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L’eterno presente

Noi la crisi non la paghiamo.
La mania di protagonismo delle nuove generazioni, sobillate da professori fannulloni e complottardi, è insopportabile ancor più della loro millanteria, come già mirabilmente spiegatoci dalla G2, Gelmini-Gasparri, che finalmente ci ha aperto gli occhi: non sono studenti ma una minoranza di facinorosi fomentati dalla sinistra estrema. Facinorosi, millantatori e, soprattutto, malati di protagonismo. Noi la crisi non la paghiamo: ma chi vi credete di essere? Per quello c'è già la sanità, ci sono i metalmeccanici e i precari, ma cosa vi siete messi in testa? A ciascuno il suo, è ben altro il conto che spetta a scuola e università. E non fate come al solito quelli che a me non mi ha avvertito nessuno, perché questa volta lo avete saputo con largo anticipo: dovete pagare l’allestimento della prossima puntata della cementificazione su larga scala che si scrive Expo Milano 2015 e si legge speculazione.

Neanche la briga di leggere ciò che i nostri premurosi governanti hanno messo nero su bianco nella 133. Del resto è da irresponsabili rifiutarsi di contribuire alla crescita del nostro povero Nord, insopportabilmente arretrato rispetto al resto del Paese. Dov’è finita la proverbiale solidarietà del popolo italiano? Nelle classi separate per immigrati? Nelle molotov lanciate contro i rom? Nossignore, esiste e resiste, scripta manent: ora è addirittura codificato, basta una lettura comparata dell’art. 14 punto 1 con l’art. 66 punto 13. Te capì?

Credere nelle promesse, nell’onestà e nella buona fede di Berlusconi è comico, ma ritenere ragionevolmente che un governo targato Lega Nord e Forza Italia pensi anche a ciò che avviene al di sotto della Linea Gotica è mostruoso. Linea Gotica, appunto. Con buona pace degli Alleati Nazionali comprati con quattro "vietato", due "proibito", la parola "galera" buttata qua e là a casaccio e i soldatini nelle strade per poter chiudere gli occhi e sognare un po' di Cile degli anni belli. Perché sognare non costa nulla, poscia Tremonti non ha da eccepire.


Se in Cina contraffanno i prodotti italiani, dalle parti di Arcore si appiccica maldestramente l’etichetta made in Italy alle scatole cinesi. E così mentre le parole "riforma", "turn over", "grembiule" e "maestro unico" nascondono tagli selvaggi e licenziamenti, quest’ultimi servono a mimetizzare il vero obiettivo del governo a guida P2 (a titolo informativo: tessera 1816, fascicolo 0625, data di affiliazione 28/01/1978 il boss; fascicolo n. 945, tessera 2232, data di affiliazione 12/12/1980 il suo capogruppo alla Camera): radere al suolo come fosse un villaggio palestinese l’istruzione pubblica. La trasformazione degli Atenei in Fondazioni, l’abrogazione del valore legale del titolo di studio. Il tutto ammantato dalla parola magica "meritocrazia": curioso che provenga da chi ha fatto ministro una soubrette (senza andare oltre: nonostante tutto ci rifiutiamo di credere a quanto trapelato dalle pornointercettazioni), o il proprio commercialista, da chi ha messo a capo della Commissione giustizia un suo vecchio legale, mentre altri sono diventati parlamentari e/o senatori e uno è stato perfino proposto a capo della Commissione di vigilanza Rai. Caligola con il suo cavallo era un dilettante allo sbaraglio in confronto... Meritocrazia.

Ma torniamo ai punti nodali: trasformazione degli Atenei in Fondazioni, abrogazione del valore legale del titolo di studio. Il primo significa la fine dell’Università pubblica tout court. Troppo pericolosa l’esistenza di luoghi dove il libero pensiero possa circolare impunemente, meglio assoggettarlo agli interessi di un qualche potentato economico. Non so, magari possiamo suggerire una casa farmaceutica che controlla la facoltà di Medicina, un costruttore tipo il cav. Salvatore Ligresti dietro la facoltà di Architettura o, perché no, un Tronchetti Provera che gestisce quella di Scienze della comunicazione. Va da sé – o così dovrebbe essere – che la trasmissione del sapere in qualsivoglia campo DEBBA essere libero da condizionamenti esterni o da interessi di sorta. Ed è altrettanto chiaro che un’azienda non è mossa da fini filantropici bensì agisce (legittimamente) secondo una logica del profitto. E’ dunque ragionevole ritenere che le future Fondazioni universitarie finanzieranno la libera ricerca? O piuttosto si dedicheranno ad approfondire aspetti funzionali ai propri interessi economici? Se non politici, chiaro... Imbrigliare la conoscenza, riscrivere la storia (il passato), reggimentare la ricerca (il futuro), per bloccare i cittadini in un eterno presente che esclude ogni tentativo di cambiamento della società.

Cementarci in compartimenti stagni dove il pensiero non è libero di fluire, la conoscenza impossibilitata a muoversi in verticale e a espandersi in orizzontale. La creazione di automi (tecnicamente preparati, certo) tanto produttivi quanto inoffensivi. E con le pezze al culo. Andate a laurar! Altro che meritocrazia.

Abrogare il valore legale del titolo di studio, invece, serve a creare Università gerarchizzate. La legge italiana conferisce "valore legale" ai titoli di studio che si adeguano agli standard nazionali normativamente previsti. Il titolo di studio è infatti un vero e proprio certificato pubblico, rilasciato "in nome della Legge" dall'autorità accademica nell’esercizio di una potestà pubblica. Ora, immaginare che in nome della "concorrenza tra Atenei" e della meritocrazia possa sparire per decreto la parificazione legale tra le differenti Università è a dir poco bestiale. Se uno ha la sventura di vivere in una città la cui Università è considerata di seconda fascia è già condannato in partenza, indipendentemente dall’impegno profuso nel proprio percorso di studio. A meno che, ovvio, non abbia i mezzi economici, gli sghei, per andare a studiare altrove. E' dietrologia pensare che nel Nord opulento saranno più numerosi i politecnici "preferenziali" rispetto al resto del Paese? ll problema dei concorsi pubblici non è la parificazione di tutte le Università nei punteggi, anche perché il candidato oltre al titolo di studio deve superare una serie di test che ne misurano l’effettiva preparazione. Il vero problema è la mancanza di controllo in un Paese a trazione clientelare (ripeto: vale persino per parlamentari e ministri), in cui anche nel privato chi sbaglia non paga. Mai. La bancarotta, ricordiamo a mo’ di esempio, è stata depenalizzata. Per cui per un dirigente pubblico non fa nessuna differenza assumere il migliore dei concorrenti o l'incapace figlio del cugino (o del politico di riferimento). Che spesso e volentieri non si è laureato a Yale.

In Italia docenti e programmi didattici raggiungo eccellenze spesso inesistenti all’estero. Il guaio, quello vero, sono le strutture fatiscenti, i laboratori mancanti, le attrezzature obsolete, l’assenza di controllo nei pubblici concorsi, il baronato. Ovvero i mezzi che permettano a bravi insegnanti di mettere in pratica ottimi programmi. Tagliare i fondi, licenziare e privatizzare non è esattamente la medicina migliore per queste malattie. Ma viene da chiudere con un paradosso: meno male che nella loro bulimia di potere hanno infilato le mani nei nostri portafogli, altrimenti la loro brutta e sporca controriforma - forse - sarebbe passata in sordina.

Mentre muore l’Università (e la scuola) italiana

Occupiamoci dell'UniversitàSarà che non sono più studente da troppo poco tempo, o forse sarà che sono disoccupato e non ho molto da fare, sta di fatto che mi è venuta voglia di scendere in piazza anche a me, di protestare e di bloccare imprecisate lezioni. Perchè studente non lo sarò più, ma continuo ad odiare maledettamente la passività italiana. Bisognerebbe protestare per ogni cosa, oggi.

Ho visto studenti attivarsi in tante città italiane: Roma, Milano, Napoli, Cagliari, Pavia. E mi sono chiesto allora che stessero facendo i miei ex-colleghi ferraresi. Se a Pavia si protesta, figuriamoci a Ferrara che ha un numero maggiore di studenti. E così sono tornato nella mia ex-facoltà, senza grandi illusioni ovviamente. E ho fatto qualche domanda in giro. Le risposte, però, ve le racconterò nei prossimi post.

Prima di prendere in mano spray, striscioni e "tanta voglia di incazzarsi", sarebbe giusto provare un attimo a fare chiarezza sul discorso Istruzione e da dove parta tutto quanto. Mi sono reso conto che si fa un gran parlare di grembiuli e classi differenziate, viene ripetuto costantemente il nome "Gelmini", eppure c'è tutto un discorso finanziario che riguarda l'Università italiana che da molti (me compreso) non era stato colto. Una mannaia sui finanziamenti che di nome non fa MariaStar ma "Legge 133". Ok, qui urge un chiarimento da chi ci ha capito qualcosa. Serena M, dottoranda presso un'università veneta, qualcosa ci sta capendo, e le ho chiesto di provare a spiegarmelo. Non c'è bisogno di specificare che anche Serena è incazzata come una iena.

Cosa sta minacciando, oggi, il futuro (e il presente) dell'Università in Italia?
Per farla breve, con la legge 133 è giunta la nostra fine. Noi poveri dottorandi e ricercatori siamo senza futuro. E basta dare un’occhiata alla legge per capirlo. Poi possono girarci intorno finchè vogliono, ma la realtà è questa.
Vorrei dire tante cose, ma non posso. Mi beccherei una querela. Le nefandezze che accadono nelle università italiane sono immense. Mussi (governo Prodi) non mosse un dito. Ora siamo allo sfacelo.

Il problema sono i tagli? Tolgono i finanziamenti? C'è dell'altro?
I tagli sono il dramma, certo. Ma c'è altro: con la famigerata trasformazione delle Università in Fondazioni, potremo dire addio alla libertà di ricerca. Verranno finanziate solo quelle ricerche che serviranno alle aziende che finanziano quell’università in particolare. E non voglio nemmeno pensare cosa succederà con i nuovi concorsi (già ora fanno schifo, sia chiaro).
Poi: fino al 2012 nessuna nuova assunzione, noi dottorandi siamo tagliati fuori dal circuito universitario. Ieri ci è stato comunicato chiaramente: "preparatevi ad andarvene".
Ancora: Sempre più difficili i passaggi di fascia per i docenti, bloccati gli "scatti anzianità". Quelli che hanno il culetto un pochino parato sono i prof ordinari (come sempre). Ma anche per loro non sarà un idillio.
E allora diciamolo che dell’istruzione e della cultura non frega un cazzo a nessuno, molto meglio continuare a finanziare la Fiat, l’Aitalia, le banche.

La Fiat, l'Alitalia e le banche forse, dico forse, fanno più presa sul sentire pubblico italiano (in termini anche di voti). A chi interessa dell'Università, se non è coinvolto direttamente?
Sarebbe anche il caso di dire che c’è un qualunquismo, una disinformazione e un’ignoranza dilagante in Italia e, mi dispiace dirlo, anche tra gli studenti universitari. Perché in giro si sentono discorsi che neanche mio nonno fa più: "Eh ma che si lamentano a fare questi, cosa protestano?!...aumentano le tasse universitarie, tagliano i fondi... e vabbè cosa pretendono? L’economia NON GIRA!!" Manco fosse ‘na trottola, l'economia...

Già una cosa salta all'occhio: che tv e giornali (e lo stesso governo) cercano di personalizzare molto la vicenda, incentrandola tutta sul nome-spauracchio GELMINI. Bersaglio facile per studenti delle superiori che han voglia di saltare la lezione, e comodo specchietto per le allodole per evitare di mettere in luce tagli pesantissimi che provocherebbero sommosse trasversali. Si urla tanto il nome Gelmini e si finisce per perdere di vista chi sono i veri mandanti dei vari assassini. L'Università italiana è uccisa dalla legge 133, una manovra esclusivamente finanziaria per mano di Tremonti e fatta passare quasi sotto silenzio nel luglio scorso.

Fatta questa distinzione tra i vari decreti, chiedo allora a Serena di spiegarmi cosa comporta il decreto di MariaStella.


Serena spiega:
Per quanto riguarda il decreto Gelmini posso solo dire che si continua a cambiare, senza mai Riformare davvero. Ma io mi chiedo come mai ci mettano una laureata in giurisprudenza ad occuparsi di scuola (non si riesce a capire come mai nessuno si voglia occupare di ciò che realmente gli compete). Magari si sarà fatta aiutare dalla mamma maestra per queste sue mirabolanti nuove idee… visto che si torna indietro di 50 anni!

Entrando nei dettagli?
Vabbè, mi limito a qualche considerazione. L’introduzione della legge sull’autonomia (L. 59/97, DPR 275/99 + Rif. Titolo V della Costituzione che definisce il rapporto Stato/Regioni) dovrebbe essere intesa come autonomia degli insegnanti e alunni, valorizzando le potenzialità. Spetta allo Stato definire gli obiettivi, i traguardi, le competenze e i termini dell’organizzazione generale. Ma per la prima volta si dà alla scuola possibilità di progettualità integrando per il 20% il curricolo statale. Viene azzerata l’immagine dell’insegnante-impiegato, essendo richieste competenze di tipo organizzativo-gestionale e relazionale (con gli alunni ma anche con l’esterno, favorendo reti tra le scuole). E qui sorge il problema della formazione degli insegnanti, che attualmente è a dir poco lacunosa. Per non parlare degli insegnanti di sostegno, i quali dovrebbero essere attentamente preparati, dovendo affrontare situazioni ancor più complesse. A nessuno deve essere negato il diritto di sviluppare al meglio le proprie potenzialità.
E’ qui che bisognerebbe concentrare le energie, costruendo un apprendimento che duri tutta la vita, lontano dal nozionismo puro. La scuola dovrebbe imparare a tessere rapporti con la realtà sociale e col mondo del lavoro, facendo della Competenza qualcosa di contestuale e concreto: la capacità di utilizzare le conoscenze nella soluzione operativa di problemi, rimanendo aperti a una molteplicità di soluzioni. Il valore della creatività. Ma evidentemente è più importante il grembiulino...

Ci sarebbero milioni di motivi per protestare, quindi. E allora mi chiedo se la mia comatosa città, si stia dando da fare, perchè, messi come siam messi, una "non-protesta" (mi) impressiona quasi più di una sacrosanta protesta. Domani vi racconto che aria tira a Ferrara, partendo dalla Facoltà di Ingegneria, noto feudo dell'Indifferenza.

Come la Corazzata Potemkin.

... E adesso cosa diranno quelli che lo pensavano intelligente, brillante, uno tra i pochi, i pochissimi, lassù tra gli scranni del Parlamento, un paladino, una risorsa autentica di originalità, diversità, uno con delle cose da dire, "uno che ha letto tanti libri in vita sua, e si vede", uno che la lingua italiana la sa trattare, un'opportunità per i "diversi", ma anche per gli altri, cosa diranno, tutti quelli che ci avevano creduto, adesso che Vladimiro Guadagno, conosciuto nei locali di un certo tipo, e al Maurizio Costanzo Show, con il nomignolo d'arte di "Vladimir Luxuria", è partito per l'Isola dei Famosi?

Diranno qualcosa? Declameranno il loro stupore in conferenze stampa convocate per l'occasione? La loro resa? Si diranno pentiti? Ammetteranno di averci visto doppio? Non so se esiste, in natura, un sistema più infallibile per dimostrarsi dei perfetti imbecilli quanto il partecipare a un reality show bolso e vetusto come l'Isola dei Famosi. (forse sì: partecipare a un ALTRO reality show bolso e vetusto) Non è questione di razzismo antropologico o di snobismo: chi partecipa all'Isola dei Famosi è un cretino. Lo fa consapevolmente. Io m'immagino che nel contratto che firmano questi signori (a proposito, ricordiamoli: l'allenatore Antonio Cabrini, Giucas Casella, Massimo Ciavarro, l'ex tronista Giuseppe Lago, il nuotatore Leonardo Tumiotto, la giornalista Michi Gioia, l'ex velina Veridiana Mallmann e le showgirl Belen Rodriguez, Flavia Vento e anche Valeria Marini) ci sia scritto, a un certo punto, forse in piccolo: "Firmando accetterete di far parte della schiera dei cretini". (o del GIRONE dei cretini, che dir si voglia) Una persona qualunque che partecipi a un reality show perde automaticamente qualsiasi diritto di credibilità: figuriamoci un parlamentare. Cosa diranno, adesso, tutti quelli che avevano visto in lui, in Vladimiro, una risorsa, un passo avanti, o che cosa dirà lui, Vladimiro, a quelli che avevano creduto in lui, adesso che consapevolmente se ne sta lì a mostrare le tette di silicone in giro, a scorreggiare in prime time, a ruttare chele di granchio, ad esibirsi in prove di abilità dove il migliore del gruppo deve camminare sui carboni ardenti insieme a Giucas Casella e, per premio, può ricevere la possibilità di divorarsi un Big Mac in massimo trenta secondi? Dirà che lo fa per tutti quelli come lui? Che lo fa per l'Italia? Dirà che lo fa per i diversi, gli emarginati, i freaks, gli uomini e le donne, i vilipesi, gli ingannati, i fuoriforma, i Platinette di questo mondo? Perché è questo che ha detto, alla vigilia. Fossi in loro, nei diversi, negli emarginati, nei freaks, negli uomini e nelle donne, nei vilipesi, negli ingannati, nei fuoriforma e nei Platinette di questo mondo, davanti a una minaccia del genere, insorgerei in piazza per prendere le distanze, salirei sul palco, affitterei una mongolfiera. Eccola qua l'opportunità NUOVA della politica italiana: eccola qua. Un tizio che prende e va a fare un reality show di infima qualità morale vestito da donna. Ecco fatto. Ecco cos'ha partorito il ventre italiano. E la gente si straccia le vesti davanti a questa cosa qui: dice che è meraviglioso che possa esserci una roba del genere. Facendo del razzismo endogeno spaventoso. Come quei cretini che si indignano quando uno dice "negro", ignorando che sono loro stessi, i negri, a chiamarsi "negri" tutte le volte che devono. O gli audiolesi. Audiolesi. I diversamente abili. Potessi, ne avessi il potere, bandirei una legge: ogni volta che qualcuno dice "diversamente abile", o "di colore", deve essere preso e portato in una salina. Fine del discorso. Perciò un parlamentare italiano (o un ex parlamentare italiano, che dir si voglia) che va a fare un reality show vestito da donna su un'isola piena di derelitti e cacche di gabbiani, non è bello, non è nuovo, non è affascinante, non è risolutore, non è lo specchio di un paese che sta imparando a cambiare. Questo lo pensano tutti quelli che, per quanta fatica facciano, non riescono proprio a levarsi dalla testa il pensiero che Vladimiro Guadagno sia un uomo travestito da donna. A me, invece, che non frega una cippa, perché DAVVERO credo che ciascuno sia libero di fare quello che vuole, a me che non ho nulla di nulla contro i diversi, gli emarginati, i freaks, gli uomini e le donne, i vilipesi, gli ingannati, i fuoriforma, i Platinette di questo mondo, che vedo la situazione per com'è realmente, e non attraverso quella stolta lente di rimpicciolimento che è l'IPOCRISIA, a me tutta questa cosa non sembra altro che una gigantesca, enorme, sesquipedale, megagalattica, cagata pazzesca. (e manco gratis: per la precisione 106 euro da pagare entro il 31 gennaio)

Una pistola più pistola delle altre

Ho visto la vignetta di Mauro Biani incriminata dai parrucconi della politica italiana. Non mi ha fatto ridere, e sul momento non ho nemmeno bene afferrato il senso. L'ho capita solo quando ho notato il polverone che aveva sollevato.
Fa molta differenza in Italia chi punta la pistola, e contro chi è puntata. Soprattutto, perchè la si punta.

Ed è ancora Biani a dirimere la questione con questa vignetta illuminante.
Tira proprio una brutta aria, Mauro.

Personaggi che urlano per andare all’Isola

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Per non dimenticare.

Qualcosa mi sfugge

Qualcuno è in grado di spiegarmi con cognizione di causa e senza frasi fatte perchè riconoscere Abkhazia e Ossezia del Sud come stati indipendenti è un gesto irresponsabile mentre andare a fare una guerra di indipendenza in Kosovo è stato un "atto doveroso"?

Le solite figurette da stronzi

- Berlusconi si strafà di Viagra, il suo ultimo nomignolo è presidente vaso dilatato.

- Grazie alla legge Moratti tra vent'anni il 20% dei professori sarà scelto dal Vaticano. Ma tra vent'anni Ratzinger sarà morto, sarà dove deve stare, all'inferno tormentato da diavoloni frocioni attivissimi.

- A me non me ne frega niente della vita sessuale di Berlusconi ma tu non puoi mettere alle Pari opportunità una che sta lì perché t'ha succhiato l'uccello, non la puoi mettere da nessuna parte ma in particolare non la puoi mettere alle Pari opportunità perché è uno sfregio.

Sabina Guzzanti, No-Cav Day

A me pare uno sfregio che una come lei faccia ancora la comica, perchè oltre che non far ridere è presuntuosa nei toni e poverina nelle parole. Se l'antiberlusconismo italiano è ridotto all'insulto volgare perchè non si ha altro argomento per trovarsi d'accordo all'opposizione, beh, ve lo meritate Silvio, dalla prima all'ultima delle sue leggi ad personam.

Credo…

Credo che McCain potrebbe essere un buon presidente per gli Stati Uniti d'America. Se non altro perché succederebbe a Bush.
Credo che anche Hillary Clinton sarebbe stata un ottimo presidente. Perché una donna sa sempre mettere a posto quello che un uomo ha distrutto.
Credo che Obama sarà un ottimo presidente. Perché porterà rinnovamento, distensione, rhythm and blues.
Sarà il presidente dei neri, dei bianchi e dei colori che stanno nel mezzo. Sarà il presidente dei cattolici, degli ebrei, dei musulmani e di quelli che non hanno colpe da espiare.
Sarà un ottimo presidente.

Ma se erano i diritti dei deboli che volevate difendere, allora il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America doveva essere Hulk Hogan.
Questo perché nessuno si è mai strappato la maglietta durante un vertice per la pace.

Nostalgia

Benedetto XVI: "Provo gioia per il nuovo clima politico". Gli ricorda la gioventù nella Hitler-Jugend.

Per chi suona la campanella

Berlusconi riceve la campanella da Prodi.

Romano: Eheheh... Eddai Silvio, fammela tenere per altri cinque minuti... Dai! Poi tu chissà per quanto te la tieni... Eheh... Guarda Silvio, non ci sono nemmeno le ditate sopra... Eheh... Li lasciavo sempre parlare tutti quanti... Silvio dai... Altri cinque minuti... Fammi risanare ancora un po' i conti pubblici... Eheh... Eh Silvio?

Silvio: No.

Buffet

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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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