Archive for the 'Racconti' Category

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All In One

Vivo un periodo di crisi creativa.
Penso a migliaia di argomenti su cui scrivere un post e non riesco a buttare giù due frasi di senso compiuto.
Ecco una lista di ciò che volevo condividere con voi, cari lettori:

Nintendo Wii sta stravincendo la console war, vedere per credere (è uscita un anno dopo Xbox360). Tale console è fantastica, ci si diverte come pazzi. Finalmente è finita l'era della PlayStation.

Lo scherzo più bello in assoluto da fare ai campi scuola è il leggendario giro di schiaffi: si entra in una stanza dove i ragazzini dormono, si prepara la mano sulla loro faccia, si spegne la torcia e si tira una sberla di media potenza. Fondamentale è rimanere in assoluto silenzio subito dopo per sentire le reazioni.

La nuova Shweppes Cola, per quanto buona, non si avvicina manco lontanamente alla Coca Cola. Poche storie.

Smokin' Aces è un film stupendo. Era dai tempi di Inside Man che non uscivo dal cinema così soddisfatto.

Gli acquisti estivi del Milan sono osceni. Pato non si sa manco chi sia, Digao è in rosa solo perché fratello di Kakà, Emerson ha 31 anni e Ibrahim Ba si commenta da solo.

Per ora può bastare.

Delitti e pregiudizi

Barbara Cicioni, la donna uccisa nel corso della rapina in villaBarbara Cicioni, 33 anni, è stata uccisa nel corso di una rapina in villa avvenuta a Compignano (Marsciano, provincia di Perugia). Secondo una prima ricostruzione, la donna si sarebbe opposta ai ladri, che per la seconda volta nel giro di pochi mesi si erano introdotti in casa sua. Il frutto della rapina è di 1500 euro. Quello che ha scosso le coscienze e agitato gli animi è il fatto che la donna fosse incinta, all’ottavo mese: i cittadini, infuriati, hanno subito chiesto la pena di morte per chi è stato, (“non importa se italiano o straniero”) puntando però il dito contro gli stranieri che hanno reso la zona invivibile.


Ora, sulla vicenda faranno luce gli inquirenti, però un paio di considerazioni sorgono spontanee: 1) secondo quanto dicono molti giornali - soprattutto locali, che alla vicenda hanno dedicato minimo sei pagine l’uno - i ladri avrebbero trovato con relativa facilità la chiave della cassaforte (nascosta in un cassetto); 2) io, fossi stata incinta di otto mesi, avrei lasciato prendere ai ladri persino mia mamma e 1500 milioni di euro, altro che “lottare” per 1500 euro 3) il cane non ha abbaiato - chissà, magari erano gli stessi ladri della volta precedente e oramai li conosceva. Metti insieme 1), 2) e 3) e senti che c’è qualcosa che “puzza”: è vero che io non sono lei, ma mai mi sarei opposta ai ladri per 1500 euro; 4) che ladri strani: si “accontentano” di 1500 euro, lasciando in giro gioielli e altre cose di valore? 5) Punto più importante: è vero che Perugia è frequentata da immigrati (clandestini e non) che ti verrebbe da metterli in galera solo a guardarli (quando io andavo all’università e tornavo a casa alle otto di sera ogni volta che mettevo piede alla stazione pregavo di uscirne fuori viva. Per la cronaca, e per non venire tacciata di razzismo, pure certi italiani - perugini e non - ti verrebbe da sbatterli in galera solo a guardarli). Però non credo sia giusto puntare il dito così a priori: ma ci ricordiamo di Erika e Omar e le “banda di extracomunitari, probabilmente albanesi” che avevano trucidato madre e fratello, e poi venne fuori che erano stati gli italianissimi fidanzatini di Novi Ligure? Qualcuno si ricorda della strage di Erba, con accuse al marito tunisino e poi si scoprì che erano stati gli italianissimi vicini? (And more…)
Per carità, il fatto resta di uno schifo assurdo…ma prima di puntare il dito, non sarà meglio aspettare e vedere cosa scoprono gli inquirenti?

Il semaforo rosso significa STAI FERMO

Sto parlando con te. Sì, proprio con te, è inutile che ti guardi intorno. La forma spesso cambia, ma la sostanza resta identica. Non importa che tu sia un giovanotto con gli auricolari a volume massimo, un adulto in automobile o un anziano in bicicletta. Sta di fatto che sei un idiota. Un grandissimo idiota. Ti vedo spesso in giro per Ferrara e volte ho la terribile voglia di venirti addosso... in fondo avrei pure ragione ma passerei dei guai inutili. Non suono nemmeno il clacson per non sprecare energia su gente come te. La cosa che proprio non comprendo è perché tu lo faccia. Seriamente, spiegamelo perché io proprio non lo capisco. Non hai assolutamente fretta, lo dimostrano i fatti immediatamente successivi: continui a camminare a passo lento sul marciapiede, oppure tieni la seconda marcia per mezzo chilometro, oppure le ruote della tua bicicletta continuano ad andare piano come la rotella di un vecchio contatore del gas. Comunque sia lo fai, sfidi il sistema, ti prendi gioco delle regole e della società. Non imparerai mai l'educazione, in fondo sei un italiano proprio come me.

Inquino con un messaggio personale

Ho bisogno di aiuto! Sto partecipando ad un reality assolutamente trash, dove bisogna scrivere dei racconti a tema, toccando il trucidume più completo... essendo un minimo simpatici e leggibili. Ma ho bisogno di voti!!

Il posto dove votare è questo e il racconto si trova qui!! Aiutatemi!!

Alice

Hail to the barber!

Seduto sulla poltrona rossa di attesa del mio barbiere osservo l'arredamento puramente seventies del locale. L'armadio, le seggiole, il bancone con gli specchi e le luci, i comò ed ogni altra cosa sono colorati di bianco o di rosso. C'è un'atmosfera talmente retrò che anche i modelli delle immancabili foto di ragazzotti belli e pettinati appesi lassù al muro mi guardano implorandoli di non assurgerli ad esempio:
- Per favore, non farti una capigliatura anni '80 come la mia, salvati o giovinetto!
I pomi dell'attaccapanni, tutti occupati dai cappotti degli astanti che mi precedono, nascondono dietro l'angolo della zona shampoo una collezione invidiabile di calendari sexy. Non uno ma almeno cinque o sei tra cui spiccano grandi classici tra i migliori degli ultimi anni: l'Arcuri, la Canalis, fino all'immancabile ed attesissimo Corvaglia '07. Certe professioni impongono un clichè: non si può mantenere un'officina o una bottega da barbiere senza una fanciulla che tette all'aria sorride nel mese corrente appesa alla parete.
I discorsi appassionati degli anziani al mio fianco vertono indiscutibilmente sul calcio locale, sulla pesca e sulle vacanze da poco terminate. Sembrano tutti perfetti padroni del dialetto, ottimi pescatori ed allenatori con la scienza in fusa. Perfino la loro vacanza è stata senz'altro la migliore possibile, in qualche resort esotico dove l'importante è spendere, sorridere e godersi il divertimento di plastica in omaggio.

Uno ad uno vengono convocati sulle seggiola pneumatica dove possono continuare il discorso mentre riccioli e ciocche atterrano dolci a terra sotto il lavoro celere e preciso dell'acconciatore di fiducia. Certo, lo strano viavai di clienti tra la zona shampoo e quella taglio avrebbe dovuto insospettirmi. Da quando in qua tutta questa gente con due peli sulla testa sta a perdere tempo e soldi con lo shampoo?
Tra una lettura della Gazzetta e un rapido curiosare tra i fumetti a disposizione non posso fare a meno di notare un bisbiglìo molto discreto che il barbiere rivolge ad ogni cliente che si siede, prima di procedere. Con discrezione spiega qualcosa, ricevendo un cenno col capo come risposta. Che mai dirà a ciascuno di loro?
Le possibilità nella mia testa sono le più svariate:
- Ti piace l'arredamento rosso e bianco retrò?
- Tifi Spal anche tu?
- Hai visto che bomba il calendario di là?
- Il parrucchino lo sfila Lei?

Presto l'avrei saputo anche io. 


Questione di attimi, ancora un po' di pazienza e anche a me avrebbe fatto la fatidica domanda a cui tutti non possono far altro che rispondere SI.
Per ingannare l'attesa opto per la lettura di un articolo della sezione musicale di Max che parla dei Killers, ed un altro di James Morrison ed un altro ancora che impaziente di conoscere la verità non ho letto, preferendogli il servizio sul backstage della Corvaglia.
Mi chiamano: è il mio turno. Riposti gli occhiali sulla credenza, mi avvolgono nel telo di seta avendo cura di inserire i bordi nel colletto della camicia, affinchè nemmeno uno dei miei pochi preziosi capelli finisca dentro causandomi prurito. Sento che sta per farmi la domanda. L'emozione è fortissima.
- Ehm - si schiarisce la voce il barbiere, avvicinandosi a me.
- Si? - faccio garrulo io.
- Oltre al taglio facciamo anche uno shampino dopo eh? Così togliamo i residui. TANTO E' COMPRESO NEL PREZZO.
- Compreso nel prezzo?
- Si, sono 18 euro comunque.
- Stostronzo. (ma questo l'ho ovviamente solo pensato)

Non finisco mai di stupirmi davanti alle facce di bronzo di chi con l'anno nuovo approfitta per aumentare immotivatamente un servizio di addirittura 3 euro, offrendomi qualcosa in più che non ho chiesto. E allora, caro barbiere furbetto, la prossima volta fattelo tu il tuo shampoo alla mela, che io l'avevo già fatto prima di venire lì, e due in un giorno mi fan venire la testa crespa come Valderrama. E mo mi ti frego pure il calendario della Canalis, così la prossima volta ti passa la voglia di dare sempre la colpa all'euro.

The end – Racconto dei miei primi sedici anni

Una mano gelida si posò sul collo del ragazzo che, come preso da un orgasmo, sentì un forte piacere pervadere nel corpo e nel pensiero impazzito. Aveva atteso questo momento da un'infinità, finalmente il Destino lo aveva catturato. La sua vita era quasi giunta al capolinea e la resa dei conti era prossima. L'odio era suo padre e la vendetta propria madre. Creatura creata da una realtà cinica e sadica, essere nato nell'immpotenza di evitare i fatti che presto lo avrebbero intrappolato. Spesso una scena compariva ai suoi occhi, un'immagine che nemmeno Morfeo riusciva ad eliminare: lui, posseduto da un incontrollato e folle desiderio maniaco, compiva finalmente l'atto tanto agognato.


Quante volte era stato sul punto di intraprendere quel sentiero? Quante volte aveva considerato i dettagli e quante volte si era tirato indietro? Non le ricordava più. Ma ricordava perfettamente le mosse idealizzate del suo gesto. Camminando con assi spiritati, avrebbe aperto il cassetto della cucine a avrebbe estratto un vecchio coltelo a grossa lama. Avrebbe guardato la luce riflettersi sulla superficie limpida, osservato il manico di legno intagliato da chissà quali mani indifferenti. Avrebbe percorso il breve tratto che lo separava dalla stanza dove regnava il punto del dolore. Avrebbe piato le mosse dei due individui. Suo "padre" affossato nella poltrona ad imprecare contro il paese e la gente. Sua "madre" che ascoltava impassibile, intenta tra le braccia dei due mostri della società: il computer e la tv, con lo sguardo che lasciava intendere quanto poco ancora resistesse di vero nella sua realtà e quante innumerevoli falsità si fossero impadronite della sua mente. Suo padre avrebbe avuto tra le mani una bottiglia di Rum e sua madre avrebbe mantenuto quel viso da donna senza più ideali che lasciava trasparire non solo nemmeno più un sentimento, ma anche un velo di tragica allegria nel pensare a un mondo cosparso di sofferenza. Una scena che agli occhi del ragazzo purtroppo non giungeva nuova. Ogni volta che immaginava questo ritaglio di verità, gli sovveniva un pezzo dei Doors, "THe End". Jim cantava: "L'assassino si alzò all'alba, si infilò gli stivali, prese un volto dall'antica galleria e camminò lungo il corridoio, entrò nella stanza dove vive la sorella e poi feve visita al fratello e poi camminò lungo i corridoi e arrivò a una porta e guardò dentro. "Padre?". "Sì, figliolo", "Voglio ucciderti". "Madre? voglio scoparti per tutta la notte!".

Una scena ad effetto. Ma la sua sceneggiatura sarebbe stata senza parole. Niente preavisi, nessuna spiegazione, motivi inesistenti. Solo il desiderio di porre vfine a due esistenze. il primo fendente sarebbe spettato al padrone della casa, quello che aveva rivendicato la proprietà del fanciullo solo per il fatto che il suo cazzo si era affondato nella figa della madre. Non un atto d'amore, ma un istinto animale che aveva portato a un fatale errore. Perchè ora quel frutto della libidine lo avrebbe spietatamente annientato. Sarebbe poi arrivato il momento della madre. Le avrebbe inferto prima un piccolo colpo, solo per godere nel vederla soffrire le pene dell'inferno e per sentire le sue grida di dolore e le sue invocazioni di pietà. Ma ora era lui il Demone del Male e certo non avrebbe mosso un dito per fermare quell'atto crudele e meschino. Dopodichè si sarebbe sbarazzato dei suoi ingombranti vestiti e avrebbe affondato la sua violenza nel sesso spietato di quella comune troia. L'ultima profanazione alla figura della Madre, il quarto comandamento definitivamente annientato. E anche per lei la morte sarebbe giunta. La camera sarebbe stata invasa da sangue, paura e violenza e la terra avrebbe ancora una volta assaggiato il gusto della disperazione perchè lui, il temibile assassino, il mostro, la testa da tagliare, si sarebbe reso conto di quali orribili gesta avesse compiuto e si sarebbe abbandonato al dolore più cupo e profondo. Avrebbe pianto, urlato al cielo la sua condanna e chiesto perdono a Dio, al Diavolo e al suo Angelo che sempre gli era stato accanto e lo aveva sorretto davanti alle avversità, ma che ora gli girava la schiena e lo rinnegava. Si sarebbe affondato le unghie nel petto, avrebbe sbraitato una bestemmia contro se stesso, poi avrebbe tentato di uccidersi... Le vene sarebbero state recise e, mentre il sangue lentamente avrebbe colorato il tappeto del salone e si sarebbe unito al sangue delle vittime, avrebbe chiamato la polizia. Mentre avrebbe atteso la condanna, avrebbe continuato a infliggersi pene orribili, fino a qunado non avrebbe giustificato il suo gesto ed avrebbe iniziato a ridere alle sue sbarre. La condanna sarebbe stata la sedia elettrica. In America gli assassini vengono puniti. E sarebbe morto con un tetro sorriso sulle labbra, sorriso che lasciava però trasparire una nostalgia per quei tempi ormai dimenticati... Quando erano tutti insieme e ridevano, giocavano, andavano al mare e formavano una vera famiglia... Tempi lontani, senza dubbio... La sua ultima vita era stata rovinata da un padre che ogni giorno lo annientava, da una madre ch eogni giorno lo uccideva con la sua indifferenza, da giorni considerati incubi angoscianti.

Tutto questo accompagnava le notti del ragazzo e ogni giorno era sempre più dettagliato e chiaro. Ogni notte, quando piangeva fino ad addormentarsi, il desiderio di uccidere era più vivo. Le mura di una casa di violenza lo assalivano e non trovava una sola speranza cui aggrapparsi. Mamma giustizia non esisteva, se avesse voluto ciò che gli aspettava avrebbe dovuto comportarsi come la mente gli consigliava. Caryl Chessman scrisse che l'odio lo aveva aiutato ed era divenuto il suo unico amico. Ora pensava che fossero legati da un destino comune, lui e Caryl. Ma ora tutti quei pensieri neri e omicidi finalmente sarebbero svaniti. E lui con loro.

La mano gelida resisteva sul suo corpo caldo e il momento di voltarsi era imminente. Avrebbe voluto pregustarsi quel momento per l'eternità. La disperazione dell'essere e l'insistenza del non essere rapivano la gloria inesistente del domani ma nell'oggi nulla sarebbe sopravvissuto. Non restava nulla da fare. Era arrivato l'ultimo atto, quello più romantico che faceva pregustare l'arrivo del lieto fine. Finalmente il protagonista avrebbe fatto all'amore con la Morte. Un amore dolce, anche se poteva sembrare crudele e spietato. Si sarebbero abbracciati, baciati, respirati, con quella finta violneza caratteristica degli amanti innamorati. Ma poi, inaspettatamente, ella lo avrebbe tradito e si sarebbe trovato ancora solo, attorniato ancora una volta da silenzio e freddo eterno.

E il momento arrivò. Lentamente cominciò a voltarsi ma tutto ruotava sempre troppo velocemente contro la sua volontà. Rivide ricordi mai avvenuti, felicità che non lo avevano mai raggiunto. Due occhi rossi e infuriati lo trapassarono e, con una scarica di pugni e calci, quell'essere lo catturò e lo sbattè senza ritegno. Due ocche crudeli che non mostravano alcuna debolezza umana, che sembravano aver atteso per troppo tempo questa vendetta e non intendevano lasciare scampo. Con un'enorme spranga di ferro colpì le gambe, la testa e il viso del ragazzo. Era la fine. Prima dell'ultimo colpo guardò il viso dell'omicida. Un viso giovane, tratti gentili nascosti da una finta durezza causata da una vita tragica e crudele. una bocca carnosa e viva trasformatasi in una sottile linea secca e incolore, due occhi un tempo speranzosi erano stati sopraffatti dal dolore e dalla sofferenza e si erano ridotti alla staticità di chi non sogna più. Ma il colpo che lo portò alla fine lo tocò un istante prima di conoscere il nome dell'assassino. E non scoprì mai che colui che ora cammina tra le lapidi del cimitero della memoria salutandolo con i suoi fiori bianchi di realtà ciò che non è più, altro non è che sè stesso.

 

Blackout generale

Sabato sono andato con alcuni amici a Gardaland, sfidando i meteo di mezzo web che davano tempo pessimo. C’è stato sole per tutta la giornata, ma la fortuna si è esaurita lì.
Innanzitutto c’era molta, tanta, troppa gente. Code di mezz’ora per le attrazioni più stupide, un’ora per quelle adrenaliniche, superati continuamente da chi aveva acquistato Gardaland Express (una bella idea del cazzo). Fin qui, però, tutto nell’ordinario. Il vero casino è iniziato alle 14, quando abbiamo scoperto che Fuga da Atlantide era out of order. Questione di qualche ora, assicuravano gli addetti. Vi rovino la suspance dicendo subito che quell’attrazione non ha mai più funzionato, seguita a ruota da Ikarus, Space Vertigo, I Corsari, Magic Mountain e Sequoia Adventure. Alle ore 17 migliaia di persone si erano riversate sulle giostre funzionanti, in particolare Colorado Boat e Jungle Rapids in quanto faceva caldo e il desiderio di refrigerio era predominante. Voi penserete "rimboseranno le persone". Beh, la risposta è chiaramente no: anzi, la gente che arrivava nel pomeriggio non veniva nemmeno avvisata. Alle ore 19:45 centinaia di persone hanno preso d’assalto l’ufficio reclami, in cui erano presenti solo alcuni poveri carabinieri che faticavano a tenere a bada la ressa. Ressa causata dalla difesa assunta dagli addetti del parco: colpa dell’Enel. Scusa quasi credibile, se non avessimo tutti visto le attrazioni funzionare a vuoto per oltre un’ora; casualmente, però, in caso di pioggia o mancata fornitura di elettricità il biglietto non viene rimborsato. Quindi, facendo scaricabarile: niente rimborso. Io e i miei amici abbiamo passato mezz’ora urlando a squarciagola all’ingresso del parco di non entrare. Alcuni ci hanno preso per pazzi (e in effetti lo sembravamo) ma molti ci hanno creduto, fermandosi e decidendo il da farsi.
Già durante la giornata avevo fatto paragoni tra Gardaland e Mirabilandia. Dopo il rush finale non ho più dubbi.

UPDATE

L'altro giorno ho spedito una mail alla direzione del parco giochi tramite il sito e mi è arrivata questa risposta:

"Buon giorno, sono Danilo Santi, direttore del parco. La Sua giovane età non è un'attenuante per non significarLe lo sconcerto che le Sue poche righe hanno creato in noi tante sono le cose errate che Lei ha scritto! Ai Suoi amici, oltre a riferire di non venire più, dica però anche che:
- la mancanza di energia elettrica, a casa Sua, da cosa è derivata? Da noi, visto che siamo un'utenza significativa, dall'Enel. Dove sta la scorrettezza?
- Sequoia e Magic funzionavano a vuoto perché, quando accade un black out elettrico, partono i gruppi elettrogeni, che fanno le veci della corrente. Poiché pensavamo di tornate sotto Enel in fretta abbiamo per un arco temporale assai limitato (non certo 1 ora) fatto girare le attrazioni a vuoto.
- chi è entrato alle 17:00 non poteva essere avvisato perché, caro Signor Bonfatti, il guasto si è verificato alle 17:52: come glielo potevamo dire?
- dalle 19:30 in poi, quando abbiamo capito che le cose sarebbero andate per le lunghe, abbiamo fatto informare alle biglietterie delle attrazioni ferme PRIMA che venisse acquistato il biglietto.
Grazie per l'attenzione."

L'unica cosa su cui (forse) ha ragione è l'ora del guasto generale. Posso smentire tranquillamente dell'avviso fatto dalle biglietterie, alle 20:15 ho visto gente andare lì per farsi rimborsare dopo aver sentito dei guasti dalle persone che uscivano dal parco. Inoltre mi sembra una minchiata colossale far andare le giostre sotto gruppo elettrogeno: non serve a niente sprecare corrente, dato che non credo che una giostra ferma e riavviata necessiti di tempo per sincronizzarsi.

Vabbè, i fatti sono questi, traete voi le dovute conclusioni. Io sicuramente non ci andrò più.

Il tema della ragazza scomparsa

storiepugliesi.jpgRoberta è perfettamente consapevole di essere una ragazza carina. Si muove come una divetta per la discoteca ancora vuota, in compagnia del suo ragazzo, un supermacho dagli attributi piccoli, intendendo certo anche quelli mentali. Loro, i ragazzi, stanno arrivando, carichi di Martini e cuba libero a bordo della fiammante Sporting che-fa-i-200-in-rettilineo. Al loro arrivo il buttafuori accoglie Luigi ed i suoi amici con un sorriso, pezzenti, le liste non ci sono questa sera si entra si beve si paga e si esce. Tutto chiaro? I terrazzamenti sul mare del locale sembrano fatti apposta per i voyeur e i timidi: da ogni ringhiera si apprezza il panorama della balconata sottostante così che si possa osservare a priori la fauna locale, ma anche starsene appoggiati con il naso insù scrutando le stelle in attesa di tornare a casa da cotanta bolgia.
Luigi è felice per la serata che sta trascorrendo e in pista si dimena sicuro incrociando gli sguardi in maniera fiera. Dev'essere in quel momento che nota per la prima volta Roberta danzare dietro di lui. Se non va errato, quella che si sta strusciando contro il suo amico è decisamente un nove, magari un dieci se solo riuscisse a conoscerla scambiandoci due chiacchiere. Chissà, pensa, potrebbe pure essere fascista e scendere rapidamente a cinque, cinquemmezzo. Ma la signorina è inafferrabile. In breve ogni individuo di sesso maschile si orienta verso di lei, Mecca danzante, cercando in qualche modo di attirarne l'attenzione. Chi imita il passo del giaguaro, chi strizza l'occhio in maniera imbarazzante, chi tira fuori tre arance facendole roteare in aria senza farle cadere. Ma gli occhi di Roberta sono rapiti da un truzzetto qualunque, più grande di lei. Tiziano ha trentun'anni questa sera, va per i trentadue, ed indossa un cappellino di Valentino Rossi e una maglietta rosa fintopezzata come la moda post-mondiale impone. Quando le si avvicina deve risultare davvero simpatico perchè in breve tutti gli altri in pista vedono con sgomento Roberta estrarre il cellulare dalla borsetta per segnarsi il numero. Il suo ragazzo assiste a tutta la scena distante, quasi disinteressato, commentando con un amico le gesta della sua compagna. Poi Tiziano si raccomanda di chiamarlo, di farsi viva, perchè è bellissima e lui è follemente innamorato. Le dà un bacio sulla guancia e tanto basta a Luigi per distruggersi l'anima. Esce dalla pista, vuole un altro cocktail per dimenticare, non riesce a capacitarsi perchè ha scelto quello e non lui. Gli amici gli spiegano che Tiziano si è fatto avanti mentre lui no e che deve solo rimproverare a se stesso di non aver avuto abbastanza palle.
Gli altri sono già pronti per andare via quando Luigi si volta ancora una volta a guardarla dalla terrazza. Lei è a bordo pista e parla con il fidanzato, che pare comprensivo o forse soltanto ingenuo. Luigi scende tra la gente percorrendo rapidamente la scalinata illuminata, dirigendosi di gran carriera verso di lei. Sembra deciso, è a pochi passi da lei quando fruga nella tasca per afferrare qualcosa. Gli amici lo vedono dal terrazzo e sorridono capendo. Luigi le tocca una spalla, lei si gira scostandosi i lunghi capelli castani e salutando timidamente.
- Ciao bellissima, ti ho visto ballare prima e devo dire che sei veramente perfetta per un ruolo che cercavo in un cortometraggio di cui sono produttore. Se ti va di farti viva, questo è il mio biglietto da visita, chiamami che ne parliamo... - le dice.
Il che come ultimo disperato tentativo di conoscerla non era nemmeno malvagio. Peccato che le cose andarono diversamente. E ancora adesso Luigi ripensandoci si mangia le mani, mentre ascolta malinconico il Tema della ragazza scomparsa finendo l'ultimo goccio rimasto di Martini bianco. Due parole per un cazzotto in faccia: forse uno scambio accettabile.

Le mie tesore/1

samtes.gifUna storia vera.

Sheila aveva compiuto da poco 18 anni. Come tutti i ragazzi della sua età, i genitori le avevano dato l'opportunità di prendere la patente: finalmente sarebbe potuta uscire con le amiche in totale indipendenza e avrebbe potuto recarsi più comodamente a scuola il mattino.
Sheila aveva scelto con cura l’autoscuola dove avrebbe preso lezioni di guida, e dopo appena un mese di attento studio della teoria aveva brillantemente superato il test scritto. Aveva iniziato anche le prime lezioni pratiche, con l’istruttore assegnatole, che in verità trovava piuttosto scorbutico. A parte lui, Sheila si trovava molto bene con tutti in quell’ambiente alla mano pieno di giovani e conoscenti.
Il proprietario dell’autoscuola aveva preso in gestione l’attività quando il padre era andato in pensione pochi anni prima, tuttavia non c’era giorno che il vecchio non si affacciasse a curiosare o a parlare con il figlio. Di fatto seguiva ancora attivamente l’autoscuola, sbrigando alcune pratiche burocratiche e dispensando consigli ai ragazzi. Ex campione di judo, nutriva una profonda passione per la caccia di cui amava discorrere con ogni persona gli capitasse a tiro. Era un uomo imponente, dall’aspetto per nulla attraente: capelli bianchi su un viso poco aggraziato coperto a tratti da una barba grigia mal curata; corpulento e ormai curvo dal peso degli anni indossava la stessa camicia a scacchi da giorni, a cui abbinava dei semplici pantaloni di velluto verde. Non era certo per lui, che l’autoscuola aveva quel viavai di ragazzine ad ogni ora.

*   *   *

Sheila aveva la sua lezione di guida alle 14. Nonostante avesse più volte protestato non c’era stato verso di ottenere un orario più comodo per recarsi in autoscuola. Pazientemente la ragazza era venuta fino a lì ogni volta con la sua bicicletta rosa pallido, attraversando la città sotto il sole, con la pioggia o con il vento in faccia a scompigliarle i lunghi capelli castani.
Ad attenderla anche stavolta c’era il suo istruttore e come spesso accadeva, il Vecchio, fermo sull’uscio a godersi il tepore del primo pomeriggio come una lucertola che cerca sempre il sole sui muri arsi in terracotta. Sheila appoggiò la bicicletta al muro dell’edificio, assicurandola con una robusta catena rossa.
Ti stai facendo proprio carina – le disse all’improvviso il Vecchio approfittando di un momento in cui l’istruttore era rientrato a prendere alcuni fogli.
Uh…g-grazie. – rispose educatamente Sheila arrossendo vistosamente a capo chino.
E’ fortunato il tuo ragazzo… - insistette l’uomo recitando con tale battuta un vecchio e logoro copione da abbordaggio cinematografico.
Tornò l’istruttore, la ragazza salutò il vecchio non senza un pizzico di sollievo e partirono per la loro mezz’ora di guida quotidiana. Sheila non diede troppo peso agli apprezzamenti da poco ricevuti.
Il giorno seguente tornò nuovamente verso le tre del pomeriggio, ma l’autoscuola era insolitamente deserta. Sheila guardò dentro più volte poi decise di attendere davanti alla porta. Nemmeno due minuti più tardi comparve il Vecchio.
Buongiorno carissima! – esclamò con il sorriso sulle labbra – sei pronta per la tua guida? Oggi c’è molto caldo, spero che il tuo istruttore non ti faccia attendere troppo. A proposito, come ti trovi con lui? E’ un po’ burbero ma credo sia un ottimo insegnante.
In effetti mi rimprovera spesso…certo, a volte è colpa mia che mi faccio spegnere la macchina o sbaglio ad inserire le marce ma spesso è eccessivo nei modi… – ammise timidamente Sheila.
Mi dispiace. Se ti va qualche volta posso farti lezione io… Oggi ad esempio avrei un po’ di tempo, possiamo partire anche ora. Vuoi?
Va bene, possiamo fare così per oggi, non credo che nessuno se la prenda se per una volta seguo i consigli di un guidatore diciamo…più esperto! – scherzò Sheila sorridendo.
Facciamo così, mi aspetti per dieci minuti, ti dispiace? Devo sbrigare alcune cosucce, vediamoci…uhm…può andar bene laggiù all’angolo a fianco al bar? Dieci minuti d’orologio e sarò da te. Non scappare eh? – ammiccò il Vecchio.
D’accordo. Ma non sarà troppo di disturbo se perde un po’ del suo tempo con me? – rispose Sheila educatamente.
Nessun problema signorina. Dammi solo dieci minuti.
Il Vecchio rientrò e la ragazza si avviò pensierosa verso l’angolo della strada. Perché quei dieci minuti di attesa? Come mai era stata allontanata senza spiegazioni? Forse il Vecchio aveva qualcosa da nascondere. Ma no suvvia, una semplice telefonata di lavoro. O forse, concluse Sheila, gli si era staccata la dentiera e doveva provvedere in qualche modo con una nuova striscia d’adesivo. Oppure soffriva di prostata, o il suo parrucchino stava clamorosamente cedendo… Sheila sorrise, pensando a quello strano omaccione misterioso.
Il sole era ancora alto nel cielo quando il Vecchio la colse immersa nei suoi voli pindarici. Sheila si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa constatando che l’aveva raggiunta a bordo della sua Renault 4 rossa anziché con la consueta macchina dai doppi comandi in uso nella scuola.
Salta su, che si parte! – esclamò l’uomo tirando giù il finestrino.
Ma…come mai questa macchina? – si preoccupò Sheila.
Per dare meno nell’occhio…in teoria non potrei fare lezioni di guida…ma per stavolta farò un’eccezione. Vieni, guido io fino a fuori città dove c’è una zona tranquilla per fare tutti i pasticci che vuoi. Anche se ti fai spegnere la macchina là non ci sarà nessuno a suonarti il clacson alle spalle impaziente.
Uhm…va bene. – assentì dubbiosa Sheila.
L’uomo guidò senza dire una parola attraverso il traffico della città recandosi rapido verso la tangenziale. Era nervoso: ad ogni cambio di corsia accelerava bruscamente e non esitava a mandare al diavolo gli altri conducenti che gli ostruivano il passaggio. Sheila guardava le vie che le erano familiari allontanarsi poco a poco per far spazio al degrado dei palazzi di periferia e poi alla prima campagna.
Dove stiamo andando? – sbottò ad un certo punto rompendo il silenzio.
Ti porto dalle mie tesore… - esclamò sorridente il Vecchio.
Tesore? – chiese incuriosita Sheila?
Non ebbe risposta. L’uomo imboccò dalla tangenziale uno svincolo stretto che conduceva ad un paese vicino. Nel giro di un paio di minuti svoltò in una stradina sterrata che portava verso la campagna aperta.
Quando guiderò io? – chiese Sheila come un bambino spazientito che attende il regalo promesso dai genitori.
Niente paura! Siamo praticamente arrivati. – la rassicurò il Vecchio con la sua solita aria bonaria. A Sheila stava incominciando a stancare quel tono. Dove diavolo la stava portando? E perché aveva accettato di seguirlo senza alcun motivo? Al diavolo la sua anima candida di diciottenne…

(1 - segue)

Antropografia del Polesine

Il primo maggio sono ormai due anni che capita di trascorrerlo Oltrepo. Dopo anni di partecipazione come spettatore nelle belle piazze di varie città, si è passati a dover suonare, ben volentieri, al classico concerto-maratona della festa dei lavoratori. La cosa interessante, o buffa se vogliamo dirla tutta, è che essendo la nostra città così vicina al territorio veneto, siano quasi più le date che ci vengono proposte in provincia di Rovigo che non nella nostra terra di nebbia e zanzare. Ai concerti nei paesi, oltre i vecchietti seduti davanti al barsport che scrutano con aria circospetta è sempre pieno di giovini più o meno caratteristici di cui ormai conosciamo anche le tasche. Il Polesine, è cosa piuttosto nota e non me ne vogliano i suoi abitanti, i conoscenti, o i lettori di queste zone, annovera tra i propri popolani soggetti alquanto interlocutori.
I giovani rovigotti (come amiamo denominarli noi al posto del più corretto rodigini) nascono e crescono più o meno in promiscuità fino all'età dell'adolescenza, dove prendono strade radicalmente diverse, prendendo coscienza di quello che sono veramente dentro. Una metà prende la strada della discoteca, l'altra quella del metallo e dei sacri gotha delle borchie.

A 15 anni R. decide di diventare un truzzo.
Inizia a comprarsi vestiti fighetti, le camicie a righe oblique con i colletti di dieci centimetri inamidati dalla mamma paziente che le stira una ad una ogni due o tre giorni. Si taglia i capelli con la crestina, si compra il gel superincollante che pare stucco, si pettina e si agghinda. Si prende l'anello tamarro, e le catenine di finto oro da portare orgoglione sul petto villoso, non raggiungendo mai i livelli dei colleghi pugliesi che in materia sono maestri. A 18 anni mamma e papà gli comprano la macchina. Grande e vistosa non importa, perchè nel Polesine l'auto la si elabora. Appena passato il ponte sul Po venendo dall'Emilia, ecco fiorire per le strade alettoni da Formula uno, fari colorati di blu, neon multicolor sulla carrozzeria, vernice glitter brillante, marmitte doppie triple, autoradio con lettore dvd e subwoofer che nemmeno il concertone dei Pink Floyd a Venezia...
R. frequenta gli aperitivi fighi con la musica chill out che va tanto di moda, e le discoteche dove suonano la house unz unz unz, dove si reca con la camicia a righe, la macchina elaborata e la fidanzata elegantissima e brilluccicosa per l'occasione. Qui tira tardi con gli amici parlando di motori, in dialetto stretto e cantilena inconfondibile. Tira due bestemmie ogni quattro parole e si alcolizza proprio come tutti gli altri. Vota Lega perchè ha gli schei e le proprietà del papà e Roma ladrona proprio no.

A 15 anni M. decide di diventare un metallaro. Inizia a comprarsi i dischi dei Dreamtheather, poi la discografia dei Metallica, dei Manowar e delle Bestie di Satana in allegato con la rivista "Metal hammer". Inizia a lasciarsi crescere i capelli, rigorosamente lisci a suon di balsamo, che radunerà in coda per praticità qualche anno dopo. Indossa soltanto magliette nere con stampigliato il nome di qualche gruppo metal in voga negli anni ottanta, le tiene addosso finchè la pezzatura ascellare non arriva a coinvolgere l'intero petto con lamentele da parte della fidanzata, anch'essa metallara ma con stile. Solitamente tende ad ingrassare fino a diventare un perfetto animale da palco quando si divincolerà con la sua Stratocaster scuotendo i capelli in un vortice di bassi e batteria. Se resta magro e longilineo, scopre il mondo del computer, si metterà gli occhiali e diventerà un nerd di qualche tipo smanettando davanti al monitor da mattina a sera su siti metal. A 18 anni mamma e papà gli comprano l'amplificatore fico per la chitarra. Grande e vistoso per fare quanto più baccano possibile ed attirare l'attenzione degli amici invidiosetti. Ha un gruppo con cui suona esibendosi sui palchi di festicciole di provincia e con cui gira tra stivali e cinture con le borchie.
M. frequenta i circoli Arci e i concerti alternativi nei club gothic metal con chili di carne danzante che si dimena e poga buttandosi l'uno contro l'altro procurandosi quanti più lividi possibile. Si reca in questi posti con la maglietta nera metal pezzata, i capelli lunghi metal e la fidanzata metal in giacca di pelle per l'occasione. Qui tira tardi con gli amici parlando di altri concerti, rullanti per batteria, birra e gare di rutti, in dialetto stretto e cantilena inconfondibile. Tira tre-quattro bestemmie in ogni frase e si alcolizza proprio come tutti gli altri faticando a trovare la via di casa la sera tardi. Vota Lega perchè per comprare tutta l'attrezzatura per suonare gli schei ce li ha anche lui.

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(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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