La notte del 9 luglio 2006 la ricorderemo per sempre, noi generazione di Sconfitti, quando avremo il compito di raccontare ai nostri nipoti che c'eravamo, abbiamo assistito, abbiamo gioito, in quella notte mondiale di Berlino dove il cielo era azzurro anche se erano le undici passate e si cantava l'inno a squarciagola. La ricorderemo per sempre come forse la nostra notte più cara e dolce, dove il Fato ci ha viziato con un delitto perfetto servito ai fratelli d'oltralpe, nemici-amici di sempre, nel modo più beffardo e ingiusto come solo i calci di rigore sanno essere. La ricorderemo perchè una festa così, noi nati dopo il 1982, non l'avevamo mai vista, una sensazione così non l'avevamo mai assaporata e ogni urlo era insufficiente per poter farci capire, per comunicare al mondo cosa si provava ad essere finalmente Campioni del Mondo.
Di quella notte ricorderemo l'esultanza dei nostri sul campo, la testata di Zidane a Materazzi (se non fosse per il risvolto eticamente negativo, una pagina gustosa del calcio mondiale), il rigore di Fabio Grosso, emblema del torneo come in passato Baggio, Schillaci, Rossi. DI quella notte ricorderemo il mal di pancia per il gol subito, poi la gioia del pareggio, poi di nuovo l'angoscia per quella lotteria a noi tristemente nota. Ricorderemo il degno coronamento di un mese di tifo appassionato, di taverne, bandiere, festeggiamenti in giro per la città, striscioni, magliette dello stesso colore, birre ghiacciate, pizze da asporto, divani stracolmi e abbracci, lacrime, fratellanza. Uniti sotto quell'unica bandiera per un mese siamo stati tutti distratti dall'evento dimenticando i problemi, i litigi, le divergenze d'opinione. Per un mese siamo stati Italiani, e ne siamo andati fieri come non succedeva da parecchio tempo. Ricorderemo Lippi come un Papa, fino a quel momento capace di vincere con la sola Juventus e invece abile nel compattare come il cemento una squadra che non ci credeva nemmeno lontanamente, travolta dagli echi di Calciopoli. Ricorderemo il popopopooo, sky e la rai, la prima volta di Civoli e Mazzola alla faccia di Bruno Pizzul perdente, le clip mondiali, le prime pagine della Gazzetta e quell'urlo, Mio Dio!, quei volti che gridavano ehi guardateci, ce l'abbiamo fatta. Abbiamo vinto per davvero, non ci possiamo credere.
Tutto vero. Per una notte almeno, un anno fa, è stato tutto vero. L'oblio di qualche giorno, forse troppo pochi, prima di ripiombare nell'Italietta di sempre con i suoi crucci e i suoi clichè. Il 9 luglio dovrebbe diventare festa nazionale, in un paese pallonaro che vive di emozioni quando un branco di invorniti tira calci ad una palla rotonda in uno stadio ricolmo di gente.