Il racconto
delle giornate del Social Forum dai diari di Giulia e Lara
Diario da Firenze
di
Giulia Piccolino e
Lara Cantarelli
FIRENZE
6-10 Novembre 2002
6/11/02
Oggi è il fatidico giorno di apertura dell’European Social Forum. Siamo
reduci da giorni di pretestuose polemiche sull’ordine pubblico, condite da
intimidazioni (“manterremo l’ordine pubblico ma non sappiamo a quale
prezzo”, parole del ministro Pisanu), dai soliti pezzi giornalistici sul
Corriere della Sera (oltre alle folcloristiche esternazioni di Zeffirelli
anche il solito Sartori si è schierato per la difesa del patrimonio
artistico fiorentino, minacciato dai “barbari noglobal”), dalle minacce di
far saltare il forum a pochi giorni dall’inizio (quale miglior modo per
provocare proteste e disordini!) e da una campagna di terrore così ben
congegnata da gettare i fiorentini in un panico del tutto irrazionale.
I negozianti si vedono già le botteghe devastate, chi abita vicino ai
consolati inglese e americano teme per la propria incolumità e tutti,
quando chiedo perché hanno paura del forum mi rispondono: magari chi viene
al forum è nonviolento e pacifico ma la gente che ama fare casino
sfrutterà l’occasione. Ovviamente ad aver stabilito che il forum è una
buona occasione per fare casino sono stati i media: vi immaginate se
avessero descritto il forum come un noioso e accademico convegno? Del
resto anche chi si sente vicino al movimento, in cambio ha paura della
polizia: un sacco di ragazze e ragazzi mi hanno detto che non
parteciperanno al corteo di sabato perché temono cariche e manganellate.
Dopo Genova, purtroppo è difficile non comprenderli.
Verso ora di pranzo apprendo da uno scandaloso servizio di Raidue
dell’ultima sparata in materia: e di chi poteva essere se non di Oriana
Fallaci? Al Tg2 brani della lettera della Fallaci vengono letti quasi
senza commento e senza nessun contrappeso(!). La giornalista delle
crociate esorta a una risoluta resistenza contro gli invasori: chiudete i
vostri negozi in segno di lutto, non rivolgete la parola a chi viene per
devastare questa città. Per un attimo sono un po’ confusa: forse mi sono
sbagliata e sono nel ’44, le truppe naziste staranno per occupare Firenze,
accidenti, bisogna davvero difendersi! Poi mi scuoto e mi ricordo che sono
nel 2002, che i nazifascisti li abbiamo cacciati mezzo secolo fa (uhm... a
parte qualche erede che siede in Parlamento) e che tutto ciò che si terrà
a Firenze è un convegno pacifista a cui partecipano gruppi notoriamente
facinorosi come l’Arci, la Cgil e Amnesty International. Che sollievo!
Subito dopo pranzo esco di casa per andare a iscrivermi al forum e
ritirare il pass (ironia della sorte, le iscrizioni si fanno al Palaffari
che sarà anche una delle sedi del forum e vedrà nei prossimi giorni
tenersi conferenze sulla criminalità finanziaria, sulle politiche
neoliberiste del FMI e simile). La cosa che mi colpisce mentre cammino per
le vie della città è un’aria di tranquillità assolutamente insolita in una
città di solito congestionata dal traffico e assaltata da turisti di tutto
il mondo. Penso alle tante stupidaggini della destra sulla presunta
“invasione” da parte dei “noglobal” e mi rendo conto che tutti si sono
scordati di osservare che le invasioni a Firenze sono quotidiane e che il
panico seminato in questi giorni le ha fatte cessare. Il consolato
americano è arrivato a sconsigliare vivamente ai suoi cittadini di recarsi
a Firenze “tra il 5 e il 15 di novembre”. Purtroppo per George W. c’è
qualcuno che disubbidirà in tutti i sensi alla campagna terroristica: tra
noi ci sarà infatti Coleen Kelly, portavoce del gruppo di familiari delle
vittime dell’11 settembre che si battono contro la guerra e probabilmente
anche gli altri americani che abbiamo visto alla scorsa manifestazione
contro la guerra con cartelli “USA citizens against the war”.
Al Palaffari c’è già una lunga fila: davanti a me due ragazzi parlano in
spagnolo, più in là sento parlare in tedesco e in francese. Si sente già
che stiamo entrando in un clima particolare. In generale le persone
intorno a me hanno un’aria cortese ed educata, molto più civile dei soliti
turisti. Alcuni sono vestiti in maniera colorata e stravagante, altri in
modo del tutto ordinario se non formale. Alcuni sono giovani, altri
adulti, altri anziani.
Insieme al pass mi viene consegnato un programma del forum. Finalmente
posso vedere quali conferenze e seminari ci saranno nei prossimi giorni.
Un punto dolente dell’organizzazione del forum è stata infatti la
difficoltà di avere informazioni sugli appuntamenti del meeting. I
programmi erano disponibili sul sito Internet in formato PDF solo a
partire da pochi giorni prima del 6 e quello dei seminari era lungo circa
50 pagine, il che rendeva problematico stamparlo. Un altro problema (che
non poteva probabilmente essere evitato) è la concentrazione in pochissimi
giorni di una quantità impressionante di iniziative. Ogni giorno ci
toccherà scegliere tra sei conferenze plenarie nella mattina, una ventina
di seminari nel pomeriggio e altre sei o sette conferenze serali. Mi rendo
conto che qualsiasi scelta farò ci sarà qualcosa a cui mi peserà
rinunciare.
Più tardi. Sono le sette di sera e io e alcuni compagni di corso ci
affrettiamo verso Piazza Santa Croce. Infatti è già iniziata da un’ora
l’inaugurazione del forum, che prevede un concerto bandistico e la
partecipazione di Dario Fo e Franca Rame. Fa un freddo cane: sarà colpa
delle maledizioni che ci hanno lanciato?
Al mio arrivo mi accorgo che purtroppo la piazza non è così piena come
vorrei vederla. Sarà che mi ricordo la venuta di Cofferati a Firenze,
quando a Santa Croce non entrava più uno spillo. In compenso, mi accorgo
che sono veramente in mezzo a una folla internazionale: i ragazzi intorno
a me sono olandesi, poco più in là c’è il gruppo dei greci, con uno
striscione che allude al blocco che subirono all’epoca del G8 di Genova
quando la loro nave fu fermata ad Ancona dalla polizia alla ricerca di
fantomatici anarchici. (Forse con quello che è successo dopo è stata
meglio così per loro).
Scopriamo di essere stati fortunati: Franca Rame e Dario Fo non hanno
ancora parlato, salgono adesso sul palco. Franca Rame ci racconta dei suoi
guai con il ministro Castelli che l’ha denunciata per diffamazione perché
lei l’ha definito “pirla” durante una manifestazione a favore dei
detenuti. Dario Fo ironizza sui negozianti fiorentini che hanno sbarrato i
negozi ( “che cosa se ne faranno di tutto quel metallo?”) e giustamente si
scaglia contro la Fallaci (“non credo che ci sia una persona più arida e
più chiusa di quella donna”). Ricorda che la bellezza della città di
Firenze è stata creata dagli uomini e che non se può avere una visione
fossilizzata e ristretta. Seguono grandi applausi, ma solo dalla parte
italiana del pubblico, mentre gli olandesi ci chiedono “who is him”?
Dopo il discorso di Dario & Franca ricomincia il concerto. Suonano un
gruppo di musicisti molto bravi che si chiama “Les italiens” e la gente
sotto il palco balla e applaude (stavolta anche gli olandesi). E
ovviamente non può mancare la canzone che sarà un po’ l’inno di questo
European social forum: Bella Ciao!
7/11/02
Decidiamo di entrare in pieno nell’argomento “globalizzazione” con la
conferenza “Dall’Unione Europea della globalizzazione liberista all’Europa
delle alternative” che si tiene al Palacongressi, un bell’edificio storico
situato in mezzo a un giardino, accanto al Palaffari e a pochi passi dalla
Fortezza da Basso. La sala principale del Palacongressi è un elegante
auditorium con poltrone foderate di rosso, strutturato a cavea. E
soprattutto, è strapiena. Veniamo a sapere che gli apparecchi per la
traduzione simultanea sono già esauriti. Per nostra fortuna staremo sedute
(sui gradini) accanto a un gruppo di francesi che ci presteranno il
traduttore per i discorsi in francese (vera seconda lingua del social
forum).
La conferenza si orienta soprattutto sul problema del rapporto tra
creditori e debitori che strangola i paesi del Sud del mondo a favore dei
paesi ricchi.
Denis Corman, belga, di un’associazione che si batte per la cancellazione
del debito del Terzo Mondo ricorda che i paesi poveri sono stati costretti
a pagare cifre anche sei volte superiori a quelle che avevano inizialmente
preso in prestito. “Si parla tanto di piani Marshall per i paesi poveri,
ma il flusso di denaro che questi paesi hanno dovuto pagare ai paesi
ricchi è equivalente a Piani Marshall” “Chiediamo la cancellazione totale
del debito e lo smantellamento dell’FMI, del WTO e della Banca Mondiale. A
chi ci dice che questo non è realistico io ricordo un motto del Maggio
Francese: Siamo realisti, chiediamo l’impossibile”.
Un altro discorso molto interessante è quello dell’economista napoletano
Emiliano Brancaccio di Attac Italia. Secondo Brancaccio le politiche
liberiste degli ultimi anni, come la liberalizzazione indiscriminata della
circolazione dei capitali, hanno avuto tra i loro effetti principali
quello di far lievitare i tassi d’interesse reali mondiali, con gravi
conseguenze per i paesi poveri e per la crescita economica. “Questa
situazione è frutto di scelte politiche precise e perciò non è affatto
irreversibile. Se lo volessimo potremmo far abbassare i tassi d’interesse
reali, forse fino a portarli a zero”.
Agli interventi dei relatori segue una lunga serie di interventi del
pubblico.
Il più simpatico è senza dubbio quello di un vecchio fiorentino che si
sfoga contro i dirigenti della sinistra “Questi hanno abbandonato
l’eguaglianza, la giustizia sociale... per il riformismo! Ma che l’è il
riformismo?”
[Bisogna aggiungere che il vecchio fiorentino (evidentemente legato agli
schemi tradizionali della politica) ci propone di fondare un partito.
Tenetelo presente perché il giorno dopo il Corriere della Sera titolerà:
“I no global sfidano la sinistra, vogliono fondare un partito”.]
L’intervento più toccante è sicuramente quello di un signore venuto
dall’Africa che ci spiega cosa vuole veramente dire il debito per i paesi
del terzo mondo: “Se noi non paghiamo il debito questo non influisce sulla
vostra vita normale qui in Europa. Ma se siamo costretti a pagare il
debito i nostri bambini muoiono di fame”.
Durante il pomeriggio metto finalmente piede nella Fortezza da Basso. La
Fortezza è un enorme complesso di impianto rinascimentale, cinto da spesse
mura. Pensata per difendere Firenze dalle invasioni non fu mai utilizzata
in realtà a scopo militare il che ne fa paradossalmente un posto adatto
per ospitare un convegno pacifista. Al giorno d’oggi però normalmente la
Fortezza è un baluardo del capitalismo fiorentino: vi si tengono enormi
mostre mercato, comprese quelle di moda, famosissime. (A proposito, dicono
che tra chi ha deciso di tenere aperto durante il Forum sfidando la
Fallaci ci sia Roberto Cavalli). E’ bellissimo vedere come la Fortezza si
è trasformata per l’occasione. E’ piena di gente, addobbata con striscioni
colorati. C’è un “ristoro contadino” per chi deve pranzare, oppure banchi
che vendono prodotti del commercio equo e solidale. Il padiglione centrale
ospita gli stand di tutte le associazioni che partecipano al Social Forum
Europeo, da Attac a Amnesty International, dai Cobas a Legambiente ai
comunisti francesi e inglesi. Si possono comprare spille con scritte
contro la guerra in Iraq, libri sulla globalizazione, guardare filmati su
Genova, firmare petizioni e tutto è molto vivace e colorato.
8/11/02
Oggi ho deciso di seguire due conferenze. La prima conferenza, che si
tiene la mattina, è quella sulla Costituzione dell’Unione Europea: “Dalla
Carta di Nizza alla Convenzione. Nella crisi della democrazia europea la
ricerca di una cittadinanza universale.”
Era previsto in questa conferenza l’intervento di Guglielmo Epifani ma il
segretario della CGIL arriva solo a metà conferenza e rimane tra il
pubblico mentre parla un’altra relatrice per conto del sindacato. Impegni
urgenti (non dimentichiamo che in queste ore si discute sul futuro della
FIAT e dei suoi lavoratori) o desiderio di “tenersi ai margini” perché la
CGIL è un nuovo arrivato e perché non si vuole imporre una presenza troppo
ingombrante? Oppure, come si sussurra, pressioni da parte della Ces
(Confederazione europea dei sindacati) timorosa di compromettersi?
Nonostante le contraddizioni del caso la presenza dei sindacati qui al
Forum è un fatto importantissima e la lungimiranza della CGIL stride,
aihmè, con la solita cecità di gran parte dell’Ulivo. Se non sbaglio gli
unici esponenti della politica italiana che saranno presenti qui a Firenze
sono Bertinotti e Rosi Bindi (immagino che quest’ultima non rifletta le
posizioni di gran parte del suo partito), oltre al presidente della
regione toscana Martini e al sindaco Domenici, entrambi dei DS, che però
parlano come amministratori locali: non scordiamoci che le posizioni di
Martini sul movimento, compresa la coraggiosa decisione di far sfilare il
gonfalone della Toscana nei giorni di Genova, sono un caso isolato nel suo
partito.
La questione intorno alla quale ruota la conferenza è il deficit
democratico dell’Unione Europea e il tentativo di creare una Costituzione
europea per colmarlo a sua volta condotto attraverso una Convenzione
formata da “rappresentanti dei rappresentanti”.
L’intervento più interessante e più equilibrato è a mio giudizio quello
del giurista Luigi Ferrajoli, perché evita il rischio di una visione
“catastrofista” dell’ “Europa dei banchieri”, con relativo ripiegamento
sullo stato nazione, ma elenca con precisione e puntualità tutti i deficit
del progetto costituente della Convenzione. Come sottolinea Ferrajoli il
futuro dell’Europa non è predeterminato ma dipenderà da noi e dalla nostra
capacità di creare una società civile europea. Lo stesso European Social
Forum è un fatto importantissimo di democrazia, la prima grande
discussione di massa sul tema della Costituzione europea.
Nel progetto della Convenzione la Carta dei diritti firmata a Nizza nel
2001, che, pure con le sue mancanze (qui qualcuno propone di sostituirla
con una Carta dei diritti sociali più completa), segnava un passo in
avanti, non sarà vincolante (anche ora non lo è in quanto non inclusa nei
trattati europei), con il rischio che i diritti da essa affermati restino,
appunto, sulla carta. Inoltre tutti i diritti affermati nei documenti
dell’Unione europea e nel progetto della Convenzione si riferiscono
unicamente ai cittadini europei, che a loro volta sono solo coloro che
possiedono già la cittadinanza di uno degli stati membri, con la
conseguenza di escludere le persone che risiedono di fatto in Europa ma
che non sono cittadini, cioè i migranti. Infine è preoccupante la proposta
delle leadership conservatrici europee di inserire nella Costituzione un
richiamo ai “fondamenti cristiani” dell’Europa, proprio in un momento in
cui la società europea diventa sempre più variegata e multireligiosa. Non
si può a questo proposito non condividere un intervento di uno spettatore
che spiega di essere omosessuale e impegnato come sindacalista e che
dichiara “E’ vero che non posso immaginare l’Europa senza figure come
Francesco D’Assisi. Ma non posso nemmeno immaginare l’Europa senza
l’illuminismo di Voltaire o le idee di democrazia e solidarietà di Rosseau.
Non mi sognerei mai però di inserire nella Costituzione Europea un
richiamo ai “fondamenti volteriani o rosseauiani dell’Europa”.
In ogni caso probabilmente ciò che mina alla base il progetto costituente
europeo è la struttura stessa della Convenzione, formata da rappresentanti
dei Parlamenti nazionali nominati con criteri non sempre trasparenti, e
chiamata a prendere le sue decisioni a porte chiuse, nell’ignoranza della
maggior parte dei cittadini europei.
Alle 17:30, in una sala leggermente più piccola (ricordatevi che stiamo
comunque parlando degli smisurati ambienti della Fortezza!) ma perciò
ancora più traboccante si svolge la Conferenza sulla democrazia
partecipativa. Il gruppo dei relatori è piuttosto composito perché mette
insieme esponenti del movimento come Pierluigi Sullo di Carta, lo storico
Paul Ginsborg che è stato animatore del “movimento dei professori” a
Firenze (già, quei pericolosi estremisti che chiedono a Berlusconi di
rispettare la Costituzione), due sindaci molto diversi tra loro (il
sindaco “disobbediente” di Grottammare Massimo Rossi e il primo cittadino
di Firenze Leonardo Domenici, trasformatosi in alfiere della libertà
grazie alle invettive della Fallaci e di Zefirelli ma criticatissimo
dentro il movimento per il suo modo di gestire la città) e l’ex sindaco
più famoso del mondo, Tarso Genro di Porto Alegre. Genro arriverà più
tardi perché è ancora in volo dal Brasile.
Ginsborg apre la conferenza con un excursus storico sulla democrazia. Come
mai proprio nel momento in cui la democrazia raggiunge la sua massima
diffusione nel mondo si manifestano fenomeni di disaffezione nei suoi
confronti, di “crisi della rappresentanza”, anche nei paesi dove le
istituzioni democratiche sono più antiche e affermate? Secondo Ginsborg
uno spartiacque si può ritrovare in una sentenza della Corte Suprema degli
Stati Uniti in cui si dichiarava incostituzionale il tentativo del
Congresso di limitare i finanziamenti privati ai partiti politici dopo il
caso Nixon. In questo modo è fallito il tentativo di rendere indipendente
la sfera della politica dalla sfera del mercato e si è affermato un
sistema in cui le risorse economiche e mediatiche di cui ciascuna parte
politica può disporre diventano lo strumento più importante per vincere le
elezioni.
Ginsborg introduce la distinzione fatta da uno studioso tra democrazia
liberale e democrazia elettorale: perché una democrazia possa dirsi
liberale e non si esaurisca nel momento del voto devono esistere una serie
di condizioni, come la presenza di mezzi di comunicazione liberi e
pluralistici, la reale possibilità di scegliere tra differenti
alternative, una magistratura libera e indipendente. Secondo Ginsborg il
momento che l’Italia sta attraversando è particolarmente critico perché si
rischia il passaggio da una democrazia liberale a una democrazia puramente
elettorale.
Interviene quindi il sindaco di Grottammare che racconta come, nella sua
città, un piccolo comune dedito al turismo, si è arrivati a mettere in
pratica la democrazia partecipativa attraverso un’iniziativa dal basso
indipendente dai partiti tradizionali e del successo e dell’entusiasmo che
questa esperienza ha suscitato. Il messaggio che Rossi ci vuole dare è
molto semplice: la democrazia partecipativa si può fare senza problemi,
basta volerlo. Ma i nostri amministratori locali che magnificano la
democrazia partecipativa vorranno veramente farla? Penso a gente come
Veltroni, che è tornato entusiasta da Porto Alegre lo scorso anno o al qui
presente sindaco di Firenze Leonardo Domenici, che è anche presidente
dell’ANCI (associazione nazionale comuni italiani).
Ed è proprio Domenici che ora prende la parola. C’è un po’ di suspence:
sarà contestato? Come se la caverà? Le contestazioni però saranno minori
di quanto ci si aspetta: forse perché molti dei presenti sono stranieri e
non conoscono nefandezze quali la privatizzazione delle farmacie comunali,
dell’acquedotto e della centrale del latte (per i toscani che compravano
il latte Mukki: attenti, la Parmalat sta comprando la Mukki e ha
intenzione di utilizzare latte di importazione tedesca!), forse perché
Domenici, davanti alle offensive di Berlusconi, è apparso come un eroe
(suo malgrado? si sussurra che sia stato tirato per il colletto dal
Presidente della Regione Martini a proposito del Social Forum Europeo...),
forse perché mancano il tempo e le energie per gli interventi del pubblico
(è ormai quasi ora di cena e molte persone sono qui da stamattina!). Gli
unici tentativi vengono da alcuni presenti del centro sociale ex-Emerson,
fatto sgomberare dal sindaco per far posto a un centro commerciale.
Domenici si difende spiegando di aver fatto tenere un referendum per
decidere sul futuro del centro sociale. Viene un dubbio: democrazia
partecipativa o democrazia plebiscitaria? Comunque resta il fatto che una
questione come quella del centro sociale ex-Emerson è troppo limitata per
poter dare origine a una critica complessiva della politica di Domenici.
Il “primo cittadino” ammette la sua mania per le Società per Azioni a
capitale misto pubblico-privato. Precisando ovviamente che “la maggioranza
deve stare saldamente nelle mani del pubblico”. Ma se una grande
multinazionale compra il 40% della società dell’acqua (come rischia di
avvenire) si può veramente fare una gestione nell’interesse dei cittadini?
Resta un fatto. Ora Domenici dovrà almeno far finta di voler istaurare la
democrazia partecipativa a Firenze. E noi avremo molto più gioco a
pungolarlo perché faccia una politica diversa.
L’arrivo di Tarso Genro è salutato da grandi applausi. Del resto la
vittoria di Lula (un presidente operaio vero, bisognerebbe dirlo al
Berlusca) in Brasile è un fatto fondamentale per l’America Latina ed è
anche in larga misura la vittoria delle idee del movimento dei movimenti
contro i tecnocrati neoliberisti che avevano promesso democrazia e
prosperità ai loro paesi e li hanno invece lasciati in un mare di miseria,
squilibri sociali e neocolonialismo. Tarso Genro parla dei difficili
problemi che la presidenza Lula si trova ad affrontare e dell’importanza
di un sostegno ai tentativi di riforma del Brasile. Parla poco invece
della democrazia partecipativa e la mia impressione è che dia per scontato
che tutti ne sappiano già tutto. Credo che il punto debole di questa
conferenza, comunque molto interessante, sia il non essere entrati negli
aspetti più tecnici della democrazia partecipativa, perché ognuno ha dato
per scontato che ne parlassero gli altri (Ginsborg ha dato per scontato
che ne parlasse Genro, Genro che ne avessero parlato i relatori prima di
lui etc etc). E quando Genro finisce di parlare sono passate le otto e i
partecipanti al social forum, che sono esseri umani anche loro checché ne
pensi la Fallaci, abbandonano la sala stanchi e in preda alla fame dopo
un’altra dura giornata di dibattiti senza vetrine spaccate.
“Il conflitto tra il valore della difesa della costituzione e la tutela
dei diritti fondamentali di manifestazione del pensiero politico, viene
risolto dalla giurisprudenza, che si trova di fronte a una
contrapposizione di norme che hanno origine e caratteri contrastanti: le
norme penali volute dal fascismo per colpire l’opposizione ancora
coesistono infatti con le affermazioni costituzionali dei diritti di
libertà.
I reati di vilipendio delle istituzioni, di apologia e di propaganda
sovversiva, tutti diretti contro la personalità dello Stato, come quelli
di associazione sovversiva e di cospirazione politica, di istigazione a
disobbedire alle leggi, rivolti invece contro l’ordine pubblico, hanno
dato luogo a non poche controversie interpretative, proprio per lo scontro
tra i principi costituzionali che impersonano. Sintomatico in tal senso è
l’art. 270 c.p.: <<chiunque nel territorio dello Stato promuove,
costituisce, organizza o dirige associazioni dirette a stabilire
violentemente la dittatura di una classe ociale sulle altre, ovvero a
sopprimere violentemente una classe sociale o, comunque, a sovvertire
violentemente gli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato è
propibito con la reclusione da 5 a 12 anni>>.
Di fronte a tale disposizione, la giurisprudenza ha dato luogo a una
difficile interpretazione adeguatrice, per salvare la libertà di
associazione e la libera attività politica. Così si è sostenuto che le
associazioni vietate dall’art 270 c.p. sono quelle caratterizzate da un
programma di violenza [...] In altre parole, il requisito della
sovversività sussiste quando l’associazione non si limiti a propagandare
idee sovversive o a perseguire trasformazioni dell’ordinamento ma miri a
realizzazioni pratiche di un programma di azione politica, realizzazioni
da conseguirsi usando concretamente un metodo di lotta violenta [...]
Si tratta di un’interpretazione “adeguatrice” (alla costituzione), perché
in base al codice penale, nella intenzione dei suoi redattori [...] erano
ritenute sovversive anche quelle associazioni che si limitassero <<alla
diffusione delle idee, cioè all’affermazione teorica degli obiettivi
politici che costituiscono il loro programma>>.”
Morbidelli, Pegoraro, Reposo, Volpi
Diritto costituzionale italiano e comparato seconda ed.
Monduzzi editore, 1997
Direi che da queste righe si ricava che:
- tutti i reati che vengono contestati alle persone arrestate in questi
giorni sono ricavati da articoli di chiara impronta fascista
- tra tutti gli articoli, il 270 è il più contestato dato che fu pensato
da Mussolini & Co apposta per colpire le opposizioni al regime
- dato che nessuno ha abrogato quell’articolo, i magistrati sono costretti
a barcamenarsi e a forzarli per renderli accettabili rispetto alla nostra
costituzione, sostenendo che le uniche associazioni vietate sarebbero
quelle a chiaro carattere violento
- se si volesse applicare alla lettera l’art 270 (come hanno fatto certi
magistrati di Cosenza...) si ricadrebbe nel fascismo...
9/11/02
Sveglia!!!!!!!!!!!!!!
E’ tardissimo, ci sono le conferenze la mattina, iniziano alle 9 ma… non
ce la faremo mai!
Caffè, pasta e via!
Gli autobus seguono percorsi alternativi (anche loro!) oggi, peccato che
per noi partecipanti al forum tutto ciò non sia per nulla funzionale…
Dopo una gymcana tra un bus e l’altro alla fine troviamo un autobus che ci
porti nei pressi della Fortezza, ma la conferenza sul traffico delle armi
con un rappresentante di Amnesty, l’acclamatissimo Gino Strada, Beretta
(un missionario saveriano, cosa avete capito?!) e altri è alla Leopolda!
Andiamo a piedi, Giulia ed io, attente a non farci investire dalle auto, e
arriviamo con un po’ di comprensibile ritardo. Anche la Leopolda è piena
di gente, e anche per terra gli spazi per sedersi sono molto ridotti… Da
lì riusciamo ad ascoltare gli interventi dei relatori e a immaginare ciò
che accade intorno al tavolo della conferenza… Il primo intervento è in
inglese e non abbiamo il traduttore, per fortuna ci concentriamo e
riusciamo a capirne buona parte. Si parla dei traffici nascosti che
portano all’esportazione di armi nei paesi poveri e delle condizioni di
lavoro durissime cui sono sottoposti coloro che estraggono dalle miniere i
materiali con cui verranno fabbricati gli armamenti.
Semplificando:
Paesi poveri: estrazione di materie prime destinate all’esportazione nei
“paesi ricchi” che le acquistano a basso prezzo per poi lavorarle.
Paesi ricchi: lavorazione delle materie prime volta alla fabbricazione di
armi destinate in larga misura all’esportazione. A chi? Naturalmente agli
stessi
paesi poveri che acquistano le armi ad un prezzo molto alto.
Segue, dopo una caterva di esempi e cifre spaventose in merito al traffico
d’armi, l’intervento appassionato di Gino Strada; vedo i sorrisi e, di
tanto in tanto, cenni di assenso di chi è seduto e immagino la mimica di
Strada, che unita a una grande ars oratoria contribuisce a rendere ancora
più incisiva la sua denuncia contro la guerra e coloro che la appoggiano e
finanziano. Suggerisce di progettare azioni pacifiche di dissenso (che
bello vedere come in questo movimento ci sia identità di mezzi e fini!) e
ne propone alcune raccogliendo gli applausi dei presenti. Subito dopo il
suo intervento la sala comincia a svuotarsi, è appena arrivata la
comunicazione che il corteo previsto per il pomeriggio partirà prima del
previsto, vista la grande partecipazione registrata. Ci passano centinaia
di gambe davanti agli occhi e intanto Beretta inizia la sua relazione
sulle responsabilità delle banche nei finanziamenti al commercio d’armi,
suggerendo strategie di controllo ed eventuale boicottaggio (ma questo non
lo scrivo: www.banchearmate.it).
Ok, la conferenza è finita, c’è tempo per un panino (al crudo, non è
possibile! Ma sono così contenta che non ci bado e… sembra buono! Secondo
me è suggestione…) e poi andiamo a prendere Eva e Marco in stazione. Ed
ecco altra gente, con bonghi, panini, bandiere e quant’altro in mano.
Arriviamo verso le 15.30 davanti alla Fortezza, lo spiazzo è invaso di
persone e sembra non si debba partire mai! L’occasione è buona per
comprare il numero del giorno di Social Press (“ehi, ma questo qui che
scrive lo conosco!”), guardarsi intorno, fotografare, filmare,
chiacchierare…
Ovunque ci sono bandiere dell’Arci, Rifondazione, CGIL, pochi DS, più
avanti un gruppo di Verdi. Procediamo! L’UDU improvvisa uno spettacolo
danzante, proviamo a cantare le canzoni ma non le sappiamo tutte e il
nostro coro è un po’ dissonante, ma va bene lo stesso! Alla fine partiamo
con Bella Ciao, almeno così non ci perdiamo! Siamo sul lato destro del
corteo e sugli alberi si sono arrampicati ragazzi e ragazze con cartelli e
perfino mimi che improvvisano posizioni improbabili. Ma come fanno???
Foto! Più avanti un gruppo regge uno striscione: Sardigna Natzione. Un
ragazzo indossa un basco coloratissimo, sono troppo belli! Più avanti
iniziano i negozi, qui quasi tutti sono sbarrati da pannelli di
compensato, per fortuna noi manifestanti siamo creativi così ora, anziché
essere tutti uguali, sono pieni di scritte (ricorrente: “noi corretti, voi
fallaci”, oppure scontrini dei bar vicini, rimasti aperti).
Ed eccoci in Viale Gramsci, siamo finiti nello spezzone degli inglesi, gli
slogan cambiano e si fanno più duri… Poco dopo incontriamo Enzo. Ormai la
stanchezza comincia a farsi sentire, in più è buio e c’è piuttosto freddo;
per fortuna imbottigliati come siamo all’angolo tra due strade non lo
sentiamo troppo! Il tempo in cui restiamo fermi sembra un’eternità, ma
quando è lontano lo stadio??? Squillano cellulari, i nostri vicini ci
dicono che il concerto è iniziato e lo stadio è pieno, ma non ci
arrendiamo, dopo tutto questo camminare almeno un momento per distenderci
ci vuole! Nel frattempo la solidarietà delle tantissime persone (di ogni
età!) alle finestre ci fa sorridere, e alcuni ai piani bassi
distribuiscono caffè ai manifestanti infreddoliti. Qualcuno invece ha
esposto la bandiera di Forza Italia al balcone (un po’ in ombra) e appena
il corteo se ne accorge volano fischi. Così il Cuordileone, dopo qualche
minuto, ritira la bandiera…
Finalmente si riparte, e più avanti un simpatico Mosé si fa strada,
suonando una conchiglia, nel mar rosso (!)… Incredibile!
Ancora un po’ di strada e arriveremo allo stadio, non ne possiamo più, il
nostro accompagnatore decide di fermarsi ma democraticamente gli intimiamo
di proseguire… Ed ecco lo stadio, traboccante di gente, da fuori si
sentono la Bandabardò e Paola Turci, qualcuno (forse non Silvestri) canta
Cohiba ma siccome entrare è impensabile acquistiamo allo stand dell’Arci
un altro po’ di biscotti equi e solidali e incontriamo un ragazzo che
tiene un banchetto in Via Zamboni a Bologna! Ora basta, decidiamo di
entrare, pare si riesca, intrufolandosi tra la folla… Marco si unisce ad
altri amici per prendere il treno per Pisa e noi facciamo quattro salti
con i Modena City Ramblers… le ultime energie! Che stanchezza, si torna a
piedi, sorrisi con gli altri gruppetti di manifestanti, un ottimo panino e
a letto (senza prima aver fatto un bilancio della giornata, però!). Sono
già le 2…
10/11/02
Ma che ore sono???????????????? Quasi le 10!!!
Ebbene, non ci siamo svegliate, ma non ci sentiamo in colpa…
Oggi alla Leopolda c’è la plenaria conclusiva con i saluti e… un riassunto
dei contenuti del Forum. Un salto alla stazione, per fare i biglietti, le
edicole sono chiuse per “esaurimento dei giornali e del giornalaio”, e qua
e là cerchi di ragazzi e ragazze, uomini e donne, che mangiano, suonano,
aspettano con occhiaie, sorrisi e bandiere arrotolate negli zaini un treno
speciale per rientrare a casa… e sono tantissimi!!!
La Fortezza è chiusa, bisogna ripulire tutto in vista delle prossime
esposizioni, fuori altri gruppetti si crogiolano sotto il sole caldo… Oggi
non c’è neppure bisogno della giacca!
Alla Leopolda c’è il tempo per mangiare e farsi fare un bel caffè doppio,
sentire i saluti, cantare Bella Ciao (strano!) e guardare le foto di
Salgado, bellissime, tese e profonde, e quelle fatte a Genova e segg. A
lato campeggiano diverse copie della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, in diverse lingue; su un altro pannello un cartellone indica le
guerre in corso, riportando in riga dati significativi sull’inizio delle
ostilità, sulle popolazioni e i territori coinvolti, sulle motivazioni
dichiarate e sugli strumenti offensivi impiegati. 28 righe, 28 conflitti.
Troppi.
Ci sediamo, guardiamo la gente che sfila davanti alle foto di Genova, c’è
un bimbo che indica una foto in basso (è alto quanto la bandiera
palestinese che tiene in mano!)… chissà come gliel’avranno spiegata…
Usciamo, ci guardiamo intorno, il mio treno è tra un’ora, quello di Eva
poco dopo… ultima foto poi si va, con la bella sensazione che ci si porta
dietro quando si prova a ragionare e a costruire qualcosa di grande, di
bello, di nostro, insieme. E soprattutto quando si ha la consapevolezza
che non è finita qui, c’è ancora molto da fare, informarsi, divulgare,
progettare, controllare, tenere gli occhi e le menti sempre aperte!!!
- “Sorridete!”
- “Peeeeeeace”
-Click!-
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