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Racaille

E' su questa parola, feccia, che Nicolas Sarkozy ha costruito il suo successo elettorale. Non c'entrano i discorsi legati alla modernità, alla sconfitta delle ideologie o al sapersi proporre come uomo nuovo. La gente ha paura dell'altro. A un anno dalla rivolta delle banlieue la Francia ha scelto di voltare le spalle all'integrazione. Ma non è un'accusa rivolta alla società francese, che cinque anni fa respinse con coscienza il pericolo Le Pen. Piuttosto una considerazione che deve servire da esempio anche per il nostro paese dove l'emergenza immigrazione inizia a pesare, e parecchio, sulla vita dei cittadini. In Italia sono 3 milioni gli immigrati regolari, circa il 5% della popolazione, un punto in più rispetto alla media europea.

Ormai i sentimenti positivi affiancano quelli negativi: se infatti per il 43% (secondo un sondaggio dell'agicom) sono una minaccia, per il 75% è giusto che gli venga concesso il diritto di voto amministrativo. Ma il 58% della popolazione italiana vuole che si adeguino alla nostra cultura. Secondo il Rapporto sull'immigrazione della Caritas sono stranieri oltre il 20% delle persone denunciate per reati (nelle regioni del Nord si arriva al 30%). Che gli stranieri siano una risorsa per l'economia italiana è accertato. Ed è anche entrato nel linguaggio e nelle convinzioni comuni: gli stranieri fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare, gli stranieri sono degli ottimi lavoratori.

Ma ci sono anche parecchi stranieri che commettono reati. Su tutti i rumeni, primi in questa particolare classifica secondo i dati diffusi dalla Questura di Roma. Con 260 arresti in 4 mesi, possiamo parlare di un vero e proprio record, nonostante il calo del 28% rispetto al 2006, quando però tra i reati figuravano anche quelli relativi al decreto di espulsione, abolito dal 1° gennaio con l'entrata dell Romania nell'Unione Europea. L'omicidio a Roma di Vanessa Russo, trafitta da un ombrello alla stazione Termini, ha riscoperto il nervo della difficile convivenza tra cittadini italiani e immigrati. Urla di dolore e di rabbia durante l'omelia funebre a Fidene hanno dato vita a una pericolosa miscela di odio. "Non le perdonerò mai", ha urlato distrutta dal dolore la madre della 23enne romana. Reazione più che comprensibile perché non si può perdere la vita in quella maniera, quale che siano state dinamiche e motivazioni.

E' possibile che nessuno, nemmeno una persona abbia fermato le due giovani rumene mentre si allontavano dal luogo della colluttazione? Diffidenza ed egoismo oggi prevalgono nel comportamento quotidiano dei cittadini. Tutti hanno paura di tutto e di tutti, come in una spirale senza fine. E la politica fatica a trovare le parole giuste. Ieri su la Repubblica ha fatto scalpore lo sfogo di un lettore di cui riporto alcuni passaggi:

"Di fronte agli stupri che avvengono, troppo frequentemente, in varie città italiane, mi chiedo: e se io stuprassi una giovane araba alla Mecca o a Casablanca, se venissi preso dalla locale polizia a cosa andrei incontro? E se a Bucarest, in metropolitana, avessi accoltellato un giovane rumeno per una spinta ricevuta, che mi avrebbero fatto le locali autorità? Perché devo essere sempre buono ed accogliente con i nomadi, ahi tasto dolentissimo e pericolosissimo, quando questi rubano, si ubriacano, violano la mia casa e la mia intimità, quando rovistano nei cassonetti e buttano tutto fuori, quando mendicano con cattiveria e violenza, quando bastonano le immigrate che non vogliono prostituirsi, quando sbattono i bambini in strada o mandano i figli a scuola con i pidocchi?

Perché se chiedo l'espulsione immediata dei clandestini violenti e ladri e meretrici e protettori di meretrici vengo immediatamente accostato a Eichmann? Perché lo schieramento politico che mi rappresenta (centrosinistra, ndn), se io chiedo certezza delle pene e della detenzione, mi risponde con Mastella che nomina direttore generale del Ministero di Grazia e Giustizia quel Nuvoli Gianpaolo che, secoli fa ormai, ai tempi di Mani Pulite, ebbe a dire di Borrelli "se il procuratore fosse condotto alla forca sarei in prima fila per assistere all'esecuzione?".

Come dare torto a questo elettore di sinistra deluso e spaventato dal suo crescente sentimento razzista? Venerdì a Roma il vicecapo di gabinetto del Comune, Luca Odevaine, ha firmato con il Viminale un decalogo sulla legalità. Tra i punti principali sono previsti il divieto di prostituirsi in strada e quello di spostare i campi nomadi fuori dal Grande Raccordo Anulare, proposte del vecchio MSI che risalgono al 1993. Poco importa che le ragazze siano delle schiave di clan rumeni e che fuori il Raccordo ci sia un'altra città, fatta di persone. Un'altra città lontana dalle luci del centro, un'altra città dove gli abitanti si sentono abbandonate dalle istituzioni, proprio come quelli di Fidene, che al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, hanno riservato durante i funerali di Vanessa una sonora razione di fischi. Siamo quasi arrivati alle banlieue? Siamo alla racaille? Forse ancora no, perché rispetto alla Francia siamo indietro se non di due, di almeno una generazione. Ma di questo passo tuttavia una feccia sarkozy è molto probabile anche in Italia, dove per ottenere consenso politico basterà urlare contro lo straniero, colpevole di non essersi integrato.

Ballerina blues

Fatemi parlare delle ballerine. Uno come me deve, per forza di cose, parlare delle ballerine. Fissato con le scarpe femminili come sono, mi risulta ostico, impossibile, ruvido e avvelenante accettare l'esistenza, la ribalta, la diffusione di questi orripilanti oggetti.

Devono capire le donne che le ballerine non sono per tutte: assai più dei tacchi, le ballerine possono permettersele solo certi tipi di ragazze e devo dire che il 98% delle ragazze che vedo in giro con le ballerine ai piedi non può permettersele. Mi sembra di ammattire: il mio posto preferito per il passeggio primaverile/estivo a Roma è Trastevere. Trastevere, in un anno, si è trasformato nell'impero delle ballerine e di ragazze che non possono permettersele.

A Piazza Santa Maria in Trastevere costoro camminano pretendendo disinvoltura e spicca chi sarebbe financo carina, graziosa, guardabile, se solo non indossasse ballerine. Le ballerine rendono le donne all'improvviso tozze, impresentabili, goffe, barcollanti anche più di un tacco 9 ed è per questo che le ballerine, proprio come i tacchi alti, se le possono permettere solo ragazze di un certo livello: dicono che a Trastevere sia impossibile deambulare con le scarpe alte per colpa dei sampietrini. I sampietrini, da che mondo è mondo, sono l'incubo di motorini e ragazze col tacco alto: il mio maschilismo (sono maschio, dunque maschilista) imporrebbe immantinente una legge (democratica) che conducesse tutte le donne all'obbligo morale, deontologico e sociale di indossare scarpe alte. A meno che non mettano su un Paese delle Donne dove vivano solo e solamente donne e dove l'ingresso sia inviso agli uomini: occhio non vede eccetera eccetera. Però in luogo pubblico, io maschio dico, esigo, impongo che le donne indossino scarpe alte per pubblica decenza e per rispetto di loro stesse e del loro fondoschiena.

(va bene, morirò, per contrappasso, trafitto a morte da una stilettata di una decolletè)



Donne, tacco alto, Trastevere, sampietrini, ballerine. Tiriamo i lacci del discorso: il mio maschilismo imporrebbe, dicevo, condizionale, perché non si discute che a Trastevere sia davvero sconsigliato andare coi tacchi alti. Guardarvi ciondolare astutamente, donne care, con dei meravigliosi sandali Sergio Rossi, per Trastevere, non alzando però mai gli occhi dall'asfalto, nel tentativo impossibile ma glorioso di centrare con il tacco esclusivamente il centro della pietra e non i suoi interstizi, è comico, ridicolo: vi rende - di fatto - inappetibili dal punto di vista sessuale. L'altra sera, per esempio, davanti al Bar San Callisto, in quell'orgia primaverile fulminante ed erotica di prime gambe scoperte, glutei rimessi in sesto da un anno di step, gonnelline di raso e primi sandali, davanti al Bar San Callisto, un bar di quint'ordine ma sempre affollatissimo, dove l'anziano proprietario ti racconta barzellette sconce appena entri, oppure ti rifila filastrocche in cui ogni parola fa rima con "cazzo", e tu - sia chiaro - il proprietario anziano che ti racconta barzellette sconce non l'hai mai visto in vita tua: è solo ubriaco di cuba libre e noia, nient'altro; davanti a questo bar, il Bar San Callisto nella piazza omonima, a due passi dal mio ristorante preferito di Trastevere - Cave Canem - l'altra sera le donne sostavano, mentre i loro fidanzati pagavano alla cassa, ed era una meravigliosa festa di piedi scoperti e unghie smaltate, ma anche di sofferenza e rughe di dolore, perché è vero, nemmeno il mio maschilismo che vi vorrebbe addobbate come Paris Hilton a tutte l'ore, mi impedisce di dirlo, a Trastevere dovrebbero montare dei cartelli con il disegno di una scarpa col tacco e una sbarra rossa trasversale sopra, tanto che è scomodo camminarci; perciò, nonostante questa meravigliosa festa di colori e carne, voialtre non eravate naturali, spostavate il peso da una coscia all'altra e l'unico desiderio, a quel punto, per noi maschi gonfiati dal piacere, diventava quello impossibile di schioccare le dita e rivestire tutta la zona circostante di parquet, in una botta sola, listoni lisci lisci dove vi fosse concesso di librarvi come su di una passerella, con le braccia distese lungo i fianchi, le ginocchia sporgenti e l'anteversione del bacino pronunciata.

Il problema è che la vostra femminilità è messa oggi in discussione non più soltanto dall'eventuale incapacità di portare tacchi alti, ma anche dall'alternativa di indossare ballerine. Qualche anno fa si risolveva con un tacco meno vertiginoso, comunque seducente, ma meno estremo, adesso c'è la scappatoia delle ballerine e perciò l'alternativa a un nugolo di ragazze zoppicanti è un nugolo di ragazze inguardabili.

Ne ho vista una, a Vicolo del Cinque, sabato sera, stavo con F. e S. davanti alla Bottega del Cornetto, ne ho vista una con le ballerine e i fantasmini.

Le ballerine sono il Male: danno diritto alla donna di non curarsi, di vestirsi miserrimamente. Perché quasi mai - e ci mancherebbe - si vede una donna con le ballerine ai piedi e un bel vestito. E una bella gonna. E una bella cinta. Chi indossa ballerine, per la legittima paura dei tacchi alti, al massimo si traveste da donna. Ce n'era un'altra con ballerine e pantaloni di velluto a coste larghe, per dio. Le straniere vanno matte per le ballerine: queste inglesi, trabordanti fish & chips, con ballerine e larghissime gonne bianche d'organza, frastagliate e lunghe fino alle caviglie. Mi pare che, con le ballerine ai piedi, le donne si arrendano all'idea di non piacere: le guardo e mi pare ovvio che camminino senza la pretesa dello sguardo maschile, senza più il senso del dovere di piacere.

Talmente bella è la donna, un corpo fatto apposta per essere adorato, collinoso, morbido, quasi implume, sinuoso, niente c'è di più bello che le curve femminili, laddove, per antonomasia, le curve nascondono l'orizzonte all'occhio indiscreto e obbligano il viandante ad addentrarsi oltre il visibile per scoprire ancora, talmente bella è la donna, che giammai dovrebbe mancare al dovere di piacere.

L'altro giorno F., passando davanti a una vetrina, mi ha detto: "Le ballerine! Quasi quasi me le prendo...". Al che io l'ho guardata, come qualche volta gli uomini guardano le donne quando pensano che abbiano detto la più grande cazzata, e ho pensato - all'inizio senza capire il perché - ad Ernesto "Che" Guevara.

[F. nella mia camera, davanti alla tela di Ernesto acquistata alla Havana nel 2005, in uno di quei momenti di massimo splendore che le ballerine giammai regaleranno]

XXI aprile 753 a.C.

La Roma che conosco la porto sempre dentro
nei giorni di burrasca e in quelli senza vento
Tra vicoli, palazzi, bar, trattorie
so centomila strade... e so tutte mie
E sono tutte mie le facce della gente
le donne sul balcone, il ricco, il mendicante. Posteggiatori,tassinari, barbieri e benzinai
la Roma che conosco non la conosci mai

Non fa' la stupida stasera
damme 'na mano a faje dì da sì
Non fa' la stupida stasera

La Roma che conosco c'ha sempre er sole addosso
e quanno esco ride, e me lo presta spesso.
E pure quanno piove sembra che non disturba
te fracica, te frega... E' come una donna furba
la Roma se vedemo, dimo, annamo, famo,
non ti devi da preoccupare che tanto te richiamo
la Roma... N'dov'è che devono andare tutti quanti?
Moto, motorini, vespette... ottovolanti.
La Roma che conosco, du' ore pe fa un metro
però mentre te blocca te fa vedè San Pietro

Non fa' la stupida stasera
damme 'na mano a faje dì da sì
Non fa' la stupida stasera

La Roma che conosco è tavoli in eccesso
e tutti addosso a tutti ma stamo bene lo stesso
basta che quel piatto rimanga sempre quello
guanciale, pecorino... e un pò di quel vinello
Che ce fa uscì contenti tra vicoli incantati
a ride con gli amici oppure innamorati

La Roma che conosco te insegna a fa l'amore
e a ogni bacio aggiunge un pò, un pò del suo sapore.
Così la porti dentro dovunque te ne vai
La Roma che conosco... non la conosci mai

Non fa' la stupida stasera
damme 'na mano a faje dì da sì
Non fa' la stupida stasera
Non fa' la stupida stasera
damme 'na mano a faje dì da sì
Non fa' la stupida stasera

Plop

Sono andato ieri al Despar sotto la redazione dove lavoro. Gira che ti rigira, mi sono reso conto di non avere voglia di niente. In genere, quando mi sembra di non avere voglia di niente, arrivo al banco della salumeria e mi lascio ispirare da quello che c'è (a me piace il prosciutto di montagna salato e molto stagionato), invece stavolta nisba. Guardavo le cose come se fossero zampe di gallina o carta stagnola: mi è venuta in mente la vecchia pubblicità di Ambrogio e della signora col vestito giallo, vi ricordate?, la voglia di qualcosa. Perciò mi sono fermato davanti al reparto del tonno e ho cominciato ad analizzarmi in maniera scolastica: di solito, se non so assolutamente cosa mangiare e percepisco di non avere voglia di niente, è dal tonno che vado. Il tonno mi risolve sempre tutti i problemi, quando sono in preda alla sindrome "Voglia di Qualcosa". Tonno Nostromo, Tonno Rio Mare, Tonno Callipo, Tonno Carli: mi ricordo un sacco di pubblicità del tonno, da che mondo è mondo, pure se io non sono mai riuscito a tagliarlo con un grissino.

(neanche ci ho mai provato, a dirla tutta. A parte il fatto che non mi ci metterei proprio, a tavola, durante il TG della sera, con mia madre e mio padre seduti ai due capi del tavolo, a tagliare un tonno con il grissino, a parte questo, io non ricordo di avere mai avuto, a casa mia, una confezione una di grissini. I grissini mi sono diventati antipatici con gli anni, perché quando da piccolo andavo al ristorante con i familiari, era sempre uno schiaffeggiarmi il dorso della mano, appena m'azzardavo ad allungarla verso il paniere. I grissini sono per antonomasia il cibo che guasta il pasto che deve ancora arrivare: recano con sé la maledizione dell'essere il primo alimento che viene portato a tavola e io non solo li odio per questo motivo, ma anche perché quando penso ai grissini, mi sale immediatamente al naso l'odore di detersivo industriale di cui sono impregnati i tovaglioli e le tovaglie di tutti i ristoranti del mondo)

Si vede che c'era qualcosa in circolo nell'aria condizionata del Despar, perché nemmeno al reparto tonno sono riuscito a risolvere la sindrome da "Voglia di Qualcosa". Allora ho pensato di farmi riempire una vaschetta di olive verdi piccanti, ma il pensiero di introdurre nello stomaco cose piccanti, a tre ore dall'uscita dal lavoro e dalla palestra, m'ha fatto traballare. A questo punto devo confessare una cosa: soffro di innumerevoli turbe mentali compulsive da ex timido cronico mai risolte veramente. Tra queste c'è l'incapacità di entrare in un negozio (un qualsiasi negozio, da Fendi al fruttivendolo) e di uscirne a mani vuote. Se io entro da una parte, a meno che non sia in compagnia, e si sa che gli ex timidi cronici con crisi compulsivi mai risolte veramente quando sono in compagnia sembrano magicamente risolvere tutti i loro problemi, tranne ritrovarseli tutti quanti intorno una volta rimasti soli, ecco se io entro da una parte da solo, è sicuro che devo comprare una cosa. Perciò, lì immobile, tra il reparto tonno e quello salumeria, rimuginando pensieri sbocconcellati di possibili menu veloci, ho cominciato a capire che presto o tardi qualcosa avrei dovuto comprare. Perciò ho deciso di darmi da fare ma, giuro, non ne venivo a capo: era come se non avessi mai mangiato niente in vita mia. Se mi fossi trovato in un negozio di biancheria intima femminile americano con tutte quelle misure incomprensibili da battaglia navale, B3, C6, A4, avrei certamente avuto meno difficoltà: all'improvviso l'impellenza di nutrirmi mi era diventata ostile. Ho cominciato a massaggiarmi la gola e, telecomandato, mi sono ritrovato nei pressi delle casse.



Lontano dal tonno, lontano dai salumi, lontano dalle olive, lontano dalle birre, lontano da tutte quelle cose stupide che avrei potuto comprare per uscire dall'empasse e cavarmela con poca spesa, mi sono sentito come Robinson Crusoe quando deve strapparsi via il dente malato sull'isola deserta. Ho capito che avrei dovuto armarmi di coraggio improvviso e tirare forte, così da togliermi in una botta sola fastidio, paura e pensiero. E' stato esattamente allora che ho afferrato da una piramide ben costruita un Ovetto Kinder. Me lo sono rigirato in mano, contemplando quella carta stagnola rossa e bianca che da centinaia di anni adorna gli Ovetti Kinder e mi sono messo a fare la fila. Non so se avete capito: ho fatto la fila alla cassa con un Ovetto Kinder in mano. E' la condanna degli ex timidi cronici che non hanno mai risolto veramente i loro problemi. Fanno di tutto per non trovarsi in imbarazzo e poi ci si ritrovano con ostinata puntualità: è come sbraitare e agitarsi quando stai colando nelle sabbie mobili. Stavo lì, dietro tre o quattro persone, con un Ovetto Kinder in mano. Quelli avevano baguettes, detersivi, borotalco, casse d'acqua, bagnoschiuma al muschio bianco e salviette detergenti, assorbenti, salame ungherese, finocchiona, buste di pasta, insalate, lunghe carote arancioni, dadi da brodo, mazzi di peperoncini, caschi di banane, e io, dietro di tutti, con un Ovetto Kinder in mano.

Devo ancora rendere conto della domanda della cassiera, prima di finire il post, la domanda delle domande, una di quelle che potrebbero rendere inermi i più grandi letterati: "Solo questo?". Una domanda che m'ha raggelato: avrei voluto girarmi con aria strafottente e ribattere: "Solo questo? Tze...", e quindi indicare una quindicina di carrelli tutti stracolmi di cose pazzesche, una fila infinita di carrelli carichi, tutti i commessi del supermercato impegnati a smistare l'enorme traffico da me prodotto. Invece ho dovuto annuire, resistere alla tentazione di giustificare la mia azione, (tipo: "Sì, ma non è per me") e pagare la bellezza di (mi pare: tendo a rimuovere i grandi traumi) 70 centesimi di euro.

Quando sono uscito fuori a rivedere il sole m'è parso di sentirmi subito meglio. Ho mangiato l'Ovetto Kinder in ascensore, prima un emisfero e poi l'altro. Ho agitato il bussolotto giallo con dentro la sorpresa, come facevo quand'ero piccolo, ho schiacciato il pollice e l'indice ai lati e - plop -  dentro ci ho trovato un orribile aeroplano viola con gli adesivi.

L’effetto Serra (ti spacca la testa)

L'ennesima ondata di critiche sulla Polizia italiana è piovuta ieri dall'Inghilterra, dove tutti hanno chiesto spiegazioni su quello che è accaduto sugli spalti dello Stadio Olimpico durante la partita di Champions League tra Roma e Manchester United. Tifosi inglesi con le teste spaccate da manganelli, cariche indiscriminate da parte della Celere e quant'altro hanno fatto da cornice a una bellissima partita di calcio. I timori della vigilia sono stati confermati durante la giornata di mercoledì dove alla fine si contavano 18 feriti, tra cui 7 accoltellati di cui uno grave.

Il Manchester United aveva fatto benissimo a mettere sul chi va là i propri supporters perché la piazza di Roma negli ultimi tempi non è più un luogo dove fare tranquille passeggiate in occasione delle partite di calcio, quando in casa gioca la Roma. Chiedere a bergamaschi e catanesi per restare in casa nostra, oppure agli inglesi del Middlesbrough o ai tifosi greci dell'Olimpiakos, che in 13 sono tornati a casa con i segni delle lame romaniste. L'ipocrisia della vigilia del sindaco Veltroni e del Prefetto Serra, dunque, si è sposata benissimo con l'altrettanto ipocrita atteggiamento della stampa sportiva locale, subito scesa in piazza in difesa di Roma città aperta.



Ma torniamo sul comportamento tenuto dalla Polizia e in particolare sulle parole del Prefetto di Roma Achille Serra, protagonista negli ultimi otto giorni di dichiarazioni a dir poco sconcertanti. Ricorderete i problemi organizzativi per la distribuzione dei biglietti della partita. Alcuni capitifosi storici si erano auto organizzati per accaparrarsi il più alto numero di biglietti possibile in modo da riempire i charter già prenotati per Manchester ed evitare disdette dei pacchetti venduti a prezzi salati. Sia per i tagliandi della partita in casa che per quella dell'Old Trafford la fila era stata divisa con numeretti colorati che davano o meno diritto di prelazione. Insomma, un vero e proprio racket della vendita documentato da foto, filmati e testimonianze. Molti tifosi, a dir la verità, hanno apprezzato l'organizzazione fai da te passando sopra la questione lucro, perché in altre occasioni la macchina organizzativa messa in moto dalla società aveva lasciato a desiderare. Fatto sta che molti singoli tifosi hanno dovuto rinunciare. Quello che ha lasciato interdetti però è la nota diffusa dalla Prefettura, al limite del ridicolo:

"In relazione ad alcune notizie apparse su quotidiani locali circa il possibile acquisto di biglietti per l'incontro di calcio Manchester – Roma previsto il 10 aprile p.v, tramite la distribuzione di numeretti da parte di sconosciuti che avrebbero costituito priorità, la Prefettura smentisce categoricamente che tale logica abbia prevalso. Al botteghino si accede esclusivamente dando precedenza assoluta alle persone in fila già dalla mattinata di ieri. Senza alcuna prevaricazione".

Ma il fondo non era ancora stato toccato. Questo è infatti quello che Serra ha dichiarato dopo le pressioni degli inglesi sugli incidenti dell'Olimpico:

"Le forze dell'ordine hanno agito correttamente. Se qualcuno dimostrasse il contrario sarei io stesso a chiedere un'inchiesta. La Polizia si trovava in cima agli spalti e poi è stata costretta ad intervenire. Non mi sembra sia stata una notte di violenza. Ci sono stati incidenti prima e dopo ma certamente non gravi".

Non gravi? Trecento hooligans che hanno caricato i romanisti sul Lungotevere, 7 accoltellati, divieto di vendita di alcolici non rispettato (altro colpo di genio), poliziotti che hanno picchiato sulle teste dei tifosi inglesi con il manganello rovesciato (vedi terza foto, ndn) non sarebbero gravi? E cosa dovrebbe succedere di più? Un altro Raciti? Altro caso su cui stiamo per conoscere verità scomode.

Raggiunta l'età di 65 anni per Serra sarebbe auspicabile, da uomo dello Stato qual è, concludere la propria carriera senza grosse polemiche. Ma visto che a dicembre scadrà il suo mandato e che scatterà sicuramente la proroga per altri due anni (di solito quasi automatica), una presa di coscienza da chi dovrebbe garantire l'ordine nella città pù importante d'Italia sarebbe di buon auspicio. Gli incidenti, anche se prevedibili, sono incidenti in quanto tali. Basterebbero meno dichiarazioni di facciata e maggior senso di responsabilità. Quella che sicuramente è mancata a quei teppisti che l'altra sera si celavano dietro a un casco blu.

Scarpe

Ho comprato il primo paio di Converse All Star della mia vita. Tra una decina di giorni compirò 27 anni e ho appena comprato un paio di Converse All Star: il mio primo paio di Converse All Star. Ci sono certe cose che non smetteranno mai di sorprendermi: aver comprato il mio primo paio di Converse All Star è una di queste. Le ho pagate circa 60 euro in un negozio a Via Trionfale che si chiama CD Moda: è un negozio che è esattamente lì da che mondo è mondo e io non ci avevo mai comprato neanche uno spillo. Sabato, F. ed io ci siamo svegliati che pioveva tantissimo: e allora, mentre giravamo con i cucchiaini nelle tazzine del caffè, abbiamo deciso di andare in questo negozio che è a un tiro di schioppo da casa mia. Giuro, abbiamo fatto tutto velocissimi e siamo entrati che ci sapeva ancora la bocca di caffè.



A questo punto devo rivelare che l'intenzione primigenia era che le Converse All Star le comprasse lei, F., non io, e questo perché io delle Converse All Star non ho mai saputo nulla, a parte il fatto che sono una marca di scarpe un po' sbarazzina, un po' giovane e un po' frizzante, che si indossa così, fru fru, senza troppi fronzoli, ecco, ho sempre immaginato che chi va a Ponte Milvio a metter lucchetti possa verosimilmente indossare Converse All Star, ho sempre pensato che uno come Fabio Volo possa indossare Converse All Star, non il sottoscritto, mi pare che Silvio Muccino, in uno di quei film, indossi Converse All Star, perciò sono entrato dentro il negozio che si chiama Cd Moda con il sapore del caffè ancora in bocca e la ferma convinzione di limitarmi a concedere questo lusso proto-adolescenziale a F., battendole anche una mano sulla spalla, come a dire suvvia, sono cose, passerà, e di andare, piuttosto, nell'ottimo negozio di gastronomia sul marciapiede di fronte per comprare un po' di pizza per il pranzo, ché lì la fanno rinomatamente buonissima. Stop.

Mai avrei immaginato che all'alba dei miei 27 anni sarei tornato a casa con un paio di Converse All Star PER ME. A testimonianza di ciò, posso aggiungere che mentre le sorti della mattinata mutavano drasticamente e, nello specifico, mentre F. - come da costume - abbandonava il reparto del negozio dedicato alle Converse All Star per ripiegare in quell'altro che preferisco, quello delle scarpe col tacco, il sottoscritto, in un impeto di altezzoso menefreghismo tipico di Colui Che TANTO Sa Che Non Comprerà Nulla, mollava F. per andare ad acquistare la pizza di cui sopra - acquisto poi rivelatosi provvidenziale, senz'altro perché la focaccia bianca era spessa, deliziosa, croccante e salata e quella con i funghi e la salsiccia piccante addirittura divina, ma soprattutto perché una mezz'ora più tardi, seduto al tavolo in cucina, io già con le mie Converse All Star ai piedi, non avessi avuto quella Pizza Perfetta, penso che mi sarei depresso a guardare le mie inspiegabili Converse All Star incrociate sotto al tavolo della cucina e avrei scalciato fino a sfilarmele dai piedi.

Quando sono rientrato, indifferente e superiore, nel negozio di scarpe, come detto, ho trovato F. davanti a uno specchio con un paio di sandali Guess ai piedi che non le piacevano e l'idea di acquistare un paio di Converse All Star accartocciata dentro la borsetta. Non ho commentato, perché tutto sommato, lo sapevo che sarebbe andata a finire così e mi sono limitato a guardarla ondeggiare sui tacchi, esercizio che le riesce divinamente bene, fino a che non ha scelto un paio di scarpette Replay con un bel tacco che indosserà non prima di giugno, a differenze delle Converse All Star che, invece, avrebbe potuto mettere da subito. Dovessi dirlo, non saprei spiegare cosa sia capitato a un certo punto: a mia discolpa posso soltanto dire che il reparto dedicato alle Converse All Star era contiguo a quello di un'altra marca di cui cercavo da tempo un certo modello di scarpe. (marca e modello che non nomino per non creare ulteriore confusione) M'è caduto l’occhio, non so se mi spiego: colori accesi, prezzi contenuti, insomma, credo che il signor Converse, agli inizi del XX secolo avesse in mente proprio una cosa del genere quando si inventò il modello. Sembravano tante caramelle scappate dai sacchetti, rendo l'idea? Perciò le ho comprate. Io che di Converse All Star capisco talmente poco che, mentre maneggiavo il paio che poi sarebbe stato mio, ho domandato a F. se non trovasse anche lei assurdo che fossero tutte così consumate sul bordo e già sporche sulla gomma bianca, ignorando, il mood alla base di qualsiasi scarpa Converse All Star che si rispetti, vale a dire quel non so che di vissuto, di sbracato, di scoglionato che hanno. Ecco, le Converse All Star sono scarpe scoglionate: devo averle comprate per questo motivo. Mi hanno chiamato con quelle orecchie rivolte verso il basso come un cocker bastonatissimo in un canile municipale e gli occhi dolci, maledette.

A casa ho incrociato mio padre che mi ha fatto questa domanda, vedendomi con le Converse All Star ai piedi, c'è testimone F.: "Quando cresci?", al che io, giuro, non ho saputo che rispondere, perché è da un po' di tempo che ho smesso di darmi un tono, preferendo essere quello che sono senza filtri. Persino i capelli ho tagliato quasi a zero, quei capelli che prima curavo e ingelatinavo trascorrendo ore al bagno: stop, via tutto, mi presento come sono e buonanotte ai suonatori, chi c'è c'è. Quindi non è sindrome di Peter Pan: è che proprio, all'improvviso, le ho trovate sopportabili, quelle cazzo di scarpe così lontane da me. Che potevo rispondere? Qualsiasi cosa non mi avrebbe salvato dal fatto che tra una decina di giorni compirò 27 anni e che a 27 anni uno dovrebbe cominciare ad indossare minimo mocassini. (o quantomeno tagliare il traguardo sapendo fare il nodo della cravatta...)

”Scusa, quanto vuoi?” (prezzi e ricatti)

Riprendendo il precedente post di TheEgo, procediamo con una riflessione articolata su tre brevi punti. Nel Paese dei preti omosessuali, dei parlamentari cocainomani, delle vallette prostitute e degli industriali evasori fiscali, abbiamo assistito negli ultimi giorni all'ultima ipocrisia moralista di casa Italia. La foto del portavoce del Governo Silvio Sircana, mentre con la sua auto si accostava a un transessuale lungo una via di Roma, sbattuta in prima pagina e al centro di una bufera politica, ma nello stesso tempo testimonianza di un marciume molto più preoccupante e diffuso nel costume italiano: quello dei ricatti e del voyerismo morboso. Le considerazioni da fare sono diverse. La prima è di chiaro stampo etico: un uomo che sceglie la strada della politica, intesa nel senso più aulico del termine, dovrebbe essere dotato di un tale rigore morale da riuscire a rimanere distante non tanto dalle tentazioni, ma da qualsiasi cosa abbia a che fare con lo sfruttamento. Bene, detto questo, va sottolineato che la foto pubblicata da tutti i quotidiani non dimostra nulla. Anche se resta difficile considerarla la sciocchezza di una sera perché ora per Sircana sarà un po' più difficile sedersi a un tavolo magari con la Merkel senza sentirsi per lo meno osservato.


Il secondo punto, di cui parlava già TheEgo, è il seguente: la notte brava di Sircana era o non era una notizia? Fino a che punto la vita privata di un personaggio pubblico deve restare segreta agli occhi dei cittadini? Domande a cui in queste ore nemmeno l'Ordine dei Giornalisti o il Garante della Privacy sono riusciti a dare una risposta. Se infatti alle minacce di sanzione sono seguite le scuse al Giornale di Belpietro (il primo a pubblicare la notizia per un chiaro tornaconto politico) da parte dei primi, il Garante si è precipitato nel vietare la diffusione di notizie sulla vita privata delle persone. Vorrei solo sapere perché è stato possibile fino al giorno prima quando al centro delle cronache c'erano industriali, veline e calciatori, mentre nel momento in cui è stato toccato un politico si è corsi subito ai ripari. Qualcuno ha paragonato il fatto a quello accaduto mesi fa a Salvo Sottile, denunciando disparità di trattamento e reazioni troppo di parte. Bene, non scherziamo nemmeno. In quel caso si parlava di opportunità di lavoro nientemeno che in Rai, di sfruttamento del proprio ruolo di potere. Insomma se qui uno chiedeva i prezzi, lì un altro faceva ricatti. E' ben diverso.
Un'ultima considerazione: di tutte le persone che conosco, e ne conosco parecchie, forse solo un paio hanno avuto il coraggio e l'onestà intellettuale di dire che una volta, con una prostituta ci sono stati. Chi per curiosità, chi per perversione, chi per solitudine, chi per aver alzato troppo il gomito una sera. Solo due. Ma allora tutte le ragazze e i transessuali che sono in strada a lavorare che diavolo ci stanno a fare? Quando in questo Paese la smetteranno di fare i moralisti ci sarà anche la libertà di fare un puttan tour senza doverlo negare.

Uomini con la gonna

Chi sabato si aspettava di vedere in piazza chiappe chiacchierate, tette di silicone, piume di struzzo e atteggiamenti volgari e provocatori ci sarà rimasto male. Perché a piazza Farnese è probabilmente andata in scena una delle migliori manifestazioni a cui abbia mai assistito negli ultimi anni. Attenzione: ho scritto manifestazione e non manifestazione di protesta proprio perché tutte le associazioni e le persone che sabato si sono radunate in un luogo simbolo della laicità come piazza Farnese hanno chiesto a gran voce diritti, manifestando per e non contro qualcosa. Fischi giusti e meritati per gli esponenti del Governo presenti, così come per i parlamentari dell'opposizione saliti sul palco.

Da oggi sarà più difficile per tutti parlare di pagliacci in fuseaux viola che reclamano per qualcosa che non può essergli concesso. Chi sabato era in piazza aveva il più classico e rassicurante aspetto normale. Quello tanto caro a Ruini e Mastella.



C'erano impiegati, avvocati, insegnanti e semplici studenti. Tutti composti, consapevoli e stufi di promesse elettorali e accuse ingiustificate. Il dibattito sui Dico impazza nei salotti tv: credo che il discorso più rozzo che abbia mai ascoltato in vita mia sia stato quello pronunciato da Roberto Castelli (oddio, un ex Ministro della Repubblica) a Porta a Porta. Vorrei chiedergli perché secondo lui il riconoscimento di una pensione di reversibilità, la condivisione dei beni immobili o l'assistenza durante la malattia e la morte sarebbe un attacco alla famiglia. Vorrei chiedere anche a Mastella (oddio, un Ministro della Repubblica), il signor pernacchia, perché due persone dello stesso sesso non hanno lo stesso diritto di amare del padre di famiglia, che tradisce la moglie con una giovane amante o tanto peggio con un transessuale sul Lungotevere?

E' il momento di scendere in difesa della laicità dello Stato italiano. L'ingerenza vaticana nella vita politica ha superato ogni limite. Basta con la teoria dei piccoli passi per non spaventare l'elettorato cattolico. L'elettorato cattolico non esiste. E' solo una massa di gente senza ideali politici pronta a votare per il primo consigliere comunale che gli promette qualcosa in cambio. All'elettorato cattolico non interessa nulla del deficit pubblico, del precariato, dei diritti del prossimo. L'importante è che non si intacchino quei pochi privilegi concessi in passato dalla dittatura democristiana a cui hanno strizzato l'occhio per semplice interesse di pancia e non certo per paura dei comunisti o per ragion di Stato. Ora è giunto il momento di ripagare quelli che non sono stati ai giochetti clientelari, quelli che nonostante tutto non si sono piegati al sistema e che tanto meno hanno sottoscritto patti con il diavolo. E poi la gonna non era da froci?

Quando erano prigionieri politici

Nelle ultime settimane le vicissitudini della politica nostrana hanno oscurato un dibattito che avrebbe meritato più attenzione. Dopo l'azione del Ministero degli Interni contro le nuove Brigate Rosse, che ha portato all'arresto di 19 presunti militanti, la settimana successiva due fantasmi del passato sono tornati all'attenzione delle cronache. Prima Susanna Ronconi, ex brigatista, è stata costretta alle dimissioni dalla Nuova Consulta Nazionale sulle tossicodipendenze, presentata dal Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, mentre qualche giorno più tardi Renato Curcio è stato al centro di una polemica con il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, che aveva bollato come inopportuna la sua presenza a un convegno su tematiche del lavoro organizzato da un centro sociale. L'ideologo e fondatore delle Brigate Rosse è stato 30 anni in carcere (5 in stato di semilibertà e 5 con la condizionale) e da diverso tempo ormai è tornato a occuparsi di sociologia, materia in cui si era laureato a Trento. Dirige con discreto successo la piccola casa editrice Sensibili alle foglie, che pubblica in particolare trattati sulle dinamiche lavorative ed è fuori dal dibattito politico e dai salotti televisivi a differenza di altri cattivi maestri.


Ma quello della Ronconi e di Curcio non è il primo caso in cui ex terroristi sono stati accusati di essere tornati a una vita normale. Sergio D'Elia, ex esponente di Prima Linea, c'era già passato. Eletto deputato nella Rosa nel Pugno, nominato segretario della Camera, si era trovato davanti un muro d'indignazione. Questo all'epoca fu il suo commento: "Sulla nostra fedina penale c'è ancora scritto fine pena: mai. E' una pena perpetua, extragiudiziaria, extra costituzionale, da scontare vita natural durante. Vale per noi ex terroristi, ma anche per il detenuto ignoto".

Questa è invece una parte delle lettera di dimissioni della Ronconi. Sono riportati solo i passaggi in cui emerge il suo stato di malessere di fronte alla società che la rifiuta:

"Le ragioni di questo passo - che compio con grande personale fatica - risiedono in una lunga serie di episodi che per mesi hanno dato vita a una prolungata, accanita, pesante campagna mediatica e politica condotta da esponenti politici bipartisan di questo Paese, contro questa nomina, in ragione dei miei trascorsi di militante della lotta armata negli anni ’70. [...]

Per alcuni mesi, nonostante questa battente campagna, ho ritenuto non fosse giusto e opportuno rinunciare a un incarico che mi consentiva di dare, insieme a molti altri, il mio contributo tecnico al suo Ministero, nel momento in cui si profilava una tanto attesa stagione riformatrice: le discontinuità con quel mio passato, la pena espiata e il mio presente di impegno professionale e sociale, confortati dallo spirito e della lettera della nostra legge costituzionale, mi suggerivano l’idea che nella Consulta io non fossi fuori posto. [...]

E tuttavia, preferisco la strada delle dimissioni, non volendo in alcun modo vestire i panni del casus belli per ulteriori pesanti e strumentali attacchi politici. Sono consapevole, e immagino lo sia anche lei, di quanto questa sconfitta, che è politica e culturale, rischia di pesare nel futuro non solo nei miei confronti, ma anche di tante altre persone, segnata com’è da una così forte affermazione di una cultura che non esito a definire di vendetta senza fine".

Che fare con gli ex terroristi? E' giusto permettergli di reinserirsi nella vita di tutti i giorni oppure il marchio infame di assassini dovrà accompagnarli per sempre? La generazione degli anni settanta, seppur macchiata di fatti gravissimi, è probabilmente l'unica ad aver pagato per i reati commessi. Prendiamo i casi Mambro e Fioravanti, i mostri, gli assassini per eccellenza. Qualche anno fa venne duramente contestata la scelta di invitarli a un convegno di un nuovo movimento di giovani che stava nascendo. Signori, di fronte all'assassinio, all'omicidio politico, all'agguato mortale non ci sono giustificazioni, sia chiaro. Questa non vuole essere l'arringa difensiva di nessuno. Ma queste persone, giovanissime, hanno fatto una scelta precisa: diventare dei soldati e rinunciare a vivere. Prendiamo la storia personale di Francesca Mambro. Rinunciò all'amore, a una vita normale fatta di passeggiate in centro e vacanze al mare. Ha scelto di combattere (nella maniera distorta che credeva giusta), di non passare il Natale in famiglia e di sparare in faccia a ragazzi della sua stessa età, in maniera atroce e disperata, non mostrando mai il benché minimo pentimento.

La Mambro ha pagato e sta pagando per i reati commessi. Così come Curcio, Fioravanti e tutti gli altri protagonisti di quella generazione maledetta che tanto sangue ha provocato nella storia recente del paese. Oggi che tipo di contributo possono dare queste persone? Il valore della loro esperienza di vita può essere utile a capire cosa non funzionava, perché hanno deciso di annientarsi come individui in nome di una rivoluzione, che in cuor loro sapevano che non sarebbe mai arrivata?

Possibile che in Italia la riabilitazione è concessa solo a chi ha infangato la storia politica di questo paese durante tangentopoli? Ci troviamo di fronte a un paragone forte perché, come già detto, davanti all'omicidio cade ogni tipo di ragionamento o discorso. Ma rubare soldi pubblici a volte può aver significati più profondi: malati terminali che non hanno trovato posto in ospedale, padri di famiglia che sono stati licenziati perché la propria ditta aveva perso quell'appalto, trasfusioni con sangue infetto, bilancio statale disastroso che ha portato a tasse fuori controllo, prezzi alle stelle, crolli in Borsa. Tutti fattori che non hanno permesso la nascita di nuovi nuclei familiari. Tutti fattori che hanno portato a morti indirette, a bambini mai nati, a depressione e suicidi.

I terroristi li abbiamo visti sbagliare, pagare e ammettere con coscienza di aver provocato dolore. Gli altri, i politicanti in doppio petto che fanno contare le banconote nella bustarella al proprio sottopancia, invece, sono sempre vittime prima di questo o poi di quell'altro. L'ultimo caso di corruzione riguarda la Regione Lazio. Nel computer dell'ex assessore Gargano è stato trovato un file con la lista delle ditte e il nome del consigliere amico che le presentava. Le X invece indicavano i milioni di euro che sarebbero arrivati in caso di vincita dell'appalto. Tutto questo ha portato a una situazione catastrofica nel debito della Sanità. Ma dalle persone coinvolte (Gargano è solo un esempio dei tanti) non arriverà pentimento. Anzi, ce le ritroveremo candidate alle prossime elezioni. Così come Previti, così come Dell'Utri.

Personaggi pronti a regalarci le loro esperienze di vita, a raccontarci qual è la loro scala di valori facendo ben vedere il dente d'oro custodito nel loro sorriso ipocrita. Entrano nelle nostre case attraverso la televisione, incidono in maniera determinante sulle nostre vite. Eppure con loro non andrei mai a pranzo insieme, mentre con un ex brigatista sì. Perché se al momento del conto dovesse insistere per pagare lui, non chiederebbe la fattura per poterla scaricare.

Brokeback Willer

(un ufficio è in penombra)
- Fammi capire...
- No, Tex, senti...
- ... I morti ammazzati sì e...
- Shhhhh, tu la devi smettere di ragionarci su. È necessario: pensa solo a questo. Sei un professionista, no?
- Sì, ma...
- E allora non cercare di vederla come non è. Svolgi al meglio la tua professione, al resto pensiamo noi...
(l'uomo si alza in piedi per andare a raccogliere un mazzo di carte da gioco da una mensola. E' oscenamente grasso.)
- Io sparo alla gente Lele... Voglio dire, sono un pistolero. Un eroe del West. Come possono pensare che...
- Lo pensano eccome! Esci dal personaggio, prova a guardarti con gli occhi degli altri e rifletti. Hai visto quanto si sono fatti bacchettoni, tutti quanti? È l'Italia, baby... E tu hai un nome straniero, ma sei più Italiano dei Pooh.
(Ride sguaiatamente. Gli si accende un segno rosso al centro esatto della fronte. Una specie di V rovesciata)
- ...
- Coraggio, in fondo si tratta solo di...
- No Lele, tu non capisci...
- Senti, ti sono sempre stato vicino. Oppure no? Ti ho difeso dagli animalisti, dai revisionisti storici, dai critici ciechi ed ossessivi. Ti ho difeso perfino dall'indifendibile, quando ne dicesti una di troppo a Calamity Jane e l'esercito delle femministe ti si scagliò contro. Non ti ricordi, forse? E vogliamo parlare della crisi depressiva, quando uscì Dylan Dog?


- ...
- Ti starò vicino anche questa volta. Vedrai che andrà tutto bene, Tex.
- ...
(Tex ha diversi anelli intorno alle dita e una giacca di lino leggero. Porta stivaletti marroni con cuciture a vista e fibbie. Ha tutta l'aria di un uomo che ha appena passato qualche ingombrante guaio. Resta in silenzio mentre sembra pensare)
- E' solo una campagna anti-fumo. Ne hai viste di peggiori in vita tua, vecchio mio...
- La vita è troppo breve per fare a meno della nicotina...
(Lele ha tirato fuori le carte da gioco dall'astuccio e se le lascia scorrere da una mano all'altra con la perizia di un prestigiatore)
- Sfondi una porta aperta ma, come si dice, vediamo di fare di necessità virtù. Mettiamoli a tacere, facciamo posare il polverone e poi vediamo che succede.
- Dove s’è mai visto un pistolero senza vizi? Un eroe del West senza nuvoletta di fumo intorno... E' una questione di stile, non capisci Lele? Uno come te dovrebbe come minimo... E poi, che cazzo: possibile che arriva il primo bollito del Moige, o quello che è, e decide per me? Non si potrebbe fare qualcosa, andare al Sindacato, una cosa simile...
(Lele serra un pugno intorno al mazzo di carte. Un asso di cuori, un tre di fiori, e un sette di picche scivolano via e si posano sul pavimento. E' Tex a raccoglierle)
- Tex! Il Sindacato è corrotto da venticinque anni: ti sei dimenticato quello che hanno fatto a Lucky Luke? A lui e al cavallo? Fottuti entrambi, adesso lo sai come si sono ridotti, no? A fare le controfigure in produzioni di quart'ordine. E' questo che vuoi? Perché se è questo che vuoi, sei liberissimo, fai pure...
- Ma...
- Ma niente! Il Sindacato è l'ultima spiaggia dei bolliti senza futuro. Tu sei il mitico Tex Willer! Cazzo, ho visto con che macchina sei arrivato qui: e guardati come sei vestito. Vuoi continuare a vivere così, oppure vuoi rovinare tutto per una guerra di principi? Se uno come te si rivolge al Sindacato, il Sindacato lo brucia. E' la regola: quelli vanno matti per fare fuori i "vecchietti". Hanno i tavoli pieni di raccomandazioni, non vedono l'ora di procedere con i rimpiazzi. E tu sei in cima alla lista...
(Tex si prende qualche secondo per pensare. E' un uomo fatto che non è abituato a pensare. Puro istinto nella vita, come nella finzione)
- Però si ci pieghiamo sempre, va a finire che non avremo mai reale potere. Guarda che fine hanno fatto Tom e Jerry, e per una ragione identica alla mia! Oppure Batman, Spiderman: tutti venduti alle multinazionali del cinema... Oppure in pensione.
- Tex! Tex! Non sai quel che dici! Quella è gente con i jet privati. È gente con i coglioni quadri. Lasciali perdere, chi ti ha inculcato tutto questo idealismo? Siamo qui per fare affari e per fare affari serve lavorare con le persone giuste. A quello penso io, tu ti devi solo rendere vendibile: e per essere vendibile, oggi, occorre che la smetti con quelle cazzo di sigarette, porca troia!
(Lele impreca sbattendo entrambi i piedi per terra. Indossa pantofole consumate e ha caviglie gonfissime)
- Sì ma non sono eroi del West, capisci? E' una questione di struttura iconografica, di...
- Struttura cosa?
- Di immagine, mi segui? Leveresti mai il mantello a Batman?
- Se servisse per farlo continuare a lavorare, certo. Glielo strapperei via con queste mani. Ma purtroppo Batman non è un mio cliente...
(ride di nuovo, ma stavolta si vede che non è del tutto convinto che la cosa sia così divertente)
- ...
- Vedi Tex, è il business. Le cose devono essere vendibili, lo capisci questo? Hai mai sentito qualcuno fare le pulci a qualcosa di gratuito? No. Tu sei una merce vendibile. Ergo, devi rispondere a dei requisiti. E questo sai che significa?
- Che non devo fumare?
- Che non devi fumare! L'hai detto.
- Cazzo di vita...
- Andiamo, amico...
- Te li ricordi i bei tempi?
- Ma sì. Vedrai che le cose si aggiusteranno. Lasciamo che la tormenta ritiri...
(Tex si guarda intorno: ha le sopracciglia ritoccate e la pelle resa perfetta da qualche lavaggio particolare. Nell'ufficio è sempre più buio)
- ... Nessuno si sognò di dire nulla per quella roulette russa con Oswald Brenton. Ti ricordi? Dio, che momenti. Lì nel villaggio fantasma. Nessuna controfigura, niente di niente: solo io e Oswald. Un colpo per uno. Altro che "Il Cacciatore". Lo sai cosa mi fa Michael Cimino? Qualcuno ha mai detto a lui quello che doveva fare o quello che non doveva fare?
(Lele capisce che la situazione è in stallo. Solleva a fatica la sua enorme mole e prende per un polso l'amico Tex. Gli fa oscillare davanti al naso il mazzo di carte da gioco. Poi va ad accendere la luce)
- Vieni fratello. Facciamoci una mano...
- Solo se mi fai fumare, cazzo.
- Se vinci...
- Avrei dovuto immaginarlo, quando mi cambiarono il nome in Willer, che la mia carriera sarebbe stata segnata dai censori.
- Avanti, Tex Killer non si poteva sentire...
- Però è quello che sono, Lele. Un killer. Ammazzo a sangue freddo. E' quello che la gente vuole vedere: i ragazzini ci si sono rotolati dentro per generazioni. E adesso...
- Calmati, calmati...
- Due carte per me...
(Giocano. Lele è concentrato con i suoi pochi capelli rimasti gelatinati e tirati indietro. Tex siede di lato rispetto al tavolo intorno a cui si sono accomodati: non fa altro che guardarsi intorno. Le pareti sono piene di fotografie incorniciate, gente famosa, belle donne)
- Hai mai provato i cerotti?
- Anche le caramelle alla nicotina. Niente...
- Hai un viziaccio del cazzo, Tex.
- Senti chi parla...
- Il mio non uccide.
(Si mette una mano sul pacco e lo strizza come se gli scappasse da pisciare o come se una terrificante infezione lo stesse facendo prudere come non mai)
- La vita uccide, Lele! A che serve avere il viso di Gary Cooper, i soldi di un divo di Hollywood, il carisma di un Kennedy, se il tuo personaggio non può permettersi una sigaretta? Lo trovo fuori dal mondo...
- Lo sai come funziona nei fumetti. Sono tutti politically correct...
- I politici non fumano forse?
- Andiamo, hai capito...
- Fanculo, neanche più il poker mi assiste... Doppia coppia.
(cala giù una mano pallida)
- E' il karma...
- Il cosa?
- Il karma...
(Lele raduna le carte in un nuovo mazzo e prende a mischiarle. Mastica continuamente emettendo un rumore liquido. Sembra stia maciullando e ingerendo brani della sua stessa lingua)
- Che diavoleria è mai questo karma?
(Tex nota per la prima volta le mani del suo agente. Sono minuscole, grasse e preda di quella malattia dei vecchi, quella che schiarisce la pelle in più punti. Una cosa brutta a vedersi. Willer si domanda che ne sarà di lui. Che ne sarà di tutto quanto)
- Si vede lontano un miglio che il tuo karma è negativo, Tex.
- Ti sei messo a fare l'oroscopo?
- Sarai anche un grande fumetto e un formidabile pistolero ma su questo argomento lascia dire me. Il tuo karma fa schifo, e tutto quello che fai ne è influenzato. Anche il poker, vedi? Rilassati: sono solo sigarette. Chiudiamo altri due o tre contratti e poi cercheremo di fare sentire le nostre ragioni...
- Cerchiamo, nostre... Parli per tutti i e due ma sono soltanto io a dovermi sottoporre a questi sacrifici...
- Sei tu la celebrità... Vuoi fare cambio?
- Ogni tanto ci penso...
(Lele ridà le carte. I due prendono a studiarle)
- Va là, Willer...
- Massì, sentimi un po'. La mia storia ormai l'ho fatta. Ho conosciuto l'apice, ma i western, dai... Chi è che si guarda ancora i western?
- Io li guardo...
- Allora lo sai che non s'è mai visto un pistolero senza sigaretta in bocca...
- ...
- ... E' un tris, quello?
- Già...
(calano le carte)
- Peccato Willer... Io ho poker.
- 'Fanculo.
- Kit Carson che dice?
(Tex solleva gli occhi e guarda molto attentamente il suo interlocutore. Resta in silenzio per qualche secondo, poi abbassa le difese. Comincia a servire le carte come sognando)
- Kit...
- Già.
- Lo sai com'è lui.
- Com'è?
- Sta sempre a casa. Guarda la televisione. Torno a casa la sera e lo trovo davanti alla televisione.
- Lui fuma?
- Tutti fumiamo...
- E...?
- Dice che non gliene frega nulla.
- Vedi?
- E' più grande di me. Vorrei vedere lui se la farebbe così facile con una ventina d'anni in meno di sigarette...
- E' tanto più vecchio?
- Già.
- ...
- A che stai pensando?
- Niente! Siete una coppia talmente stramba. Che fai con quelle carte, te le vuoi portare a letto?
(Tex osserva le carte nella propria mano. Poi le deposita sul tavolo)
- Senti, non mi va più di giocare.
- Andiamo, vediamo cos'hai...
- L'unica cosa che ho è voglia di fumare. Tanta.
- Fuma! Qui puoi farlo...
- Non tentarmi. Se devo smettere, allora tanto vale che...
- Butta giù quelle carte.
(buttano giù le carte con uno schiocco. In qualche casa vicino, forse al piano di sopra, suona un campanello. Si sentono dei passi. Poi un frastuono di voci)
- Ah-ah!
- Cosa?
- Quello è un full!
- Certo che è un full...
(Tex mostra orgogliosamente la sua mano, come se avesse un minimo di merito)
- Vedi che avevo ragione?
- Cosa?
- Il karma!
- Il...
- Ho fatto un esperimento, non te ne sei accorto?
- Lele...
- Come ho nominato Kit e come tu ne hai cominciato a parlare ti si è illuminato il viso. E con lui il karma. E, tac, eccoti il full in mano. La positività, Tex, la positività!
- Porco giuda, Lele...
- ...
(Tex ricomincia a mischiare le carte. Poi si ferma, le posa e se le dimentica)
- Comunque stiamo pensando di andarcene...
- In che senso?
- Kit ed io...
- Andarvene?
- Sì...
- Come sarebbe a dire: andarvene?
- Anche per questa storia della campagna antifumo. Ci ha sconvolti, Lele. Al di là del mio vizio, al di là di tutto. Ci ha sconvolti vedere come il divo più grande diventi nulla nelle mani della politica.
- Andiamo, Tex. E' da quando ti cambiarono il nome che è così. L'hai detto tu stesso...
- Sì, ma...
- Spiegami questa storia. Perché volete andarvene?
(Lele si tira indietro sulla sedia. Trovato il giusto equilibrio accavalla le gambe)
- A Kit non gliene frega più niente di tutta questa roba. Vuole smetterla con il fumetto, vuole farla finita col West. Dice che gli fanno male le ginocchia e ormai è troppo abituato alla Jaguar per tornare su un cavallo solo. Gli piace avernee diverse centinaia a disposizione, adesso...
- ...
- Abbiamo tanti di quei soldi da parte... E poi lo sai come funzionano certe cose all'estero...
- Tex...
- In effetti Lele, è questo il motivo per cui sono venuto qui.
- Cristo santo.
(si mette le mani sulla faccia. Quelle mani maculate)
- Non ti sto abbandonando, è solo che dopo quasi sessant'anni, è forse il caso che io metta la testa a posto. Che noi mettiamo la testa a posto. Un amico di Kit dice...
- Signoreiddio.
(parla da dietro le mani chiuse)
- ... Dice che potremmo avere un futuro nel mondo della televisione.
- Tutti lì andate a finire, voialtri...
- Molti sarebbero interessati. Non solo in Italia. L'impegno sarebbe il minimo e i guadagni ottimi. Di soldi non abbiamo bisogno, ma potremmo sempre investire in azioni o...
- Tex, dio del cielo, hai passato una vita, avete passato una vita, a sparare agli indiani, a inseguire diligenze e a scoprire misteri. Non sai fare altro! Quell'amico di Kit deve essere un genio se è riuscito a convincervi...
- E' una scelta che abbiamo preso insieme... Di comune accordo. Come tutte le altre cose della nostra vita.
- Come no...
- E' che con i DiCo sembrava finalmente che... Almeno un minimo... Poi invece... Bé lo sai com'è andata a finire.
- Tex, hai pensato a cosa dirà la gente?
- A proposito di?
- Ma di voi due, cazzo! Sono impazziti per un pacchetto di sigarette, cosa credi che succederà quando tu e il tuo amichetto ve ne andrete in Spagna o dio solo sa dove, a fare cosa poi? Sposarvi? Magari pensi di crescere con lui tuo figlio? Eh? Bene, bravo, vediamo cosa succederà quando sarà palese che Tex Willer e Kit Carson si inchiappettano a vicenda!
- ...
- ...
- ...
- Scusami Tex...
- Senti, me ne vado...
- Dimmi solo...
- ...
- E' una decisione già presa?
- Non lo so ancora...
- Avresti dovuto avvisarmi prima...
- Da quando ci hanno censurato gil utimi volumi a colori... Da quando mi hanno tolto letteralmente le sigarette dalle dita. E' stato da lì che ho... Che abbiamo cominciato a rifletterci e...
- Tex?
- ...
- Cosa farai? Come vivrai?
- Giorno per giorno...
- ...
- Basta con tutta questa merda, Lele. Queste pagliacciate: è finita per noi. Lo spettacolo è finito. La polvere s'è posata, cazzo. Non esiste più neanche un bambino che dica ad alta voce "Per tutti i diavoli" senza essere preso per il culo dagli altri per questo.
- Ma ascoltami un attimo: hanno provato a fare la radio con te ed è andata male. Ci hanno provato perfino col cinema e non ha funzionato: tu non sei niente fuori di quelle pagine!
(alza la voce)
- Lo posso sopportare...
- ...

***

(Tex è in ascensore. Sta parlando al telefono e si guarda allo specchio. Sembra Gary Cooper vestito da Beckham. Non fa altro che annuire nella cornetta. Si guarda ancora e sorride. Dice qualcosa a bassissima voce. L'ascensore arriva al piano e lui ne esce, attraversa il grande atrio, fa un cenno al portiere e raggiunge la sua Maserati magenta. Il cicalio dell'antifurto va volare via due piccioni. Resta fermo in macchina, con la fronte appoggiata sul volante. Sempre al telefono, sorride ancora. Annuisce)
- Ci vediamo stasera a casa, Kit.
(mette in moto e lascia scaldare il motore prima di partire. Guida lentamente per strade che conosce. Svolta dove deve svoltare, accende la radio e si ferma sull'ultima sgradevolissima canzone di Tiziano Ferro. Pensa che in fondo pure Mefisto s'è messo a scrivere canzonette per giovani cantanti di buone promesse. Pensa a un sacco di cose mentre guida. Poi gli squilla il cellulare, è un sms. Prende il telefonino in mano, butta un occhio alla strada. Preme un tasto o due e infine legge. Sorride di nuovo, stavolta scopre anche i denti. Mette via il cellulare e torna a guardare la strada... Accelera un po')
- Che scemo...
(lo dice alla strada deserta, mentre un'erezione gli si forma nei pantaloni di lino)

tratto da una storia vera

Buffet

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Si comincia!

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Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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