Rachele mi fa giustamente notare: cosa c'è di più Pari Opportunità che affidare l'incarico di ministro ad una donna qualunque, priva di competenze politiche di alcun tipo?
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E' tutto un equilibrio sopra la follia
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Rachele mi fa giustamente notare: cosa c'è di più Pari Opportunità che affidare l'incarico di ministro ad una donna qualunque, priva di competenze politiche di alcun tipo?
Alla fine, Mara Carfagna, ce l'ha fatta.
Tu a un genovese i soldi glieli devi lasciar stare, sennò il genovese s'incazza. I genovesi sono fatti strani, hanno quella faccia un po' così, come diceva que tale al pianoforte. I genovesi coi soldi non ci sanno fare: i genovesi sono dominati, dai soldi.
Tu lo puoi idolatrare, un genovese, puoi mandare a puttane il tuo cervello, se credi, te lo puoi prendere, il cervello, svitartelo dal cranio come una lampadina, e poggiarlo sul comodino, se ritieni che il suo, il cervello del genovese, possa fare tranquillamente le veci del tuo. Puoi firmare i referenda del genovese, gli puoi comprare i dvd, i giornali, le videocassette, i cd, gli alambicchi, i ritratti, i libri, e tutto questo puoi farlo perché lui, proprio lui, il genovese, ti implorava di farlo, perché altrimenti - altrimenti - avrebbe rischiato di non potersi pagare le spese legali e amministrative necessarie per consentirsi tutto ciò, gli puoi dare i tuoi, di soldi, al genovese, se il genovese si vuole comprare delle pagine sui quotidiani nazionali per sparare delle stronzate che potevi benissimo pensare DA SOLO, gli puoi chiedere un autografo per la strada, puoi anche evitarti di domandare PERCHE' il genovese non risponda mai, giammai, alle critiche, alle richieste di spiegazione e alle interviste, puoi fare lo gnorri, puoi far finta di niente quando cominci a fare caso che il genovese insulta i giornalisti attraverso gli amici suoi giornalisti e le trasmissioni televisive attraverso le trasmissioni televisive amiche sue, puoi alzare le spalle, dirti che i nodi verranno al pettine prima o poi, se qualcuno ti fa notare che nessun sistema si è mai rovesciato dall'interno e che a forza di vaffanculo non si sovvertono nemmeno le decisioni di una partita di calcio, figuriamoci gli indirizzi di un Paese, sbufferai di noia quando scoprirai che gli uomini e le donne del genovese, gli amici suoi, stanno lentamente penetrando nei gangli della politica italiana, quella stessa politica italiana, cioè, che, secondo il genovese, è qualcosa di malato come un fegato abitato da metastasi, gli puoi fare tutto al genovese, però non gli devi toccare i soldi, i soldi no, come il Breil, avete presente il Breil?, toccatemi tutto ma non il mio Breil, quella roba là, ecco al genovese non devi mai far sapere quant'è divertente fargli i conti in tasca.
Perché, non si sa come, improvvisamente gli prende la tigna: tira fuori i coglioni, così, tutto d'un tratto, dopo anni che si limitava a fare i discorsi di peluche della casalinga di voghera. Gli prende tipo un ictus, al genovese, e che fa? Diventa pesto e dopo averci raccontato quanto bello fosse Internet e di quanto libero dovesse restare, Internet, e ad ogni costo, improvvisamente tuona che no, altolà, bisogna stare attenti a cosa ci si piazza, su Internet.
Dice il genovese che a rendere pubblici i nostri conti in tasca si rischia l'attivazione della criminalità. Come se uno tutti quei soldi li tenesse sotto al materasso, o nel portaombrelli sul pianerottolo. Dovrebbe pensare, il gnovese, che la medesima cosa, allora, potrebbe rischiarsi salendo sul palco a tuonare morte e distruzione contro TUTTO e contro CHIUNQUE. I giovani vengono istigati al delitto da cartoni animati e videogiochi: il genovese non crede che anche le sue parole d'odio e d'ira potrebbero alla stessa maniera crepare i delicati meccanismi chimici di chi lo ascolta pedissequamente con la lancetta dello spirito critico ormai sotto lo zero? Non ci pensa, il genovese.
Il genovese è scortato da centinaia di migliaia di adepti che sono felicissimi di delegare a lui, al genovese, lo sforzo del pensiero. Gli adepti non hanno più una sola idea propria, ma pensano tutti quanti idee che sono già state pensate dal loro Guru tascabile, il genovese. E il genovese non si sforza più di avere un solo pensiero originale: a lui, al genovese, interessa solo cavalcare l'onda emozionale data dal malcontento generale di un Paese allo sfascio. Solo che, d'incanto, il Malcontento Generale ecco che coglie anche lui, anche il genovese, quando in pubblica piazza - la stessa piazza pubblica che lui, il genovese, diceva essere la Via, la Salvezza, la Soluzione - quando in pubblica piazza vengono rovesciate le sue tasche, le tasche del genovese. Che sono legittimamente gonfie: nulla da dire in proposito. Anzi: sono soldi guadagnati onestamente. Allora monta la rabbia: allora, d'incanto, la Libera Rete è TROPPO libera, allora, magicamente, l'oasi Internet diventa un miraggio, allora, incredibilmente, colui che prima difendeva a spada tratta la scheggia impazzita, ne diventa oppositore.
E succede anche di più: succede che sul sito del genovese si legge, per la prima volta, malcontento: gli adepti storcono il naso, perché l'amico è amico finché non ti rendi conto che scopa molto (mooolto) più di te, finché non t'accorgi che è molto (mooolto) più ricco di te e allora anche tu, che semmai al genovese vuoi bene, due domande, vivaddio, te le cominci a fare e, per esempio, ripensi a tutte le volte che siete andati al ristorante insieme e lui ha fatto pagare te. E' sempre così che funziona: sono tutti buoni e cari finché non gli strappi un ciuffo d'erba dal giardino.
Questa rabbia che ha accecato il genovese è la prima rabbia genuina che io gli riconosco. E' umano, allora, vien da pensare. Com'è umanissima, e perfettamente borghese, la replica del Codacons, il quale ha deciso di fare causa a destra e a manca per un totale di qualche decina di milione di euro, tanto viene il totale se si considerano 55 euro circa di risarcimento a cranio per l'abissale colpa di cui si sarebbe macchiato Visco. Come se questo Stato Italiano navigasse nell'oro. E allora dico, io che genovese non sono, e anzi i soldi in tasca me li so tenere a stento, io dico che, caso mai qualcuno dovesse pensare in mia vece, giacché ho già detto che tale Sport Nazionale io lo schifo, lo sport di delegare ad un altro la fatica dell' intelligenza, dico che questi 55 euro non li voglio. Teneteveli: trovo legittimo che i redditi degli italiani siano stati resi pubblici. Lo trovo democratico, addirittura. Quei numeri che tanto scalpore hanno destato sono i numeri degli italiani che pagano le tasse. (se poi un odontoiatra dichiara 47 euro, cazzi suoi. Voglio vedere poi se avrà anche la faccia di accettare l'assegno circolare di 55 euro che gli farà pervenire il geniale Codacons) Il genovese dovrebbe perciò essere fiero di risultare in quegli elenchi: vedete?, potrebbe dire il genovese, vedete come sono coerente? Dico a voialtri di comportarvi bene e, infatti, io pago fino all'ultimo centesimo ciò che devo allo Stato. Voi mi pagate le ville, ma io le PAGO allo Stato. Guardate: leggete gli elenchi. Scaricateli: è gratis. E' libero. E' Internet. Prendetemi a esempio e moltiplicatevi. Così potrebbe dire il genovese: e invece no. Il genovese s'incazza. Vomita e sbraita. Mastica e sputa. Vuole mettere i lucchetti ad Internet come a Ponte Milvio. Lo sa, il genovese, è furbo e intelligentissimo, che un Martire da 5 milioni di euro funziona quanto una Maserati parcheggiata in un posto per invalidi. Sempre Maserati è, ma messa in quel modo puzza. Pure se ha il pass arancione sul parabrezza con il disegnino della carrozzina.
"In questo momento il mondo, senza accorgersene, sta vivendo la terza guerra mondiale: quella dell'informazione. L'unico modo per salvarsi è sapere. Conoscere le notizie. Noi abbiamo un mezzo, la Rete, che ci consente di arrivare dritti alle notizie. La politica, le televisioni, i giornali arrivano sempre dopo". (Il genovese)
L'artro pommeriggio Gianfranco Fini ha deciso de fa' er gaggio. Ha scerto de fasse 'n giro da le parti de Boccea, che un po' sò pure le parti mia, pe' tirà la volata a Gianni Alemanno alla corsa ar Campidoglio. Famo subbito chiarezza: io Gianni Alemanno nun l'ho votato pe' la storia mia perzonale, però Gianni Alemanno, pure che nun è romano come sottolinea sempre Rutelli er cicoria - 'n antro che je piace da fa' er gaggio - nun c'aveva bisogno de 'ste goliardate.
Sì perché er grande - grande co li piccoli e piccolo co li grandi - Fini s'è messo a strigne le mani dei passanti. Allora è passato er penzionato che voleva più sordi pe' la penzione, poi è passata la mamma che chiedeva l'asili nido, poi è stato er turno der vigile urbano che voleva la pistola, er tabbaccaio che reclamava sicurezza e la signora cor cane che je voleva fa' solo 'n saluto. A 'na certa so' passati pure du pischelli cor motorino che j'hanno fatto er braccio teso perché a Boccea ce so' tutti negozi d'ebbrei. Li fasci veri a Roma je rimproverano, a Fini er gaggio, d'esse annato a piagne a Gerusalemme e de avé rinnegato er fascismo.
Inzomma, dopo tutto 'sto bagno de folla, er gaggio (pe' comodità mo' lo chiameremo così) a 'na certa ha deciso de fasse grosso. Così s'è avvicinato a du venditori ambulanti de accendini, du eggiziani, e j'ha chiesto er documento. A gaggio ma che te sei messo pure a fa' la guardia? A gaggio ma che nun ce lo sai che tu nun li poi chiede i documenti a 'n antra perzona? Li du poracci, spauriti e circondati dalla folla che sbraitava insurti, j'hanno fatto vedé la carta d'identità e er gaggio ha rosicato: «Me sa - ha detto pure divertito - che voi due sete l'unici in regola in città». Er gaggio allora è annato a fasse 'n giro ar mercato der quartiere e lì tra chi je avrebbe voluto tirà du carote e chi je regalava du mele - du arance sembrava brutto - ha incontrato n'antri du negretti, seduti ar bar. Pure a questi allora j'ha chiesto li documenti. Uno ce l'aveva, l'artro se l'era dimenticati a casa: «Voglio vedé - ha detto er gaggio - se funziona la legge mia, ma me sa che nun è così... Nun è possibile che tutti c'hanno 'sto permesso, me sa che se lo comprano». Bella figura c'hai fatto a gaggio, nun sai manco come funziona la legge tua.
Fortuna che hai fatto la fine che meritavi, da gaggio a comparsa de la politica. Me sa che facevano bbene li du pischelli sul motorino che te 'nsurtavano. Manco Alemanno s'è fatto vedé in giro co' te. Pensace a gaggio, alla fine che hai fatto.
Walter Veltroni
No Walter, bisogna che te lo metti in testa una volta per tutte: agli italiani della democrazia, del senso dello stato, delle istituzioni, non gliene frega una beata fava. E dire che l'hai visto da te no? Apri gli occhi e renditi conto. Ma se c'è un ministro che si bea di fare una legge porcata e va al primo telegiornale nazionale a insultare i musulmani qualcosa vorrà pur dire caro Walter no? Vorrà pur dire se sono il terzo partito in Italia e li hanno votati persino i comunisti? Eh.
Cari compagni e care compagne,
non so da dove cominciare. Non mi piace pensare che l'unica soluzione sia andarsene in Spagna (ma forse in Nepal sarebbe meglio) con un biglietto di sola andata, né che gli italiani siano un popolo senza testa. Perché è qui il punto. E' qui l'errore. Abbiamo demonizzato non solo il nostro popolo, ma il popolo. Lo abbiamo allontanato, emarginato, sbeffeggiato, l'abbiamo disprezzato, non lo abbiamo ascoltato. E per la prima volta nella vita repubblicana italiana, la storia socialista e quella comunista non avranno una rappresentanza parlamentare. Un fallimento, una catastrofe, una tragedia senza precedenti dal 1948 ad oggi. Viviamo in un Paese di destra, ma questo lo sapevamo. Solo che ci siamo illusi. Illusi che fosse impossibile non riconoscersi in valori universali come la solidarietà sociale, la redistribuzione della ricchezza, l'antirazzismo, il pacifismo, la contrattazione collettiva, il rispetto per il concetto di lavoro. Evidentemente questo non è bastato. Dovevamo parlare al cuore e alla pancia dei lavoratori, ascoltare i loro bisogni, dare soluzioni ai loro problemi, investire sul futuro anche con promesse (e non compromessi) forti e radicali.
L'errore più grande secondo me è stato quello di formare un cartello politico come conseguenza della nascita del Partito Democratico. L'operazione unitaria - se proprio non si poteva evitare - andava fatta prima, così come prima andava presentato un programma innovativo e credibile, magari di opposizione, attraverso quei dirigenti radicati sul territorio come Vendola o come lo stesso Ferrero, uno dei pochi ministri che salvo del Governo Prodi. La rottura con la tecnocrazia di Padoa Schioppa doveva avvenire a ottobre, sul protocollo del welfare, non si doveva arrivare alla crisi centrista. Solo in questa maniera si poteva restare credibili agli occhi dei cittadini in difficoltà, dei precari e di tutti quelli per cui votare a sinistra ha sempre significato un'alternativa. Rompere con l'ambientalismo di facciata invece di farsi inglobare era la strada da scegliere: il progresso, compagni, Yuri Gagarin, cazzo!
Non abbiamo creato un soggetto politico credibile e rinunciando alla nostra identità comunista ci siamo fatti schiacciare da un sistema neoamericano arrivato dal basso. Certo, le colpe sono anche di chi ha respinto qualsiasi tipo di dialogo dopo due anni di fedeltà al Governo Prodi e un funzionale accordo politico che a livello locale ha pagato quasi sempre in tutte le elezioni amministrative e regionali. Ma le colpe di questo fallimento non possono essere solo degli altri. Politica si può fare anche fuori dal Parlamento, cominciando una nuova militanza nella vita di tutti i giorni fatta di presenza nelle scuole, nelle fabbriche, nelle piazze; di sobrietà e moderazione nelle scelte quotidiane. Ogni piccolo gesto di dissenso potrà risultare utile alla costruzione di un nuovo modo di affrontare le difficoltà. Non abbassiamo la testa e non inchiniamoci a ogni compromesso. E' necessario ora restare concentrati, aprire una fase nuova di critica e di divulgazione delle proprie ragioni. Ci vorrà molto tempo, forse anni. E l'assenza di una seppur minima rappresentanza parlamentare certo non gioverà a questo cammino. Mancheranno finanziamenti e visibilità. Ma non mancherà l'impegno.
Partiamo dai chicchi di grandine. Dalle macerie in cui ci ritroviamo a fissarci reciprocamente, quasi in cagnesco, francamente increduli di fronte alla Disfatta Generale. Non ha perso solo il PD, non è stata solo rasa al suolo la Sinistra in Italia, direi che a sanguinare sono le gengive di una visione proporzionale della politica italiana e dunque della società. Il fungo atomico si alimenta dei "vecchi schemi", delle "vecchie ideologie", delle "vecchie speranze" e disegna nel cielo una nuvola di fumo nero e verde, che arriva a coprire l'azzurro del solito Vincitore. Ci ritroviamo senza gli Estremi e senza i vecchi simboli di un secolo fa, la falce, il martello, la fiamma. Dobbiamo però fare tutti i conti con gli Estremisti, quelli convinti/costretti a votare in modo "utile", che si astengono, che si lasciano intercettare il peggio di loro stessi. Ci americanizziamo in modo quasi inquietante, ma direi inevitabile, abbiamo i due Grandi Partiti e pure la nostra dote di astesionismo che si astiene su tutto, dal votare ma anche dal fare una cazzo di rivoluzione come si deve e come ce ne sarebbe dannatamente bisogno.
La giornata è storica, tanto che la risalita al trono da parte di Silvio rientra nella nostra altanelmante normalità, si fa consuetudine e sbiadisce un poco la torbida immagine di Berlusconi, che ormai non esiste più. Esiste il Berlusconismo, dobbiamo fare i conti non con un, seppure dominante, singolo individuo, ma con una disciplina, un modo di considerare un paese, di plasmarlo sfruttando la passività oserei dire erotica che contraddistingue gli italiani. Passeranno in fretta questi 5 anni, è vero, non cambierà "niente" per le nostre singole vite eppure il virus silenzioso continuerà a scorrere nelle nostre vene. Non so cosa resterà di questo Partito Democratico, che è rimasto, come sempre gli accade, a metà strada, senza avere il coraggio e la volontà di andare fino in fondo. Tutto è partito da Veltroni eppure tutto è finito nelle mani dell'avversario, con cordiale telefonata di complimenti a corredo finale. Anche questo, non fa una piega.
Abbiamo fatto un altro piccolo passo in avanti verso l'Inciviltà, in senso lato, e i risultati elettorali più che frammentare a me sembrano riunire (anche qui in senso lato...) fazioni opposte. Per una volta astenuti e votanti, sostenitori di Veltroni e rivoluzionari che si mangiano la scheda nei seggi, si trovano di fronte a una comune scelta di tre possibili alternative. L'indifferenza, il continuare a fagocitare assiduamente e passivamente le proprie esistenze fatte di individualismo sfrenato e disilluso. Oppure la depressione cronica e senza scampo, che prevede l'esilio, per chi se lo potrà permettere, o la macchia. Altrimenti il rimboccarsi le maniche strappate e ormai consumate non per il 2013, ma per domani, per subito. E' sempre il solito discorso della montagna e di Maometto, di rappresentanti e di gente da rappresentare. 15 anni a lamentarci di Silvio, di un centrosinistra diviso e fallaceo, di una politica in cui non ci si riconosce, del fatto che in fondo "sono tutti uguali", e intanto non ci siamo resi conto che siamo noi ad essere cambiati. Siamo più stronzi e razzisti, abbiamo più fame e più paura, siamo più egoisti e più stanchi. Siamo vittime e carnefici. Hanno vinto semplicemente perchè hanno messo un megafono davanti alle bocche dei nostri stomachi inaciditi.
Senti che bel rumore.
Al termine di questa noiosa e stagnante campagna elettorale dove ho visto disperdere al vento il senso civico senza criterio alcuno mi ritrovo col mio voto in mano e qualche considerazione tra le dita.
Si è parlato molto di "voto utile", concetto che trovo offensivo del mio diritto al voto, o al non voto (sull'astensionismo parole che condivido appieno su Wittgenstein). Io capisco che la cosa è condivisa dai due poteri forti in gioco in queste elezioni, quindi tollerata, tuttavia la trovo democraticamente scorretta e apprezzo che Napolitano l'abbia sottolineato. In una democrazia che si possa dire tale ogni singolo voto è utile. Non è giusto passare il concetto per cui non bisogna votare i piccoli partiti per andare a gettare il proprio voto in calderoni che magari non ci rappresentano a pieno. L'interesse del cittadino dovrebbe essere quello di sentirsi rappresentato politicamente, non di "aiutare" i due grossi partiti. Parimenti antidemocratico trovo inneggiare al "voto contro", lesivo della dignità dei votante e della politica stessa, sinonimo del vuoto che si portano dentro i due principali schieramenti al momento. Il tutto sempre al danno delle forze minori, la morte del libero pensiero.
Mi chiedo dove se ne sia andata la dignità politica della sconfitta.
Non ho sentito molto parlare invece di laicita dello Stato. In un post sul mio blog spiegavo che con ogni probabilità non avrei dato il mio voto nè al PD nè al PDL per mancanza di laicità.
Lo abbiamo respirato negli ultimi mesi di questo governo, si sta mestamente andando verso una situazione in cui diviene necessario e doveroso sottolineare e ribadire la laicità dello Stato italiano e impedire ingerenze confessionali di qualsiasi natura. Bene, in un momento simile i due principali leader di partito hanno vergognosamente taciuto su questo tema centrale per l'equilibrio del paese, trovandosi d'accordo quindi su un tacito assenso a un certo tipo di ingerenze.
Personalmente in questa prospettiva non ci aspetta nulla di buono da ambo le parti.
Grande assente infine l'elettorato. L'elettorato che oramai serve solo a mettere una croce per contribuire a comporre un parlamento che altri hanno già scelto. L'elettorato sempre più distante da una politica che ha smarrito se stessa per perdersi nei suoi sproloqui che perdon man mano l'aderenza con la realtà parlando di una società che non conosce più e che dipinge a suo uso e consumo.
E ne è emblema una sparata finale che coi problemi di inquinamento e di riscaladamento globale che ci sono invece di parlare di chiusura dei centri storici alle auto, abbattimento dei costi per il trasporto pubblico cittadino, rinforzo dello stesso, incentivi all'uso del trasporto ferroviario e chi più ne ha più ne metta va ad incentivare il possesso di mezzi inquinanti.
Finisco le mie riflessioni pre elettorali augurando ad ognuno un buon voto o non voto con una sola consapevolezza.
La politica è ben altro.
Tra due giorni gli italiani saranno chiamati alle urne a scegliere quale Governo dare a questo paese. Se è vero che i sondaggi valgono a poco, gli exit poll e le proiezioni sbagliano sovente, e nessuna previsione è ormai possibile fare vista la parziale "novità" nell'offerta di partiti, schieramenti e candidati, questo vuol essere solo un tentativo di fotografare un momento storico da un preciso punto di vista. Di raccogliere le speranze e i desideri di un popolo, quello della rete e dei blog, nell'aprile dell'anno 2008.
Cosa ne pensa quella fetta dell'elettorato che usa il mezzo internet, valuta i programmi con attenzione, discute, si interroga, e critica?
Sono tre le domande cui vorremmo rispondeste, nei commenti di questo post, anche in forma anonima inserendo nome ed indirizzo mail di fantasia. Ovviamente il sondaggio è aperto a chiunque, potete segnalarlo per mail, sui vostri blog, o girarlo a vostra volta a conoscenti ed amici internauti.
A voi la parola, con la speranza di leggere argomentazioni costruttive in sostegno di un'idea, pareri e analisi su questo o quel modo di vedere le cose, e forse, capirne un poco di più.