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Questi i temi della prima prova scritta comuni a tutti gli
indirizzi scolastici: ''La cultura ha il compito di far valere di fronte alla
forza le esigenze della vita morale. Contro il politico che
obbedisce alla ragion di Stato, l'uomo di cultura è il devoto
interprete della coscienza morale. Queste antitesi appaiono
continuamente, or l'una or l'altra, nel dissidio tra i diritti della
cultura e quelli della politica e colorano in varia misura il
dissenso tra intellettuali e politici'' (N. Bobbio, 1954). Per quali
ragioni il rapporto tra cultura e politica è conflittuale? Quali
situazioni storiche, recenti o remote, consentono di verificare la
natura dei rapporti tra cultura e politica? Sviluppate l'argomento
proposto rispondendo ai quesiti indicati e integrandone,
eventualmente, lo svolgimento con riferimenti ad altri aspetti da
voi liberamente individuati. Voci di poeti a confronto: ''... E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi spirò la vista di quel lontano mar, quei monti
azzurri, che di qua scopro, e che varcare un giorno io mi pensava,
arcani mondi, arcana felicità fingendo al viver mio!'' (G.
Leopardi, "Le ricordanze", 1829, in ''Canti'' 1831). ''Ma
riadotti dai viottoli alla casa sul mare, al chiuso asilo della
nostra stupida fanciullezza, rapido rispondeva a ogni moto
dell'anima un consenso esterno, si vestivano di nomi le cose, il
nostro mondo aveva un centro''. (E. Montale, ''Fine dell'infanzia''
1924 in ''Ossi di seppia'', 1925). Il tema dei due testi è: la
memoria dell'infanzia come condizione felice. Rilevate l'espressione
diversa di questo tema attraverso un'analisi comparata dei due passi
proposti. Individuate le peculiarità linguistiche e stilistiche
riferendovi in particolare a: lessico, sintassi, struttura metrica.
Tenendo presenti le date di composizione e di pubblicazione,
collocate i due testi nel loro contesto storico. ''La seconda rivoluzione industriale era molto diversa
dalla prima, in quanto è stata scientifica in senso molto più
stretto, molto meno dipendente dalle invenzioni di uomini pratici
con poca, o nessuna base scientifica. Era volta non tanto a
migliorare e a crescere i prodotti esistenti, quanto a introdurne di
nuovi. Inoltre, più rapidi erano i suoi effetti, più prodigiosi i
risultati che determinarono una trasformazione rivoluzionaria del
carbone e del ferro, anche se questi prodotti rimanevano
fondamentali, perché, dopo il 1870, si iniziava l'età dell'acciaio
e dell'elettricità, del petrolio e della chimica''. (Da G.
Barraclough, ''Guida alla storia contemporanea'', 1971). Accennate
al contesto storico e geografico in cui maturarono sia la prima sia
la seconda rivoluzione industriale, cogliendo le differenze anche
sul piano delle conseguenze umane e sociali. Dite in quale misura ed
in quali forme l'Italia fu coinvolta dal fenomeno nella seconda metà
dell'Ottocento. Il quarto tema, di indirizzo: classico: ''Sono dunque sei gli elementi costitutivi di
ogni tragedia ... e sono la favola, i caratteri, il linguaggio, il
pensiero, lo spettacolo e la composizione musicale''. ARISTOTELE, ''Poetica'' Partite da queste definizioni per una riflessione sulla
tragedia greca e, in particolare, su quella letta in lingua
originale nel corso dei vostri studi liceali. scientifico e tecnico: ''Se ho potuto vedere più lontano
degli altri, è stato poggiando sulle spalle dei giganti''. I.
NEWTON Quale il senso e quali le implicazioni dell'enunciato
newtoniano? Può affermarsi senza ombra di dubbio che l'avanzamento
della scienza è dovuto unicamente ad un cumulo lineare di
conoscenze o anche a brusche rotture culturali e a teorie
radicalmente nuove? magistrale: ''La musica è, come ogni arte, una specie di
ascesi, che vuole raccoglimento, rinnovamento continuo di purezza,
cuore che sa sgombrarsi d'ogni interesse meschino e - sempre e
soprattutto - esercizio, almeno di frequenti e ben scelte audizioni.
Insomma vuole diretta partecipazione e fusione di attuale esperienza
e di ricordo. L'infanzia ha diritto di esservi iniziata''. G.
LOMBARDO RADICE - Illustrate l'enunciato su riportato, soffermandovi sulla
valenza formativa dell'educazione musicale. - Ipotizzate un percorso didattico di fruizione-produzione,
da realizzare con gli alunni della scuola primaria. linguistico: ''La nostra lingua, che siamo noi ed è più
di noi, c'era prima e ci sarà dopo, si è incaricata delle nostre
anime e custodirà i nostri ricordi''.(L. MURARO). Sviluppate e
commentate l'enunciato proposto. artistico: L'Italia è il paese delle cento città e dei
mille paesaggi.Descrivete, nel modo che vi è più congeniale, le
emozioni che suscita in voi un particolare scorcio paesaggistico
della vostra o di altra regione italiana, rilevandone i caratteri
formali dominanti, ma anche i motivi culturali e affettivi, che lo
rendono così significativo e singolare. I temi per la maturità professionale e di arte applicata: Trieste: ''Ho attraversato tutta la città. Poi ho salito
un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un
muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso
termina termini la città. Trieste ha una scontrosa grazia. Se
piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri
e le mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con
gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena
all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una
casa, l'ultima s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria
strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni
parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e
schiava''. (U. Saba, da ''Trieste e una donna'', 1910-12). Analizzate e commentate il testo, ponendone in rilievo le
connessioni con altre opere di Saba. Individuate le componenti
stilistico-formali della lirica, con particolare riferimento al
linguaggio poetico dell'autore. Inquadrate la produzione di Saba nel
contesto poetico a lui contemporaneo. ''Nessun cittadino, nessuna Nazione potrà avere la
coscienza tranquilla, finché la metà del mondo avrà fame, finché
in due terzi dei paesi del mondo la produzione alimentare sarà
insufficiente. La generazione attuale sarà giudicata dal successo o
dall'insuccesso degli sforzi compiuti in questo senso''. (Dal ''Discorso''
di J. Kennedy al ''Congresso nazionale dell'alimentazione'',
tenutosi a Washington il 4 maggio del 1963). Riflettete sulla questione proposta, con riferimenti
storici alle cause del drammatico fenomeno della fame nel mondo e
alle iniziative intraprese dai paesi avanzati per la soluzione
dell'antico problema. Il tema di indirizzo per la maturità professionale: Nuove tecnologie, nuovi moduli organizzativi e nuove forme
di sviluppo nel settore terziario caratterizzano l'odierno mercato
del lavoro. Dite in quale misura la formazione scolastica da voi
sperimentata può consentirvi un efficace inserimento in tale realtà
produttiva. Il tema di indirizzo per la maturità di arte applicata: Il ''mito del classico'' fino alle più recenti riflessioni
contemporanee, quale emerge anche dal recupero degli stilemi nel
post-moderno. Affrontate la questione con valutazioni personali. I temi per la maturità sperimentale: ''La cultura ha il compito di far valere di fronte alla
forza le esigenze della vita morale. Contro il politico che
obbedisce alla ragion di stato, l'uomo di cultura è il devoto
interprete della coscienza morale Queste antitesi appaiono continuamente, or l'una or
l'altra, nel dissidio tra i diritti della cultura e quelli della
politica e colorano in varia misura il dissenso tra intellettuali e
politici''. N. BOBBIO, 954 1)Per quali ragioni il rapporto tra cultura e politica è
conflittuale? 2)Quali situazioni storiche, recenti o remote, consentono
di verificare la natura dei rapporti tra cultura e politica? Sviluppate l'argomento proposto, rispondendo ai quesiti
indicati e integrandone, eventualmente, lo svolgimento con
riferimenti ad altri aspetti da voi liberamente individuati. Il Principe aveva sempre badato a che il primo pranzo a
Donnafugata rivestisse un carattere solenne: [...]. Su di un solo
particolare transigeva: non si metteva in abito da sera, per non
imbarazzare gli ospiti che, evidentemente, non ne possedevano.
Quella sera, nel salone detto "di Leopoldo," la famiglia
Salina aspettava gli ultimi invitati. Da sotto i paralumi ricoperti
di merletto i lumi a petrolio spandevano una gialla luce
circoscritta; gli smi-surati ritratti equestri dei Salina trapassati
non erano che delle immagini imponenti e vaghe come il loro ricordo.
Don Onofrio1 era già arrivato con la moglie, e cosí pure
l'Arciprete che [...] parlava con la Principessa delle beghe del
Collegio di Maria. [...] Tutto era placido e consueto, quando
Francesco Paolo, il sedicenne figliolo, fece nel salotto una
irruzione scandalosa: "Papà, don Calogero sta salendo le
scale. È in frac!" Tancredi [...] quando udí la fatale parola non poté
trattenersi e scoppiò in una risata convulsa. Non rise invece il
Principe sul quale, è lecito dirlo, la notizia fece un effetto
maggiore che non il bollettino dello sbarco a Marsala. Quello era
stato un avvenimento previsto, non solo, ma anche lontano ed
invisibile. Adesso, sensibile com'egli era ai presagi ed ai simboli,
contemplava una rivoluzione in quel cravattino bianco ed in quelle
due code nere che salivano la scala di casa sua. Non soltanto lui,
il Principe, non era piú il massimo proprietario di Donnafugata, ma
si vedeva anche costretto a ricevere, vestito da pomeriggio, un
invitato che si presentava in abito da sera Il suo sconforto fu grande e durava ancora, mentre
meccanicamente si avanzava verso la porta per ricevere l'ospite.
Quando lo vide, però, le sue pene furono alquanto alleviate.
Perfettamente adeguato quale manifestazione politica, si poteva però
affermare che, come riuscita sartoriale, il frac di don Calogero era
una catastrofe. Il panno era finissimo, il modello recente, ma il
taglio era semplicemente mostruoso. Il Verbo londinese2 si era assai
malamente incarnato in un artigiano girgentano3 cui la tenace
avarizia di don Calogero si era rivolta. Le punte delle due falde si
ergevano verso il cielo in muta supplica, il vasto colletto era
informe, e, per quanto sia doloroso è pur necessario dirlo, i piedi
del sindaco erano calzati da stivaletti abbottonati. Don Calogero si avanzava con la mano tesa e inguantata
verso la Principessa: "Mia figlia chiede scusa: non era ancora
del tutto pronta. Vostra Eccellenza sa come sono le femmine in
queste occasioni," aggiunse esprimendo in termini quasi
vernacoli un pensiero di levità parigina. "Ma sarà qui fra un
attimo; da casa nostra sono due passi, come sapete." L'attimo durò cinque minuti; poi la porta si aprí ed entrò
Angelica. La prima impressione fu di abbagliata sorpresa. I Salina
rimasero col fiato in gola. Da: Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ''Il Gattopardo'' 1 L'amministratore del patrimonio del Principe a
Donnafugata. 2Il Verbo londinese: la grande moda di Londra. 3girgentano: di Agrigento. Il romanzo Il Gattopardo è opera dello scrittore siciliano
Giuseppe Tomasi di Lampedusa (896-957) ed è ambientato nella
Sicilia del 860. Ha come figura centrale il principe Fabrizio
Salina, un uomo di fine cultura e sensibilità, che giudica con
animo contrastato gli avvenimenti italiani e siciliani dell'epoca:
vede avanzare con spregiudicatezza i nuovi ricchi e ambiziosi (come
don Calogero, diventato sindaco); ma vede anche che i giovani
nobili, come suo nipote Tancredi, o borghesi, come Angelica, la
bellissima figlia di don Calogero, familiarizzano tra loro e vanno
incontro alle novità con entusiasmo. Il brano presenta la scena di un pranzo che il principe dà
nel suo palazzo di Donnafugata a vari personaggi di questo paese. 1. Comprensione complessiva Individua le sequenze principali e riassumine il contenuto. 2. Analisi del testo Commenta le sequenze individuate, evidenziando l'alternarsi
di descrizioni di sfondo, colpi di scena che creano movimento,
riflessioni del personaggio chiave. Illustra in particolare la figura di don Calogero, come
appare attraverso le osservazioni del Principe e nel dialogo: con la
Principessa. Illustra l'espressione "sbarco a Marsala",
fornendo gli opportuni riferimenti storici. Perché si dice che il frac di don Calogero era
"perfettamente adeguato quale manifestazione politica"? Rendi con parole tue il contenuto sarcastico, espresso in
modo figurato, dell'espressione " Verbo londinese si era assai
malamente incarnato in un artigiano girgentano cui la tenace
avarizia di don Calogero si era rivolta". 3. Impressioni e riflessioni personali In questa scena, come in tutto il romanzo, sono messe a
confronto le idee di un personaggio scettico, perché consapevole
delle molte illusioni che nascono dagli improvvisi cambiamenti
sociali, e le idee dei giovani, pieni di voglia di vivere e amanti
delle novità. Quali sono le tue riflessioni su questo perenne
contrasto? Lo steddazzu - Cesare Pavese L'uomo solo si leva che il mare è ancor buio e le stelle vacillano. Un tepore di fiato sale su dalla riva, dov'è il letto del mare, e addolcisce il respiro. Quest'è l'ora in cui nulla può accadere. Perfino la pipa tra i denti pende spenta. Notturno è il sommesso sciacquìo. L'uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare tra non molto sarà come il fuoco, avvampante. Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno in cui nulla accadrà. Non c'è cosa più amara che l'inutilità. Pende stanca nel cielo una stella verdognola, sorpresa dall'alba. Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco a cui l'uomo, per fare qualcosa, si scalda; vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne dov'è un letto di neve. La lentezza dell'ora è spietata, per chi non aspetta più nulla. Val la pena che il sole si levi dal mare e la lunga giornata cominci? Domani tornerà l'alba tiepida con la diafana luce e sarà come ieri e mai nulla accadrà. L'uomo solo vorrebbe soltanto dormire. Quando l'ultima stella si spegne nel cielo, l'uomo adagio prepara la pipa e l'accende. Cesare Pavese 1steddazzu: in dialetto calabrese (più correttamente
stiddazzu) indica la cosiddetta "stella di Venere", che
brilla in cielo poco prima dell'alba. Cesare Pavese (908-950, piemontese), narratore e poeta, fu
uomo impegnato intellettualmente e politicamente. Espresse nelle sue
opere il disincanto dopo l'illusione, la solitudine, quasi
l'inutilità dell'agire; morì suicida. Scrisse questa lirica quando
era stato confinato dal regime fascista in Calabria, nel 936. 1. Comprensione complessiva Ricostruisci sommariamente la scena in cui il poeta si
colloca (ora, paesaggio, propri atteggiamenti). Quale sensazione fondamentale pervade il suo animo. 2. Analisi del testo Commenta la lirica, soffermandoti sulle parole ed
espressioni (puoi anche trascriverle in una lista) che
caratterizzano lo stato d'animo del poeta. Oltre che all'essere umano, sono riferite anche ad altri
elementi quali e perché? Che idea suggerisce il modo con cui è nominato,
ripetutamente, l'essere umano presente nella scena? Metrica. Quasi tutti i versi hanno una stessa misura (data
dal primo verso): di quante sillabe? Cinque versi hanno una misura più lunga: individuali e
sottolinea in essi le eventuali pause o le parole sdrucciole. In questa lirica le rime sono pochissime: sono date da
parole che ritornano identiche alla fine di alcuni versi; altre rime
sono all'interno dei versi. Che effetto produce questa voluta povertà di effetti
musicali? 3. Approfondisci
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