Domani black-out di radio e tv. Niente notiziari. Finalmente si fa qualcosa per la diffusione corretta delle notizie. (Gabriella Ruisi)

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Appunti dal Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza
La guerra dell’informazione:
quale futuro per l’informazione libera e indipendente?
di Lara Cantarelli
 

FAENZA 23 Novembre 2002

I relatori sono: Heidi Giuliani, Ruotolo, Chiesa, De Simone, Di Maula, Viglino, Mascia e Gubitosa, introdotti da M. Trotta, moderatore, giovane giornalista di Carta, con un forte accento meridionale e molto pragmatico nell’introdurre gli interventi focalizzando il punto centrale di ogni argomentazione. Davvero un bravo chairman! Seguono due canzoni della Casa del Vento, cantate con commozione anche dai presenti…



G. Chiesa (giornalista):

La televisione rappresenta la parte centrale della nostra vita, è un modo per dare una “descrizione” della vita. Pertanto anche la politica si decide lì, anche e soprattutto nell’intrattenimento.

I problema:
Influenza psicologica del messaggio televisivo: lo spettatore recepisce tutto ciò che “passa” sullo schermo, consciamente ciò che sta al centro, inconsciamente ciò che sta ai margini.

II Problema:
Non-notizie e notizie false. Le soft-news sono l’esasperazione o l’edulcorazione delle notizie vere, fanno “spettacolo”, pertanto sono ingannevoli.

Tema della guerra:
Le riprese sono spesso fatte “ad hoc”, è accaduto anche a richiesta.
La notizia cambia ma l’immagine trasmessa spesso è sempre la stessa.
La sovrapposizione è una caratteristica fondamentale e insidiosa.

Un esempio di informazione corretta (e le sue storpiature):
Massacro al teatro di Mosca.
Lo abbiamo visto attraverso le immagini.
La televisione russa ha mandato in onda le immagini viste anche in Italia e nel resto del mondo, corredate da una striscia rossa che avvertiva: le immagini trasmesse sono state girate dal KGB (ovvero: la polizia politica russa, gli stessi che hanno attuato il massacro). La CNN e i giornali di tutto il mondo non hanno però dato alcuna avvertenza, lasciando immaginare che fossero immagini girate da giornalisti.

Controllo è democrazia
Poiché ormai la politica passa attraverso il messaggio tv e non attraverso riunioni democratiche (dove la comunicazione assume forme diverse e più controllabili), disporre e controllare l’informazione costituisce democrazia. Per fare ciò occorre organizzarsi ed essere all’altezza di questo compito.

Megachip costituisce un’organizzazione di “autodifesa”. La contestazione si attua con mezzi diversi.
Il problema centrale è quello di una “riforma morale e intellettuale di questo paese” (A. Gramsci*)

I giornali si stanno anch’essi uniformando alla tv.
La Stampa ha titolato, riferito ai “no-global” scarcerati: Hanno abiurato. Abiura: termine che “arretra”, sinonimo di volontà di demozzazione dei soggetti.

Il IV potere non esiste più.
Vi sono 5 o 6 grandi imprese mondiali che determinano tutto il flusso dell’informazione.
Uniformazione (a Reuters e UPI).
L’uniformazione rispecchia la struttura della società moderna, grave!

Altra proposta di autodifesa: esaminare il discorso delle tv alternative
Il 10/12/02 ci sarà il secondo esperimento di diretta satellitare* della manifestazione internazionale contro la guerra con l’analisi di ciò che dicono le 7 principali tv italiane. Si parlerà di ciò che gli italiani pensano in merito alla pace e alla guerra.

Oggi il confronto tra le idee sta nell’essere trasmesse o no.
L’informazione è una questione vitale per la democrazia e lo stesso Movimento fatica a capire che sia Genova che Firenze sono stati eventi gestiti da “loro”*.


D. de Simone (controeconomista):

Un gesuita filosofo ed economista canadese disse: è difficile fare ricerche economiche quando queste sono finanziate da banche e finanziarie.
La ricerca è quasi sempre finanziata da un determinato sistema finanziario e l’interpretazione degli eventi economici è immancabilmente funzionale alla sua visione.
Il sistema finanziario domina la nostra esistenza attraverso i meccanismo della produzione del denaro.
Il PIL del nostro paese è costituito per il 70% da attività immateriali e per il 30% da attività materiali.
Le attività immateriali sono quelle che sono state considerate fino a 30 anni fa un costo e non produzione di ricchezza.
La produzione di ricchezza è tale solo in quanto produce profitto. Anche Marx cade quando sostiene che il lavoro di un musicista è produttivo (crea plusvalore, valorizza il capitale) solo se è dipendente, non lo fa se il musicista è indipendente.
Si dovrebbe considerare ricchezza tutto ciò che è un prodotto umano.
Lo stesso mando della tv è tale perché risponde alla logica del profitto. Sempre più pubblicità e qualità dei programmi sempre più scarsa.

Occorre rovesciare la logica del profitto.

Come fare:
Le banche in realtà creano denaro. Possiedono il meccanismo del denaro (che si riferisce al mondo in cui anche l’immateriale e il denaro stesso sono una merce). Eppure le informazioni, la tv (immateriali) non sono una merce, ma una ricchezza.

Non passano attraverso la logica del profitto:
Ricchezza open source
Banche del tempo
Denaro alternativo

La proposta è quella di applicare al denaro un tasso negativo (già fatta negli anni 30 ma stroncata dal nazismo e dalle banche centrali). Dove fu applicata portò ad un grande risollevamento economico. Bisogna utilizzare strumenti finanziari che abbiano un tasso negativo quindi non generino interesse. Il capitale, invece, deve generare interesse.
I debiti delle imprese sono dovuti al fatto che ogni investimento passa per un finanziamento bancario.*


P. di Maula (giornalista, webmaster di Clorofilla):

Informazione alternativa o indipendente? Meglio indipendente!
L’informazione indipendente necessita di modi nuovi e originali di ricerca e prassi.
Nel giornalismo occorre grande deontologia professionale. Occorre esplicitare pero ogni notizia fonte e tipologia (comunicato, velina,…).
Oggi chi detiene il potere cerca di favorire l’organizzazione di piccoli gruppi, perché siano meglio identificabili e controllabili. Per questo occorre far sì che il Movimento divenga sempre più largo e trasversale, in grado di esercitare un controllo democratico dell’informazione e del “potere”.


P. Viglino (giornalista freelance):

Oggi si ha una sorta di “turismo” dell’informazione, i giornalisti sono persone che per lo più non hanno esperienza diretta di ciò che accade nei territori in cui vengono inviati. Non c’è approfondimento.
L’informazione non è qualcosa di etereo ma prende parte a suo modo alle guerre.*
Le informazioni (specialmente le immagini) che riceviamo ci fanno accettare le guerre come un dato di fatto, mancano l’approfondimento e gli spazi di discussione, non ci lasciano la possibilità di immaginare soluzioni di pace.
Lo stesso lessico utilizzato ai media è fuorviante.*

Problemi fondamentali: linguaggio e omissioni (ex: si tace dei pestaggi ai pacifisti israeliani e della persecuzione e dello scotto sociale dei refusnik).
La stampa tende a concentrarsi nei luoghi ove accadono gli avvenimenti più “grossi”, incurante di ciò che contemporaneamente avviene altrove (informazione parziale).


G. Mascia (fondatore di Bo.Bi., Boicotta il Biscione):

Problema del surplus informativo
Il web ha finora consentito un pluralismo informativo e una capacità di gestire le notizie molto buona, ma è sempre una nicchia informativa.

Episodio che mina la libertà d’informazione:
Un PM chiede “l’istigazione al reato” in seguito alla diffusione della notizia di un netstrike contro il ministero della giustizia (20/02/02).

Fiducia nei confronti dell’esperimento satellitare del 10 dicembre. C’è grande partecipazione e interesse da parte della società.

Episodi di “censura” e “occultamento”:
-Si scrive per mantenere una memoria storica dei fatti. Oggi vespa nel suo libro afferma che a Roma il 14 settembre c’erano 200000 persone. Sappiamo che erano molte di più: Quindi: stiamo vigili, scriviamo e divulghiamo l’informazione il più possibile.
-Oggi il mondo politico e i giornali si dimostrano scandalizzati dalla sentenza Andreotti, dimenticando che, in ogni caso, il senatore ha affermato 32 volte il falso in tribunale.


C. Gubitosa (Peacelink):

Peacelink nasce perché ci si rende conto che il volontariato nell’informazione non è più un optional ma è necessario.
L’informazione sociale parte in svantaggio, non possiede i mezzi dell’informazione “ufficiale”.

Si dice che i media abbiano contribuito alla guerra tra Belgrado e Sarajevo.
Punto di svolta: il palazzo della tv di Belgrado è stato considerato un legittimo obiettivo militare. Non vi sono state proteste. Questo sancisce la consapevolezza che l’informazione ha un grande potere.

L’informazione sociale non possiede ancora tutti gli strumenti critici per contrastare i meccanismi perversi dei media ma oggi con i nuovi strumenti si può entrare in un sistema informativo dove non solo vanno difese le “nicchie” costituite da programmi e informazione di qualità ma va anche contrastata l’immondizia televisiva che ha un potere enorme sulle scelte politiche e sociali degli individui. Bisogna riuscire ad ottenere le informazioni per tempo.

Oggi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, il problema dell’informazione (ricezione e produzione) non è più tecnico, ma culturale.


I materiali saranno pubblicati su www.informationguerrilla.org, magari più comprensibili dei miei appunti!

 



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