Tag Archive for 'mondiali'

La generazione delle finali perse

Nel 1994 seguo i miei primi Mondiali da Bormio, almeno per quanto riguarda la gloriosa fase finale fatta di sistematici due a uno. Dico i miei primi Mondiali perché nel 1986 avevo solo tre anni e a Italia '90 tifavo Olanda e Germania, così per simpatia, tra mio padre incredulo: "Devi tifare Italia!" e mia mamma più cauta: "Lascia che tifi per chi vuole".

A Bormio c'era questa struttura enorme, una specie di palazzetto dello sport che si chiama Pentagono, dove avevano allestito un maxischermo per vedere Baggio più in grande, Zola più alto, Sacchi con la testa più lucida. Ma per la finale dobbiamo trasferirci a Folgarida, un piccolo centro montano dove avremmo trascorso qualche giorno raggiungendo mia nonna in vacanza. La finale va in onda su una piccola tv da campeggio tra parenti abbastanza disinteressati e una ragazza della mia città che casualmente è in villeggiatura da quelle parti, invitata all'ultimo a vedere una partita di cui forse non gliene importa nulla. Finisce con il tiro di Baggio sopra la traversa, le lacrime di Baresi, la torcida brasiliana e la voce di Pizzul che avrei eletto a mio personale nonno per tutto il decennio. Spenta la tv prima ancora di vedere la Selecao alzare la coppa, andiamo tutti a letto, che gli anziani già sbadigliano vista l'ora tarda. Incredulo, disperato, cerco di non piangere sotto le coperte ripetendo tra me e me

abbiamo perso il mondiale di calcio. abbiamo perso il mondiale di calcio. abbiamo perso il mondiale di calcio.

Solo quattro anni dopo il mio tifo controcorrente a Italia '90, a 11 anni il Mondiale di Calcio diventa la cosa più importante della mia semplice vita, qualcosa di cui disperarsi o gioire fino allo stremo.

Nel 1998 il giorno in cui usciamo da Francia '98 giochiamo contro i padroni di casa, superfavoriti benché assenti all'ultimo mondiale. Siamo in macchina diretti verso l'Ungheria, in uno dei molti viaggi in auto per l'Europa degli anni Novanta con la mia famiglia. All'ora della partita non siamo ancora arrivati così scopro l'utilità delle onde corte e capto scampoli di radio uno nemmeno fosse radio londra. Il tizio che ci attende per mostrarci l'appartamento ha una pistola con sè e ci impressiona un po' quando la posa sul tavolo spiegando che è solo per sicurezza:

- Voi non ne avete una? Fareste bene ad averla qui!

Ripreso dallo shock chiedo con straordinaria cautela se posso accendere la tv per seguire almeno i supplementari della partita, così nel caos generale, mentre l'uomo con la pistola firma il contratto di affitto e prende accordi con i miei genitori, mi dispero ancora una volta davanti alla tv per la traversa di Di Biagio. Sdong dice la traversa, mentre il calciatore cade a terra di schiena e Maldini Senior scuote la testa. Ancora una volta siamo fuori, non c'è nessuno intorno con cui urlare, non c'è niente da fare se non visitare Budapest, dove trovare un giornale italiano il giorno seguente sarebbe già stata un'impresa.

Nel 2000 quando i francesi ci uccellano al 93' togliendoci l'Europeo ormai vinto mi son già messo le scarpe per uscire a festeggiare. Fabio (quello che su queste pagine si fa chiamare Attimo), che è più cauto di me segue ancora attentamente la partita sapendo che in zona Cesarini può accadere di tutto. Infatti. Si resta in casa, si ripone la bandiera per seguire gli strazianti supplementari e il golden gol di quella faccia da furbetto di Trezeguet. Increduli, sgomenti, rimaniamo quasi un'ora a guardare tutte le interviste Rai del dopopartita nel silenzio più totale, sconvolti per un finale che definire beffardo è riduttivo, qualcosa che ridefinisce la sfortuna di Usa '94 e la maledizione dei rigori, specialmente dopo una serata esaltante ed incredibile come quella contro l'Olanda dove Toldo aveva parato ogni tipo di rigore.

Nel 2004 non doveva assolutamente finire 2 a 2 tra Svezia e Danimarca o il tanto agognato biscotto, di cui l'Italia ha sempre paura come pochi altri, sarebbe stato servito mandandoci a casa anzitempo dall'Europeo. Finisce guardacaso 2 a 2, veniamo eliminati e ci rimaniamo ancora una volta di merda, come siamo abituati a rimanerci noi dell'Ottantatrè, che non abbiamo fatto in tempo a vedere Tardelli e Altobelli esultare, e non abbiamo ancora vissuto Berlino due anni dopo. Andiamo a prendere un gelato consolatorio tra amici, uno di quelli grandi pieni di gusti e creme, con le cialde e il topping di cioccolato. Ci fanno accomodare e mentre aspettiamo realizziamo che il cubetto di legno per segnare il numero del nostro tavolo è il 22. Con un pennarello tracciamo una lineetta in mezzo: 2-2. Oltre il danno la beffa.

Tralasciando Byron Moreno e l'ironia che ne è seguita, lo stordimento delle Vuvuzelas due anni fa, il vuoto dell'Europeo 2008 e altre storie ancora, si arriva a ieri, carichi di speranze come solo una vittoria contro la Germania sa dare, tutto come Berlino 2006, ce la possiamo fare, ci mettiamo il cuore, eccetera eccetera. Al 45' iniziamo a guardare twitter, a mandare messaggi pieni di insulti agli amici, ad aprire altre birre, a constatare che la pizza di stasera è davvero buona. Diversivi per andare avanti, per consolarci di un finale drammatico dopo un'insperata cavalcata fino a quel punto. Talmente abituati a perdere sul più bello che quasi non sentiamo il dolore. Dopo traverse, arbitri venduti, biscotti, panini, rigori, furti e infortuni non poteva mancare al palmares anche il tracollo, il cappotto, la sonora batosta di un 4 a 0 epico. Quando si perde così fa meno male di un 2 a 1 sofferto e creduto fino alla fine. Ci si abitua con largo anticipo di minuti all'idea che si è perso, che a breve l'arbitro fischierà la fine e vedremo gioire ancora una volta l'avversario, senza che in fondo ci dia troppo fastidio. Perché restiamo una grande squadra, che ad ogni grande competizione sa di potersela giocare fino in fondo di nuovo. Vedremo altre finali, perderemo altre competizioni, qualcuna prima o poi la vinceremo ancora. La palla è tonda no? Non siamo l'Uganda, o la Svizzera. Come dice quel famoso canto:

siam campioni del mondo, pooo popopopo pooo pooo

Scendere dal pero

Forse non sarebbe opportuno scrivere a cadavere ancora caldo, bisognerebbe analizzare, capire, leggere ed elaborare, come si è soliti dire. Però siamo usciti al primo turno e quindi il nostro desiderio più grosso già da un'oretta a questa parte è quello di dimenticare il più in fretta possibile questo sfacelo.

Dimenticare che Lippi aveva lasciato da vincente ed è voluto tornare sapendo benissimo che non era aria e non sarebbe stata la stessa cosa. Testardo nelle scelte (errate) e nella presunzione che tutto dipendesse esclusivamente dalla sfortuna. Il vincente che torna sui suoi passi qualche anno dopo, per inciso, raramente trova gloria, l'ultimo esempio sportivo evidente mi pare sia quello di Schumi.

Dimenticare che siamo stati a ridere della Francia due settimane solo perchè andavano a picco in un clima di contestazione generale verso il proprio allenatore e non ci siamo accorti della trave nel nostro occhio solo perchè avevamo vinto un titolo quattro anni fa e quindi eravamo più forti.

Dimenticare che siamo stati a guardare Pepe e Montolivo per tre partite e a giustificarli con un beh dai tutto sommato, mentre in difesa un cadavere di nome Fabio e cognome Cannavaro ci faceva vergognare della fascetta di capitano che aveva indosso.

Dimenticare che la squadra che ha vinto il campionato italiano ha contribuito alla Nazionale in campo con la bellezza di zero giocatori e che il problema del ricambio generazionale tra i giocatori italiani era noto da tempo, ma finchè non ci sbattiamo il muso fino in fondo, finchè non scadiamo nel ridicolo, non ci occupiamo dei problemi (vedi l'assurdo colpo di reni negli ultimi dieci minuti dell'ultima partita dopo tre match di sonno, ma in generale un po' l'andazzo italico di tutta la nostra classe dirigente).

Dimenticare che vincere un mondiale non significa proprio niente quattro anni dopo con altri giocatori e altre situazioni, e che Brasile a parte forse, nessuna squadra può ritenersi campione a prescindere in ogni tempo e competizione. Un pizzico di umiltà in più tante volte non guasta e nell'Italia pallonara manca spesso, a maggior ragione dopo il 2006.

Vorrà dire che staremo a guardarci le quattro stellette sulla maglia, mentre squadrine da sorteggio ridicolo cresceranno anno dopo anno e zitte zitte ci sorpasseranno a destra mentre noi, che siamo campioni blasonati, ancora penseremo di passare per classifiche avulse, autogol, rigori regalati e rocamboleschi incastri del destino. D'altronde l'Italietta è proprio questa, e il calcio ne è il suo più adorabile quanto ridicolo specchio.

Vorrei ma non posso

Ciccsoft Speciale Mondiali Sudafrica 2010Vincere un mondiale con Pepe, per esempio. E Iaquinta, e quel paracarro di Gilardino. Vincere un mondiale con un pedatore della fascia destra che assomiglia più a uno spacciatore messicano, che a un futuro campione del mondo. Osserviamolo un attimo, questo Pepe. Ha tutto per rappresentare il simbolo di questi mondiali azzurri: è semisconosciuto, finora ha giocato in una provinciale, era nato attaccante ma con il passare degli anni è finito per retrocedere al ruolo di ala, ha iniziato a randellare prima ancora che tentare improbabili rovesciate in mezzo all'area. Non è nemmeno più giovane, questo Simone Pepe già 27enne, che sbuffa, si arrabbatta, mostra la sua espressione più convinta e convincente. Ma i passaggi finisce per sbagliarli tutti, dribbling non ne parliamo. Però sbuffa, mostra il ghigno, è carico come una mina.

A Pepe gli manca tutto, per poter vincere un mondiale, eppure si ritrova, lui sì, in Sudafrica: ce l'ha messo un santone della panchina refrattario ai grandi nomi (quali, peraltro?), lasciati a casa perché indisciplinati e non conformi alla sua idea di "gruppo". A loro gli ha preferito questo smilzo che gioca nell'Udinese, che lo vedi, quanto vorrebbe vincere un mondiale, quando gli piacerebbe spaccare il mondo, lo vedi quanto si candida a impersonare il ruolo di "favola da mondiale", prima di lui Grosso, e prima ancora Schillaci.

Simone Pepe contro il Paraguay

Però la rovesciata non gli riesce, i cross più utili sono quelli finiti in tribuna a colpire qualche vuvuzela. Pepe dai, ci riproviamo domenica, e poi ancora giovedì prossimo, e poi forse si va a casa tutti, si prende l'aereo e ci si va a rosolare su qualche spiaggia a ricordare quanto è stato bello partecipare a un mondiale. Vincerlo, con i tuoi piedi, sembra francamente impossibile. Sarà per questo che finirai per farti comunque apprezzare, e come tu gente come Montolivo, che aspettiamo si svegli dal suo torpore da ormai troppi anni, Criscito, timido e onesto terzino, e poi Marchetti, Marchisio, Di Natale... Gente quasi adatta a giocare in nazionale: sarà per questo che nonostante un pareggio, finisce comunque per starci simpatica.

Il legittimo impedimento

Ciccsoft - Speciale Sudafrica 2010 E' l'anno della Spagna, anzi no, stavolta tocca all'Inghilterra. Spuntano speciali ovunque, tra giornali e blog pronti a offrire le immagini delle partite e le schede di ogni giocatore dell'Honduras. I forum di streaming RojaDirecta, Atdhe e MyP2p affilano i link e offrono un pacchetto completo che Sky e le sue fottute "64 partite tutte in diretta" se lo sogna. Si comprano le tv da mettere in ufficio per pomeriggi troppo caldi e troppo azzurri. Si organizzano gruppi di ascolto di fronte a maxischermi improvvisati. Ci si prepara a rispettare le tradizioni e guardarsi le partite su un 14 pollici.

E' il Mondiale, è il Natale del Calcio, ma ogni quattro anni. Quindi ancora più atteso, ancora più sacro, ancora più profano. E' l'unica manifestazione che riesce a far precipitare pil nazionali come nemmeno il più generale degli scioperi. E' il calcio e basta, all'ennesima potenza: o si ama, o si odia. E inizia oggi.

L'ultima volta molti di noi non avevano mai provato l'esperienza trascendentale di alzare la coppa. Quest'anno è diverso: sappiamo già come funziona. Quindi molti di noi sono inconsciamente pronti ad accettare senza scomporsi tanto la probabile eliminazione ai quarti di finale con la Spagna. In giro c'è gente che non vince da più tempo di noi (gli inglesi, comandati dal Colonello Capello) o non hanno mai proprio vinto (la Spagna, appunto, che meriterebbe di vincere solo per il fatto di avere in squadra tipi come Fabregas e Iniesta). O gente che di solito vince (tipo il Brasile), o che avrebbe come sempre tutti i mezzo per farlo (l'Argentina, con Messi in campo e Maradona in panchina, un cortocircuito che neanche in Ritorno al Futuro). Ci sarebbe anche la favola del calcio africano, e di un continente intero che "aspetta questo momento da una vita", per citare un abusato clichè socio-sportivo. Ci sono nazionali che fanno contorno come l'Honduras (un nome a caso) oppure la Corea del Nord, che iscrive l'attaccante come portiere. C'è un Mondiale, insomma, una messa da celebrare anche se non conosciamo i nomi dei giocatori convocati da un Lippi che non sa contro chi prendersela, questa volta.

Siamo tutti un po' in ritardo, e senza bava alla bocca come quattro anni fa. Siamo più rilassati e distratti, per un Mondiale che si gioca d'inverno (in Sudafrica), disturbati dal suono di migliaia di vuvuzelas. Campioni che possano infiammare da soli la scena non se ne vedono, visto che pure Messi è stato dichiarato "irreversibilmente stanco". Come fare per riaccendere la passione? Potrei dirvi che vincere un mondiale con gente come Pepe sarebbe un'impresa stile Grecia agli Europei del 2004: incredibile, non pronosticabile. Che stavolta sarebbe molto, molto più difficile rispetto all'ultima Coppa. Non vi basta, vero? E se la smetteste di fare i raffinati, come quelli che dicono "ah nel '82 fu un'altra cosa" o "io per gente come Cannavaro non tifo", se provaste a guardare questi Mondiali con gli occhi di chi nel 2006 non era ancora nato? Facciamo che da domani abbiamo tutti quattro anni e ci ciucciamo il dito mentre Pepe si invola sulla fascia?

Una manciata di link:
- La migliore infografica sui Mondiali, e in generale di sempre, è il Calendario del quotidiano sportivo spagnolo Marca.
- Il blog collettivo sui mondiali è l'ormai immancabile Doppiavuemme (c'è Enver, Colas, Benty, ElRocco e tanti altri ancora).
- Li avete già visti tutti quanti, lo so, ma è doveroso ricapitolare: Nike e Adidas per i Mondiali mostrano i muscoli e giocano a chi ce l'ha più grosso: lo spot, intendo. Vince Nike, seppure di poco.
- Ok Grosso, ok Berlino, ok Pablito e il Bernabeu e la partita a scopone tra Zoff e Pertini sull'aereo. Ma se penso ai Mondiali, penso sempre a lui, nonostante tutto.

Buffet

Le migliori foto di LondraNote sparse su alcune cose curiose
trovate a Londra

Le migliori foto di Berlino Do not walk outside this area:
le foto di Berlino

Ciccsoft Resiste!Anche voi lo leggete:
guardate le vostre foto

Lost finale serie stagione 6Il vuoto dentro lontani dall'Isola:
Previously, on Lost

I migliori album degli anni ZeroL'inutile sondaggio:
i migliori album degli anni Zero

Camera Ciccsoft

Si comincia!

Spot

Vieni a ballare in Abruzzo

Fornace musicante

Cocapera: e sei protagonista

Dicono di noi

Più simpatico di uno scivolone della Regina Madre, più divertente di una rissa al pub. Thank you, Ciccsoft!
(The Times)

Una lieta sorpresa dal paese delle zanzare e della nebbia fitta. Con Ciccsoft L'Italia riacquista un posto di primo piano nell'Europa dei Grandi.
(Frankfurter Zeitung)

Il nuovo che avanza nel mondo dei blog, nonostante noi non ci abbiamo mai capito nulla.
(La Repubblica)

Quando li abbiamo visti davanti al nostro portone in Via Solferino, capimmo subito che sarebbero andati lontano. Poi infatti sono entrati.
(Il Corriere della Sera)

L'abbiam capito subito che di sport non capiscono una borsa, anzi un borsone. Meno male che non gli abbiamo aperto la porta!
(La Gazzetta dello Sport)

Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
(Il Giornale)

Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
(La Nuova Ferrara)

Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

Archivio