Nell'inspiegabile mutamento delle mode, prendo coscienza con colpevole e imbarazzante ritardo della morte degli occhiali
montatura classica. Osservando il mio limitato campionario umano, noto che i ggiovani e meno ggiovani si sono dotati di quel tocco vintage: in giro è un rifiorire di occhiali
plasticosi che evidenziano quello che un tempo era un oggetto da sopportare senza dargli particolare risalto. Oggi ormai, nella colossale opera di sdoganamento di praticamente tutto (mancano i calzini bianchi, forse), pure gli occhiali plasticosi (colorati o scuri che siano) evidenti e di grande impatto visivo, demarcano chi è cool (il termine "trendy" è persino ingenuo nel suo essere fuori dai tempi, tutto ormai è trendy) da chi invece rimane indietro e non si adegua. I portatori di
occhiali con montatura metallica sono una razza in via di estinzione, dall'età media sempre più elevata o in picchiata; ma si sa, i bambini e gli anziani sono i due poli sociali che meno risentono delle tendenze di stile, dato che i primi hanno attività più importanti cui dedicarsi tra cui giocare e sporcarsi di cioccolato, mentre i vecchi sono ormai fuori dai giochi, hanno già dato e non devono più inseguire o essere inseguiti da nessun modello. Rimaniamo dunque io e
Andreotti, a portare occhiali rilucenti sotto il riflesso del sole, dalla forma discreta e leggera che rende i nostri visi anonimi e privi di mordente. Gli occhiali diventano l'ennesima occasione per affermare il proprio stile, per caratterizzarsi ulteriormente, e pertanto devono essere notati: verdi, marroni, neri, viola, rosa, bianchi, plastiche multicolore che ingabbiano l'occhio ma esaltano un difetto per trasformarlo in tratto distintivo. Per alzare il volume del nostro inconscio urlo quotidiano: ehi, ci sono anchio.