Dopo avere letto notizie come questa, rimpiango le suocere delle barzellette della Settimana enigmistica.
Version 3.0
E' tutto un equilibrio sopra la follia
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Dopo avere letto notizie come questa, rimpiango le suocere delle barzellette della Settimana enigmistica.
Ancora mezzo addormentato, stamattina ho acceso la televisione in cucina su Rai Uno, e ho visto Arnold vestito da giudice che sbatteva il martello sul banco per richiamare l'ordine. Solo dopo mi sono reso conto di avere sbagliato canale.
Grazie al provvido intervento (regolare) di Commozione Cerebrale vado a segnalarvi un sito imprescindibile su un cartone che ha segnato tutti, anche chi, come il sottoscritto, continua a non interessarsi di calcio.
Semplicemente stupendo.
Che squallore usare questo spazio dopo mesi di assenza per farmi una marchetta da solo. Ma voi, popolo bloggante, apprezzerete la nuova serie di Monolocane che inizia oggi alle 22.30, e almeno per due motivi. Il primo è che ci sarà un commento live al Grande Fratello (una trasmissione che non guardo mai, ma mi sono portato dietro degli esperti). Il secondo è che ho intervistato chi ha deciso di fare intervenire Flavia Vento al convegno dei giovani della Margherita.
Se siete a Bologna, 96.3 o 94.7 MHz. Se siete altrove, in streaming.
P.S. Zii Ciccsoft, perdonatemi. E cancellate pure questo post domani.
Esco troppo presto per andare a fare la spesa, fa caldo, e mi dimentico che la fermata dell'autobus non è più vicino a casa. Cammino un po' sotto il sole, mi rifugio sotto i portici, ma fa caldo anche là, è un caldo diverso, ma non sopportabile comunque. Arrivo alla fermata provvisoria, ma non mi accorgo di una signora bassa e grassa, sulla cinquantina. La urto, le chiedo scusa e la guardo. Ha una maglietta nera bruttissima, con una scritta in paillettes dorate che recita Breaking the Rules. La "a" di "breaking" è cerchiata, come nel simbolo anarchico. Io indosso una maglietta con Groucho Marx che dice Di qualunque cosa si tratti, io sono contro. Non credo che la signora sappia né chi sia Groucho Marx, né il significato della scritta sulla sua maglietta. Quello che ci accomuna, alla fine, è l'autobus.
Dopo poco arriva l'undici e saliamo.
Un'idea di quanto I diari della motocicletta sia un film sbagliato, la si può avere da questo episodio.
Sono andato a vedere il film ieri pomeriggio. Accanto a me due signore piuttosto anziane.
Ad un certo punto Ernesto Guevara de la Serna decide di attraversare a nuoto il grande fiume che divide la parte dei dottori dalla parte dei pazienti del lebbrosario dove presta aiuto. La traversata è difficile, Ernesto ansima asmatico, bracciata dopo bracciata, nelle acque gelide della notte.
Una signora dice all'altra: "Oddio, muore". Lei risponde: "Ma no che non muore, è Che Guevara."
... il 12 e 13 giugno si vota. Secondo avviso, ché la solerzia non è mai troppa.
Arriva la bomba, che scoppia e rimbomba
La prossima volta che vado all'estero e sento parlare degli italiani come un popolo di approssimativi, nullafacenti, ritardatari e irresponsabili, mi arrabbio davvero. Insomma, come è ormai tradizione, quando ci sono elezioni in vista iniziano a ricordarcelo con mesi di anticipo: ma che vogliamo di più? Siamo meglio degli svizzeri, altroché.
Dubbi e paure
Piccole considerazioni sul tremendo attentato di oggi a Madrid. Il primo ministro spagnolo ha dichiarato immediatamente che il responsabile è l'ETA, ma il leader di Batasuna, vicino all'ETA, nega, indicando come responsabile qualcuno appartenente a "frange di resistenza araba", e tirando in ballo la presenza di truppe spagnole in Iraq.
Dunque: un attentato politico non rivendicato perde di ogni valenza propagandistica e politica, ovviamente. A parte il fatto che l'attentato di oggi non segue il modus operandi dell'ETA, cosa non da sottovalutare, visto il carattere rigido e militare dell'organizzazione, perché l'ETA non avrebbe dovuto rivendicarlo? Non credo che qualcuno abbia pensato "oddio, quanti morti, non pensavamo di farne tanti, meglio starcene zitti". Chiunque abbia messo quelle bombe voleva fare almeno il numero di morti che ci sono stati.
In Italia è tradizione creare scompiglio e disordine prima di appuntamenti elettorali con attentati che vengono attribuiti a gruppi vari, adesso va tanto di moda l'anarco-insurrezionalismo, ma che rimangono senza rivendicazione alcuna (non mi va di fare una lista adesso, confido nella vostra memoria).
Non traggo conclusioni, non credo di poterlo fare. Però sono molto preoccupato.
Ok, campione!
Vi ricordate Benigni in Non ci resta che piangere, che si arrabbiava quando sentiva qualcuno che diceva "ok"? Spesso quella parola è stata vista, con un'accezione vagamente massimalista, come segno indiscutibile della colonizzazione linguistica americana nei confronti del nostro paese.
Non sono a Bologna, in questo momento, ma in una cittadina del nordest, molto più nordest del suo (non è mica motivo di competizione, di latitudine, semmai). Ieri, al supermercato, assisto ad un incontro tra una famiglia con due figli e un'altra coppia. Lui saluta uno dei due bambini.
"Ciao campione".
Campione. Non so perché non abbia detto "Ciao tigre", che è l'altra tipica espressione con cui ogni ragazzino viene salutato dal padre o da un adulto a caso in un film americano qualsiasi.
"Ok", ho pensato. "Siamo veramente fottuti".