Archive for the 'Politica' Category

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Niente di personale

Vota AntonioNon sono tra coloro che hanno apprezzato i toni pacati di questa breve e insipida campagna elettorale. Mi piacciono le sfide radicali, con toni decisi e anche coloriti, e questo insolito basso profilo propagandistico, senza colpi clamorosi a parte la "chiamata alle armi" di Bossi, mi ha francamente deluso. Soprattutto, non promette nulla di buono per il futuro prossimo.
Non sono nemmeno tra coloro che auspicano le famigerate Grandi Intese come unica e credibile soluzione per salvare l'Italia. Questa Italia è ovviamente già spacciata, e se ne può solo decretare la fine. Veltrusconi potrebbe soltanto impagliare il cadavere, l'imbalsamazione definitiva per qualcosa che non ha più niente da salvare, da perdere, perchè abbiamo perso tutto (prospettive, dignità). Ci hanno davvero preso tutto. Cosa volete che me ne faccia dei toni concilianti, del basso profilo, mentre il Titanic va a fondo?

Le maniglie non vanno lucidate, ma divelte. Poi posso convenire che c'è modo e modo, e sì, è possibile divelgere anche con pacatezza, serenamente (e qui già tradisco che modo ho scelto). Ma più che le convergenze, credo che ci sia bisogno di Divergenze Costruttive. Di proporre modelli chiari, distinti, ognuno con la sua personalità. C'è bisogno di scegliere, e non di lasciarsi scegliere, e di convincere. La conciliazione tra animali politici mi puzza tanto di manovra subdola, di ennesimo colpo di stato che mette in un angolo buoni e cattivi, gli illusi e i cinici, consegna altro terreno di manovra (oserei dire in modo quasi definitivo) alla politica. La Delega finale, che va oltre la delusione verso i partiti e partitini, che supera il bipolarismo a destra senza la freccia e ci consegna nelle braccia del Monopartitismo, per una lenta decadenza illuminata. Il vero dramma italico consiste proprio in questo disperato bisogno di scelta, quando non esiste nessuno di valido cui affidarsi. La vera sfida non è rappresentata dalla dicotomia risolvibilissima tra SB e WV, tra "principali esponenti degli schieramenti avversi", quanto tra chi vota e chi non vota. Entrambi destinati ad essere incompiuti: quelli che scelgono tra mille simili e speculari alternative, quindi di fatto non scegliendo nulla, e coloro che voltano le spalle e dall'altra parte ritrovano lo stesso vuoto cui dicono di no, solo con un sapore più facile da mandare giù. Cittadini armati di matite spuntate contro persone che smettono di essere ingannate. Senso civico contro coscienza pulita. Non vince nessuno, e mi fa quasi più incazzare della ormai certa vittoria di SB.

Un'idealista come me dovrebbe essere convinto sulla validità del non voto, ma il realista che c'è in me pensa che non posso sentirmi complice di chi farà vincere, un'altra volta ancora, SB. L'idealista che c'è in me capisce e apprezza gli illuminati che sono stanchi di vivere da persiani e scelgono di morire da spartani, esasperati dalla lampante evidenza che niente merita la loro crocetta. Che non c'è niente da salvare, da scegliere, da affidare speranze. Ovvio che è così, ed è solo la cecità, o l'ipocrisia, che ci può portare dentro una cabina elettorale italiana. Ma il realista che c'è in me si chiede che cosa ci guadagno io a restare a casa: niente. Si chiede che cosa ci guadagna l'Italia dal mio voto negato: niente. Si chiede che alternativa propongo: niente. L'idealista e il realista convengono che aggiungerei soltanto niente al nulla imperante e diffuso. Il niente dei discorsi buonisti di Veltroni, il niente del populismo meschino di Berlusconi, il niente di una sinistra imbarazzante, di un fascismo ridicolo, di un cattolicesimo straziante. Non voglio essere loro "complice". Piuttosto, preferisco essere complice di me stesso, e del mio "niente costruttivo". Visto che l'unica rivoluzione di cui sarei capace, partirebbe dal mio letto (cit.), domenica mi sveglierò, andrò a votare, voterò per il meno peggio, sì, ancora una volta, senza turarmi il naso ma comunque con enormi sensi di colpa, tornerò a casa a disagio sporco di grafite e di flebili illusioni, con la sensazione di essere stato meno egoista possibile. Di non aver capito fondamentalmente nulla, ma di avere voglia di continuare a provarci. Di sentirmi un tantino schizofrenico.
Sarà che mi piacciono le cause perse.

La cosa triste

Non è tanto Berlusconi che sceglie di spendere i suoi ultimi slogan prima del voto con cose fuorvianti tipo il test di sanità mentale per i pm o le dimissioni di Napolitano in cambio di una camera al Pd e chissà quali altre nei prossimi giorni.

La cosa triste siete voi che lo voterete ugualmente, tra quattro giorni, perchè avete sempre votato a destra e non voterete mai "per i comunisti" o per qualcuno che alla lontana proviene da quelle parti. Ecco questo mi dispiace e mi rattrista: che agli italiani delle parolacce e delle boutade del Cavaliere non gliene può fregare di meno. Non votano la serietà, non votano i programmi, ma votano sull'onda dell'entusiasmo che la politica sa suscitare. E Silvio più dice stronzate più la gente si esalta ed è felice.

E la gente che se ne frega di avere un premier "colorito" e "pittoresco" - diciamo così - in Italia, è maggioranza, punto e basta.

Foto che parlano da sole

Giuro, non riesco a non guardare questa foto senza ridere come un matto. Silvio come un Marcel Marceau che mima lo svenimento. Se penso ai dolori che verranno tra pochi giorni rido meno ma al momento mi consolo così.

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D'altro canto, meno divertente ma pur sempre spettacolare per l'espressione e il contesto, su Corriere.it tra le foto della contestazione a Giuliano Ferrara guardate un po' chi c'è con le braccia alzate e la giacchetta radical chic? Chi indovina vince un invito a cena con lui. Aiutino: è un autore più o meno latitante di Ciccsoft 🙂

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Quanto vuoi?

Si vota, infine. Anche se esattamente mi sfugge l'incontro del ripescato d'urgenza alle elezioni con il candidato premier del Popolo della libertà.

Minchiata elettorale/3

Siamo alla terza puntata di Minchiata Elettorale. [Prima puntata e seconda puntata] Stavolta è il turno dei Socialisti di Boselli. I socialisti, devo confessarlo, mi son simpatici, sarà che vedere il partito di Turati e Anna Kuliscioff ridotto ai minimi termini, mi fa tenerezza. Comunque, non mi faccio impietosire e parto alla ricerca della minchiata perfetta. La trovo già in uno degli slogan: 

All'Italia della 194: non sarai mai sola
[era la Lazio, che sul prato verde vola]

Poi ci sono i manifesti: "sono un operaio e sono incazzato". sono un ... e sono incazzato
[sono uno stronzo qualunque, e vi prego di mettervi in fila]

Poi leggo nel programma:
Se Turati nel 1929 sognava gli “Stati Uniti d’Europa”, oggi si possono sognare gli “Stati Uniti del mondo”
[a quando la fratellanza universale del sistema solare?]

vado avanti:
Un mondo senza tortura, senza sentenze capitali, senza censura né oppressione, senza doppi standard sui diritti umani tra Paesi ricchi e poveri sarà più sicuro, più ricco, più tollerante, multi-culturale e multi-etnico.
[ma anche no]

proseguo:
Occorre trasformare la perdita del lavoro da dramma a occasione di riqualificazione professionale.
[capito, caro Johnnydurelli!?]

insisto:
permettere alle persone transessuali di ottenere la rettifica del sesso con regole meno restrittive
[a Bosè, se ne stava interessando già Sircana]

e concludo:
L’Italia deve finalmente regolamentare tutti gli stranieri che hanno un lavoro stabile e che non hanno commesso reati.
[a Bosè: questo lo dice pure Fini] 

Minchiate elettorali, insomma, se ne trovano in tutti i programmi. Decidete di conseguenza. Nella prossima puntata, La Destra di Storace

Minchiata elettorale/2

Cari amici, bentrovati alla seconda puntata di Minchiata Elettorale. [qui la prima] Oggi, come promesso, è di scena il Pdl di Berlusconi. Lui, lo sapete, è un vero artista della Minchiata, basti pensare a tutte quelle che ha infilato nelle ultime due settimane, quindi, pensavo, "non avrò problemi a trovarne nel programma". Mi sbagliavo, perché il programma è scritto per punti, per slogan, per missioni [dev'essere un fanatico di Ogame, il Berlusca]. Quindi, enucleare LA minchiata è stato un po' più difficile rispetto al programma del Pd, che invece è lungo e articolato [come abbiamo visto la volta scorsa, il fatto che un testo sia lungo e articolato, non lo mette affatto in salvo dalla possibilità che esso contenga una minchiata, anzi]. E dunque, stavo quasi disperando dalla mia impresa di cercatore conto terzi di minchiate elettorali, quando ho trovato questa: 

liberalizzazione delle telecomunicazioni e diffusione universale della larga banda
[mi stavo giustappunto chiedendo come mai mancasse il wireless nella Via Lattea]poi, scorrendo ancora il testo, mi sono imbattuto in questa:

 utilizzo delle Poste Italiane per servizi sociali a domicilio
[vista la lentezza, arriveranno quando sarete già in decomposizione]

 e ancora:

Contrasto all’insediamento abusivo di nomadi e allontanamento di tutti coloro che risultino privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza
[se siete disoccupati e la casa è intestata a vostra moglie che è francese, potete anche espatriare]

 e poi:

ripresa nella scuola, per alunni e insegnanti, delle "3 i": inglese, impresa, informatica
[un grande classico che ritorna. Peccato che i nostri ragazzi non sappiano una beata mazza di storia e di letteratura e che i licei per cui eravamo famosi son diventati delle ciofèche]

 e quindi:

legge quadro per lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza) e per promuovere la
creatività italiana in tutti i campi dello spettacolo, dell’arte e della multimedialità
[questa gliela deve aver suggerita Uòlter: inciucio!]

 e infine, la più bella, la più esaltante, quella contenuta nello slogan:

Rialzati, Italia!
[c'è pronto un tacco finto anche per te].

Come vedete, la Minchiata Elettorale è sempre lì, in agguato, tra le righe. Basta leggere. Appuntamento alla terza puntata in cui sminchieremo il programma dei Socialisti di Boselli.

Meanwhile, in another part of the world…

Qualcuno scopre solo oggi che tra un mese si andrà a votare, e che a gennaio è caduto il Gogogoverno. Beata innocenza.

Ma anche no

Dice che le candidature del PD sono un primo esempio di traduzione concreta del “ma anche” veltroniano: l’imprenditore un po’ becero ma anche il sopravvissuto della Thyssen-Krupp, il teorico (uno dei teorici) dell’abrogazione dell’articolo 18 ma anche la precaria del call center. Mi pare invece che tradiscano, nella sostanza, un’inclinazione politica tutto sommato unidirezionale.



I Calearo, gli Ichino: si tratta di persone ferrate nei rispettivi ambiti di competenza, imprenditori o professionisti che conoscono il mondo in cui si muovono, che hanno visioni e chiavi di lettura codificate, obiettivi, e mezzi intellettuali o materiali per perseguirli. L’operaio Thyssen, mi si perdoni la vena di classismo, una volta eletto si troverà a vivere come un alieno catapultato sulla terra, una foglia al vento della disciplina di partito, incapace di muoversi nel contesto in cui gli verrà chiesto di prestare servizio. Ieri mattina ho visto Fabrizio Rondolino in televisione: pare che stia producendo un film-documentario sull’incidente di Torino. Diceva che i lavoratori della Thyssen “fanno” gli operai senza però “essere” operai. Senza scomodare concetti come la coscienza di classe, ché poi mi si accuserebbe di ragionare secondo categorie superate (e io credo che siano sempre meno superate, ma non è questo il punto che mi interessa in questo momento), Rondolino li descriveva come persone non in grado di riconoscersi come centri di interessi specifici e omogenei, giovani uomini che svolgono un’attività lavorativa al prevalente scopo di mantenere le proprie aspirazioni da tronista. Il che, naturalmente, non ne fa individui indegni in assoluto. Poco adatti alla rappresentanza politica dei lavoratori in quanto tali, questo credo di sì.

Volendo trovare un “ma anche” da contrapporre al braccio economico e a quello intellettuale di Confindustria si sarebbe potuto scegliere, faccio il primo esempio generico che mi viene alla mente, un sindacalista di esperienza. Così non è stato, almeno per quanto mi risulta. Per questi motivi le candidature di Calearo e Ichino mi paiono fatti sostanziali, che contribuiscono a definire gli orientamenti politici del PD; l’operaio della Thyssen e l’operatrice del call center sono candidature di facciata, santini acchiappavoti, giusto una mano di vernice alle pareti. Molto più simili, per ruolo e significato, alle soubrette candidate dal centrodestra. Se ci si chiede quale sia la strada che il Partito Democratico intende percorrere, e si ha la pretesa di trarre indicazioni di massima dalle candidature, si devono considerare gli Ichino e i Calearo, mentre si possono tranquillamente tralasciare gli operai, che finiscono per essere figure puramente simboliche, e nient’altro. Niente di male, basta rendersene conto e trarne tutte le conclusioni del caso (più facile a dirsi che a farsi però, visto che le candidature di facciata sono strutturalmente indirizzate, quasi per definizione, ad impedire questo genere di presa di coscienza). Resta però l’impressione che lo scollamento tra politica e questioni concrete, nel momento in cui la prima decide di porre l’accento sui simboli (cioè il massimo livello di astrazione) più che proporre contenuti, abbia raggiunto il suo grado massimo, ormai anche a sinistra.

Olè

Immagine%201.jpgVedendo scenari e dinamiche di un paese così vicino al nostro come la Spagna confesso di aver provato parecchia invidia questa sera. Spoglio rapidissimo, risultato limpido e netto, gioie, dolori, discorsi, ammissioni di sconfitte. Per non parlare dei confronti tv equilibrati e rispettosi tra Zapatero e Rajoy.
Qualcosa che qui in Italia, tra un mese, tra un anno, un secolo, non succederà mai. Ci affacciamo sullo stesso mare, non siamo più a sud, non siamo più arretrati, più ignoranti. Eppure le elezioni per noi sono il momento più basso e buio della democrazia. Il teatrino dove recitare il peggio di noi stessi, l'esercizio della menzogna, del litigio, della baruffa. Un paese peraltro, dove la serietà non paga, dove il rigore morale e l'equilibrio di un candidato non sono sufficienti a portarlo alla guida del paese, ma dove vincono sempre e solo soldi, raccomandazioni, spintarelle, slogan e pacche sulle spalle. Una gara a chi mostra il peggio di se per aizzare gli animi e serrare le fila. Sputatevi addosso, fateci sognare!

Se e solo se

- siete in pari con le puntate di Lost della programmazione americana, e cioè avete già visto la sesta puntata della quarta stagione;
- non siete ancora stufi di manifesti elettorali taroccati;
- volete sapere anche voi quello che ora sa Locke;

questa è per voi.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

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le foto di Berlino

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guardate le vostre foto

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Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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