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Antonio Canova
da Encarta 98
23 settembre 2000

Antonio Canova è sicuramente tra i più importanti esponenti del neoclassicismo. Formatosi presso lo studio di scalpellino del nonno, Canova rivelò ben presto il suo talento e venne inviato a Venezia per proseguire gli studi. Nella città veneta studiò scultura alla scuola di nudo dell'Accademia, dove, lavorando sui calchi, ebbe modo di conoscere e di sviluppare un grande interesse per la scultura antica; sempre a Venezia, entrò in contatto con un ambiente artistico particolarmente sensibile al suo interesse per il recupero del gusto classico. Risalgono a questi anni i marmi di Apollo, Orfeo ed Euridice e Dedalo e Icaro (1779, Museo Correr, Venezia).
Trasferitosi a Roma nel 1781, poté finalmente consacrarsi allo studio delle opere antiche. La prima opera del periodo romano fu il Teseo sul Minotauro (1781-1783, Victoria and Albert Museum, Londra); la scultura, che rientrava alla perfezione nell'idea di grazia e armoniosa quiete che Winckelmann e i neoclassici ritenevano costituisse il "canone" dell'arte greca, riscosse grande successo presso i circoli intellettuali romani. Con la fama giunse anche un considerevole numero di commissioni. Alle opere maggiori del periodo romano appartengono i due monumenti funebri, realizzati rispettivamente per papa Clemente XIV (1784-1787, Santi Apostoli, Roma) e Clemente XIII (scultura ultimata nel 1792, San Pietro, Roma). Agli stessi anni e a quelli immediatamente seguenti risalgono le opere di carattere mitologico, in particolare il capolavoro Amore e Psiche (1787-1793, Louvre, Parigi), che gli valsero, con il danese Bertel Thorvaldsen, il riconoscimento di principale scultore neoclassico del suo tempo.
La fama varcò i confini dell'Italia e Canova venne invitato a Vienna, dove realizzò uno dei gruppi scultorei più celebri, il monumento funebre a Maria Cristina d'Austria (1798-1805, Augustinenkirche, Vienna). L'opera è ricavata in una cornice piramidale al centro della quale si apre una porta, simbolo del passaggio tra la vita e la morte, che contrasta con la chiara levigatezza dei marmi. Un triste corteo di figure, allegoria della memoria consolatrice che lega vivi e morti, reca le ceneri della defunta e l'accompagna oltre le soglie dell'immortalità. Il tema della morte fu uno dei più sentiti nella cultura neoclassica, e non poche sono le affinità tra I sepolcri di Ugo Foscolo e i soggetti funebri di Canova. In particolare, i soggetti seguono due temi principali, quello del monumento civile a un personaggio celebre, come il monumento a Vittorio Alfieri (1806-1810, Santa Croce, Firenze), e quello, più intimo, del ricordo di un familiare scomparso, come la stele di Giovanni Volpato (1805-1808, Santi Apostoli, Roma).
Tra i committenti di Canova vi fu anche Napoleone, per il quale l'artista eseguì il Marte pacificatore (1803-1806, Aspley House, Londra) - rappresentazione ed esaltazione eroica dello stesso Napoleone - e, soprattutto, la famosa Paolina Borghese (1804-1808, Galleria Borghese, Roma). La scultura, che raffigura Paolina Bonaparte ritratta come Venere vincitrice nella posa dei ritratti classici romani, incarna alla perfezione il concetto neoclassico di grazia e bellezza come valori ideali derivati dal perfetto equilibrio tra arte e natura.

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Canova: Venere

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