Vincere un mondiale con Pepe, per esempio. E Iaquinta, e quel paracarro di Gilardino. Vincere un mondiale con un pedatore della fascia destra che assomiglia più a uno spacciatore messicano, che a un futuro campione del mondo. Osserviamolo un attimo, questo Pepe. Ha tutto per rappresentare il simbolo di questi mondiali azzurri: è semisconosciuto, finora ha giocato in una provinciale, era nato attaccante ma con il passare degli anni è finito per retrocedere al ruolo di ala, ha iniziato a randellare prima ancora che tentare improbabili rovesciate in mezzo all'area. Non è nemmeno più giovane, questo Simone Pepe già 27enne, che sbuffa, si arrabbatta, mostra la sua espressione più convinta e convincente. Ma i passaggi finisce per sbagliarli tutti, dribbling non ne parliamo. Però sbuffa, mostra il ghigno, è carico come una mina.
A Pepe gli manca tutto, per poter vincere un mondiale, eppure si ritrova, lui sì, in Sudafrica: ce l'ha messo un santone della panchina refrattario ai grandi nomi (quali, peraltro?), lasciati a casa perché indisciplinati e non conformi alla sua idea di "gruppo". A loro gli ha preferito questo smilzo che gioca nell'Udinese, che lo vedi, quanto vorrebbe vincere un mondiale, quando gli piacerebbe spaccare il mondo, lo vedi quanto si candida a impersonare il ruolo di "favola da mondiale", prima di lui Grosso, e prima ancora Schillaci.
Però la rovesciata non gli riesce, i cross più utili sono quelli finiti in tribuna a colpire qualche vuvuzela. Pepe dai, ci riproviamo domenica, e poi ancora giovedì prossimo, e poi forse si va a casa tutti, si prende l'aereo e ci si va a rosolare su qualche spiaggia a ricordare quanto è stato bello partecipare a un mondiale. Vincerlo, con i tuoi piedi, sembra francamente impossibile. Sarà per questo che finirai per farti comunque apprezzare, e come tu gente come Montolivo, che aspettiamo si svegli dal suo torpore da ormai troppi anni, Criscito, timido e onesto terzino, e poi Marchetti, Marchisio, Di Natale... Gente quasi adatta a giocare in nazionale: sarà per questo che nonostante un pareggio, finisce comunque per starci simpatica.