Author Archive for Attimo

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La cosa più bella che potesse capitarci

Sono gli Arcade Fire. Ogni tanto è giusto ribadirlo, specie quando ti reinterpretano una delle loro migliori canzoni in questo modo che ti fa restare lì, sulla sedia, con l'espressione quasi da imbecille.

Arcade Fire performs "We Used To Wait" on Sound Opinions from WBEZ on Vimeo.

Se volete farvi del male, eccola anche in un comodo formato mp3, si scarica qui: Arcade Fire - We used to wait (Sound Opinions).

Le velleità da psicanalisti

Oggi a Milano sulla collinetta del Miami ci sarà l'esposizione della Sindone. I Cani suonerà avvolto da un sudario per celare la sua identità (tralasciando per esempio che i Tre Allegri Ragazzi Morti lo fanno dal 1994 ma già, i Tre Allegri Ragazzi Morti, con quel nome poi, suonano "canzoni punkettose per ragazzine").

Di veramente sorprendente, in tutta la faccenda su I Cani, prima ancora che ascoltare l'elenco delle nostre pose che osserviamo quotidianamente senza batter ciglio, ma se le canta un anonimo romano con basi acchiappanti, allora si aprono le acque del Mar Rosso (di imbarazzo, probabilmente), c'è stata la reazione degli ascoltatori, al Sorprendente album d'esordio de I Cani, a sottolineare ancora di più che I Cani sì, hanno ragione. Ma.

Non mi è piaciuta, per esempio, la critica che I Cani ha mosso verso Vasco Brondi (poteva essere Brondi come chiunque altro, non è l'identità del soggetto il punto). Leggiamo il passaggio incriminato tratto da questa intervista:

Per esempio mi sento molto lontano da uno come Vasco Brondi; lì il problema non è l’autenticità, è che il messaggio diventa intimamente contraddittorio nel momento in cui Vasco Brondi diventa Vasco Brondi e fa un secondo album in cui non entra minimamente il fatto di essere diventato Vasco Brondi. È il contrario di quello che succede con i rapper. Mentre il cantautore cerca di fare il povero buono, il rapper fa il povero cattivo, il povero che vuole fare i soldi. E quel messaggio per me è convincente. Se sento Noyz Narcos dire “sogno tutti i soldi delle star, le loro fighe”, beh questo è convincente. Questa è una cosa che vedo in giro. Non è possibile che tutte le canzoni pop parlino di gente che non è interessata ai soldi, gente per cui contano solo i sentimenti.

Ora, ci sta prenderlo in giro nelle canzoni, ma fargli notare che ha realizzato un secondo album uguale al primo, nonostante la sua vita fosse completamente cambiata, mostrando quindi una presunta e assoluta impermeabilità agli eventi della sua esistenza e andando così a inficiare la natura stessa (genuina) del suo progetto (quanta fatica, starvi dietro, ndA), l'ho trovato sì, altrettanto sorprendente.

Cosa sono, insomma, gli artisti? Sono persone da psicanalizzare o personaggi che propongono musica, cinema, arte, e, in sostanza da giudicare? Eterno dilemma, che viene tirato fuori anche per i pesci più piccoli, e dunque più vicini a noi, e dunque probabilmente più facile da prendere di mira, visto quanto siamo provinciali. Perché Vasco Brondi se canta di temi intimi, deve mostrare una coerenza con la persona, perché dobbiamo considerarlo "persona" invece che "personaggio"? I Cani hanno talmente ragione da riuscire ad arrivare anche ad avere torto: fanno il giro completo, e questo è un complimento, sia chiaro. Però. Però non mi interessa cosa faccia nella vita Niccolò Contessa, mi interessano le sue canzoni, mi interessa sapere se mi attorciglia lo stomaco o se mi faccia sbadigliare. E così per tutti, quando ci esponiamo 'pubblicamente': anch'io, per dire, qui scrivo in modo slanciato ma poi nella vita di tutti i giorni non riesco a chiedere nemmeno il nome alla commessa carina del Mel. Sono forse "incoerente" con me stesso? Ascoltiamoci e basta, senza avere le velleità da psicanalisti.

L'omelia di questa domenica si chiude con una lettera anonima (ebbene sì, arrivano anche a noi di Ciccsoft) che un nostro lettore/lettrice ci invia e che noi pubblichiamo così come ci è arrivata. Amen.

Il nuovo album de I Cani ha in copertina una ragazza attaccata ad un albero, probabilmente derisa e maltrattata dai gonzi che la circondano: vogliono farci capire che l'unico modo per sopravvivere è tacere? Il pezzo di scotch che serra le labbra di questa ragazza sembra suggerirci di sì. Oppure vogliono dirci che il modo migliore per ascoltare un disco è farsi legare ad un albero? O forse è un ritratto sociale contemporaneo che racconta gli ultimi efferati episodi di cronaca. Magari sono i pariolini di diciott'anni che si divertono a torturare le famose quartine (rigorosamente dopo aver fatto loro dei video). Che cosa succederà domenica al MIAMI? I Cani si presenteranno con un sacchetto di carta in testa? Avranno le mascherine dei Tre Allegri Ragazzi Morti ai tempi d'oro? Lui si chiama veramente Niccolò Contessa? Sarà vero (o necessario, o condivisibile, o giusto, o innovativo) che ci si nasconde per non dare un volto al messaggio? Sarà vero che conta solo il messaggio? Qual'è, 'sto messaggio? Al MIAMI ci andiamo in treno o con la macchina? Perché ascoltiamo le canzoni? Per divertirci? Per ritrovare noi stessi? Per sentirci meno soli? Per dire "ve l'avevo detto"? Per improvvisarci critici? I Cani avranno dei cani da compagnia? I cani da compagnia si sentiranno mai soli come cani? Quante persone avranno effettivamente acquistato il disco de I Cani? Perché I Cani hanno scritto queste cose geniali e io non ci ho pensato prima di loro? Perché non l'ho detto prima io, che volevo vivere in un film di Wes Anderson?

Tutte queste domande servono effettivamente ad uccidere o adorare un disco?
Io credo di no.

Lettera firmata

Chiamare le cose col proprio nome e non vergognarsene

Lo sappiamo, che Santoro è un vittimista ammalato di protagonismo, che cavalca l'onda, che fa del populismo, che le sue trasmissioni le butta sempre in caciara. Sappiamo tutto. Ma sapere non basta. Santoro riesce a fare due cose: infastidire chi non la pensa come lui, e far commuovere chi la pensa come lui. Perché ieri sera, a vederlo paonazzo sputazzare il suo cazziatone memorabile contro Castelli, ma poteva esserci qualsiasi altro politico lì seduto, mi sono 'commosso': quella di Santoro di ieri sera si può chiamare soltanto con un semplice, chiaro e inequivocabile nome: frustrazione.
E non mi vergogno ad avere provato empatia verso di lui.

Ripartire da zero, anzi da uno

Girolami ci lascia come sempre perle di buon senso. Tema: la creatività, presunta o mascherata, che infanga anche le migliore intenzioni e indora purtroppo le peggiore intenzioni. Reggiamo tutti in mano "telefoni senza fili".

L'antidoto si chiama appunto creatività, parola che ha molti sinonimi tra cui: arte, autoproduzione, personalità, identità. Tante parole per significare una cosa sola: mettere la faccia nelle cose che si fa, strappare la maschera dell'anonimato a sto mondo infame ripartendo da zero, anzi da uno, da sé stessi per tarare daccapo tutto quanto.

Come quando eravamo piccoli

Ancora ancora ancora

Il concerto degli Explosions in the Sky all'Estragon di ieri sera è stato prima di tutto bello e impeccabile, alla faccia dei detrattori sempre un passo avanti su tutto che li ritengono 'bolliti' (in riferimento all'ultimo album Take Care, Take Care, Take Care) o roba buona giusto per addormentarsi, ormai. Io invece gli occhi li ho tenuti non dico aperti, ma sbarrati, per l'ora e un quarto di cascate sonore. Per citare una ragazzina seduta nella polvere del parcheggio mentre tentava di spiegare come fosse andata all'amichetto, chiosava così: "Ti avvolgeva proprio". Cioè.

Explosions in the sky  Estragon Bologna
Ma "le esplosioni nel cielo" (per citare il chitarrista Munaf Rayani, molto simile a Sayid di Lost, peraltro) hanno riproposto una laterale quanto scottante questione: è giusto o meno fare i bis a fine serata? Ieri sera infatti il concerto si è chiuso senza l'ormai classico siparietto sui siamo abituati, mani che fanno ciao dal palco, applausi scroscianti in platea, ritorno in scena, urla di approvazione del pubblico pagante. Ieri sera si sono rimessi i plettri in tasca e non sono più usciti. Il concerto è finito quando è finito.
Munaf è uscito soltanto per spiegare che ce ne potevamo tornare a casa "a prenderci cura di noi stessi" e che quello che avevano suonato finora "era tutto quello che avevano da donarci stasera". Mettetevela via, in sostanza.

Sulla strada del ritorno, con immancabile sosta all'autogrill Bentivoglio Ovest (senza incrociare purtroppo Accento Svedese, guest star della suddetta area di sosta) con il socio si discuteva sull'opportunità dei bis. Richiamo doveroso per gratificare il gruppo che ha suonato, secondo me e la mia fame bulimica (ancora ancora ancora), inutile appendice che non aggiunge poi molto al concerto in sè (va bene così va bene così va bene così). Chi ha ragione? Nel dubbio, a Munaf dico soltanto: tornate presto in Italia, tornate presto in Italia, tornate presto in Italia.

(la foto è di Francesco)

Prima di andarsene in giro a far danni

In un sottobosco sociale dove ci sono ormai tante reflex quanto iPhone, allenarsi prima di andarsene al concerto o alla manifestazione o alla gitafuoriporta o direttamente in bagno davanti allo specchio è fondamentale. Questo link viene in soccorso a tutti quelli che non hanno ancora ben capito cosa succede a cambiare tempi e aperture di diaframmi, che sparano gli Iso a valori stellari ritrovandosi in una sabbia di grana, che scattano scattano senza fermarsi un attimo a riflettere, prima di.

Ecco, stasera, prima di uscire, fermiamoci un attimo su questo Simulatore di Fotocamera.
La comunità intera di Flickr ci ringrazierà.

I ciclisti sono matti

Muore un ciclista al Giro d'Italia. Gianni Mura scrive un pezzo stellare. Qui si piange.

Un ciclista non sogna certo di morire, ma sa che può capitargli. Un ciclista sogna la grande fuga, l'andar via da tutti, l'isolamento, tutte cose che sono l'altra faccia della morte ma in qualche modo la evocano. Il ciclista è un personaggio buzzatiano, e infatti Buzzati sui ciclisti ha scritto pezzi bellissimi: a volte, come i messaggeri dell'imperatore, si spinge così lontano che non torna più. Il ciclista può essere Bertoldo. Un vecchio suiveur, ma ormai lo sono anch'io, mi ha raccontato di un gregario toscano al Tour negli anni '50, sono indeciso tra Ferlenghi e Falaschi. Allora, si raccoglievano le dichiarazioni di tutti gli italiani, non solo di Bartali o Coppi. "Com'è andata, eh?" indagò un giovane cronista al termine di un tappone pirenaico sotto un sole che c'è solo sui Pirenei. "Su e giù, su e giù, come pulirsi il culo a revolverate" fu la risposta.

Dove acquistare Mac a prezzo scontato

Chissà cosa ci mettono dentro ai Mac per farli costare almeno il doppio dei normali pc. Ho passato anni a chiedermelo sbavandoci dietro.

L'estetica, pensavo, e va bene: sono indubbiamente più belli, più compatti, più ammiccanti. Così belli che mentre cerco posto in treno, se vedo un posto libero vicino a qualcuno che sta usando un mac, beh io mi siedo vicino a lui, anche se magari puzza o legge Libero. La robustezza, d'accordo: adesso peraltro i Macbook Pro ed Air li fanno tutti con una monoscocca di alluminio, che d'accordo, conduce l'elettricità in modo fastidioso e scalda tantissimo, ma sembra di trasportare il telaio di una Formula 1: tagliano il vento.

I dettagli, poi, che nella scelta d'acquisto di un portatile secondo me sono quasi decisivi perché influenzano davvero l'uso quotidiano: la tastiera retroilluminata vale da sola mezzo rene, i tasti precisi ma anche morbidi, dalla corsa netta, rendono piacevole la scrittura, fanno anzi venir voglia, proprio, di mettersi lì e aprire il blocco note, la batteria dura più dei normali pc, e soprattutto, dettaglio che dettaglio non è, il monitor. I mac hanno la resa dei colori perfetta, il bianco è (finalmente) bianco, le foto sembrano addirittura "migliori", anche se è solo un'impressione dovuta all'esplosione misurata e armonica dei colori. Il bianco "bianco", sui monitor del mac, vale almeno un rene intero.

Ci sarebbe il discorso del sistema operativo, sì, lì si aprirebbero scenari dirimenti e scontri tra faziosi. Mac OS X è più semplice? Sì. E' più personalizzabile rispetto a Windows? No. Ti lascia più libertà rispetto a Windows? No. E' più rassicurante da usare? Sì. Ecco, ho passato anni interi a sbavare dietro ai mac per poi ogni sera ritornare nel mio letto con accanto un fidato Windows XP (sempre sia lodato) per due principali motivi: perché avevo bisogno di rassicurazioni, come tutti del resto, e perché i mac costavano troppo, dove il 'troppo' sta per 'vergognosamente troppo'.

Ora che invece sono capitolato, probabilmente sobillato da amici che ne decantavano le lodi, e vi sto scrivendo da a un sublime Macbook Pro 15", posso smentire i timori di uno stoico difensore di XP come me: il Mac è effettivamente rassicurante, e non mi sono mai ritrovato a maledirlo. Io volevo che il passaggio fosse immediato e indolore, e così è stato. Ci sono effettivamente delle stranezze incomprensibili: la misteriosa scomparsa del tasto canc, per dirne una, o l'impossibilità di dimensionare le finestre prendendole su tutti e quattro i lati, ma sono le prime che mi vengono in mente e non le più rilevanti.

Sconti per i macRimaneva così l'ultimo e decisivo ostacolo: il prezzo. Premetto: non l'ho superato del tutto, nel senso che lacrime e sangue le ho dovute versare comunque. Ma ho scoperto una leggera 'falla' nella rigorosa politica dei prezzi Apple, dove sconti e favoreggiamenti non sono assolutamente ammessi. Là dove il capitalismo non è arrivato, ci hanno pensato i rossi della Coop a macchiare il bianco immacolato Apple. Vengo al dunque: circa ogni mese i soci Coop (quelli con la tesserina, per intenderci) hanno diritto allo sconto del 20% su prodotti non alimentari. Un consumatore distratto potrebbe obiettare che alla Coop in corsia non si sono mai visti i Macbook e gli iMac. E ha ragione, ma il consumatore distratto si dimentica che esiste un Catalogo Virtuale, chiamato Coop Più, dove ci sono molti altri prodotti acquistabili, e sui quali si può applicare lo sconto 20% destinato ai soci.

Fate un po' voi i vostri conti, tenendo presente che il 20% è applicabile soltanto ai primi 1000 euro di spesa. Quindi, il vostro Macbook Pro ve lo potete portare a casa con 200 euro di risparmio, tondi tondi. E' un risparmio superiore all'Education, che di norma offre uno sconto tra l’8% e il 9% ed è riservato soltanto agli studenti. Soprattutto, sembra l'unica maniera per ottenere in Italia un prezzo più umano per i prodotti Apple.

Insomma, è semplice: voi andate alla Coop, lo ordinate tramite Coop Più, e poi dovete solo aspettare qualche settimana. Il trapasso sarà un pochino meno doloroso.

Esperimento politico

Sono venuto in possesso di una copiosa quantità di depliant informativi sul Referendum per l'Acqua del prossimo 12 giugno. Ho pensato allora di provare a fare un piccolissimo e inutile esperimento 'politico': ogni mattina li lascerò sul vagone del mio regionale per Venezia e vediamo quanti vengono raccolti e quanti invece lasciati abbrustolire dal sole nell'indifferenza generale.

Oggi, 0 depliant raccolti. Ma siamo persone molto pazienti, se vogliamo.

(Aggiornamenti, nel caso, su twitter)

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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