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Minchiata elettorale/3

Siamo alla terza puntata di Minchiata Elettorale. [Prima puntata e seconda puntata] Stavolta è il turno dei Socialisti di Boselli. I socialisti, devo confessarlo, mi son simpatici, sarà che vedere il partito di Turati e Anna Kuliscioff ridotto ai minimi termini, mi fa tenerezza. Comunque, non mi faccio impietosire e parto alla ricerca della minchiata perfetta. La trovo già in uno degli slogan: 

All'Italia della 194: non sarai mai sola
[era la Lazio, che sul prato verde vola]

Poi ci sono i manifesti: "sono un operaio e sono incazzato". sono un ... e sono incazzato
[sono uno stronzo qualunque, e vi prego di mettervi in fila]

Poi leggo nel programma:
Se Turati nel 1929 sognava gli “Stati Uniti d’Europa”, oggi si possono sognare gli “Stati Uniti del mondo”
[a quando la fratellanza universale del sistema solare?]

vado avanti:
Un mondo senza tortura, senza sentenze capitali, senza censura né oppressione, senza doppi standard sui diritti umani tra Paesi ricchi e poveri sarà più sicuro, più ricco, più tollerante, multi-culturale e multi-etnico.
[ma anche no]

proseguo:
Occorre trasformare la perdita del lavoro da dramma a occasione di riqualificazione professionale.
[capito, caro Johnnydurelli!?]

insisto:
permettere alle persone transessuali di ottenere la rettifica del sesso con regole meno restrittive
[a Bosè, se ne stava interessando già Sircana]

e concludo:
L’Italia deve finalmente regolamentare tutti gli stranieri che hanno un lavoro stabile e che non hanno commesso reati.
[a Bosè: questo lo dice pure Fini] 

Minchiate elettorali, insomma, se ne trovano in tutti i programmi. Decidete di conseguenza. Nella prossima puntata, La Destra di Storace

«Così, tutti invecchiamo, non ce la facciamo più, e questo e quanto?»

Non ne posso più d'essere una brava persona. Che ne dite, per esempio, di drogarci tutti? Percorriamo la via dell'eroina, della cocaina, della droga pesante, non lo so, di queste cose qui, le cose che fanno le persone con le unghie sporche, con le case luride. Chi è con me? Chi è che è pure stufo d'essere a tal punto una persona morale, proba?

Signori, no no no, io non vi sto invitando ad alzarvi per fare la rivoluzione, anzi: tutto il contrario. Io, se lo credete, vi sto dicendo: sedetevi ancora di più, sprofondateci nelle vostre poltrone, non leggete più un libro, non vi documentate, non studiate, non costruitevi tutt'intorno quest'aura da persone squisite, in gamba, critiche, socialmente accettabilissime, perché non serve a un cazzo.

Restatevene lì seduti punto e basta.
Ingrassate, fate briciole e che queste briciole se ne restino per lunghe ore sulla bocca del vostro stomaco, immobili come esattamente immobili voi starete. Droghiamoci, scegliamoci un'altra cosa rispetto alla vita, per dirla come Trainspotting.

Lasciamo perdere i nostri televisori, i nostri capi firmati, l'abbigliamento, le belle case, certe macchine, alcune scelte, le unghie limate, i capelli setolosi, i fidanzati e le fidanzate da cui non riusciamo a separarci definitivamente e facciamo così, proprio come si vede in Trainspotting fare: droghiamoci. Insensatamente. Non ci pensiamo più a tutta questa merda. Padri, madri, single: droghiamoci tutti insieme. Decidiamo un giorno alla settimana, lasciamo figli e figlie alla baby sitter, mariti e mogli all'amante e ubriachiamoci. Facciamoci riprendere dalle telecamere di sorveglianza a circuito chiuso di un grande centro commerciale mentre sottraiamo dagli scaffali beni di primissima necessità come ciocchini, pan di stelle, torroni, gin scadente e banane.

Proviamo la via dell'autodistruzione, del vizio, del vezzo, della dissolutezza: ubriachiamoci seminudi sbracati su divani di pelle in compagnia di altri di cui non ricordiamo affatto nome o provenienza. Facciamo scattare antifurti e che la nostra corsa veloce sia cadenzata dalle urla del prossimo, terrorizzato prossimo; e poi fottiamolo questo prossimo, superiamo a destra, cerchiamo anche noi una scorciatoia.

Non dico di assassinare, no, sarebbe troppo impegnativo, faticoso, invece questo vorrebbe essere un manifesto realistico di propaganda al vizio, per cui lasciamo da parte gli omicidi, ché quelli presuppongono una certa attitudine alla scaltrezza, alla precisione, alla puntualità, quindi alla non-pigrizia, tutte cose che non ci interessano adesso, in quanto quello che vogliamo diventare, e cioè persone meramente pessime e moralmente corrotte, non ha a che fare con la fatica, se non quella che sarà richiesta agli altri i quali vanamente insisteranno per riportarci sulla retta via.

Limitiamoci a guidare cantando nella notte, rispettando mai i limiti di velocità, invertendo il rosso col verde del semaforo; fumiamo marijuana, iniettiamoci sostanze pazzesche nelle vene, diventiamo ben abili con cucchiaini, siringhe, eccetera eccetera, facciamoci trovare dai soccorritori riversi in stanze putride, mezzi morti affogati nel nostro stesso vomito, facciamo impensierire mamma e papà, scappiamo da ospedali psichiatrici, centri di recupero, penitenziari, bruciamoci le narici e le corde vocali, facciamo in modo che i vigili, per la strada, incontrandoci, avvicinino il loro palmo di mano alle berette d'ordinanza, vaghiamo per ore, il giorno dopo, perché non ci ricordiamo dove abbiamo parcheggiato la macchina, essù, dai, facciamo irruzione nelle drogherie con una calzamaglia calata sulla faccia, ma soprattutto smettiamola con l'essere persone che rigano dritto. A cosa ci ha portato l'essere brava gente, se non davanti all'ennesimo bicchiere di oban?



V'invito a diventare quelle persone che le signore per bene, in strada, le stesse signore per bene che al venerdì sera allargano le gambe nella Mercedes dell'altro, vietano ai propri bambini di guardare troppo a lungo "perché non sta bene".

Eddai!
Dove ci ha portati l'essere sempre e soltanto da una parte della barricata? Chi o che cosa siamo diventati, usciti dalle scuole e dalle università, con tutte le nostre maschere da bravi ragazzi calate sulla faccia? Ho ragione? Allora leviamocele quelle maschere o sostituiamole con quelle dei film sulle rapine, ronald regan e george bush mitra in mano. Il più fortunato di noi ha fatto i miliardi in qualche multinazionale; il più avvezzo alle parole ha scritto un libro niente male e adesso se ne sta lì, su qualche terrazza di Trastevere a consumare aperitivi con gli occhiali di un certo tipo sul naso e una sciarpa a scacchi che spunta dalla giacca di velluto a coste larghe: sembra un'esistenzialista francese e invece si fa le pippe su youporn tutte le sere e non sa dire la cosa giusta a una donna prima del quinto martini.

Ficus finto in ufficio a parte, chi pensiamo di essere noi Brave Persone? E macchinetta del caffè aziendale a parte, dove crediamo di andare? Va bene, abbiamo la stima di un sacco di gente, ma ditemi: si può scaricare dalle tasse la stima? Se c'è un lavoro da fare chiamano noi, è vero, e in questo modo potremo vantarci per l'ennesima volta di non essere stati pagati (o pagati molto male) per qualcosa. Il che fa di sicuro curriculum, ma non mi toglie dalla testa che Il Bene è qualcosa che paga addirittura peggio del lavoro dipendente. La rispettabilità non accende un mutuo: forse nemmeno l'amoralità e la dissennatezza assoluta, ma quantomeno spengono il cervello. E spalancano le porte del carcere come quelle dello show business.

Allora io dico: permettiamo ai nostri capelli di cadere. Portiamo le nostre labbra a diventare blu come il gas dei fornelli: non staremmo tutti meglio con gli occhi vitrei delle orate appena pescate?

Guardatevi intorno.
Osservate la gente che esiste al vostro contempo. Notate chi è che vi soffia sempre, tutte le mattine, il parcheggio da sotto al naso. Guardate nei cinema chi è che si aggiudica sempre i posti migliori; fate bene attenzione, in un ristorante, alla tipologia di gente che viene servita per prima e meglio. Guardate chi è che si accompagna alle femmine migliori e provate a dire quali sono le donne che faranno da mogli agli uomini più appetibili. Non siete stufi di sentirvi superiori a destra e a manca e, nonostante questo venire abbandonati, umiliati, derisi, suonati ai semafori? Non è forse ora di abitare noi gli ultimi posti della classifica dell'umanità? Non ci spetta di diritto tanta mediocrità? Ci siamo fatti un culo così, fino ad oggi, per essere ciò che siamo e guardate cosa ci rimane! Dateci una cazzo di amaca, un prato fiorito, una spiaggia poco affollata, una pina colada con le giuste proporzioni, e poi levateci tutto, piegateci, soffiateci immediatamente il lavoro che abbiamo, dateci depressione, sfinimento, solitudine, eroina, povertà, violenza e codardia. Fondeteci il cervello con qualche sostanza tossica e farciteci di confortanti luoghi comuni.

Ce lo meritiamo.

Pirati della stampa.

Le hai prese in pieno, le hai sfilate fisicamente dalle scarpe che indossavano, hai accartocciato le lamiere della tua auto contro il peso soffice, ma moltiplicato all'infinito, dei fianchi femminili delle irlandesi turiste, il giorno di San Patrizio, patrono d'Irlanda, pensa che sfiga: il giorno successivo, se l'avessi scelto tra i tanti plausibili, non avresti trovato nessuno ad attraversare quel punto di strada. Le hai fatte fuori, ti sei fermato, hai visto il macello, hai bestemmiato gesucristo onnipotente, sei tornato in macchina, sei ripartito, t'hanno beccato, t'hanno arrestato, t'hanno rilasciato, ora ti rimettono dentro.

Io, devi sapere, ce l'ho proprio a morte con quelli come te, quelli che per sbadataggine o incuria, ammazzano e poi cercano di farla franca, perché, dall'alto del mio comodissimo divano, penso sempre di potere, in qualche modo perverso, essere migliore, migliore di così, e quindi, calandomi per un momento, per gioco, perpetrando quell'immortale motivetto del "what if", nei panni di quelli come te, io mi dico con certezza matematica che NO, io mi fermerei, io soccorrerei, io affronterei le conseguenze.

Però, caro amico mio, che hai ucciso, mezzo ubriaco, due irlandesi, io stavolta sono dalla parte tua, perché t'ho visto in quel video, che la stampa d'Italia ha apostrofato con termini quali (cito testualmente)

"disgustoso",
"sconvolgente",
"della follia",

t'ho visto, ed è stato come guardarmi allo specchio, barba incolta compresa, espressione da imbecille anche.

T'ho visto e mi sono rivisto io, ho rivisto tutti i miei amici, uno dopo l'altro, quelli a cui voglio bene, quelli che sono i miei punti fermi, unici insieme a mamma e papà, quando in macchina, in viaggio, durante una delle nostre innocenti scorribande per la città o per l'Italia, verso un concerto, verso una femmina, verso una partita, verso un weekend lontano da casa e dai cazzi, facciamo esattamente così, con la musica in sottofondo, a un volume insostenibile, con quelle facce lì, digrignando i denti, sollevando le sopracciglia, cantandoci addosso le parole che ricordiamo e soffiando inintellegibilmente quelle di cui non siamo sicuri, facciamo così, anche noi, faccio così io, parlo al telefono, mi metto al volante dopo un bicchiere di troppo, stando poi attentissimo, certo, e questo, forse, questa attenzione che io presterei - e ho prestato - confrontata con la tua dimostrata incuria, segna una profonda linea di demarcazione tra quello che sono io e quello che sei tu, sfortunato neo-pirata, ecco cosa faccio in macchina, spesso e volentieri, raccolgo da terra una monetina caduta, mollo per un istante o due le mani dal volante, e giammai penso di essere "disgustoso", "sconvolgente", "folle", anche perché sta proprio in questo la severa moralità del "grande fratello", dell'occhio della telecamera perpetuamente puntato sulla nostra esistenza: cogliere per forza di cose, prima o poi, il peggio di noi, anche se "noi" siamo il meglio della società civile.



Perciò, vaffanculo, se proponete pubblicamente un video ch'era stato fatto con velleità semi-privatistiche, non vi lamentate del fatto che il soggetto ripreso, poi, potrebbe non apparire così confortante come vorreste. La cattiveria, la perfidia del giornalista o dei giornalisti, dell'editore o del direttore, (io vorrei i nomi e i cognomi e anche le foto, proprio come è stato fatto per il mostro in copertina di cui stiamo parlando) i quali hanno schiaffato quel filmato in prima pagina, adducendoci accanto terminologie disoneste come "disgustoso", "sconvolgente", "della follia", al solo fine di generare pageclick utili al fabbisogno dell'ufficio amministrativo, è la stessa cattiveria, perfidia, disonestà che costoro, La Stampa, vorrebbero affibbiare al ragazzo, Il Pirata. Che invece non ha scelto alcunché, se non di bere troppo e mettersi ugualmente alla guida: coglione, ma questo essere coglione non è causa e non è effetto del guascone in occhiali da sole che il video "della follia" vorrebbe propinarci come ennesimo esercizio del "ve l'avevamo detto", del "uno così non può che finire male", perché questo è il sottotesto che c'è in una costruzione giornalistica del genere.

Esattamente questo: guardate il mostro, aveva un Myspace sul quale propinava pubblicamente le proprie malefatte! Scorgete nel suo sorriso beffardo il fantasma del carnefice che sarebbe diventato! E io, lettore, ragazzo, guidatore, ci sono cascato, e con tutte le scarpe, e quando sono andato per la prima volta a cliccare su quel video "sconvolgente", mi aspettavo di trovarmi davanti, se non proprio il filmato relativo all'incidente in questione, quantomeno una tiritera di inseguimenti in macchina, di spedizioni punitive contro vecchiette sulle strisce pedonali, di rapine in banca. 

Invece c'ero io nel video.
C'erano i miei amici. Non l'ho saputo sopportare.

Mentre sto scrivendo è mercoledì 19 marzo e su la Repubblica di oggi, nella cronaca di Roma, ci sono due pagine costruite alla stessa maniera. Sulla sinistra l'intervista al padre del mostro, sulla destra l'agiografia delle due turiste, le quali, sono convinto, sono le stesse "turiste della follia" che d'estate finiscono puntualmente su TUTTI i giornali online, prese anche loro dall'occhio della telecamera e divorate da youtube, mentre scodinzolano lascivamente sui tavoli dei pub di campo de fiori seminude. In quel caso, d'estate, quelle stesse turiste, agiografate oggi da Repubblica con tanto di santini e didascalie che ne riportavano le meravigliose abitudini da brave ragazza casa-chiesa (giuro su dio), venivano invece additate come esempi folgoranti del decadimento dei mores, streghe da ardere vive in pire purificatrici. (senza però mai dimenticare l'ingrandimento sul perizoma o sul capezzolo o la gallery fotografica arrapante)

Io non so come la pensiate voi.
Ma io tra un pirata della strada che non s'è scelto un bel niente, a parte il bere inopinatamente, scelta per cui ha già pagato e sta già pagando, e questi altri pirati della stampa che invece agiscono così per professione e vantaggio personale, in totale libertà, prendo immediatamente le parti del primo.

(aggiungo, infine, che il mostro ha dichiarato, molto onestamente, molto umilmente: "Dovete arrestarmi". Lo ha detto lui, non il suo avvocato. Voialtri, dai divani, la sapreste dire una cosa così coraggiosa? Sapreste dire pubblicamente: "Sono da rinchiudere"? Rispondete.)

Minchiata elettorale/2

Cari amici, bentrovati alla seconda puntata di Minchiata Elettorale. [qui la prima] Oggi, come promesso, è di scena il Pdl di Berlusconi. Lui, lo sapete, è un vero artista della Minchiata, basti pensare a tutte quelle che ha infilato nelle ultime due settimane, quindi, pensavo, "non avrò problemi a trovarne nel programma". Mi sbagliavo, perché il programma è scritto per punti, per slogan, per missioni [dev'essere un fanatico di Ogame, il Berlusca]. Quindi, enucleare LA minchiata è stato un po' più difficile rispetto al programma del Pd, che invece è lungo e articolato [come abbiamo visto la volta scorsa, il fatto che un testo sia lungo e articolato, non lo mette affatto in salvo dalla possibilità che esso contenga una minchiata, anzi]. E dunque, stavo quasi disperando dalla mia impresa di cercatore conto terzi di minchiate elettorali, quando ho trovato questa: 

liberalizzazione delle telecomunicazioni e diffusione universale della larga banda
[mi stavo giustappunto chiedendo come mai mancasse il wireless nella Via Lattea]poi, scorrendo ancora il testo, mi sono imbattuto in questa:

 utilizzo delle Poste Italiane per servizi sociali a domicilio
[vista la lentezza, arriveranno quando sarete già in decomposizione]

 e ancora:

Contrasto all’insediamento abusivo di nomadi e allontanamento di tutti coloro che risultino privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza
[se siete disoccupati e la casa è intestata a vostra moglie che è francese, potete anche espatriare]

 e poi:

ripresa nella scuola, per alunni e insegnanti, delle "3 i": inglese, impresa, informatica
[un grande classico che ritorna. Peccato che i nostri ragazzi non sappiano una beata mazza di storia e di letteratura e che i licei per cui eravamo famosi son diventati delle ciofèche]

 e quindi:

legge quadro per lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e per promuovere la
creatività italiana in tutti i campi dello spettacolo, dell’arte e della multimedialità
[questa gliela deve aver suggerita Uòlter: inciucio!]

 e infine, la più bella, la più esaltante, quella contenuta nello slogan:

Rialzati, Italia!
[c'è pronto un tacco finto anche per te].

Come vedete, la Minchiata Elettorale è sempre lì, in agguato, tra le righe. Basta leggere. Appuntamento alla terza puntata in cui sminchieremo il programma dei Socialisti di Boselli.

«Così l’accetteranno meglio in società»

Ho letto, e ne sono rimasto colpito, di questa bambina down che i genitori vorrebbero far operare da un chirurgo PLASTICO al solo fine di migliorarne i lineamenti.

La notizia in sé mi pare interessante perché racchiude un sacco di temi sociali ai quali io sono molto affezionato, uno su tutti la spregiudicatezza del sistema meritocratico odierno, il quale premia genericamente il "bello" rispetto al "brutto": in quest'ottica i genitori della creatura sfortunata - oh, no, non è affatto sfortunata, perché, diranno gli esegeti dell'evoluzionismo, dell'indeterminatismo, del darwinismo e della legge di murphy, essere affetti dalla sindrome di Down è bellissimo, magnifico, una distinzione peculiare come il monosopracciglio o, semmai, la prova definitiva dell'esistenza del Creatore - i genitori della sfortunata creatura, dicevo, ebbè, hanno tutte le ragioni di questo mondo per fare ciò che vogliono fare: è sicuro come l'alito cattivo dopo la zuppa di cipolle che questa bimba qui, down, il suo bel posto di lavoro lo avrà, forse, in un qualche call center o dietro il bancone di una farmacia dove distribuirà metadone ai bucatini del quartiere che la perculeranno forti del loro essere sbandati, però lo avrà.

(L'importante sarà che non si azzardi MAI, la bambina down, a pretendere una 'nticchia di più: e ci mancherebbe, cribbio. Cosa vorresti fare? Insegnare nelle Università? E chi ti credi di essere, ragazzina? Stephen Hawking? Quella è sclerosi laterale amiotrofica, mica cotica: riprova nella prossima vita e semmai aggiorna il curriculum.)

(Dico, ve l'immaginate i grandi partiti politici del futuro che faranno a gara per candidare lo storpio più eccentrico, il frocio più colossale, la lesbica più mascolina, la donna cannone più pesante, il mangiatore di spade più coraggioso, i gemelli siamesi più... Siamesi? Io sì: vista questa moda chic del Diverso A Tutti I Costi Da Integrare In Qualsiasi Cosa Al Fine Di Dimostrarsi Aperti e Inattaccabili Dal Punto Di Vista Della Democraticità)

La cosa fondamentale, però, alla quale secondo me i genitori - lui chirurgo plastico di fama mondiale, lei tipica strarifatta d'indefinibile età - hanno pensato per prima, è che, operandosi alla faccia, sottoponendosi ai ferri, estirpando così dalla pelle i segni evidenti di quell'ingombrante cromosoma in più, la bimba, che si chiama Ophelia, potrà essere down anche all'ennesima potenza, ma tanto nessuno lo noterà!

Sta qui la virgola di genio.

Nel considerare l'apparenza, più che la sostanza: che, mi pare di capire, è ciò che conta. Non è tanto essere down il problema, quanto la preoccupazione che qualcuno, per la strada, in un negozio di scarpe, al cinema, sull'autobus, possa rendersene conto. Perciò, preso il problema in questa direzione, direi che i genitori della piccola hanno capito tutto: per assicurare una vita socialmente possibile a Ophelia, fermo restando una svolta nel campo medico nei prossimi tre lustri, per la quale sarà possibile ingoiare una pillola e guarire in 24 ore, semmai tra atroci sofferenze fisiche stevensoniane, l'unica soluzione, al momento, è proprio quella di ingannare il prossimo perché non s'avveda del difetto.

Nascondere la sporcizia sotto i tappeti o dietro ai quadri è un po' un vezzo di certe persone, e adesso, a proposito, non fatemi gli offesi perché ho usato il termine "sporcizia": no, non intendo dire che gli affetti da sindrome di down sono "sporcizia", cristo santo è possibile che si debba sempre perdere così tanto tempo per rassicurare tutti circa il fatto di non essere hitler? Voglio solo significare che prediligere la superficie delle cose, piuttosto che la loro profondità, è un malcostume tipico e voglio anche poter dire che se da una parte c'è chi si sforza, tutte le mattine, di ingannare il prossimo innalzando case di cartapesta affermando che sono invece di mattoni, ebbene è anche vero che, insieme a lui, ci sono anche tantissimi acquirenti che stanno al meccanismo, perché, lo sappiamo, se esiste un'offerta significa che da qualche parte tira aria di domanda.

Ora io non so dove abbia cominciato a soffiare quel certo tipo di vento, né da quanti anni, né per opera di quale corrente, fatto sta che a un certo punto della nostra esistenza è partito un giro vorticoso di cervelli per il quale se a una bambina down le stiri la faccia, anche la sindrome di down defluisce da quel corpo.

(volevo infine specificare che è inutile che proviate a convincermi del fatto che una bambina down e una bambina normale sono esattamente la stessa cosa, a meno che la bambina normale non sia Giada De Blank)

Benvenuti nel blog del padre assassino.

Benvenuti nel blog del padre assassino, guardate le incredibili foto degli occhi da pazzo, signor omicida potrebbe spiegarci le ragioni del suo gesto?, non posso: riferite col mio agente grazie, ecco lei è la vicina di casa dell'infanticida: se lo aspettava?, era tanto una brava persona, pensi che usciva con le bambine tutte le mattine e prima di portarle a scuola entravano lì nel forno per la colazione, dunque lei è il fornaio: che può dirci del pazzo?, ohibò, una carissima persona, pulita e posata, chi lo avrebbe mai detto che, benvenuti a porta a porta, questa è la bambola gonfiabile che riproduce esattamente il corpo martoriato della vittima, e questa sera al maurizio costanzo show, in esclusiva, i ragazzi di Amici insceneranno il dramma delle madri assassine, a seguire un'inchiesta di platinette sui traumi psicopatologici post parto, da domani in libreria "la mia verità", lo sconcertante esordio letterario di mammamaria franzoni, e lei, signore caro, perché si trova qui dalle cinque di questa mattina?, ma che domanda, giornalista gentile, per vedere il mostro con questi vivi occhi!, per poterlo toccare!, per poterlo avvicinare!, sa che il mio bambino è molto malato e allora noi crediamo, la mia signora ed io, che un autografo del mostro lo potrebbe rimettere in sesto almeno un po', ridargli il sorriso;

grandi novità nell'inchiesta dell'ultimo barbaro caso: ritrovati dei peli incriminanti!, al lupo al lupo: appartenevano al cane, con tutti questi negri in giro, è normale che prima o poi ci scappa il morto, recuperata dopo quattro anni l'arma del delitto: si trovava ancora conficcata nella carne dell'ucciso, intanto i ris di parma si sono convinti: l'omicida è donna, ha colpito con la mano sinistra e apparteneva agli ultras della Lazio, no, fermi tutti: passo indietro nelle indagini, il morto non è morto: è stato visto vivo a comprare Il Manifesto, ta-daaan: nuovo ed agghiacciante video dell'adolescente impazzito: per soli tre euro e mezzo potete scaricarlo, ritrovati nel pozzo i corpi mummificati dei bambini, il padre resta in carcere perché non si può mai sapere, signora!, signora!, permette una domanda?, come si sente ad essere una madre di tre meravigliosi bambini morti?, queste due belle teenagers assassine hanno nel loro dna, a parte le prove scientifiche della colpevolezza, anche le credenziali per diventare le nuove, celeberrime, veline, parola di fotografo drogato, ehilà signor mora!, signor lele mora!, signor agente delle celebrità, perché è qui nella casa dell'orrore?, ce lo dica!, io sono qui per aiutare, caro mio, io sono qui per aiutare, lo giuro sul mio falso in bilancio, edizione straordinaria!, edizione straordinaria!, nessuna novità sul delitto di perugia!, ed è di questo che parleremo nella puntata odierna di matrix, del NIENTE: esperti in studio alba parietti, riccardo scamarcio, pierferdinando casini, rodolfo del grande fratello e gigi di gigi e andrea, uno alla volta, per piacere!, uno alla volta ché altrimenti a casa non capiscono niente, adesso l'arbitro fischierà il minuto di silenzio per ricordare la scomparsa dei piccoli bambini orribilmente trucidati dallo zio, l'ozio è il padre dei vizi, perciò il tenente ammiraglio ha massacrato la famiglia con la pistola d'ordinanza, perché senza lavoro era disperato e depresso, previsto per domani un sit-in delle famiglie in cassa integrazione, buonasera dal tg1, nuovissime ed inquietanti novità dalla scena del delitto del giorno: sembra, in effetti, che ad uccidere non sia stata una sola mano, ma due: ciò non toglie che l'omicida possa essere ambidestro, permangono i dubbi;

buonasera dall'informazione di La7, ospite in studio Giuliano Ferrara che ci dimostrerà scientificamente come questo imbarbarimento delle famiglie moderne, tanto votate alla violenza domestica, sia dovuto alla RU 486, l'assassino dice: sono innocente!, l'assassina dice: sono innocente!, le prime pagine dei giornali titolano: gli assassini sono innocenti!, i testimoni hanno preso un abbaglio, il dna mente, le prove sono truffaldine, le testimonianze inverosimili, noi non coviamo tutta quella rabbia, forse un pochino sì, ma non cotanta, semmai contante, falso, ehi ehi ehi: sospetto assassino trovato in possesso di materiale pedopornografico, prego ci racconti la sua verità, fanno 100mila euro, grazie, affare fatto: sono comprese nel prezzo le lacrime?, signore e signori buonasera, apriamo con la crisi d'ascolti del festival di sanremo, a seguire le ultime sconcertanti novità sul caso della cascina degli orrori, e ora le previsioni del tempo, in esclusiva su MTV il rap assassino che ha fatto impazzire il collegiale americano: ascoltatelo con un adulto vicino, ci raccomandiamo, e se doveste anche voi avvertire degli istinti assassini, vi preghiamo cortesemente di mettervi subito in contatto col nostro ufficio commerciale, 1, 2, 3, jingle, jingle, jingle: dalla mezzanotte di oggi collegatevi col sito e potrete guardare il mostro in carcere 24 ore su 24 via webcam, din don dan, ecco a voi un messaggio dalla presidenza del consiglio dei ministri: se proprio devi crepare ammazzato, fallo, per piacere, lontano dalla campagna elettorale, oppure, in alternativa, se sei l'assassino, lascia evidenti tracce spermatiche sul corpo della vittima così che noialtri, il BENE, ti si possa rintracciare tempestivamente e affidare alle patrie galere;

ultim'ora: altri cento morti sul lavoro, caccia al responsabile: i sospetti cadono sul lavoro perché ieri sera a quest'ora non aveva un alibi, din don dan, nuovo messaggio dalla presidenza del consiglio dei ministri: gentile lavoratore, gentile lavoratrice, caso mai dovesse capitarti di assistere alla tragica morte di un collega, per piacere, evita di andarlo a salvare, almeno così avremo un solo morto anziché cinque, il che farà comunque meno notizia, din don dan, fine del messaggio, massì, dirà il borghese con un gomito fuori dal finestrino della sua porsche, ma in fondo thyssenefrega, io mi limito a non votare, qualcosa succederà, brrrrrreeeeeakkkkkkkk, edizione straordinaria, altri cinque morti sulle strade, stavolta si tratta di ragazzine in attesa del pullman: incredibile, al posto del pullman è arrivato un suv a tutta velocità, al volante c'era un nullatenente di professione odontoiatra, piove governo ladro, ma torniamo alla notizia principale della giornata: dramma della povertà in provincia di paperopoli: qui, quo e qua trovati morti là, già fermato lo zio che si difende: non avevamo più il becco di un quattrino, domani su "oggi" tutte le novità in esclusiva, tra cui: lo zio assassino a 14 anni, lo zio assassino fotografato con la nuova conquista e, per la prima volta, le foto della casa dell'orrore: guardate le tracce di sangue sulle pareti e scovate le 14 piccole differenze, via alla caccia, noi torniamo dopo la pubblicità.

Dire la cosa giusta a proposito di Cuba e di Fidel Castro

Come si fa a dire la cosa giusta su Fidel Castro e Cuba? Soprattutto: come può riuscirci uno come me che a Cuba ha trascorso i migliori anni della sua esistenza? Come potrei dirla, questa cosa giusta, senza per forza cedere alla tentazione del parere personale?

Io so solo che c'è un posto nel mondo, che si chiama Cuba, dove le persone si sentono prigioniere della loro stessa passione. Si sentono tradite, queste persone, dall'amore che i loro stessi cuori hanno spurgato cinquant'anni addietro. So solo questo: so che ci sono medici internazionalmente riconosciuti come "sommi scienziati" che oggi scaricano merce nei frigoriferi dei supermercati insieme alle mosche perché lo Stato ha tagliato loro i fondi per una ricerca importantissima che stava per salvare centinaia di bambini. So che quei bambini sono morti, oggi, in barba alle statistiche sulla mortalità infantile, so che quelle strutture ospedaliere sono oggi fatiscenti, a meno che non ti chiami Diego Armando Maradona, s'intende, e so che quel medico ricercatore, capo del laboratorio di medicina molecolare della Havana, e stimato professore a Roma, come in Venezuela e in mezzo Sud America, che ha insegnato a centinaia di medici la professione, oggi scarica carne.

Questo so. So che c'è questo posto, Cuba, dove, dicono loro, gli autoctoni, basta sputare un seme in terra per vederlo crescere, eppure è un posto dove puoi girare in macchina per centinaia e centinaia e centinaia di chilometri e trovarti davanti, fuori dai finestrini, sempre questa meravigliosa terra perennemente incolta, perché la propaganda deve poter dire che è colpa dell'embargo se manca questo o quello.

Quello che so è che il mio amico Sergio sta finendo la medicina contro la sua asma, medicina che io stesso gli ho dovuto mandare, mandare tramite interposta persona perché a Cuba la DHL è proibita, so che Sergio sta agli ultimi pacchi e che non se la può procurare se non così, tramite interposta persona, e so anche che l'asma non curata vale come il più terribile dei mali. L'ho visto Sergio, con questi occhi, che sembrava un cadavere, grigio, scavarsi l'anima a colpi di tosse e scostare il piatto da dove stava mangiando.

Questo so e lo stesso non ho difficoltà a credere che uno starnuto di Fidel contenga più molecole d'intelligenza del migliore dei nostri politici.

Questo so di Cuba, di questa terra unica al mondo, orgogliosa, resistente, indistruttibile, coloratissima e disperata: so che la "pensione" di Fidel rischia di diventare il più grande incubo, nel futuro prossimo, per tutti i turisti con il pancione che amano i cocktail a due dollari e le puttane lascive, ma so anche che potrebbe essere quella famosa curva oltre l'orizzonte sempre uguale davanti al quale i cubani da cinquant'anni nascono, crescono e poi impazziscono a forza di dirsi che Miami non è poi così distante. So che la maggioranza di quelli che si sono convinti stanno ancora dentro le prigioni della Jamaica, sorta di CPT de' noantri, perché il mare cambia direzione e ci vuole poco, una gradazione di rotta di qualche  grado, per confondere il il sogno con l'incubo, l'esilio con la prigionia.

So che Cuba è anche questo, insieme a tutte le altre cose che mi hanno fatto innamorare della migliore terra su cui io abbia mai poggiato i piedi e abitata dagli individui più degni d'essere conosciuti che si possano credere nati.



So che esiste un piccolo bar, alla Havana, sul Malecòn, che noi chiamiamo da anni "Il bar dei ragazzi" e che fa da bere e da mangiare a qualsiasi ora del giorno e della notte e so che da quel piccolo bar la vista è bellissima, struggente, se ti siedi guardando verso occidente, e bruttissima, fredda, se ti siedi osservando dalla parte opposta. So che è così che funziona la vita, ne ho sempre scritto, so che la questione sta tutta nei punti di vista, nella velocità e nei tempi con cui ciascuno approccia alle questioni massime o di tutti i giorni. Ti siedi in un modo e il mondo è incredibile; giri la seggiola èd è tutto il contrario.

Da una parte c'è l'insenatura del Golfo del Messico che dopo le sette della sera irradia d'arancione i palazzi coloniali semidistrutti: lì il sole va a tramontare. Dall'altra parte, nello stesso istante, l'insenatura del Golfo del Messico si chiude su un porticciolo squallido e puzzolente, dove i cani magri vanno a cercare i rifiuti e i cessi chimici imputridiscono la pavimentazione. Lì le puttane si nascondono per prenderlo in bocca ai clienti e gli scoli delle cucine dei locali si uniscono al catrame degli ormeggi e delle vecchie ancòre ossidate. E' lo stesso identico posto, dipinto in un modo o nell'altro solo dalla direzione che si sceglie di dare allo sguardo.

So che c'è questo angolo, nel mondo, una piccola isola che per cinquant'anni ne ha subite di tutti i colori, commettendo tantissimi errori e tuttavia  macchiandosi di crimini o reati certamente non secondi a quelli perpetrati da altre cosiddette DEMOCRAZIE, le quali hanno dalla loro la tranquillità, per lo meno, di non dover rispondere quotidianamente all'accusa d'essere delle dittature.

C'è questo posto, esiste, a circa ottomila chilometri di distanza dai Suv, da D'Alema e Lele Mora, dove la gente ti dà le sue pillole contro la diarrea, pure se il barattolo è mezzo vuoto e non sarà mai più possibile comprarne uno nuovo. C'è questo posto dove i cubani, teoricamente i padroni di casa, non possono andare dove vogliono, perché dove vorrebbero andare ci sono troppi turisti e troppe antenne paraboliche e troppi telegiornali e troppa Verità e allora esistono delle specie di dogane, con le sbarre bianche e rosse, dove però a te, straniero, basta un cenno del capo per passare e invece a loro, gli autoctoni no, al massimo possono nascondersi dentro grossi bauli, come gli assassini.

C'è questo posto, nel bellissimo mare, che ha fatto la rivoluzione e che poi l'ha rinchiusa in un museo, dietro delle solide teche di cristallo che la gente paga per vedere. C'è questo posto dove gli uomini e le donne invecchiano senza aspettative, perché le aspettative sono state tutte tagliate all'altezza delle caviglie: questi uomini e queste donne si dondolano dalla mattina alla sera su sedie di paglia e guardano in televisione tiggì di regime in cui Fidel può parlare anche per sei ore filate. Semmai provano a vendere sigari falsi ai turisti, oppure la propria figlia per sei dollari. C'è questo posto in cui la pubblica sicurezza non ti permette nemmeno di sederti sui marciapiedi, perché è degradante, però, poi, quella stessa pubblica sicurezza la corrompi con dodici dollari e una pacca sulla spalla se per caso ti dovesse venire in mente di infrangere la legge, da turista s'intende, in qualsiasi maniera tu voglia.

Questo posto qui, dipende da come ti siedi, è straordinario, bellissimo, anche se la gente non ha più alcuna voglia di fare niente, al punto che neanche fanno la fatica di centrare i cassonetti quando devono buttare i rifiuti. I giovani suonano i più svariati generi musicali, in questo posto qui, che io so esistere, sono dei talenti comprovati nel pop, nel rock, nel rap e nel raggae, solo che l'arte è illegale, proibita. Se li vai a leggere, i testi di questi giovani, che amano il loro paese, raccontano tutti una storia diversa da quella che si legge sui cartelloni propagandistici. Devono suonare con batterie rabberciate e con chitarre messe su coi pezzi di ricambio: però suonano e se tanta voglia creativa, se tanta disumana forza artistica, venisse liberata per il mondo, io non so bene cosa accadrebbe, ma di certo ci sarebbe tanto così di guadagnato.

Io non so dire la cosa giusta, in proposito.
Non chiedetetemi di non essere malinconico, di non essere retorico, di non essere compassato nei toni o espansivo nelle emozioni. E' come se stessi mettendo a dormire un bambino nella culla. Non chiedetemi di dire la cosa giusta: questa è Cuba. Una striscia di terra lunga 700 km in mezzo a un mare geopoliticamente decisivo dove l'aria sa tutto il giorno di spazzatura, metano, scarichi di vecchissime auto e bucce di banane marcite al sole. Non chiedetemi di camminare dritto: sono un ubriaco e mi gira tutto intorno.

La cosa giusta chiedetela alla storia.

Havana
[La prima foto che abbia mai scattato a Cuba - luglio 2004]

A che serve essere intelligenti?

Non mi ricordo bene in merito a che cosa ma un bel giorno ho sentito in televisione qualcuno dire questa frase:

"Il bello dell'intelligenza è che..."

Questo qualcuno ha poi seguitato con lo spiegare alcuni concetti relativi, appunto, al bello, secondo lui, dell'essere intelligenti.

Lì m'è venuto da pensare, porca miseria. Ma, diciamoci la verità, che ci sarà mai di così vantaggioso nell'essere intelligenti? Essere intelligenti ha tutti gli svantaggi possibili: ti rende emotivamente partecipe a un sacco di cose, ti fa arrivare prima degli altri alle conclusioni, ti permette di essere altamente selettivo nei confronti del prossimo e delle cose che questo prossimo vorrebbe sbolognarti. L'intelligenza, peggiore dei mali possibili, certe volte ti consente, niente meno, di farti una carriera onorevole e profittevole e io, che sostanzialmente preferisco non fare niente al fare qualsiasi altra cosa, ho idea che una carriera onorevole e profittevole nasconda tantissime insidie, una su tutte la fatica che ci vuole per costruirsela.

Questo ragionamento, da solo, il quale mi consente di costruire l'equazione intelligenza=fatica, basterebbe per farmi prendere le distanze dall'intelligenza o, quanto meno, dalla falsità secondo la quale ci sarebbe del bello nell'essere intelligenti.

Essere intelligenti è una condanna abissale: pensandoci su un attimo, posso dire di non aver mai conosciuto una persona intelligente perfettamente felice. Tutti i felici che io conosco sono cretini. Oppure hanno fatto una brutta fine. Preferirei non fare nomi, naturalmente, ma posso dire che questa felicità assoluta professata in alcune canzoni cantautoriali italiane sia una puttanata. Oppure un colossale affare, a patto che, in cambio, venga consegnata alla natura, appunto, la propria intelligenza: il tipico intelligente è condannato all'infelicità permanente. Li riconosci per la strada, gli intelligenti: non ci sono cascati, in quanto intelligenti, e perciò non guidano alcun ridicolo SUV, però sono stanchi, hanno le borse sotto gli occhi e non godono del fatto che, grazie alla loro intelligenza, possono avere tutte le donne e le amicizie che vogliono. Non ne godono perché, in genere, non resta loro alcun tempo per potersi avvantaggiare di tale privilegio.

Lavorano, hanno responsabilità e molte volte una targhetta d'ottone recante il proprio nome sulla scrivania. Essere intelligenti è un investimento veramente poco conveniente in questa terra in cui vince chi ne sa di meno in assoluto: sfondare con la propria intelligenza costa una fatica incredibile, invece diventare immortali solo grazie alla propria cretinaggine è facilissimo e, soprattutto, molto più apprezzato.

Io non credo che grazie all'intelligenza uno possa arrivare dove ha deciso di andare in tempi molto più brevi, anzi. Credo che sia vero il contrario: perché l'intelligente, spesse volte, arriva ingenuamente a farsi scrupoli, invece il cretino no e mica per cattiveria: il cretino non ci pensa punto e basta. Perciò io, dovendo scegliere, e pur non avendo ancora capito molto bene di quale categoria faccia parte, preferirei di gran lunga essere un cretino. Me lo scriverei ben volentieri sul petto: "Perfetto cretino". Senza contare che i cretini hanno molti più amici degli intelligenti: la vita dell'intelligente, secondo me, parafrasando Stefano Benni quando parla del puntuale, è un universo di solitudini immeritate. L'intelligente, parliamoci chiaro, fa anche un po' di paura: uno ha sempre timore che questo intelligente qui, inevitabilmente, calato in un gruppo, spicchi, tenda a farsi notare, a discapito degli altri, i cretini, la maggioranza, e per questo, tac, manco viene invitato, lo si lascia più volentieri a casa.

Per tutte queste ragioni, e molte altre, non ho ancora ben capito cosa ci sia di bello nell'essere intelligenti. Io, potendo scegliere tra tutte le variabili possibili, vorrei essere uno di cui tutti riconoscono solo e solamente il gran culo.

Con queste facce qui

Aiuto mamma, mi spengono la fiamma.
Tra il goliardico e il nostalgico, questo sms che ho ricevuto l'altra sera da un amico inquadra al meglio lo stato d'animo di quelli che vengono descritti come attaccati alle ideologie. Mi chiedo: a cos'altro dovremmo essere attaccati se non alle ideologie e ai simboli? Alla facce trite e ritrite di chi in questi mesi ha prima cercato di convincere la popolazione che era necessaria un'altra legge elettorale - cambia il vestito ma non la sostanza - oppure a quelli che oggi dicono che le coalizioni eterogenee non possono stare insieme, ma fino a ieri sì? In questi anni di fiori, ulivi, margherite, rose bianche, rose rosse, rose nel pugno è piuttosto comprensibile che i Verdi non siano riusciti a scavarsi una nicchia consistente nell'elettorato. Oggi ci si è messo pure Bertinotti a parlare dell'inquinamento: non buttate cartacce in terra, chiudete il rubinetto mentre vi lavate i denti, al semaforo mettete l'auto in folle e non pigiate sull'acceleratore. Ma per avere un minimo di senso civico ed educazione è necessario stare in un partito?

Ma non facciamo confusione, andiamo per ordine: del Pd abbiamo già detto in passato. Ha scelto il suicidio politico e continua a strizzare l'occhio a Berlusconi. Fa ricadere sulla sinistra colpe che non ha, tanto che le contraddizioni erano tutte al suo interno. Il faccione di Walter oggi cerca consenso in giro per l'Italia partendo dal cuore verde dell'Umbria. Probabilmente raccoglierà anche di più di quello che si possa pensare. Soprattutto se lui e Silvio - di comune accordo - continueranno a dichiarare: "Se non votate me, almeno votate lui". Insomma, se la cantano e se la suonano, altro che democrazia, altro che rigore a porta vuota. Chi lo ha fischiato il penalty per Silvio, chi votò l'accozzaglia dell'Unione oppure il Partito Democratico stesso andandoci a trattare prima della caduta del Governo? Il Pdl è ovviamente la peggior sciagura che possa capitare al Paese. Se pensate poi che i cosiddetti meno peggio (vedi Tabacci) continuano ad abbandonare la barca di re Silvio c'è poco da sperare. Incredibile il voltafaccia di Fini, che ha sciolto Alleanza Nazionale senza avere il coraggio di annunciarlo. Anche perché alla sua destra un imbufalito Storace continua a dirgliene di tutti i colori. Casini fa tenerezza: nell'Udc è rimasto solo lui (Folliini, Giovanardi, Baccini, ecc..., ecc...). Tutti dicevano che bisognava interrompere la frammentazione dell'arco parlamentare, ma continuano a nascere o a resistere formazioni politiche di una o due persone: vedi i Radicali, i vari socialisti, la Rosa Bianca, la Destra, l'Udc stessa, l'Unione Democratica (qualcuno sa chi sono?). Senza citare i vari De Gregorio, Rotondi & Co.

Capitolo sinistra: iniziativa tardiva. A parte la depressione che la faccia di Diliberto non riesce proprio a celare, in questa maniera la formazione è nata di riflesso al Partito Democratico, quindi sembra più una mossa difensiva che altro. Costruire una nuova sinistra dall'opposizione tuttavia sarà più semplice che farlo dal Governo. Bisogna solo che Bertinotti se ne renda conto. Per quanto mi riguarda in questo momento propendo per l'astensionismo. Perché in tutto 'sto bordello: dove sta la falce col martello?
 Falce e Martello

Che peccato

Che peccato che quest'Italia arruffona, disonesta, oscillante, bugiarda, che peccato che quest'Italia qui non sia capitata nelle mani di quelli che erano ragazzi alla fine degli anni Sessanta e giù di lì. Che peccato. Lo dico a cavallo di una settimana bella e importante e di un'altra che, spero, sarà soprattutto di svago e relax, ma lo dico con convinzione e colpevolezza: che peccato che quest'Italia di puttane e uomini di malaffare, quest'Italia di Napoli e di merda putrefatta, quest'Italia di mortadella e imbecilli che di fronte a tanto orrore sanno solo invitare gli altri a non votare più, che peccato che quest'Italia qui sia capitata tra le mani nostre, mani curate e rosa al punto giusto, mani lisce provate da un lavoro fatto di parole, rapporti, cravatte, ficus di plastica, rotary club e un urlatissimo precariato combattuto dai divani di casa di papà. Che peccato.

Che peccato che quest'Italia qui, quest'Italia del G8 e di Carlo Giuliani, quest'Italia della polizia assassina, quest'Italia dei vuoti democratici, dei preti pedofili e di Gabriele Sandri, che peccato che quest'Italia qui non sia capitata nelle mani ancora giovani degli uomini e delle donne che ci hanno generato.

Che peccato che dipenda da noi: che peccato. Che peccato che, ad oggi, il più alto discorso che si elevi sia quello relativo alla parità dei diritti delle donne. Le quote ROSA: che peccato che le donne stesse, invece di sentirsi così rosa e di lottare inutilmente contro questa egocentrica pugna alla fallocrazia, non scelgano finalmente di scheggiarsi due unghie e arraffare una pietra dalla strada. Che peccato che i froci si offendano se li chiamiamo froci, che peccato che il dibattito sia ancora tutto qui, che peccato che chi dovrebbe indicarci la via perda invece il tempo ad indignarsi nei loft perché noialtri diciamo frocidimmerda, o negridimmerda, o pelatidimmerda, che peccato tutto questo e che peccato che questi individui qui - me li immagino tutti pelati, appunto, o froci, al limite - che peccato che costoro scelgano di raccontare il proprio dissenso costruendo carri di cartapesta o vestendosi da cretini, anziché prendere due preti e spaccar loro la testa contro il bordo di un marciapiede, oppure due di noi, o due di loro o due di chicchessia o in ostaggio uno studio televisivo o spargendo merda liquida da un candair sopra San Pietro una domenica mattina o sopra uno stadio o nel Parlamento o nello studio di Michele Cucuzza che scrive le sue memorie griffato Mondadori.

Che peccato che quest'Italia qui sappia soltanto imbracciare un disssenso di plastica, giornalistico, mediatico, da poster, per impedire a un Papa di vomitare le proprie stronzate in santa pace, invece che accoglierlo a braccia aperte, ascoltarlo in rigoroso silenzio e poi tempestarlo di pomodori e tocchi di vomito di opossum. Che peccato. Che peccato che siamo noi, noi-Dario Fo, noi con la Playstation, l'autoradio e l'acceleratore facile. Che peccato che queste carte di credito le usiamo soltanto per pagarci i vizi, invece che adoperarle come artefatti taglierini per recidere le gole di chi ci vende le case nemmeno fossero tempestate di diamanti.

Che peccato che quest'Italia di emigranti e di immigrati, di romeni e di romani a Ponte Milvio, che peccato che questa Italia qui non sia capitata tra le mani incazzate e stanche di quei ragazzi lì, quelli che non saremo mai perché è giustappunto dalle loro costole che siamo pervenuti.



Che peccato che nemmeno uno di quei giovani che correvano nelle piazze allora non sia capitato dentro la Diaz o a Bolzaneto oggi: che peccato. Che peccato che non sia toccato a loro il giorno presente: non l'avrebbero passata tanto liscia. Non ci sarebbe stato bisogno di documentari o libri. Perché non ne sarebbe rimasto vivo nessuno di quei vermi con i tonfa. Che peccato che oggi ai grilletti facili si preferisca Sky. Che peccato: che peccato che nessuno più si catapulti, al giorno d'oggi, incappucciato, fuori da Fiat Uno o Ritmo davanti agli uomini politici per far capire loro dove stia la verità.

Che peccato che siamo noi. Che peccato che quest'Italia qui non sia toccata a loro, a quelli che lottavano e si facevano ammazzare con molto meno e per molto di meno: che peccato che oggi la gente vada a cantare ai concerti di Tiziano Ferro invece che prenderlo prigioniero e tenerlo a pane e acqua finché non ammette ad alta voce: ok, io non so cantare. Che peccato che la violenza sia appassita nelle nostre nocche e nei nostri gomiti, lasciando spazio ai telecomandi e agli aperitivi rintronanti di note alte e tacchi a spillo. Che peccato che quel bollito di Bossi e i suoi fucili non abbiano trovato terreno fertile, che peccato che ormai le bandiere della pace siano più diffuse della felicità, che peccato.

Che peccato che la politica sia diventata una tale pantomima per cui un cretino che ingurgita mortadella durante una crisi di STATO può poi giustificarsi sui giornali, il giorno dopo, adducendo la motivazione che lui, in fondo, si è ispirato ad Almodovar.

Che peccato che la cultura che uno ha venga puntualmente usata per produrre schifo o Porta a Porta. Che peccato che la beata ignoranza sia stata brutalizzata da questo sapere di plastica che produce i Lele Mora e i Fabrizio Corona. Che peccato che i Lele Mora e i Fabrizio Corona oggi facciano le fiction: m'immagino che Lele Mora e Fabrizio Corona, nelle mani di chi dico io, le mani di coloro i quali, conoscendosi trenta o quarant'anni fa, ci hanno generato, Lele Mora e Fabrizio Corona, in quelle mani lì, m'immagino, oggi sarebbero già sapone.

Che peccato che in quest'Italia qui ancora ci affidiamo ai programmi politici e non ai programmi di piazza: che peccato che la piazza sia stata delegittimata. Che peccato che i ragazzi che un tempo lanciavano le pietre e tornavano a casa, oggi muoiono tutti ammazzati ancora prima di rendersi veramente pericolosi. Che peccato che l'angoscia sia stata penalizzata. Che peccato che l'ansia sia stata messa fuori legge: che peccato che quest'Italia qui, oggi, venga urlata, strillata, solo attraverso queste stesse righe, blog, merdate a distanza di sicurezza, affinché i nostri connotati possano venire preservati dai pugni e dalle manganellate del potere. Che peccato che De Gennaro non si sia trovato ad operare allora, davanti agli occhi e agli affanni di quei ragazzi lì, invece che pontificare, ringraziato e sacralizzato, nella trasmissione di Fazio su Rai Tre.

Oggi quei ragazzi sono adulti, vecchi, e ci guardano io non so con quale delusione. Se mio figlio, un giorno, diventato ragazzo, terminerà la propria vita con un passamontagna calato sul volto e i pugni delle mani stretti intorno a qualcosa di spigoloso, io sarò orgoglioso di lui e mi maledirò per non averlo preceduto nell'intento quando le ossa ancora non mi facevano male.

Buffet

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Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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