Se è così amata forse è anche grazie all'autorevolezza che ha saputo costruire in tutto questo tempo, grazie alle grandi firme che sono passate per Via Solferino (mi viene in mente Buzzati, così su due piedi) ma soprattutto alla capacità di coprire il Calcio e lo Sport con maturità: è sempre riuscita ad andare oltre il recinto delle tematiche della cronaca sportiva pur non oltrepassandole mai. Perchè lo Sport ha tutto quanto serve per vendere copie: storie, eventi, risultati, cronaca, idee, ideologie, scandali, riscatti, costume, ironia, elementi popolari e raffinati allo stesso tempo. Basta saperli raccontare, ovviamente. Negli ultimi anni però sappiamo tutti che le vendite dei giornali hanno iniziato un inesorabile declino, e la Gazzetta per tentare di salvarsi ha tentato di invertire la rotta. Prima di tutto cambiando i timonieri, interrompendo il papato di Cannavò (19 anni!) e intraprendendo la serie di Direttori "non" sportivi. Ci voleva un esperto di tirature e di marketing, per i tempi moderni, e hanno chiamato prima Calabrese, poi Di Rosa e infine Carlo Verdelli; che ha sì portato un restyling grafico necessario (razionalizzando gli spazi come sta capitando su tutti i giornali) ma pure una "ventata di freschezza". Titoli enormi e sguaiati, accenni a eventi non sportivi, dvd in allegato sul papa e i Power Rangers, erano solo le anticipazioni di una ormai evidente mossa spiazzante: trasformare un popolare-giornale italiano per eccellenza nel giornale-popolare a tutto campo. L'ultima mossa disperata, in sostanza. Da qualche giorno compaiono due pagine dedicate a fatti di attualità e di costume (i Pacs, Vista, Harry Potter nudo...) nella rubrica "Altrimondi", ma è solo l'inizio. Dobbiamo aspettarci prime pagine come questa, con un titolo che fa da ponte tra sport e costume e dove la lettera di Veronica Berlusconi ha lo stesso spazio e risalto della vittoria della Roma sul Milan in Coppa Italia. Tale visione provoca smarrimento e inquietudine in un affezionato lettore come il sottoscritto. Il buon Carlo Annese cerca di spiegare i motivi della svolta epocale, ammettendo in questo post che dietro a tutto ciò ci sono anche (ovviamente) scopi commerciali, peraltro legittimi. La Gazzetta non fa beneficenza, ma pensando che per ogni pagina di attualità ne vengono tolte altre che coprivano notizie e storie sportive si rimane perplessi. Perchè "provare a fare meglio e di più" pare non essere economicamente redditizio, e allora si tenta di fare "di meno e di tutto". Mi viene in mente una perla del tragicomico presidente della Fifa Blatter, che propose come soluzione al calo dei gol nelle partite, quella di allargare le porte.