Per coloro che non hanno mai sentito parlare di Splinder, o sono sul web da troppo poco tempo, gli basti sapere che quella che chiude oggi i battenti dopo circa undici lunghi anni è stata la più grande piattaforma di pubblicazione per blog in Europa degli anni Zero. La più diffusa in Italia prima dell'avvento di WordPress, la più vasta community di scrittori in erba, appassionati, grafomani, giornalisti, scrittori e disperati. Tutti i blogger negli anni hanno a suo tempo iniziato a scrivere sulla rete aprendo un blog su Splinder prima di mettersi in proprio comprandosi un dominio nomecognome.net. Hanno passato le giornate a leggere blog su Splinder, commentare blog su Splinder, linkare blog su Splinder.
Per quel che mi riguarda si è trattato per anni della principale attività alternativa allo studio dell'Ingegneria, quella che ha causato notti insonni, appelli mancati, distrazioni in aula, chiacchiere al pub e organizzazione di eventi smandrappati.
Perché c'è stato un tempo - in cui non esistevano i social network e nemmeno YouTube - in cui ad un gruppo sempre più ampio di persone venne la mania di aprire un blog per raccontarsi e per raccontare qualcosa. Erano i primi anni del Duemila e come per incanto sulla rete si potevano intavolare discussioni bellissime, approfondire concetti, raccontare storie, aggregarle, mescolarle, ascoltando quello che i lettori avevano da dire e a loro volta da proporre nei rispettivi blog. Ognuno produceva contenuti e ne fruiva altri, in uno scambio enorme di conoscenza, sensazioni, idee messe nero su bianco.
Ovviamente all'inizio scriveva solo chi aveva qualcosa da dire, per lo più aspiranti scrittori ed addetti al mestiere come giornalisti o addetti stampa, ma anche molte ragazzine che tenevano un diario virtuale al posto di quello con il lucchetto nascosto in un cassetto. C'era parecchia qualità in giro, mescolata ad una buona dose di cosiddetta fuffa.
Ci si conosceva fuori dalla rete alle blogfest, alle blogcene, e ai blograduni, che sembrano nomi ridicoli ma dietro c'erano persone che nella vita reale abitavano in posti lontanissimi e quando si incontravano di persona quelle poche volte l'anno avevano un sacco di cose da dirsi perchè conoscevano l'uno dell'altro interi scampoli di esistenza letta tra le righe di un blog.
Noi nel nostro piccolo eravamo una piccola perla di blog, cari i miei quindici lettori. Ci leggevano in centinaia ogni giorno, avevamo un programma su una webradio, stampavamo un giornalino, andavamo ai raduni e ne abbiamo persino organizzato uno un po' bucolico ai Giardini Margherita di Bologna dove si è finito per giocare a bandiera come quando eravamo ragazzini.
Eravamo quasi famosi. Una volta hanno riconosciuto me ed Attimo per strada a Bologna e la cosa ci aveva fatto parecchio ridere per quanto fosse assurda. La cosa che ci distingueva, fin dagli inizi quando eravamo ancora su Splinder, era avere un blog a più voci che unisse l'Italia da nord a sud. Idea certamente non nuova, ma siamo stati un po' come il Parma di Scala, pieno di talenti incredibili che sono passati e negli anni hanno avuto successo e fortuna altrove.
Tra gli oltre 50 collaboratori persone che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e con cui collaborare come Francesco Costa, oggi in forza al Post, Francesco Locane, conduttore di Radio Città del Capo, Margherita Ferrari, Mauro Zucconi, Marco Bertollini, Gabriele Capasso (che non ha un blog di riferimento ma oggi scrive per TvBlog e CalcioBlog) e tanti altri che negli anni sono passati da uno pseudonimo sulla rete a scrivere libri veri e propri o a collaborare per riviste e giornali vari. Questo grazie anche a Splinder, principale piazza di ritrovo in quegli anni.
Abbiamo intessuto relazioni tra persone, avuto opportunità di lavoro, incluse le attuali professioni per molti di noi, incluso il sottoscritto. Quello che era un gioco è diventato un lavoro a tempo pieno e una palestra dove esercitare l'arte del web design, del marketing, e in generale di ogni aspetto che ruota attorno alla comunicazione e all'informatica.
Abbiamo conosciuto ragazze, ci siamo fidanzati, mollati, desiderati, frequentati per un po' e poi buttati via. Abbiamo fatto sognare qualcuno per quello che abbiamo scritto e abbiamo sognato una sconosciuta dalla penna tagliente per poi scoprire che nella vita reale eravamo entrambi anche qualcos'altro, con i nostri difetti e i nostri non detti.
Splinder insomma è stata lo specchio dei nostri anni Zero, quella che ha custodito i nostri pensieri più profondi e più sciocchi, il nostro desiderio di comunicare qualcosa con il mondo fuori, ma anche colei che ha costruito le nostre identità in rete, il nostro essere diversi a volte da come siamo nella realtà di tutti i giorni, in casa, al lavoro o con gli amici.
All'epoca sotto uno pseudonimo, oggi con nome e cognome come i moderni social impongono, molte delle nostre presenze online si sono costruite negli anni attraverso le parole che abbiamo scritto sui blog, le cose che abbiamo raccontato e quelle che abbiamo taciuto. Siamo diventati grandi insieme a Splinder e grazie a lei molti di noi ancora oggi adorano scrivere, raccontarsi e non buttarsi via. Rintanati da qualche parte al sicuro dietro uno schermo, proprio come allora.
Ci siamo ancora quasi tutti, sparsi qua e la come dieci anni fa, prima che arrivasse la grande onda dei blog e la piazza di Splinder a riunirci qualche anno per poi disperderci di nuovo. A voi il difficile compito di scoprire dove siamo finiti, come ci chiamiamo oggi, e se siamo ingrassati un po'.