Non ci avevo pensato
all'occhiello!
Wide
Christmas
di
Fabio Zecchi
FERRARA
21 Dicembre 2002
“I’m…
dreaming of a wide… Christmas…” Qualche giorno prima di Natale. Canticchio
il solito motivetto. Sogno un Natale Bianco… ma per assonanza anglofona
salta fuori un Natale largo. Una Natale allargato, stiracchiato, come un
elastico che si tira e si allunga, allunga e allunga… Natale 2002.
Prevedibile fino all’estremo. Pure troppo. Natale prevedibilmente
allargato. Ma in che senso? Tenterò di spiegarvelo. Innanzitutto, le danze
si aprono presto. Molto presto. E’ storia che il 15 novembre io sia
passato davanti a un qualsiasi supermercato e nella sua maestosa fiancata
campeggiava già orgogliosa e beneaugurate la scritta “AUGURI”. Auguri
cosa? Che cazzo c’è da augurare il 15 di novembre? Ho iniziato a pensare
allora cosa poteva essere successo o cosa poteva accadere… oddio, la mia
ragazza è in cinta? Oppure è improvvisamente scoppiato un senso generale
di buonismo? No… semplicemente il Natale si era per l’appunto allargato…
Natale non dura più un giorno, ma settimane, mesi, e già 5 settimane prima
si scambiano i convenevoli auguri. Andiamo avanti: il mercato
pubblicitario è lesto a piazzare spot e gingle natalizie fin dai primi di
novembre, in modo che il consumatore sia poi preparato al momento
dell’acquisto. Questa è la vera informazione tempestiva e puntale rimasta
in Italia: la pubblicità. Non ce lo nascondono mica che è Natale, non
aspettano l’ultimo momento per darci la notizia… eh no… siamo al corrente
dell’evento ben 2 mesi prima! Così lentamente iniziamo ad assuefarci al
clima natalizio… tutti questi spot e queste luci così presto sortiscono
l’effetto di farci arrivare alla fatidica data spremuti. Anzi, quasi quasi
ce ne scordiamo pure che il 25 è Natale, perché ormai il nostro spirito
natalizio è stato centellinato giorno per giorno. Natale sfibrato e
snervato, che si allarga a macchia d’olio sui binari della nostra routine.
Natale prevedibile, dicevo. Perché puntali arrivano le lamentele e gli
ammonimenti
come quelli del sottoscritto, che tentano in tutti i modi di rovinarvi la
festa, di avvertirvi che in realtà non stiamo festeggiando niente. Le mie
parole sono prevedibili, perché altre in passato ne sono state scritte e
altre se ne scriveranno. Perché in questo Paese dei Balocchi, ci sarà
sempre qualcuno che in un momento di lucidità finirà per urlare
silenziosamente le solite, banali, retoriche e ormai anch’esse vuote
verità. Tanto lo sappiamo tutti come va la storia, lo sappiamo già che il
Natale è una festa consumistica e che si è perso ecc. ecc. Non fatemelo
dire. Lo sapete anche voi, nascoste tra cumuli di ipocrisia e consumismo,
ce l’avete anche voi questa consapevolezza. Ma la esorcizzate. In vari
modi. C’è chi spende almeno 70 euro per fare un regalo decente, l’ho visto
io stamattina con i miei occhi. Ci si allarga, insomma. E poi ci sono i
soliti paradossi di Natale. C’è il panettone con la frutta candita, e c’è
il barbone all’uscita del negozio cui gli passa di fianco la signora
ingioeillata. O un ragazzo vestito di marca dalla testa ai piedi. O
semplicemente uno di noi, è comunque paradossale. E’ la prova evidente che
questa società è malata, perché abbiamo assunto a normalità, a
ineluttabile dato di fatto quello che invece è un’assurdità inspiegabile.
Perché ci sono loro seduti per terra a mendicare amare elemosine e non
noi? Che colpe hanno loro, che meriti abbiamo noi? Mi diano una risposta,
i preti che faranno l’omelia la sera di Natale. Ci invitano giustamente a
non dimenticare chi soffre, ma non ci spiegano mai perché sono loro che
soffrono, e noi no. Forse la risposta la sa l’inventore di questa
santissima festa, colui che è nato in una grotta spoglia e povera. Lo
chiedo a lui cosa pensa di questo Natale. La risposta è il silenzio.
Ognuno lo interpreti come vuole, credenti o non credenti il silenzio ha un
suo (relativo) significato. Pure il Papa ci ha detto recentemente che Dio
è disgustato dall’umanità. Un altro paradosso: è come se alla festa di
compleanno mancasse il primo invitato, ovvero colui che gli anni gli
compie. Pazzesco. Voi come vi sentireste sapendo che hanno organizzato la
vostra di compleanno ma non vi hanno invitato? Festeggiano il VOSTRO
compleanno senza di voi. Bello. 2002 anni di escalation. Oggi Natale è
questo: spargimento di ipocrisia e pandori, panettoni, torrone, arrosto,
lasagne, cene, cenoni, pranzi, spumante, bibite, offerte 3X2, sconti,
svendite, si liquida tutto, grandi occasioni, luci, frizzi, lazzi, regali,
pacchi, tirapacchi, giocattoli, balocchi, trucchi, ombretti, confezioni
deluxe, masterizzatori dvd, pc, palmari, agende elettroniche, lettori mp3,
home theater, stampanti, telefonini, custodie per telefonini, cover per
telefonini, ricaribile vodafone omnitel costa la metà, christmas card,
superamento del limite giornaliero di sms consentiti, il 38% dei bambini
vorrebbe come regalo di Natale andare in televisione… Amen.
Natale 2002, Natale globalizzato. Wide Christmas. Lo si festeggia ovunque,
pure in India nonostante la parte cristiana sia il 3% del miliardo di
abitanti. Guardate nella foto la bambina indiana che ritaglia babbi natale
di carta. Guardate il maestoso albero di Natale tutto luccicante a Mosca.
E guardate, quando uscirete a comprare ‘sti benedetti regali, la nostra
ABBONDANZA. Perché troverete quella, nascosta sotto la copertina della
culla del Bambin Gesù. Ogni anno che passa questo Natale sempre più simile
a una sghignazzante, incurante e decadente pupazzo di lardo si allarga, si
gonfia sempre di più. Ho solo una cosa da augurarvi: un Natale ristretto,
in cui si riesca a condensare un briciolo di spirito, un barlume di
essenza, ognuno a modo SUO. In fondo, è quello che ci auguriamo di fare
ogni giorno.
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