Kakà sta per essere scippato al Milan grazie a una vagonata di petrodollari, tale da far impallidire persino l'opulento Silvio. Facile ironizzare sui principi evangelici del buon Ricardino, che sarebbe ora pronto ad accettare l'esplosione del suo conto in banca grazie a cifre "immorali", eppure di morale in questa vicenda non c'è assolutamente nulla. C'è un signore particolarmente ricco che vuole una cosa, la chiede a un signore un po' meno ricco di lui, questi è (ma dai) disposto a concedergliela. Tutto legittimo, così come il desiderio di Kakà di guadagnare di più. A certe cifre forse è anche giusto vendere, considerando che potrebbe essere una delle ultime vacche grasse che innaffiano di latte nero i pascoli italiani: il Milan potrebbe cogliere l'occasione di rifarsi una squadra degna di tale nome.
L'aspetto che veramente stona in tutta la questione è la modesta caratura della destinazione di approdo, il Manchester City, noto ai più per essere la squadra tifata dagli Oasis, forse, che per le prestazioni sportive, difatti oggi si trova in zona-retrocessione. Kakà dunque non ha l'alibi che avrebbe in caso di fuga al Real Madrid (il blasone! la Storia! il palcoscenico prestigioso per regalarmi nuovi stimoli! ecc.), e la sua scelta è nuda come la ipocrisia: vado dove mi pagano di più.
E' questo il dettaglio che stona nella vicenda, anche se mi viene in mente un fanta-parallelismo con Maradona, e il suo passaggio dal Barcellona (squadra tra le più ricche del mondo) al derelitto Napoli (lottava per non retrocedere) nel 1984, per la cifra di 14 miliardi di lire (più o meno 20 milioni di euro attuali). Non mi ricordo (avevo due anni) se all'epoca si gridasse allo scandalo, ci si strappasse le vesti in nome della dignità e del calcio svenduto al vil denaro. Anzi, a me è sempre sembrata una scelta molto naif, e in fondo consolante notare come anche una squadra di bassa-caratura potesse permettersi il Campione.
Oggi però parliamo di 110 milioni di euro, di un emiro che riesce nell'impresa di comprare i sogni di Berlusconi, e tutto appare più sproporzionato e sgraziato.
Certo, se Moratti domani mi compra Messi ad una cifra pari al prodotto interno lordo della Nigeria, sarebbe una geniale e oculata gestione delle risorse.