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La Coppa del Mondo appartiene ormai a un passato remotissimo, mentre il presente è popolato da un campionato non certo esaltante. Ieri è terminato il girone d'andata di uno dei tornei più mediocri che la Serie A ricordi. L'Inter spadroneggia, sbriciola record (12 vittorie consecutive) e veleggia indisturbata, senza nessuna avversaria degna di tale nome. Il resto è una marmellata solitamente concentrata nella parte destra della classifica che però durante questo inizio di stagione è sbrodolata pure nella colonna di sinistra, arrampicandosi su su fino al quarto posto (vedi Catania ed Empoli). Osservando la
graduatoria senza penalizzazioni, possiamo infatti notare come Milan, Lazio e Fiorentina, pur stabilendosi a ridosso del terzetto di qualità Inter-Roma-Palermo, non stanno comunque fornendo prestazioni da alta classifica. Non bastano dunque le penalizzazioni a giustificare un campionato dall'esito scontatissimo e da un livello qualitativo pericolasamente tendente al ribasso. Le circostanze recenti (retrocessione della Juventus in B) non hanno fatto altro che rimarcare la tendenza che già nelle annate precedenti, quelle del duopolio
biancorossonero, si andava affermando: in Italia il livello tecnico e di spettacolo è in calo, e le società cosidette minori non hanno più mezzi economici per allestire formazioni competitive. I risultati del calcio italiano erano prevedibili da ormai parecchi anni, aldilà dei maneggi di Moggi e soci, e la contemporanea crisi del Milan e caduta in B della Juventus hanno proiettato l'ultima Dea rimasta, l'Inter imbottita di milioni e giocatori di classe, là dove è ovvio e giusto che sia: in cima. Negli anni passati sarebbe stata capace di non esserlo comunque, ma con una rosa stellare rispetto alle avversarie (quell'Ibra, quel Stankovic, quel Zanetti, ecc.), e un allenatore, Mancini, che pare abbia smesso di complicarsi la vita da solo, nemmeno lo sterotipo della Sfiga Nerazzurra ha incrinato (finora) una solidità e superiorità evidente, imbarazzante e meritatissima.
Non ci sarebbe molto altro da dire. L'unica vera rivelazione della stagione non sono squadre come Catania, Empoli o Atalanta, che alternano oneste prestazioni a sonore sconfitte, e restano in alto alto pur con pochissimi punti (ne bastano 26 per essere in Zona Champions, per dire) solamente per mancanza di alternative. La
Spagna, con Siviglia, Barcellona, Real Madrid e Valencia in testa alla classifica e raccolte in soli 4 punti, ci regala sospiri anche in ambito calcistico. Si segnalano diversi gol da ricordare, tra improbabili tiri andati a segno o reti in acrobazia per opera di randellatori di professione (vedi
Loria o l'ormai miracolato
Materazzi): metterei al primo posto a pari merito
la sciabolata di Totti e la
palombella assurda di Mascara, nonostante gli attaccanti non stiano segnando tantissimo, mentre tra i marcatori abbondano centrocampisti e difensori (fattore quest'ultimo destabilizzante al
Fantacalcio). La mediocrità non si ferma solamente alle squadre ma si diffonde a macchia d'olio tra dirigenti e arbitri: i primi navigano a vista, i secondi invece, nella stagione in cui dovevano rifarsi una verginità dopo Moggiopoli, stanno adottando una particolare strategia per riacquistare (o perdere definitivamente, a seconda dei punti di vista) la credibilità: centrare colossali svarioni, in maniera assolutamente casuale e cercando di colpire, prima o poi, tutte le squadre. Se non si può essere "giusti", perlomeno cerchiamo di fare torti più o meno a tutti, avranno pensato. Un bel passo avanti, non c'è che dire, in un contesto
gattopardesco, in cui tutto pare cambiare ed essere stravolto, quando in realtà le gerarchie sono sempre più bloccate, non c'è spazio per inventare praticamente più nulla (per mancanza di materia prima, tecnicamente parlando, e per carenza di coscienza sportiva per quanto riguarda tutti gli aspetti correlati alla partita). Pure in televisione si sta assorbendo l'unica novità degli ultimi anni, l'avvento della tv satellitare che trasmette tutte le partite (a pagamento) e che ha modificato la fruizione del calcio in tv. Il calcio sulle tv generaliste è ormai alla canna del gas, basta vedere la stanca e sterile minestra riscaldata che ci propinano Controcampo e DomenicaSportiva, e il Novantesimo Minuto come lo conoscevamo è stato ucciso e sostituito da un talk show (la banda Piccinini): non c'è più spazio per la Diretta e le Immagini, quando queste vanno in anteprima e in tempo reale per tutti i parabola-dotati (e non sono pochi, ormai). A metà campionato, quindi, hanno motivo di sorridere solo gli interisti (e mi pare anche giusto, dopo anni di terribili mazzate sui denti), tempestivamente investiti dalla popolare stampa del vacante ruolo di Vincenti ergo Antipatici lasciatoci in dote, assieme a uno scudetto di carta, dalla Juventus. Già si assiste a clamorose rosicate sulla presunta autorevolezza del successo nerazzurro in un campionato che così mesto non si era mai visto, e anche questo è un segno dei (magri) tempi.