Archive for the 'Musica' Category

Page 4 of 17

La presunta santità di Dente

Alla fine al segretissimo concerto di Dente a Milano per la nuova edizione di Pronti al Peggio c'eravamo anche noi di Ciccsoft. Ammassati in un appartamento ben oltre la legale capienza, con le scorte di alcol e cibo (e ossigeno) finite prima ancora di iniziare a suonare, e tanta voglia di ascoltare il "miracolo" della canzone italiana: un cantautore ironico e romantico, acido e tenero, semplice quanto raffinato, che canta di amore anche se non è bello.
Un concentrato di doppi, tripli, quadrupli sensi (le cose che contano) riversati in una cucina milanese, che era Milano ma poteva essere Torino, Bari, Roma, Napoli: praticamente ovunque. E battere le mani viene spontaneo quanto scattare fotografie. Le nostre, qui sotto:

Pronti al Peggio ricomincia con il concerto casalingo di Dente, appunto. Una cosa bella, che sarebbe da riproporre dovunque ci sia voglia di spostare piante e divani e fare spazio per la buona musica. E se nessuno ci dedica una canzone, "sarebbe anche ora di chiedersi perché" (cit.).

Sono come noi ma si sentono meglio

Un paio di quelle frasi sono scappate anche a me: ecco il breviario dell'impeccabile indie-snob. Quello che sa trovare commerciale la band che per voi è sconosciuta. Quello che non si accontenta di un dj-set improvvisato con dieci inediti, perché non hanno fatto il pezzo del '94 registrato su una cassetta ormai smagnetizzata. Quello che comunque scegli, sarai sempre sfigato.

Un blog destinato comunque a rapido decadimento, perché a breve diventerà di moda essere indie-snob, e poi sarà di nuovo hype snobbare chi snobba, e snobbare chi snobba chi snobba, e snobbare chi snobba chi snobba chi snobba... ecc.

(via dietnam)

Dichiarazione d’amore

Non resta che trovare un locale che la suoni, dove andare a ballarla.

Che rumore fa la malinconia?

Il 2009 è stato un anno un po' di merda, e fin qui non è una novità. A conferma di tutto questo, la classifica dei suoni che hanno colpito più volte le mie orecchie durante l'anno, è piuttosto fiacchina.

ALBUM PIU' ASCOLTATI (vecchi e nuovi in ordine sparso)
Balmorhea - Rivers Arms
Little Joy - Little Joy
A.A.V.V. - Il paese è reale
Ska-J - Venice goes ska
White Lies - To lose my life
Dente - L'amore non è bello
Animal Collective - Merriwheater post pavilion
Editors - An end has a start
Danger Mouse & Sparklehorse - Dark night of soul
Bruce Springsteen - Greatest hits
A.A.V.V. - Il dono, tributo ai Diaframma
Muse - The resistance
Built to spill - There is no enemy
Ludovico Einaudi - Nightbook
Joy Division - Closer
Depeche Mode - The singles
Pixies - Doolittle
Roberto Vecchioni - Studio Collection
Calvin Harris - Ready for the weekend
Edu Hebling Xtet - Antes do temporal
Brunori Sas - Vol.1
Franco Battiato - Inneres Auge

SINGOLI PIU' ASCOLTATI (per numero di ascolti, su iTunes, iPod e iPhone)
1. Animal Collective - My girls
2. Cassius - Toop toop
3. Nada Surf - See these bones
4. Le Luci della Centrale Elettrica - Diamonds in the mine
5. Afterhours - Il paese è reale
6. Animal Collective - Brother sport
7. Black Eyed Peas - I gotta feeling
8. Little Joy - The next time around
9. Beirut - La Llorona
10. Dente - A me piace lei
11. Danger Mouse & Sparklehorse (feat J.Casablancas) - Little girl
12. Dente - Buon appetito
13. Mumford & Sons - Little lion man
14. Pixies - Debaser
15. The Bloody Beetroots feat. Steve Aoki - WARP

Cosa racconteremo di questi anni Zero?

La risposta, parzialissima, abbiamo provata a lanciarla noi di Ciccsoft con il nostro inutile sondaggio. Abbiamo anticipato "addirittura" Corriere e Repubblica, ma loro propongono griglie bloccate scelte da vetusti giornalisti. Noi, che siamo sadici e cazzari, abbiamo optato per il voto libero. Ché scegliere liberamente è ancora più difficile, anche se più democratico.

Siamo partiti a settembre, eppure sappiamo di certe persone che si sono decise a votare a Natale, l'ultimo giorno utile per farlo. Scegliere tre canzoni, e tre album, per dieci lunghi anni, non è stato affatto semplice. E infatti il voto non si è polarizzato. Certo, ha votato una piccolissima nicchia della Rete, e dai risultati si capisce benissimo che "tipo" di nicchia. Ma il voto di dispersione è stato altissimo. Ci sarà tempo, in questi giorni di vacanza, di proporvi qualche chicca tra quelle votate. Ora, i risultati:

LE TRE CANZONI STRANIERE DEGLI ANNI ZERO:

1. Radiohead - Idioteque
2. White Stripes - Seven nation army
3. Coldplay - Fix You

LE TRE CANZONI ITALIANE DEGLI ANNI ZERO:

1. Afterhours - Quello che non c'è
2. Offlaga Disco Pax - Robespierre
3. Le Luci della Centrale Elettrica - Per combattere l'acne

I TRE ALBUM STRANIERI DEGLI ANNI ZERO:

1. Radiohead - Kid A
2. Arcade Fire - Funeral
3. Franz Ferdinand - Franz Ferdinand
3. The Strokes - Is this it?

I TRE ALBUM ITALINI DEGLI ANNI ZERO:

1. Baustelle - Amen
1. Offlaga Disco Pax - Socialismo tascabile
3. Afterhours - Quello che non c'è

(voti totali: 414)

. ti regalo un post

Posso dire che tutto questo spopolare del libro di Brondi mi sta facendo venire l'orticaria. Non ci metto il punto interrogativo, perché non ho bisogno di chiedere il permesso. Sgrat. Conservo molto orgogliosamente la copia del suo manoscritto quandoancoranonerafigo (il manoscritto, non lui), con la prima pagina di carta assorbente da forno che nella borsa mi si è stropicciata tutta, con la forma scomoda e improbabile e le figure molto autentiche dei fogli con la sua vera calligrafia. Sgrat. La conservo gelosamente, all'interno ci sono perfino due gambi di papaveri (seccati) da questa primavera in un giorno di particolare ispirazione artistico-fotografica - poi abortita. Ogni tanto quando riapro il libro questi due gambi vengono fuori senza petali e sembrano delle zampe di cavalletta molto lunghi: ogni volta ho paura. Conservo e mi domando: come mai quest'odio e quest'orticaria per questo spopolare del libro di Brondi (edito tutt'oggi da Baldini/Castoldi, altro che fogliazzi riciclati di carta igienica di seconda mano)? Forse perché vorrei essere pubblicata anche io da Baldini e Castoldi? O forse - e io sono più propensa per questa ipotesi - le cose che sono mie sono mie e basta e non devono essere di nessun altro perché ho l'esclusiva sulle cose che trovo molto belle e da quel momento vorrei che sprofondassero nell'0blio generale a parte qualche raro momento in cui IO decido di farle tornare a galla e farvi attingere a tutti ma solo con le dovute maniere e a piccole dosi ecco sì, senza esagerare. Punto interrogativo. Ma non troppo, perché in fondo so la risposta a questa domanda. Sono gelosa di molte cose. Della mia canzone preferita, e anche di Vasco Brondi, a quanto pare, e del suo manoscritto quando ancora si poteva chiamar tale - mano/scritto, scritto a mano, partecipato, stuprato, partorito in via Croce Bianca (dico bene?) che sarebbe il vicolo di Ferrara, io ci sono stata, dove alla fine trovi il Korova, che adesso è il bar dei due fratelli di Vasco Brondi che lavorano facendo a gomitate con gli articoli di giornale incorniciati, le teche, gli altari benedetti, i poster, i videofilmati, i distinti saluti sulle cartoline autografate dal loro stesso fratello minore. Quello che prendevano a schiaffoni da bambino. Quello che gambizzavano quando non si sopportava. Ecco sì, secondo me QUEL manoscritto è nato secondo una sequenza di passeggiate dalla macchina al Korova, nelle fredde notti di dicembre-gennaio a Ferrara. Dico questo augurandomi che Vasco Brondi non abbia avuto un pass o un tagliandino apposito per parcheggiare DIETRO al Korova e non fare più di dieci passi per andare a lavorare, togliendosi così tutto il gusto che invece abbiamo noi, dico noi, che per andare a trovarlo chiuso per ferie, beh, anche andandolo a trovare chiuso per ferie, ci facciamo tutta Ferrara, vicoli, vicoluzzi e vicoletti per un totale di cento chilometri quadrati lungo le strette vie illuminate. Questa é Ferrara. Questo è Vasco Brondi? Era sicuramente Vasco Brondi sì, con i guanti tagliati in cima e le dita scoperte (i fili sì, erano pezzi di maglia tranciati male), e anche se ne sto dando un'immagine insopportabilmente emo punk che sicuramente Brondi non è mai forse stato a parte il periodo del gruppo che aveva al liceo (voci di corridoio), mi piace immaginarmelo così. Così che cammina nel freddo e nel gelo, soffiandosi sulle mani congelate. Mancano dieci giorni al suo ventiduesimo compleanno, la sua ragazza é appena partita per Parigi, in cui, dice, non volano mosche, è sabato sera e davanti al Korova si riuniranno gruppetti di adolescenti poco più piccoli di lui che vorranno bere parlare mangiarsi le unghie attaccar bottone far saltare bottoni ruttare vomitare e poi andare a casa, che domani ci si ha l'appuntamento con il mal di testa domenicale. Non so se avete mai visto le stradine della vecchia Ferrara: ecco, sono puntellate di sassi in rilievo, completamente inadatti a scarpe con la suola bassa e poco malleabile tipo Converse, anche se molto più pittoreschi dei sanpietrini a Roma; ecco io mi immagino che Vasco Broni cammina (molto, perché è senza tagliandino) e gli vengono in mente parole, parole, parole alla Mina, gli vengono in mente frasi, frasi, frasi, concetti - poi improvvisamente uno di quei sassi in rilievo delle stradine vecchie lo fanno inciampare e i discorsi si compromettono: "e i tuoi capelli che sono..." ... "nastro isolante" ... "c'è un incendio..." "nei bar". Per una prosa poesia di squisiti versi alla cazzo, che si sposano benissimo e che ci fanno piangere, come se io adesso dicessi oggi ho pensato molto ... ai destini degli elettricisti ... che mangiano dei gelati troppo sciolti ... e i tuoi occhi ricolmi di soli. Sono capace anche io di fare Vasco Brondi, ma in quel manoscritto, con la sua calligrafia tremendamente brutta e incomprensibile, ecco in quel pezzetto rilegato alla peggio, Vasco Brondi era solo un povero coglione che inciampava nelle proprie emozioni come facciamo tutti noi e andava a lavorare com'è giusto che sia, ma era anche un tizio, ecco, sì, un tizio che a me sarebbe piaciuto frequentare, pur nel suo spastico esprimersi e nel suo impostato modo di parlare e soprattutto nel suo modo di leggere così uguale. Era uno che a fine serata cercava di tenere insieme i fogli con le mollette e di venderteli o magari di regalarteli, basta che gli offrivi una vodka, sua grandissima passione. Cosa voglio dire, cosa sto dicendo? Non voglio fare la nostalgica, e nemmeno la moralista. Quella che dice "Ah Brondi era meglio quando non era Brondi". E chi era, allora? Oppure dire: il successo cambia tutti. E' un concetto sdoganato, e comunque fa bene lui, a campare col suo unico talento: mettere in fila parole molto belle. Vasco Brondi, per me, è uno che ha fatto molto l'amore col vocabolario. Lo Zanichelli è il suo migliore amico, e come si fa a non voler bene a uno così?  Non sto dicendo niente, su Vasco Brondi, la metà di queste frasi le sapevate già tutti. Sto dicendo che sono gelosa del suo manoscritto prima che lo scoprissero: è diverso leggerlo in quei fogli stupidi, invece che sul libro carino ordinato (e con una copertina orribile) di Baldini e Castoldi. La morale di questa storia è che dovete svegliarvi tutti. Ma a piccole dosi, però, come quando e quanto lo dico io. Poi basta. Sono gelosa delle cose che ritengo belle, perché ormai di cose belle ce ne sono rimaste poche, bisognerebbe per giustizia, secondo me, riazzerare tutto e ridistribuire le preziosità: a te i libri, a te i testi di Vasco Brondi, a te la neve, a te l'esclusiva di dire Sono stato sulla luna! Mi sono persa tra i miei stessi cosavolevodire: non lo so. A questo punto potrei e dovrei premere seleziona tutto e poi fare canc, liberare questo impaccio, togliermi da quest'impasse - per dirla alla Battisti. C'erano alcune cose che volevo dire: che le cose che amiamo ci costringono ad un continuo andirivieni di odio-amore; e che mi dà fastidio che ora la gente legga Vasco Brondi sul libro edito da Castoldi e Baldini, perché dov'eravate fino a ieri?

Probabilmente siamo davanti al video dell’anno

Grazie Maicol Cec Son, per darci la viglia e l'eclatanza, l'entusiasmo della vita vera!!!!

A Ferrara non volano mosche

L'ho visto mentre saliva in piedi su un tavolo di plastica al Mei.
L'ho ascoltato mentre era tenuto al guinzaglio da Canali, e già urlava meno (non tanto, ma comunque meno).
L'ho osservato ieri sera, alla Sala Estense, inserito nel programma ufficiale del festival di Internazionale, introdotto da De Mauro come "il più grande artista italiano vivente", accompagnato da chitarra, violino e violoncello.
E' bravo, pensavo mentre ci schiaffeggiva in faccia una cover di De Andrè, o un testo di una deportata. E' stato il concerto migliore dei tre. Non il mio preferito (le distorsioni di Canali trovo ancora siano l'ideale, per lui), ma sicuramente il più equilibrato, il più, oddio, maturo. Ogni cosa sta andando al suo posto. Ora lascia cantare anche il pubblico, ora non legge più quando fa i reading, ora fa delle cover detonanti di pezzi di De Andrè, appunto. E ti viene da chiedere: è così che deve finire?

Le Luci della Centrale Elettrica a Internazionale

Potrete spiegarmela in mille modi, la parabola de Le Luci della Centrale Elettrica, il Rino Gaetano degli anni Zero, i giochi di parole che non fanno ridere, canzoni triste cantate a squarciagola in macchina come neanche Celentano (troppo azzurri. troppo lunghi), le sua urla da acciaieria perforanti. Vasco Brondi ha avuto (già ne parlo al passato?) un solo grande ma definitivo merito: è stato il più "contemporaneo" di tutti. In senso storico, generazionale e, soprattutto, sensazionale (nel senso di sensazioni). Ora è diventato bravo, equilibrato, azzecca i tempi, evita ormai inutili vittimismi, i suoi pezzi sono riconoscibili, anche riarrangiati, le letture sono mandate a memoria e non legge più ma le interpreta, anche se l'effetto è lo stesso. Sono sempre stato convinto che Vasco fosse "Noi", anche se navighiamo su navicelle spaziali differenti.
Ora Vasco inizia ad essere "Uno bravo". Costruiremo molotov, con i suoi libri?

Ad andare ai suoi potenti e delicati concerti tipo quello di stasera, ci sente di nuovo un pochino soli.

Voler fare una cover di Creep ad ogni costo

Ci sono una serie di canzoni "alla Vasco", che si prestano benissimo ad essere coverizzate da lui. Come diceva un gran bel blog che oggi non c'è più: urlano per essere coverizzate. Ora succede che in un abile mossa di marketing il nostro rocker di Zocca si sia andato a scegliere come cover uno dei brani internazionali più belli degli ultimi vent'anni, che per carità si presta benissimo allo stile Vasco.

Lo stile Vasco, per inciso, è: chitarra elettrica distorta ma tranquilla, strofa dolce e malinconica quasi parlata perchè la voce inizia a scarseggiare, testo da cucciolone che fa gli occhioni dolci, ritornello incazzato ora-ti-mostro-chi-porta-i-pantaloni-qui con parolacce random cazzo-figa-tette-culo, bridge, coro generale nanananaaaaa da urlare a perdifiato con centomila persone negli stadi di tutta Italia mentre il chitarrista sfattone improvvisa un assolo alla Jimi Hendrix. Facoltativo: chiusura con ripresa del tema, sussurrato, nuovamente dolce per dare la botta finale alla fan quindicenne.

E' venuto il momento di dirvi che canzone ha scelto Vasco per essere coverizzata, casomai ancora non lo sapeste: Creep dei Radiohead, il loro primo singolo del 1993, incluso nel disco Pablo Honey. Il brano di Vasco però si chiama Ad ogni costo, e anche il testo è un po' cambiato.
Ora vi sgomenterete per la notizia, vi accascerete al suolo sconcertati e fuggirete dal computer senza proseguire la lettura di questa in realtà interessante analisi. Oppure se siete fan di Vasco, vi rallegrerete per l'uscita del nuovo singolo perchè non avete probabilmente mai sentito Creep originale. Vi prego in ogni caso di andare oltre, almeno per rispetto verso un povero blogger che scrive una frase come la precedente tutta con i verbi al futuro della seconda persona plurale.

Tre considerazioni:
Primo: bisogna ammettere che Creep è una canzone perfetta per Vasco. Ci sta: è un brano alla Vasco. Quando ho appreso della notizia già mi vedevo il coro finale da cantare tutti abbracciati perchè Creep potenzialmente ha un finale che si presta, ed immancabilmente Vasco l'ha sfruttato. Furbo.
Secondo: il pezzo dei Radiohead ha un bel testo, è struggente e il coro suddetto è in realtà un lamento, un urlo, che diventa con Vasco la solita prova di virilità per urlare un po' a casaccio per riempire quei 15-20 secondi di musica. Il testo di Vasco è invece deboluccio, e non ci aspettavamo molto di più visti i recenti successi; buone le parti musicali, testi piatti da ragazzina delle medie/sciampista (cfr. Vieni qui, una a caso). Non ci siamo.
Terzo: intere generazioni OGGI conosceranno un pezzo del Novecento così clamorosamente poetico e così dannatamente manifesto per un sacco di noi, ci canteranno su parole completamente diverse, vivranno emozioni completamente differenti, e alla fine dei giochi attribuiranno il merito a Vasco. (cfr. Geordie, per i nonni un pezzo tradizionale britannico, per i genitori un brano di De Andrè, per i pischelli un pezzo truzzo di Gabry Ponte). Questo non va bene.

Insomma alla fine il brano ci può anche stare, se non fosse svilito da una strofa davvero sofferta e povera. Il sound è invece identico all'originale, e dal minuto 2.30 in poi diventa gradevole come ogni pezzo di Vasco che finisce in nanananaaaa (ok, adoro i nananaaaa di Vasco).
Però ecco, poteva risparmiarselo. Avrebbe venduto lo stesso anche con la sua roba. Scomodare i Radiohead dall'alto della loro magnificenza musicale britannica per portarli nel Belpaese dandoli in pasto a quella marea umana che ascolta Vasco e non i Radiohead di oggi (così differenti da quel primo singolo!), ecco, non mi pare una grande idea. Esportare i Radiohead a colpi di suonerie e tvb. Decisamente non una grande idea.

Inoltre la frase che sentiremo in tv "Scarica la suoneria di Vasco Ad ogni costo" è un messaggio subliminale un po' scorretto, ma conto sul buon senso del Garante.

Il pezzo dell’Estate

Ad un certo punto della serata mi chiedono di mettere su un po' di musica, ma nessuno ha computer o stereo e allora usiamo il mio iPhone fighetto tuttofare. Io non è che vada in giro con in tasca una playlist da festa o da sottofondo per una serata di cazzeggio, o meglio cel'avrei ma non sono preparato e non si trova nel telefono in questo momento. Così metto su un po' di roba random tra quella che piace a me, e chi mi conosce sa che ascolto davvero di tutto, quindi in pochi minuti passano alla carlona cose tipo System of a down, Alborosie, Giuliano Palma, Depeche Mode, un paio di gruppetti indie italiani, un paio di gruppetti indie stranieri, Daft Punk, Calvin Harris, Bloc Party... Vivaldi.

Mentre imbarazzato mi avvio ad interrompere il terzo movimento dell'Estate di Vivaldi, che seppure un fottuto capolavoro poco si addice al momento, una ragazza mi chiede:
- Cos'è questa?
- E' un pezzo dell'Estate di Vivaldi...
- Ah, non conosco, non ho ascoltato molta radio quest'estate.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio