Ferrara, 05.07.2002
Il Forum permanente per la Pace di Ferrara
aderisce all'appello lanciato per la mobilitazione ad un anno dalle
giornate di Genova del luglio 2001.
E' stato un anno lungo e difficile. La repressione di
Genova è stata solo una tappa, decisivisa, del processo involutivo
della scena politica, non solo del nostro paese. Le diverse
sensibilità messe in gioco dalle generazioni che si sono incontrate
nel movimento dei movimenti proprio a Genova, hanno dovuto
confrontarsi prima con il terrore dell'11 settembre, poi con la
“Guerra Infinita” di Bush, infine con il terrorismo e le vili
strumentalizzazioni della politica più becera. La costruzione di una
alternativa al modello neoliberista, violento ed inefficiente, che
ritiene la guerra l'unica soluzione - dogmatica - agli squilibri
geopolitici e lo sfruttamento unica soluzione a quelli economici, ci
ha portato in piazza e nelle sale cittadine - nelle oltre cento
iniziative promosse in questi mesi dal Forum di Ferrara - a parlare
di globalizzazione dei diritti, di pace, di informazione.
Tornare a Genova un anno dopo ha anche un altro
significato: è il momento di riscoprire Genova libera da cancelli,
grate, posti di blocco. Mentre la predeterminata violenza che lo
scorso anno ha tentato di soffocare le “Parole di Genova” si sta
svelando agli occhi di tutti, noi attendiamo di conoscere i
colpevoli delle violenze delle menzogne e dei depistaggi, ma
soprattutto i mandanti della soppressione dei diritti avvenuta a
Genova lo scorso luglio.
Torniamo a Genova, perchè, come chiesto da Giuliano
Giuliani, il giorno dell'anniversario della morte di suo figlio non
sia ''solo una commemorazione bensi' una festa del diritto alla
vita''.
Per organizzare la presenza a Genova e eventuali
iniziative a Ferrara il Forum si riunirà in assemblea martedì 9
luglio 2002 alle ore 21 presso la sede dei Verdi (Via de' Romei 48 a
Ferrara).
Appello
Noi che nel Luglio scorso abbiamo dato vita alla
straordinaria e plurale esperienza del Genoa Social Forum rivolgiamo
un appello a tutti e tutte coloro che lo scorso anno sono venuti a
Genova per manifestare il loro dissenso contro il governo abusivo
del pianeta, il G8, e le sue politiche di morte.
A tutti e a
tutte coloro che, riconoscendosi nel patto di lavoro che dette
origine al Genoa Social Forum e nella dichiarazione d'intenti del
GSF di non recare danno alcuno a cose e persone, si sono visti
negare il loro diritto a manifestare liberamente ed hanno subito una
repressione senza precedenti nella storia della Repubblica
Italiana.
Ci rivolgiamo alle donne ed agli uomini che, pur non
essendo fisicamente a Genova, c'erano con il cuore e con la
mente.
A tutti e a tutte coloro che hanno avvertito il grande
segnale di quei giorni : i poveri che riprendevano la parola, gli
ultimi che si rimettevano in cammino, una nuova generazione che
scopriva il gusto e l'importanza dell'impegno politico.
Ci
rivolgiamo anche a coloro che a Genova non c'erano per scelta e che
solo dopo hanno capito l'importanza dell'evento.
Ci rivolgiamo
ai registi che hanno filmato i colori e le percosse, ai giornalisti
che si sono opposti alla disinformazione organizzata facendo il loro
mestiere, agli uomini e donne di cultura che hanno avvertito la
tragicità dei fatti ma anche l'inarrestabile voglia di dibattere,
discutere, raddrizzare i torti enormi che si continuano a consumare
e di cambiare il mondo che tutte le persone venute e Genova
condividevano.
Noi vogliamo riprendere le proposte emerse nel
Public Forum che precedette l'apertura del summit del G8.
Vi
chiediamo di tornare a Genova un anno dopo, nella settimana che
termina con il 19, 20, 21 Luglio, per dire al mondo ciò che la
repressione ha voluto nascondere.
Per dire le nostre ragioni.
Voi G8, noi 6miliardi: era vero ieri lo è ancora di più
oggi.
Anche i pochi impegni assunti dagli otto paesi più ricchi
del mondo per la lotta alla povertà sono rimasti lettera
morta.
In questo anno gli otto governanti abusivi del pianeta si
sono macchiati di nuovi crimini contro l'umanità e risulta ancora
più chiaramente che la loro modalità di potere addensa ulteriori ed
imminenti guerre che coinvolgono intere popolazioni civili.
Lo
sterminio per fame e per malattie altrimenti curabili,
l'inaccessibilità all'acqua potabile, lo sfruttamento inumano della
forza lavoro, l'inquinamento dello biosfera e l'avvelenamento dei
mari sono proseguiti senza alcun freno.
Tutto ciò viene messo in
atto per garantire il massimo di profitto ad un gruppo di
transnazionali che incamerano nelle loro mani ricchezze superiori a
quelle del PIL di interi paesi.
Una guerra economica, sociale e
militare è stata dichiarata dagli otto paesi più ricchi contro
l'intera umanità.
Una guerra che uccide con l'arma del debito e
degli aggiustamenti strutturali, con il controllo delle proprietà
intellettuale da parte delle multinazionali e con la demolizione di
ogni straccio di legislazione sociale che sia di impedimento alla
selvaggia e libera espansione del mercato.
Una guerra che uccide
con la crescita senza precedenti delle spese militari e con la
costruzione di nuovi sistemi di morte come lo scudo stellare.
Una
guerra che ci hanno detto voler essere permanente, sovrana
regolatrice della dittatura del mercato, volano ricercato per
superare ogni recessione e far girare al massimo la macchina
dell'ingiustizia.
A questo tipo di guerra seguono le guerre
"guerreggiate" che tanti lutti continuano a produrre tra le
popolazioni.
I potenti chiusi nella loro zona rossa, isolati dal
mondo insieme al loro esercito privato, hanno avuto paura dei
trecentomila di Genova.
Temevano che il tarlo di Seattle avesse
scavato così a fondo da far vacillare il granitico consenso di cui
hanno bisogno.
Per questo hanno scelto la repressione.
Genova
è stata colpita da terribili violenze, fino alla uccisione del
giovane Carlo Giuliani.
Non immaginavano che il nostro dolore
diventasse il dolore di una parte così vasta dell'umanità , che il
nome di Carlo e di Genova varcasse gli oceani e le montagne,
narrasse dolcemente alle orecchie di chi contadino/a, operaio/a,
studente/ssa, disoccupato/a, senza casa, senza terra, senza
speranza, che la storia non è affatto chiusa e che il loro destini
possono essere riscritti con l'inchiostro della giustizia sociale,
della libertà, della pace.
Torniamo a Genova un anno dopo.
A
rincontrare i genovesi, in primo luogo quelli che ci hanno accolto
con simpatia e condivisione dei nostri ideali, nonostante una
ossessionante campagna intimidatoria, per la loro civiltà e per la
loro pazienza, ma anche quelli di loro che erano stati indotti ad
allontanarsi da una propaganda intimidatoria o che lo avevano
scelto, perché capiscano che la violenza stava dentro e dietro
le grate e non nasceva dentro un movimento di migliaia di persone
che scendevano in piazza per un mondo migliore.
A riscoprire
Genova libera da cancelli, grate, posti di blocco.
A continuare
la riflessione, che è cresciuta e lievitata in mille iniziative
durante questo anno in Italia e nel mondo.
A riflettere e a
discutere sul nostro domani, sulla possibilità di una reale
alternativa alla globalizzazione neoliberista, con una modifica
radicale dei saperi che metta al centro la formazione e la scuola
come diritti per tutte e tutti, delle produzioni e degli stili di
vita, a cominciare, dal ripensamento dei consumi e dal rifiuto di
utilizzare cibi geneticamente modificati, rilanciando l'agricoltura
biologica, per continuare con la radicale ed indifferibile messa in
discussione dei rapporti di produzione.
Ad appoggiare e
rilanciare tutte le campagne che si stanno sviluppando, come, ad
esempio, quella contro la modifica della legge sulla produzione e il
commercio delle armi, quelle per il boicottaggio di aziende e marchi
responsabili di gravi violazioni di diritti e di attacco
all'ecosistema, quelle contro la speculazione finanziaria, quelle
per la difesa e l'estensione delle garanzie dello Statuto dei
Lavoratori e la lotta contro ogni forma di precariato, quella per
l'affermazione dei principi di civiltà e di giustizia violati dalla
legge sull'immigrazione Bossi - Fini, quelle per gli acquisti
trasparenti e per la sicurezza alimentare, quella per la fine
dell'embargo all'Iraq, quella contro la Nato, quella che intende
riaffermare la difesa e la riqualificazione della scuola
pubblica.
Torniamo a Genova perché le nostre ragioni sono
ancora tutte presenti.
Sono ancora di più in movimento.