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Non imparare l’arte, lasciala da parte

Scendendo i gradini del famigerato (e a mio parere bellissimo) Ponte di Calatrava a Venezia e giungendo in Piazzale Roma, da qualche tempo si trova un pianoforte a coda nel bel mezzo del passaggio e un signore riccioluto che suona appassionato. Immaginate la scena surreale di uno snodo quotidiano dove transitano migliaia di persone tra pendolari, pensionati e turisti e questo pianoforte in un contesto che non c'entra apparentemente nulla. Ovviamente il più delle volte intorno al pianista (al secolo Paolo Zanarella, imprenditore padovano) si crea un piccolo capannello di persone curiose che ascoltano, fotografano, mormorano. Chiunque passi si ferma al volo per catturare quell'immagine e in pochi secondi finisce tramite uno smartphone sui social network dove viene segnalato, commentato, apprezzato. E' talmente facile fare effetto inviando una foto sui social network di uno che suona un piano in mezzo ad una piazza con gli autobus che passano che è come fare gol a porta vuota. Irresistibile. Bellissimo. Che figata. Che romantico!

Per l'improvvisato pianista si tratta già di una vittoria: pubblicità, notorietà, applausi e stima per il gesto artistico che in effetti è simpatico ed originale di questi tempi. Qualcuno però si chiede mai se il pianista oltre che originale sia anche bravo? Qualcuno si sofferma davvero ad ascoltare la sua "arte"? E se fosse un modesto esecutore di melodie al pianoforte come tanti altri studenti del conservatorio cittadino che non raggiungeranno mai un palcoscenico?

E se al suo posto ci fosse stato un marocchino? Se l'artista di strada fosse stato cingalese? Un pianista cingalese che si esibisce a Venezia con un pianoforte a coda. Bello no? L'avrebbero fatto esibire senza cacciarlo via? Saremmo rimasti a guardare lo stesso o lo avremmo bandito come il solito busker di strada che chiede elemosina? Ci soffermiamo mai ad ascoltare i poveracci che suonano per strada e magari hanno un aspetto più trasandato dell'imprenditore padovano? A volte dietro le persone più impensabili si nascondono dei veri maestri di musica, persone con abilità incredibili e doti musicali da far invidia a musicisti blasonati. Però l'abito fa il monaco ovviamente e il barbone non lo fotografiamo per metterlo su Instagram, anche per una forma di rispetto per il suo status di barbone.

Non lo so se in questa società dell'apparenza e della comunicazione ha ancora senso eccellere in qualcosa, aver studiato l'arte e averla messa da parte, oppure sia più vincente l'idea di farsi notare in qualche modo più rapido (come sognano molti giovani gonfi di televisione) mascherando magari altre carenze e capacità. Se sia più applaudito, fotografato e chiacchierato chi suona in una piazza solo perché lo sta facendo in una piazza, piuttosto che un uomo qualunque che non si mette in mostra ma ha studiato e ha doti artistiche eccellenti, ma suonerà sempre solo in orchestra senza che il suo nome venga ricordato da nessuno.

 

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Vogliono fare giornalismo ma non sono minimamente all'altezza. Piuttosto che vadano a lavorare, ragazzetti pidocchiosi!
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Ci hanno riempito di tagliandi per vincere il concorso come Gruppo dell'anno. Ma chi si credono di essere?
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Giovani, belli e poveri. Cosa volere di più? Nell'Italia di Berlusconi un sito dinamico e irriverente si fa strada come può.
(Il Resto del Carlino)

Cagnazz è il Mickey Mouse dell'era moderna e le tavole dei Neuroni, arte pura.
Topolino)

Un sito dai mille risvolti, una miniera di informazioni, talvolta false, ma sicuramente ben raccontate.
(PC professionale)

Un altro blog è possibile.
(Diario)

Lunghissimo e talvolta confuso nella trama, offre numerosi spunti di interpretazione. Ottime scenografie grazie anche ai quadri del Dovigo.
(Ciak)

Scandalo! Nemmeno Selvaggia Lucarelli ha osato tanto!
(Novella duemila)

Indovinello
Sarebbe pur'esso un bel sito
da tanti ragazzi scavato
parecchio ci avevan trovato
dei resti di un tempo passato.
(La Settimana Enigmistica)

Troppo lento all'accensione. Però poi merita. Maial se merita!
(Elaborare)

I fighetti del pc della nostra generazione. Ma si bruceranno presto come tutti gli altri. Oh yes!
(Rolling Stone)

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