APPELLO: Genova, un anno dopo
Noi che nel Luglio scorso abbiamo dato vita alla straordinaria e plurale
esperienza del Genoa Social Forum rivolgiamo un appello a tutti e tutte coloro
che lo scorso anno sono venuti a Genova per manifestare il loro dissenso contro
il governo abusivo del pianeta, il G8, e le sue politiche di morte.
A tutti e a tutte coloro che, riconoscendosi nel patto di lavoro che dette
origine al Genoa Social Forum e nella dichiarazione d'intenti del GSF di non
recare danno alcuno a cose e persone, si sono visti negare il loro diritto a
manifestare liberamente ed hanno subito una repressione senza precedenti nella
storia della Repubblica Italiana.
Ci rivolgiamo alle donne ed agli uomini che, pur non essendo fisicamente a
Genova, c'erano con il cuore e con la mente.
A tutti e a tutte coloro che hanno avvertito il grande segnale di quei giorni :
i poveri che riprendevano la parola, gli ultimi che si rimettevano in cammino,
una nuova generazione che scopriva il gusto e l'importanza dell'impegno
politico.
Ci rivolgiamo anche a coloro che a Genova non c'erano per scelta e che solo dopo
hanno capito l'importanza dell'evento.
Ci rivolgiamo ai registi che hanno filmato i colori e le percosse, ai
giornalisti che si sono opposti alla disinformazione organizzata facendo il loro
mestiere, agli uomini e donne di cultura che hanno avvertito la tragicità dei
fatti ma anche l'inarrestabile voglia di dibattere, discutere, raddrizzare i
torti enormi che si continuano a consumare e di cambiare il mondo che tutte le
persone venute e Genova condividevano.
Noi vogliamo riprendere le proposte emerse nel Public Forum che precedette
l'apertura del summit del G8.
Vi chiediamo di tornare a Genova un anno dopo, nella settimana che termina con
il 19, 20, 21 Luglio, per dire al mondo ciò che la repressione ha voluto
nascondere. Per dire le nostre ragioni.
Voi G8, noi 6miliardi: era vero ieri lo è ancora di più oggi.
Anche i pochi impegni assunti dagli otto paesi più ricchi del mondo per la lotta
alla povertà sono rimasti lettera morta.
In questo anno gli otto governanti abusivi del pianeta si sono macchiati di
nuovi crimini contro l'umanità e risulta ancora più chiaramente che la loro
modalità di potere addensa ulteriori ed imminenti guerre che coinvolgono intere
popolazioni civili.
Lo sterminio per fame e per malattie altrimenti curabili, l'inaccessibilità
all'acqua potabile, lo sfruttamento inumano della forza lavoro, l'inquinamento
dello biosfera e l'avvelenamento dei mari sono proseguiti senza alcun freno.
Tutto ciò viene messo in atto per garantire il massimo di profitto ad un gruppo
di transnazionali che incamerano nelle loro mani ricchezze superiori a quelle
del PIL di interi paesi.
Una guerra economica, sociale e militare è stata dichiarata dagli otto paesi più
ricchi contro l'intera umanità.
Una guerra che uccide con l'arma del debito e degli aggiustamenti strutturali,
con il controllo delle proprietà intellettuale da parte delle multinazionali e
con la demolizione di ogni straccio di legislazione sociale che sia di
impedimento alla selvaggia e libera espansione del mercato.
Una guerra che uccide con la crescita senza precedenti delle spese militari e
con la costruzione di nuovi sistemi di morte come lo scudo stellare.
Una guerra che ci hanno detto voler essere permanente, sovrana regolatrice della
dittatura del mercato, volano ricercato per superare ogni recessione e far
girare al massimo la macchina dell'ingiustizia.
A questo tipo di guerra seguono le guerre "guerreggiate" che tanti lutti
continuano a produrre tra le popolazioni.
I potenti chiusi nella loro zona rossa, isolati dal mondo insieme al loro
esercito privato, hanno avuto paura dei trecentomila di Genova.
Temevano che il tarlo di Seattle avesse scavato così a fondo da far vacillare il
granitico consenso di cui hanno bisogno.
Per questo hanno scelto la repressione.
Genova è stata colpita da terribili violenze, fino alla uccisione del giovane
Carlo Giuliani.
Non immaginavano che il nostro dolore diventasse il dolore di una parte così
vasta dell'umanità , che il nome di Carlo e di Genova varcasse gli oceani e le
montagne, narrasse dolcemente alle orecchie di chi contadino/a, operaio/a,
studente/ssa, disoccupato/a, senza casa, senza terra, senza speranza, che la
storia non è affatto chiusa e che il loro destini possono essere riscritti con
l'inchiostro della giustizia sociale, della libertà, della pace.
Torniamo a Genova un anno dopo.
A rincontrare i genovesi, in primo luogo quelli che ci hanno accolto con
simpatia e condivisione dei nostri ideali, nonostante una ossessionante campagna
intimidatoria, per la loro civiltà e per la loro pazienza, ma anche quelli di
loro che erano stati indotti ad allontanarsi da una propaganda intimidatoria o
che lo avevano
scelto, perché capiscano che la violenza stava dentro e dietro le grate e non
nasceva dentro un movimento di migliaia di persone che scendevano in piazza per
un mondo migliore.
A riscoprire Genova libera da cancelli, grate, posti di blocco.
A continuare la riflessione, che è cresciuta e lievitata in mille iniziative
durante questo anno in Italia e nel mondo.
A riflettere e a discutere sul nostro domani, sulla possibilità di una reale
alternativa alla globalizzazione neoliberista, con una modifica radicale dei
saperi che metta al centro la formazione e la scuola come diritti per tutte e
tutti, delle produzioni e degli stili di vita, a cominciare, dal ripensamento
dei consumi e dal rifiuto di utilizzare cibi geneticamente modificati,
rilanciando l'agricoltura biologica, per continuare con la radicale ed
indifferibile messa in discussione dei rapporti di produzione.
Ad appoggiare e rilanciare tutte le campagne che si stanno sviluppando, come, ad
esempio, quella contro la modifica della legge sulla produzione e il commercio
delle armi, quelle per il boicottaggio di aziende e marchi responsabili di gravi
violazioni di diritti e di attacco all'ecosistema, quelle contro la speculazione
finanziaria, quelle per la difesa e l'estensione delle garanzie dello Statuto
dei Lavoratori e la lotta contro ogni forma di precariato, quella per
l'affermazione dei principi di civiltà e di giustizia violati dalla legge
sull'immigrazione Bossi - Fini, quelle per gli acquisti trasparenti e per la
sicurezza alimentare, quella per la fine dell'embargo all'Iraq, quella contro la
Nato, quella che intende riaffermare la difesa e la riqualificazione della
scuola
pubblica.
Torniamo a Genova perché le nostre ragioni sono ancora tutte presenti.