E' su questa parola, feccia, che Nicolas Sarkozy ha costruito il suo successo elettorale. Non c'entrano i discorsi legati alla modernità, alla sconfitta delle ideologie o al sapersi proporre come uomo nuovo. La gente ha paura dell'altro. A un anno dalla rivolta delle banlieue la Francia ha scelto di voltare le spalle all'integrazione. Ma non è un'accusa rivolta alla società francese, che cinque anni fa respinse con coscienza il pericolo Le Pen. Piuttosto una considerazione che deve servire da esempio anche per il nostro paese dove l'emergenza immigrazione inizia a pesare, e parecchio, sulla vita dei cittadini. In Italia sono 3 milioni gli immigrati regolari, circa il 5% della popolazione, un punto in più rispetto alla media europea.
Ormai i sentimenti positivi affiancano quelli negativi: se infatti per il 43% (secondo un sondaggio dell'agicom) sono una minaccia, per il 75% è giusto che gli venga concesso il diritto di voto amministrativo. Ma il 58% della popolazione italiana vuole che si adeguino alla nostra cultura. Secondo il Rapporto sull'immigrazione della Caritas sono stranieri oltre il 20% delle persone denunciate per reati (nelle regioni del Nord si arriva al 30%). Che gli stranieri siano una risorsa per l'economia italiana è accertato. Ed è anche entrato nel linguaggio e nelle convinzioni comuni: gli stranieri fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare, gli stranieri sono degli ottimi lavoratori.
Ma ci sono anche parecchi stranieri che commettono reati. Su tutti i rumeni, primi in questa particolare classifica secondo i dati diffusi dalla Questura di Roma. Con 260 arresti in 4 mesi, possiamo parlare di un vero e proprio record, nonostante il calo del 28% rispetto al 2006, quando però tra i reati figuravano anche quelli relativi al decreto di espulsione, abolito dal 1° gennaio con l'entrata dell Romania nell'Unione Europea. L'omicidio a Roma di Vanessa Russo, trafitta da un ombrello alla stazione Termini, ha riscoperto il nervo della difficile convivenza tra cittadini italiani e immigrati. Urla di dolore e di rabbia durante l'omelia funebre a Fidene hanno dato vita a una pericolosa miscela di odio. "Non le perdonerò mai", ha urlato distrutta dal dolore la madre della 23enne romana. Reazione più che comprensibile perché non si può perdere la vita in quella maniera, quale che siano state dinamiche e motivazioni.
E' possibile che nessuno, nemmeno una persona abbia fermato le due giovani rumene mentre si allontavano dal luogo della colluttazione? Diffidenza ed egoismo oggi prevalgono nel comportamento quotidiano dei cittadini. Tutti hanno paura di tutto e di tutti, come in una spirale senza fine. E la politica fatica a trovare le parole giuste. Ieri su la Repubblica ha fatto scalpore lo sfogo di un lettore di cui riporto alcuni passaggi:
"Di fronte agli stupri che avvengono, troppo frequentemente, in varie città italiane, mi chiedo: e se io stuprassi una giovane araba alla Mecca o a Casablanca, se venissi preso dalla locale polizia a cosa andrei incontro? E se a Bucarest, in metropolitana, avessi accoltellato un giovane rumeno per una spinta ricevuta, che mi avrebbero fatto le locali autorità? Perché devo essere sempre buono ed accogliente con i nomadi, ahi tasto dolentissimo e pericolosissimo, quando questi rubano, si ubriacano, violano la mia casa e la mia intimità, quando rovistano nei cassonetti e buttano tutto fuori, quando mendicano con cattiveria e violenza, quando bastonano le immigrate che non vogliono prostituirsi, quando sbattono i bambini in strada o mandano i figli a scuola con i pidocchi?
Perché se chiedo l'espulsione immediata dei clandestini violenti e ladri e meretrici e protettori di meretrici vengo immediatamente accostato a Eichmann? Perché lo schieramento politico che mi rappresenta (centrosinistra, ndn), se io chiedo certezza delle pene e della detenzione, mi risponde con Mastella che nomina direttore generale del Ministero di Grazia e Giustizia quel Nuvoli Gianpaolo che, secoli fa ormai, ai tempi di Mani Pulite, ebbe a dire di Borrelli "se il procuratore fosse condotto alla forca sarei in prima fila per assistere all'esecuzione?".
Come dare torto a questo elettore di sinistra deluso e spaventato dal suo crescente sentimento razzista? Venerdì a Roma il vicecapo di gabinetto del Comune, Luca Odevaine, ha firmato con il Viminale un decalogo sulla legalità. Tra i punti principali sono previsti il divieto di prostituirsi in strada e quello di spostare i campi nomadi fuori dal Grande Raccordo Anulare, proposte del vecchio MSI che risalgono al 1993. Poco importa che le ragazze siano delle schiave di clan rumeni e che fuori il Raccordo ci sia un'altra città, fatta di persone. Un'altra città lontana dalle luci del centro, un'altra città dove gli abitanti si sentono abbandonate dalle istituzioni, proprio come quelli di Fidene, che al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, hanno riservato durante i funerali di Vanessa una sonora razione di fischi. Siamo quasi arrivati alle banlieue? Siamo alla racaille? Forse ancora no, perché rispetto alla Francia siamo indietro se non di due, di almeno una generazione. Ma di questo passo tuttavia una feccia sarkozy è molto probabile anche in Italia, dove per ottenere consenso politico basterà urlare contro lo straniero, colpevole di non essersi integrato.