCOGRAFIA  “PINK FLOYD”

 

-    Piper at the gates of dawn                    (1967)            41’50

-   A  saucerful of secrets                         (1968)            29’25

-   Ummagumma                                      (1969)            86’07

-    More                                                     (1969)            44’59

-    Atom heart mother                               (1970)            52’44

-    Meddle                                                 (1971)            46’33

-    Obscured by clouds                              (1972)            40’23

-    Dark side of the moon                          (1973)            42’52

-    Wish you were here                              (1975)           44’16

-    Animals                                                (1977)            41’39 

-   The wall                                               (1979)            81’34

-   Works                                                   (1983)           41’59

-    The final cut                                           (1983)           43’27

-    A momenary lapse of reason                (1987)           51’19

-   Delicate sound of thunder                    (1988)           100’00

-   The division bell                                  (1994)            44’53

-         Us and them: symphonic Pink Floyd  (1995)            72’08

-         Pulse                                                    (1995)           143’24