Se i presidenti non lo fanno alle loro mogli lo fanno al paese!
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I leader dell'Ulivo imparino ad ascoltarci

di Nanni Moretti 

Io sono un moderato. Infatti voto Democratici di sinistra; ma essere moderati non significa essere passivi, rassegnati, abituati alle peggiori anomalie e anormalità italiane. Del mio intervento di sabato scorso, qualcuno ha detto: non era quello il modo, non era quello il luogo. Rispondo: ma se non ora, quando? Cos'altro dobbiamo aspettare? Non mitizzo quella che viene chiamata "società civile". Penso che la politica debba essere fatta dai politici di professione, che sappiano però ascoltare il loro elettorato. 

Noi siamo imbarazzati, siamo a disagio di fronte all'inadeguatezza dei dirigenti dell'Ulivo. L'espressione è un po' brutale, ma noi elettori siamo i datori di lavoro di quei parlamentari; se prima non sono stati capaci di intuire il nostro disagio, oggi devono saper ascoltare quando cominciamo a parlare. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è stato processato e lo è tuttora per accuse gravissime. All'estero basterebbe un centesimo dei punti interrogativi che gravano sulla sua carriera di imprenditore per fargli smettere di fare politica. 

La situazione italiana è pazzesca, anormale, e però è irreversibile: a Berlusconi è stato permesso, unico caso nel mondo democratico, di avere tre reti televisive nazionali; è stato permesso, contro una legge esistente, di essere eletto, poi di diventare presidente del Consiglio (e tra alcuni anni, chissà, anche presidente della Repubblica). Sì, c'è una legge che vieta l'eleggibilità di chi abbia concessioni pubbliche, e giustamente Sylos Labini ce lo ricorda da tanti anni. Ma ormai c'è una situazione di fatto: ci sono state elezioni legittime che hanno visto vincere una persona che illegittimamente siede in Parlamento. Oggi bisogna fare i conti con questa situazione assurda in una democrazia. 

c'è uno speciale e nuovo, rispetto alla vecchia Democrazia Cristiana rapporto tra Berlusconi e il suo elettorato. Un rapporto di identificazione da parte di persone che nulla hanno a che vedere con lui. Il suo elettorato crede che i comunisti abbiano governato per cinquant'anni perché lo dice Berlusconi, crede che la maggioranza dei giornali e delle televisioni siano in mano alla sinistra, crede che Berlusconi sia perseguitato dalla magistratura, crede che il capo di un'azienda possa far bene il capo dell'"azienda Italia" (anche se la crescita e l'affermazione delle sue aziende è viziata, secondo molte inchieste, da innumerevoli e varie irregolarità ma questa non è materia politica). 

Qualsiasi cosa Berlusconi dica o faccia che metta in dubbio la sua onestà o capacità, non gli provoca la perdita di un solo voto. Berlusconi fa il pieno del suo elettorato potenziale (riuscendo a trascinare anche i seguaci di Alleanza nazionale, che con il partito-azienda di Berlusconi non c'entrano proprio niente). Nel centrosinistra c'è bisogno di qualcuno che con la sua autorevolezza riesca a fare il pieno dell'elettorato
potenziale del proprio schieramento, che sappia parlare all'anima, alla testa, al cuore degli elettori. 

Ci sono tante persone che sembra non aspettino altro che un segnale di tranquilla fermezza, di serena decisione. Devono ricominciare a sentirsi rappresentate, mentre l'impressione è che i dirigenti dell'Ulivo siano in attesa degli errori di Berlusconi, senza che a loro tocchi fare nulla.
Paradossalmente, dopo la vittoria di Prodi e dell'Ulivo nel '96, è stato proprio il centrosinistra a riqualificare politicamente Berlusconi, che veniva in quegli anni considerato come perdente dal suo stesso schieramento, che infatti si era già messo alla ricerca di un nuovo leader. 

Dopo il '96, alcuni dirigenti del centrosinistra hanno cercato addirittura di riscrivere la Costituzione assieme a lui, regalandogli la patente di "statista". Ora a me sembra che Berlusconi sia proprio il contrario dell'uomo di Stato: la democrazia è qualcosa che gli è estranea, che non riesce bene a comprendere, e comunque gli fa perdere tempo. Sta facendo delle leggi a suo uso e consumo e a questo proposito è sconcertante come dai partiti suoi alleati non giungano voci di dissenso. Altri errori sono stati fatti in quegli anni, dal centrosinistra: mancata legge antitrust, mancata legge sul conflitto d'interessi.

Credo, e la cosa è ancora più grave, più per sciatteria che per calcolo. Ma il governo Prodi aveva un'autorevolezza e una credibilità inimmaginabili per un governo italiano. Il declino dell'Ulivo è cominciato dalla caduta del suo governo, voluta in Parlamento da Rifondazione comunista (autunno '98). In quei mesi si poteva (e si doveva) andare alle elezioni politiche anticipate. L'Ulivo non ha avuto quel semplice coraggio, anzi, un dirigente della sinistra ha dichiarato pubblicamente: "Non possiamo andare alle elezioni, perché altrimenti consegneremmo il paese alla destra". 

Che concezione della democrazia può avere una persona che dice una cosa del genere? Non andando alle elezioni, l'Ulivo ha permesso a Berlusconi di battere e ribattere per anni sullo stesso tasto: il governo D'Alema non è legittimo. Un governo è legittimato dai voti che trova in Parlamento, però è vero che dalle elezioni del '94 è come se sulla scheda noi elettori indicassimo il nome del candidato premier. Era insomma un governo più che legittimo in Parlamento ma, è vero, il premier D'Alema non era legittimato dal voto popolare. Ed è necessario ricordare che l'elettorato cattolico dell'Ulivo ha vissuto come un tradimento, dopo la caduta di Prodi, la nascita del governo D'Alema.

Nelle elezioni del maggio scorso, Rifondazione comunista sembrava indifferente al risultato finale delle votazioni, che vincesse Rutelli o Berlusconi. Temo fosse un sentimento comune al partito e ai suoi elettori, tutti più che altro interessati al raggiungimento del quattro per cento che gli avrebbe garantito una rappresentanza in Parlamento. Ma i politici dell'Ulivo dovevano ugualmente tentare, avevano il dovere di cercare di coinvolgere quel partito e la lista Di Pietro in uno schieramento più ampio. Mentre invece apparivano rassegnati a gestire una sconfitta che loro stessi avevano annunciato da mesi.

In quella campagna elettorale, a poche settimane dalle votazioni, lo "statista" Berlusconi aveva dichiarato che l'Ulivo aveva vinto nel '96 grazie ai brogli elettorali (e in quell'occasione forse sarebbe stata opportuna una parolina del Presidente della Repubblica, non genericamente rivolta a svelenire gli animi, ma particolarmente rivolta a un uomo politico che minava le basi della democrazia).

Mi è stato detto: "Non era quello il luogo, non era quello il modo". Ma anche nel mio lavoro non ho mai avuto paura che le mie critiche alla sinistra potessero essere usate o strumentalizzate dalla destra. Non sono mai stato d'accordo con la pratica stalinista della doppia verità, che dice: "Le critiche ce le dobbiamo fare in privato, in pubblico invece dobbiamo apparire monolitici, tutti d'accordo". No, secondo me i "panni sporchi" vanno lavati in pubblico. E, a giudicare da alcune reazioni, mi sembra che il mio sfogo non sia stato inutile. 

I dirigenti del centrosinistra hanno preso tanti (troppi) schiaffi dagli avversari, forse sarà salutare lo schiaffo di un elettore. 

 



Il documento finale
del Forum sociale


Ecco il testo del documento finale del Forum sociale mondiale che si è chiuso a Porto Alegre.

Resistenza al neoliberismo, al militarismo, alla guerra: per la pace le la giustizia sociale
1) Di fronte al continuo deterioramento nelle condizioni di vita dei popoli, noi, movimenti sociali del mondo intero, ci siamo incontrati in decine di migliaia nel Secondo Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Siamo qui a dispetto dei tentativi di spezzare la nostra solidarietà. Ci incontriamo di nuovo per continuare le nostre lotte contro il neoliberismo e la guerra, per confermare gli accordi dello scorso Forum e riaffermare che un altro mondo è possibile.

2) Siamo diversi donne e uomini, adulti e giovani, popoli indigeni, contadini e urbani, lavoratori e disoccupati, senza casa, anziani, studenti, persone di ogni credo, colore, orientamento sessuale. L'espressione di questa diversità è la nostra forza e la base della nostra unità. Siamo un movimento di solidarietà global, unito nella nostra determinazione di lottare contro la concentrazione della ricchezza, la proliferazione della povertà e delle ineguaglianze e la distruzione della nostra terra. Stiamo costruendo alternative, utilizzando modi creativi per promuoverle. Stiamo costruendo una ampia alleanza a partire
dalle nostre lotte e dalla resistenza a un sistema che è fondato sul patriarcato, il razzismo e la violenza, che privilegia gli interessi del capitale sui bisogni e le aspirazioni dei popoli.

3) Questo sistema produce il dramma quotidiano di donne e bambini e anziani che muoiono di fame, dell'assenza di cure sanitarie e di malattie che potrebbero essere prevenibili. Intere famiglie sono obbligate a lasciare le loro case a causa delle guerre, dell'impatto del "megasviluppo", della mancanza di terra e in presenza di disastri ambientali, disoccupazione, attacchi ai servizi pubblici e distruzione della solidarietà sociale. Al Sud come al Nord forti lotte e resistenze stanno nascendo per far valere la dignità della vita.

4) L'11 settembre ha segnato una svolta drammatica. Dopo gli attacchi terroristici, che condanniamo assolutamente, così come condanniamo tutti gli altri attacchi sui civili in altre parti del mondo, il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati hanno lanciato una massiccia operazione militare. In nome della "guerra al terrorismo" vengono attaccati in tutto il mondo i diritti civili e politici. Con la guerra contro l'Afghanistan, in cui sono stati usati anche metodi terroristici e con le nuove che si preparano, ci troviamo di fronte a una guerra globale permanente, per estendere scatenata dal governo degli Usa e dai suoi alleati per stabilire il loro dominio. Questa guerra rivela l'altra faccia del neoliberismo, la più brutale e inaccettabile.

L'Islam viene demonizzato, mentre il razzismo e la xenofobia vengono deliberatamente diffusi. La stessa informazione e i mass media prendono attivamente parte a questa campagna bellicista che divide il mondo tra il "bene" e il "male". L'opposizione a questa guerra è uno degli elementi costitutivi dei nostri movimenti. 

5) La situazione di guerra ha ulteriormente destabilizzato il Medioriente, fornendo il pretesto per un'ulteriore repressione del popolo palestinese. Di fronte all'occupazione brutale di Israele, un compito urgente del nostro movimento è quello di mobilitare la solidarietà per il popolo palestinese e la sua lotta all'autodeterminazione. Questo è vitale per la sicurezza collettiva di tutti i popoli della regione.

6) Allo stesso tempo, anche nuovi eventi confermano l'urgenza delle nostre lotte. In Argentina la crisi finanziaria causata dal fallimento degli aggiustamenti strutturali del Fondo monetario internazionale e il debito crescente hanno fatto precipitare la crisi sociale e politica. Questa crisi ha prodotto proteste spontanee delle classi lavoratrici e della classe media, una repressione che ha causato morti, cambiamenti nel governo e nuove alleanze tra gruppi sociali diversi. Con la forza dei "cacerolasos" il popolo ha potuto assicurarsi la soddisfazione dei principali bisogni di base.

7) Il collasso della multinazionale Enron è un esempio della bancarotta dell'economia "del casinò" e della corruzione degli uomini d'affari e dei politici. I lavoratori sono rimasti senza impiego e senza pensioni. Nei paesi in via di sviluppo questa multinazionale impegnata in attività fraudolenti e i suoi progetti hanno cacciato la popolazione dalle loro terre aumentando smisuratamente i prezzi dell'elettricità e dell'acqua.

8) Il governo degli Stati Uniti nel suo sforzo di proteggere gli interessi delle grandi imprese, ha abbandonato con arroganza i negoziati di Kyoto sul riscaldamento globale, il trattato sui missili antibalistici, la convenzione sulla biodiversità, la conferenza dell'Onu sul razzismo e l'intolleranza e il confronto per ridurre la fornitura di armi leggere, dimostrando ancora una volta che l'unilateralismo degli Stati Uniti fa saltare i tentativi di trovare soluzioni multilaterali ai problemi globali.

9) A Genova il G8 ha completamente fallito nella sua pretesa di governo globale. Di fronte a una massiccia mobilitazione e resistenza, hanno risposto con la violenza e la repressione, denunciando come criminali coloro che avevano osato protestare. Ma non sono riusciti a intimidire il nostro movimento.

10) Tutto ciò avviene nel contesto di una recessione globale. Il modello economico neoliberista distrugge i diritti, le condizioni e i livelli di vita dei popoli. Usando ogni mezzo per proteggere i loro dividendi, le mulitinazionali licenziano, riducono i salari e chiudono fabbriche, spremendo fino all'ultimo i lavoratori. I governi di fronte a questa crisi economica rispondono con la privatizzazione, il taglio delle spese sociali e una riduzione permanente dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Questa recessione dimostra il fatto che le promesse neoliberiste di crescita e prosperità sono una bugia.

11) Il movimento globale per la giustizia sociale e la solidarietà si trova di fronte a enormi sfide: la sua lotta per la pace e la sicurezza collettiva impone di misurarsi con la povertá, le discriminazioni, il dominio e la creazione di una società sostenibile alternativa. I movimenti sociali condannano con forza la violenza e il militarismo quali strumenti di risoluzione dei conflitti; la promozione di guerre di bassa intensitá e le operazioni militari del Plan Colombia come parte dell'iniziativa regionale andina, il piano Puebla Panama, il commercio di armi e la crescita delle spese militari, gli embarghi economici contro i popoli e nazioni, in particolare contro Cuba e Iraq, e la crescente repressione nei confronti di sindacalisti e attivisti. Noi sosteniamo le lotte dei sindacati e dei lavoratori del settore informale, come uno strumento essenziale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, l'effettivo diritto di organizzarsi, il diritto di sciopero, il diritto alla contrattazione collettiva a diversi livelli e per conquistare l'uguaglianza salariale e delle condizioni di lavoro tra donne e uomini. Rifiutiamo la schiavitú e lo sfruttamento dei bambini. Sosteniamo le lotte dei lavoratori e dei sindacati contro la flessibilità, l'esternalizzazione del lavoro e i licenziamenti e chiediamo nuovi diritti internazionali per i lavoratori e le lavoratrici delle multinazionali e delle loro fornitrici, in particolare il diritto alla libertà sindacale e alla contrattazione collettiva.

12) Le politiche neoliberiste creano ulteriore miseria e insicurezza. Esse hanno aumento in maniera impressionante il traffico e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini che condanniamo con forza. Povertá e insicurezza portano anche alle migrazioni e a milioni di esseri umani è negata la dignitá, la libertá, i diritti. Perció noi chiedimamo il diritto alla libert[b4]adi movimento, il diritto all'integritá fisica e a uno statuto legale per tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici migranti. Sosteniamo i diritti dei popoli indigeni e l'applicazione dell'articolo 169 Oil nel quadro delle leggi nazionali.

13) Il debito estero dei paesi del Sud è stato già pagato più volte. Il debito, illeggittimo, ingiusto e fraudolento, funziona come uno strumento di dominio, toglie ai popoli i loro fondamentali diritti umani con il solo scopo di aumentare l'usura internazionale. Chiediamo la cancellazione incondizionata del debito e la riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici. I paesi che chiedono il rimborso del debito hanno intrapreso lo sfruttamento delle risorse naturali e intellettuali del Sud.

14) Acqua, terra, cibo, foreste, semi, la cultura e le identità dei popoli sono beni comuni dell'umanità per le generazioni presenti e future. E' essenziale conservare la biodiversità. I popoli hanno il diritto a un cibo sano e stabile, libero da organismi geneticamente modificati. La sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e locale è un diritto umano fondamentale; in questo senso costituiscono richieste fondamentali la riforma agraria e l'accesso dei contadini alla terra.

15) Il vertice di Doha ha confermato l'illeggitimitá del Wto. La presunta "agenda per lo sviluppo" adottata in realtá difende solo gli interessi delle multinazionali. Con il lancio di un nuovo round il Wto si sta avvicinando al suo obiettivo di trasformare ogni cosa in merce. Per noi, cibo, servizi pubblici, agricoltura, salute, istruzione e i geni non sono in vendita. Inoltre rifiutiamo il brevetto di qualsiasi forma vivente. L'agenda del Wto viene estesa a livello continentale attraverso gli accordi di libero commercio e investimenti. Organizzando proteste come le grandi dimostrazioni contro l'Alca, i popoli hanno rifiutato questi accordi che rappresentano una ricolonizzazione e la distruzione di valori fondamentali, sociali, economici, culturali e ambientali.

16) Noi vogliamo rafforzare il nostro movimento attraverso azioni e mobilitazioni comuni per la giustizia sociale, per il rispetto dei diritti e delle libertà; per la qualitá della vita, l'uguaglianza, la dignitá e la pace. 

Lottiamo: 
- Per la democrazia: i popoli hanno il diritto di conoscere e criticare le decisioni dei loro governi, specialmente quando riguardano istituzioni internazionali. I governi devono essere responsabili di fronte ai loro popoli. Mentre sosteniamo la diffusione della democrazia elettorale in tutto il mondo, sottolineiamo la necessitá di una democratizzazione degli stati e delle società e la lotta
contro la dittatura;

- Per l'abolizione del debito estero e la sua riparazione;
- Contro le attivitá speculative: chiediamo l'introduzione di tasse specifiche, come la Tobin tax, e l'abolizione dei paradisi fiscali;

- Per il diritto all'informazione;
- Contro la guerra e il militarismo, contro le basi e gli interventi militari stranieri, e la sistematica escalation di violenza. Noi scegliamo di privilegiare il negoziato e la soluzione non violenta dei conflitti;

- Per una Unione europea democratica e sociale, basata sui bisogni di lavoratori, lavoratrici, popoli europei, sulla necessitá della collaborazione e della solidarietá con i popoli dell'est e del sud;

- Per i diritti dei giovani, il loro accesso a una istruzione pubblica, gratuita e socialmente autonoma e l'abolizione del servizio militare obbligatorio.

Per gli anni a venire organizzeremo collettivamente mobilitazioni come:

Anno 2002:
- 8 marzo: giornata internazionale delle donne

- 17 aprile: giornata internazionale delle lotte contadine

- 1 maggio: giornata dei lavoratori e delle lavoratrici

- 12 ottobre: il grido degli esclusi

- 16 ottobre: giornata dell'alimentazione

Altre mobilitazioni globali avranno luogo:

- 15-16 marzo a Barcellona, Vertice Ue

- 18-22 marzo Monterrey (Mexico), conferenza Onu su finanziamento allo sviluppo

- 17-18 maggio, Madrid, vertice latinoamerica, Caribi, Europa

- 31 maggio, giornata internazionale di azione contro il militarismo e per la pace

- 12 giugno, Roma (Italia), vertice mondiale dell'alimentazione

- 22-23 giugno, Siviglia, vertice Ue

- Luglio, Toronto e Calgary (Canada) vertice G8

- 22 luglio, Stati Uniti, campagna contro la CocaCola

- Settembre, Johannesburg (Sudafrica), Rio+10

- Ottobre, Quito (Equador), Forum sociale continentale "Una nuova integrazione è possibile" e forum sociali continentali e regionali in altri continenti

- Novembre: Cuba, Secondo incontro emisferico contro l'Alca

- Dicembre, Copenaghen, Danimarca, vertice Ue

Anno 2003: 

Aprile, Buenos Aires Argentina vertice ALCA

Giugno, Tessalonica Vertice UE

WTO, FMI e Banca Mondiale si incontreranno da qualche parte, qualche giorno.
E saremo li!



CON LA GLOBALIZZAZIONE L'OCCIDENTE E' CRESCIUTO MENO

di Noam Chomsky
[da Repubblica.it del 3 febbraio 2002]

PORTO ALEGRE - Il sistema di dominazione dei popoli oggi è estremamente fragile. Il pretesto cambia ma le politiche continuano sostanzialmente a essere le stesse. Negli ultimi anni abbiamo conosciuto il comunismo, il crimine, la droga, il terrorismo. A volte il cambiamento dei pretesti insieme alla continuità delle politiche è tanto drammatico che richiede un grande sforzo per non rendercene conto. Ovviamente questi centri di potere sfruttano ogni opportunità per portare avanti i loro programmi e usano la crisi, come un grande terremoto o una guerra o perfino un atrocità come quella dell'11 settembre.

E la crisi fa sì che sia possibile sfruttare la paura e la preoccupazione del pubblico per esigere che gli avversari siano umili, ubbedienti, distratti. In Stati più brutali può significare l'aumento del terrore e della repressione. Questo è stato molto più facile negli ultimi mesi - e non voglio insultare la vostra intelligenza dicendo a che cosa mi riferisco. Le vittime di questo sistema certamente dovrebbero resistere allo sfruttamento prevedibile dell'elemento "crisi". Dovrebbero concentrarsi sulle principali questioni che rimangono pressapoco le stesse che erano prima: programmi di militarizzazione e l'attacco sempre più forte contro la democrazia e la libertà, che sono il nucleo centrale dei programmi cosiddetti neoliberali.

Il conflitto in corso viene simbolizzato in questo momento dal FSM a Porto Alegre e dal FEM di Davos a New York. Il FEM di Davos è una riunione di quelli che veramente prendono le decisioni nel mondo dei ricchi e famosi del mondo, i leaders, gli uomini d'affari, i politici. Dicono di riunirsi per pensare profondamente ai problemi che l'umanità affronta. Temi come: come possiamo inserire valori morali in quello che facciamo? Oppure: che cosa dobbiamo mangiare? In effetti, i ristoranti eleganti di New York saranno pieni zeppi dei partecipanti di Davos...

I media americani fanno riferimento in questi giorni a un anti-forum che si sta realizzando in Brasile, frequentato da pazzi riuniti a Porto Alegre per protestare contro le decisioni dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. E un altro riferimento è alla brutta faccia dei partecipanti. Questa retorica è interessante: è infantile ovviamente. Secondo me, tale infantilità deve essere capita come segno di inferiorità e insicurezza. Noi ritenuti "pazzi", riuniti qui a Porto Alegre, dobbiamo essere l'antiforum. E i pazzi dell'antiforum sono ovviamente quelli che si oppongono alla globalizzazione: questa è un'altra retorica che dobbiamo rifiutare.


La globalizzazione significa integrazione internazionale, e nessuno ci si opporrà, e ciò dovrebbe essere ovvio per il movimento sindacale dei lavoratori e della sinistra. Il FSM è una delle realizzazioni più importanti della speranza della sinistra e del movimento dei lavoratori e di altri movimenti popolari. Dobbiamo cercare un programma di globalizzazione che si preoccupi dei reali interessi del popolo e combatta la concentrazione illegittima di potere. Il termine globalizzazione non può essere ristretto alla loro visione della integrazione internazionale. Una visione che si preoccupa solo degli interessi corporativi, essendo gli interessi del popolo qualcosa di incidentale.

E' con questa terminologia ridicola che chi cerca una forma più giusta e decente di globalizzazione viene definito "anti-globalizzatore". Non dobbiamo accettare questo termine spreggiativo con cui i primitivi, uomini dell'età della pietra, si riferiscono agli "anti-globalizzatori". I re Magi di Davos, si chiamano modestamente. Io preferirei il termine usato dal Financial Times "I Signori dell'Universo". Giacché i signori dell'Universo professano e ammirano Adam Smith allora possiamo sperare che seguano la sua descrizione del proprio comportamento, sebbene Smith li chiamasse "Signori dell'Umanità" (ciò è stato prima dell'era Spaziale), si riferiva a quello che lui chiamava i principali architetti della politica del suo tempo: i mercanti e i fabbricanti d'Inghilterra, che cercavano i propri interessi, anche a costo di avere un impatto sugli altri popoli.

Ora dirò qualche parola sul tema di questa conferenza, cioè, su un mondo senza guerre. Parlerò in modo molto generico, le questioni specifiche su cosa fare in Colombia, Palestina, saranno trattate poi in apposite conferenze. Non possiamo dire molto su temi umani senza avere fiducia, ma a volte ciò è possibile. Noi possiamo per esempio avere fiducia in due cose: o ci sarà un mondo senza guerre o non ci sarà più un mondo. Almeno un mondo abitato da creature che non siano batteri, scarafaggi ed altri insetti.

E questo perché gli uomini hanno sviluppato mezzi per l'autodistruzione nell'ultimo secolo. Inoltre, i leaders del mondo civilizzato hanno piena coscienza di quello che stanno facendo, almeno così ammettono i funzionari delle loro agenzie di intelligence come la Cia, tutti favorevoli alla corsa alla distruzione del mondo. Più terribile ancora è che ciò è svolto e messo in atto in una base irrazionale. Esistono ideologie e valori dominanti che classificano la sopravvivenza molto al di sotto dell'egemonia. Sono principalmente marxisti volgari, come ho detto. Questa è la base per la militarizzazione dello spazio, che appartiene a questi programmi, programmi che sono stati portati avanti sfruttando l'opportunità aperta dagli eventi dell'11 settembre e quindi aumentando la minaccia di distruzione in nome della difesa contro il terrorismo.

La globalizzazione ha portato a una prosperità mai vista prima, ed è quello che ci dicono. Ciò è vero soprattutto per quel che riguarda gli USA, e nella decade degli anni Novanta gli USA hanno avuto il più grande boom economico del mondo. Alcuni sono rimasti indietro in questo miracolo economico della decade. Noi "pazzi" ci preoccupiamo di questi poveretti. Le falle del modello riflettono il dilemma sulla questione della crescita veloce e della globalizzazione. Ci dicono che le disuguaglianze aumentano perché alcuni non sfruttano le opportunità meravigliose di questo sistema. Questo quadro è falso. Ed è difficile percepire che, indipendentemente dalla crescita della disuguaglianza, la crescita degli USA negli anni Novanta è stata uguale a quella dell'Europa, molto al di sotto dei primi 25 anni dopo la seconda guerra mondiale, e molto minore di quella degli anni durante la guerra in una economia gestita dallo Stato.

Allora: come può un quadro convenzionale come questo essere tanto radicalmente diverso? Come mai fatti così controversi? La risposta è semplice. Per una piccola parte della società gli anni Novanta sono stati davvero anni di un boom economico e questo settore include quelli che danno a tutti gli altri la meravigliosa notizia.

E in realtà non possono essere accusati di essere disonesti, leggono tale notizia ad ogni momento sui giornali che scrivono sulla base della propria esperienza personale. Ciò è vero anche per le persone con cui si riuniscono attraverso i circoli universitari e le conferenze d'élite come quella che i Magi ora stanno frequentando a New York o nei ristoranti eleganti dove si divertono. È soltanto il resto del mondo che è diverso da loro.

La globalizzazione è precedente alla prima guerra Mondiale. Allora era molto più ampia che oggi. Per esempio, era molto più diffusa quella che che Smith chiamava la libera circolazione della mano d'opera. Il caso più drammatico che posso citare è il flusso di capitale finanziario speculativo a breve termine che va ben oltre a qualsiasi fatto precedente. Questa differenza fra la globalizzazione di oggi e quella del passato rivela caratteristiche essenziali della versione contemporanea della globalizzazione: il capitale è la priorità, il popolo è qualcosa di incidentale.

I confini tra gli USA e il Messico sono artificiali, come del resto tutti i confini, sono risultato di conquiste. I confini sono stati militarizzati dal governo. Clinton, per impedire la libera circolazione della mano d'opera ha indebolito il libero commercio, nel senso classico del termine, e ciò è stato importante per gli effetti del miracolo economico in Messico che ha portato al disastro la maggior parte della popolazione messicana.

Il flusso di capitale è stato accellerato ancor di più. Due terzi del commercio oggi sono gestiti da tiranni privati. Una misura più tecnica della globalizzazione è la convergenza in rapporto al mercato globale: prezzo unico e salario unico. Certamente ciò non è ancora avvenuto, rispetto al reddito sta succendendo il contrario.

La disuguaglianza sta aumentanto in diversi paesi e dentro ai paesi, noi ci aspettiamo che continui l'aumento della disuguaglianza. La comunità di informazioni degli USA insieme a esperti e accademici recentemente ha divulgato una relazione in cui rivelano le loro aspettative per i prossimi 15 anni: l'evoluzione della globalizzazione sarà segnata da volatilità finanziaria cronica e una divisione economica mondiale sempre più grande. Ciò significa, meno convergenza e meno globalizzazione in senso tecnico, più globalizzazione in senso dottrinario del termine e la volatilità finanziaria significa crescita più lenta, più crisi, più povertà.

È esattamente in questo momento che abbiamo chiara la connessione stabilita tra globalizzazione voluta dai cosiddetti Signori dell'Universo e la probabilità di guerra. Il motivo è che gli esperti militari usano queste previsioni e hanno spiegato bene che questa aspettativa sta dietro alla grande espansione degli armamenti, addirittura prima dell'11 settembre.

Vediamo che c'è una grande celebrazione della democrazia nell'emisfero, tuttavia un'altra prospettiva dimostra che non è proprio così. Negli USA, i leaders delle aziende dicono che bisogna imporre alla popolazione una fisolofia di futilità perché ci sia una concentrazione dell'attenzione umana in cose superficiali, cose che vanno di moda, beni di consumo; la gente riceve bene queste idee e si dimentica di pensare su come gestire la propria vita e finisce per lasciare in mano a questi grandi maghi le decisioni riguardo al suo futuro.

Questa lotta per imporre il regime assumerà molti volti, ma non finirà finchà ci sarà una concentrazione grande del potere di decisione. Quindi possiamo aspettarci che questi Signori dell'Universo sfruttino qualsiasi opportunità - soprattutto quando sentono la paura delle popolazioni come nell'11 settembre - ma possiamo non accettare queste ragioni e chi ha a cuore il futuro dell'umanità può prendere una strada diversa. La lotta popolare contro la globalizzazione basata sui diritti degli investitori, soprattutto nel Sud, sta influenzando la retorica di questi Signori dell'Universo che sono spaventati. Questi movimenti non hanno precedenti come scopo, come solidarietà, come ampiezza. Le riunioni come questa di oggi sono estremamente importanti, il futuro è in mano a quelli che fanno questi movimenti e non dobbiamo sottovalutarli.

(2 febbraio 2002)


Gli scontenti della sinistra
di Curzio Maltese [da Repubblica del 3 febbraio 2002]


"Gli elettori di sinistra non meritano lo spettacolo penoso dei loro vertici". "Con questi dirigenti non vinceremo mai". Doveva essere un normale comizio del sabato, quello organizzato sul tema della giustizia a piazza Navona, con l'Ulivo al gran completo, da Rutelli a Fassino a D'Alema, e poco popolo. Soltanto cinquemila persone. Contro le diecimila mobilitate a Firenze da un professore di storia, Paul Ginsborg, o le masse dei no global.

Ma è bastato che sul palco arrivasse Nanni Moretti a gridare "il re è nudo" perché il malinconico rito, declinante al finale, si trasformasse di colpo in un eccitato processo di piazza ai vertici dell'Ulivo. Fra gli applausi, i "bravo!" di una folla che non vedeva l'ora "che qualcuno gliele cantasse".

E mentre Moretti si scaldava sempre più al consenso della piccola avanguardia di 16 milioni di elettori, il palco delle autorità s'irrigidiva nel fastidio, fotografato dalle parole del regista e dal proprio imbarazzo nella posa di una nomenclatura allo sbando. Il processo improvvisato in due minuti a piazza Navona può rimanere un piccolo episodio, largamente prevedibile dopo l'ultima lite di condominio fra i vertici dell'Ulivo per uno strapuntino europeo ("Una fiera delle vanità", l'ha fulminata Vittorio Foa). Ma rischia di essere la scintilla di un incendio, l'episodio scatenante di una crisi. Non una delle tante e cicliche "crisi dell'Ulivo" che si celebrano da anni nei palazzi romani, alla luce del neon e davanti a una minerale svaporata, intorno all'immancabile "rosa dei nomi" da Prima Repubblica. Ma una vera crisi dell'Ulivo, già matura nella società, dove si è ormai consumato il distacco (meglio, il divorzio) fra un vertice impantanato nei giochi di partito e una base che non si sente più rappresentata da questi leader. 

Non bisogna sopravvalutare gli "umori d'artista" di Moretti, come si sono affrettati a dire i diretti interessati. Ma nemmeno sottovalutare la capacità di un artista di ascoltare in profondità i sentimenti popolari, meglio di tanti politici e sondaggisti. La battuta di Moretti di ieri ("Con questi dirigenti non vinceremo mai") può rimanere attaccata a Rutelli e Fassino quanto lo è rimasta a D'Alema il famoso "dì qualcosa di sinistra". E forse ancora di più. Perché stavolta Moretti non fotografa il disincanto di un salotto radical chic (così si disse allora) ma l'ampio e sonoro scontento di milioni di elettori dell'Ulivo. In principio, era un sentimento di distacco, già palpabile negli ultimi due anni di governo ulivista, Troppi gli errori commessi, come hanno ricordato ieri in piazza Navona i relatori che hanno preceduto le timide repliche di Rutelli e Fassino. L'elenco è noto. Dalla caduta di Prodi per un voto, poco importa se frutto di congiura o (peggio, molto peggio) di dilettantismo. E poi i compromessi sulla giustizia, l'illusione della Bicamerale, le mancate leggi sul conflitto d'interessi e sulla riforma televisiva e via lamentando. 

Ma il sentimento è diventato risentimento di fronte all'incredibile reazione dei capi alla sconfitta del 13 maggio. Nessuna autocritica, nessuna voglia di "tornare nella società" e fare opposizione sui temi concreti e con nuove proposte. Al contrario, il totale rifiuto di prendere atto della sconfitta, che nel maggioritario imporrebbe d'"andare a casa", e il sereno ripiegare verso la solita amministrazione delle poltrone. Chi più, chi meno, ma tutti, anche i migliori, colpiti da un virus che li porta alla perdita della realtà. Altrimenti, come spiegarsi le incredibili performances televisive di Fassino e Rutelli? Ore e ore a discettare della fantomatica federazione dell'Ulivo, che non s'è capito se sarà l'anticamera del partito unico o, al contrario, il suo affossamento definitivo. Anche perché non lo sanno nemmeno loro. Davanti a spettacoli così, è normale che un pezzo di società italiana abbia ormai deciso di fare l'opposizione da sé, senza i partiti. È un'Italia di minoranza, nel senso gobettiano del termine, ma forte e vitale, ancorata a solidi valori: l'europeismo, l'antifascismo (ebbene sì), la legalità, la libertà d'informazione e d'insegnamento, la difesa dei diritti dei lavoratori e perché no, il valore supremo (e poco italiano) del dubbio. Con lo sforzo costante di tradurre tutto questo in azione quotidiana, sulle cose.

Attenzione, non è il ritorno della "società civile" Anni Novanta. Quella rifiutava di farsi rappresentare dai partiti, incarnava l'anti politica allo stato puro, aspirava a sostituirsi ai professionisti. Questa vuole una rappresentanza, anzi la cerca disperatamente. Rifiuta il qualunquismo, pretende che i politici facciano il proprio mestiere. Chiede ai leader dell'Ulivo d'interpretare e dar voce a un senso comune "di sinistra", che nel Paese c'è, così come Berlusconi ha dato voce (e maggioranza) al senso comune "di destra". È un'Italia che non vuole tanto cambiare le facce dei leader, quanto le teste, le idee, il modo di far politica. Per Rutelli e Fassino, D'Alema o Amato o chiunque sarà, quello di ieri può essere uno choc salutare, il vero rilancio dell'Ulivo. L'alternativa è far finta di nulla, tornare nelle stanze al neon e stavolta non uscirne mai più, per la paura d'apparire ancora una nomenclatura isolata sul palco.


Senti senti...
Vi sarà capitato qualche tempo fa di leggere in rete, o di ricevere per posta un messaggio che denunciava i benefici di cui godono i nostri parlamentari...se non lo avete mai ricevuto date un'occhiata qua sotto e rinfrescatevi la memoria prima di continuare a leggere...

Subject:  Fw: Onore ai nostri parlamentari ...

 Sull'Espresso di questa settimana c'e un articoletto che spiega  che
 recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti
 un  aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 2.200.000 lire al
 mese.  Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare
 nei  verbali  ufficiali.
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      STIPENDIO 37.086.079 AL MESE
     STIPENDIO  BASE 19.325.396 al mese
     PORTABORSE 7.804.232 al mese  (generalmente parente o familiare)
     RIMBORSO SPESE AFFITTO  5.621.690 al mese
     TELEFONO CELLULARE gratis
      TESSERA DEL CINEMA gratis
     TESSERA TEATRO  gratis
     TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
      FRANCOBOLLI gratis
     VIAGGI AEREO NAZIONALI  gratis
     CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
      PISCINE E PALESTRE gratis
     FS gratis
      AEREO DI STATO gratis
     AMBASCIATE gratis
      CLINICHE gratis
     ASSICURAZIONE INFORTUNI  gratis
     ASSICURAZIONE MORTE gratis
      AUTO BLU CON AUTISTA gratis
     RISTORANTE gratis (nel 1999  hanno mangiato e bevuto gratis per
 2.850 milionidi lire) si intascano uno  stipendio, hanno diritto alla
 pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre  obbligano i cittadini a 35 anni
     INDENNITA'DI CARICA (da  650.000 circa a 12.500.000) 200.000.000
 circa li incassano con il rimborso spese  elettorali (in violazione alla
 legge sul finanziamento ai partiti), 50.000.000  ogni anno ciascuno e
 fondano un giornaletto. (Es: la sig.ra Pivetti, l'auto blu  ed una scorta
 sempre a suo servizio)

E concludeva con tale drammatica constatazione:

La classe politica ha causato un danno al paese di 2 MILIONI E 446 MILA MILIARDI DI LIRE
La sola camera dei deputati costa  al cittadino 4.289.968  LIRE AL MINUTO!!!

Ebbene...dopo cotanto casino e dopo grida di scandalo per tutta l'Italia...ecco che arriva puntuale, mica tanto, la smentita.
SONO TUTTE BALLE!

Per una volta vogliamo rivelare le cose come stanno e difendere i nostri parlamentari...NON mettiamo in dubbio che siano corrotti, che siano ladri, che siano raccomandati, appoggiati, imbustarellati, inquisiti...
PERO'...sentite un pò qui:


Attenti! Questo messaggio circola da mesi, è pieno di falsità ed ha lo scopo qualunquistico di screditare il Parlamento e la politica, a favore di chi ha il potere materiale e vuole annullare quello della politica partecipata. Chi lo ha diffuso ha il dovere di riscrivere ai destinatari correggendo e riparando.

E' strano e preoccupante che ci cadano anche persone bene impegnate. Diffondere dati falsi e privi di ogni fondamento fa solo il gioco di chi intende spargere merda sulla politica, e se lo può permettere perché considera i partiti come un'azienda (vedi Berlusconi e Forza Italia). Facciamo attenzione alle cose che scriviamo, e non prestiamoci alla disinformazione che condanniamo quando la fanno altri (Vespa, Fede,
 Santoro, Costanzo, ecc.) Da mesi il messaggio dice "L'Espresso della settimana scorsa", senza dare
la data! senza permettere di verificare! Qualcuno dice anche che non è mai comparso sull'Espresso: io per mia fortuna non lo so, perché non perdo tempo a leggerlo.
Dalla nota della Presidenza della Camera, pare che il comunicato venga dal Codacons.

Enrico Peyretti 
peyretti@tiscalinet.it
 
enrico.peyretti@tin.it
 

Senza negare che siano necessari ed utili dei chiarimenti, copio qui tre appunti utili:

 1) Ho sempre consigliato di scrivere ai propri parlamentari per avere chiarimenti. Io ho scritto il 31 gennaio a Violante e Zancan, eletti nel mio collegio e attendo una loro risposta.

 2) Copio qui una nota ufficiale dell'Ufficio di Presidenza della Camera ricevuta nel novembre 2001.

 
. E' falso che il totale delle competenze mensili di ciascun deputato sia
 pari a 37.086.079. Il totale delle competenze è infatti costituito da
 9.097.648 (19.315.728 lire lorde) e dalla diaria di soggiorno pari a
 5.501.100: la somma di queste voci è pari a lire 14.598.748.
 · E' falso che i collaboratori del deputato siano generalmente suoi
 parenti: i collaboratori non possono essere né parenti né affini entro il
 quarto grado (delibera dell'Ufficio di Presidenza numero 214 del 2000).
 · E' falso che esista il "telefono cellulare gratis" per i deputati. La
 dotazione di telefono cellulare è prevista solo per i componenti
 dell'Ufficio di Presidenza e per i Presidenti di Commissione: al deputato
 sono rimborsati 30mila scatti annui pari a 4.572.000 lire.
 · E' falso che esista una "tessera di teatro gratis".
 · E' falso che esista una "tessera autobus-metropolitana gratis".
 · E' falso che esistano "francobolli gratis" per i deputati: la franchigia
 postale è limitata ai soli membri dell'Ufficio di Presidenza, ai
Presidenti
 di Commissione e agli ex Presidenti della Camera.
 · E' falso che esistano "palestre e piscine gratis" per i deputati: sulla
 base dello Statuto del Circolo Montecitorio - che non è comunque gestito
 dalla Camera dei Deputati - questi possono utilizzare gli impianti
sportivi
 dietro pagamento della quota associativa.
 · E' falso che esista un "vagone di rappresentanza delle FS gratis" per i
 deputati.
 · E' falso che sia previsto l'uso di qualsivoglia "aereo di Stato gratis".
 · E' falso che esistano "cliniche gratis". Come molte altre categorie, i
 deputati hanno un sistema di assistenza sanitaria integrativa che dietro
 pagamento di 869.208 lire mensili, pari al 4,5% dell'indennità
parlamentare
 lorda, garantisce loro il rimborso delle spese mediche con limiti e
 massimali previsti da un apposito Regolamento.
 · E' falso che esistano "auto blu con autista gratis" per i deputati:
 esiste un ridotto parco auto riservato ai titolari di cariche
istituzionali
 della Camera. Agli ex Presidenti della Camera sono riconosciute alcune
 prerogative, tra cui l'uso dell'auto di servizio, ma solo fino quando essi
 siano parlamentari.
 · E' falso che esistano "giornali gratis" per i deputati: esiste una
 rassegna stampa quotidiana per tutti i deputati e una sala di lettura con
i
 principali quotidiani nazionali e locali. Una dotazione di quotidiani è
 prevista solo per i titolari di cariche istituzionali della Camera.
 · E' falso che esista un "ristorante gratis" per i deputati, i quali
pagano
 presso il ristorante interno il conto dei propri pasti (mediamente pari a
 Lit. 25.000).
 · E' falso che siano previsti finanziamenti diretti ai deputati nel
settore
 dell'editoria. Sono invece previste - ai sensi della legge n. 250/90 e
 successive modificazioni e integrazioni - provvidenze per le imprese
 editrici di quotidiani e periodici che siano espressione di forze
politiche
 che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o
 rappresentanze nel Parlamento europeo o siano espressione di minoranze
 linguistiche riconosciute. L'erogazione di tali provvidenze non è di
 competenza della Camera ma spetta al Dipartimento dell'Editoria presso la
 Presidenza del Consiglio dei Ministri.
 E' falso, infine, il dato relativo al costo complessivo della Camera. Il
 totale delle spese correnti e in conto capitale del bilancio della Camera
 per il 2001 è pari a 1.563.491 milioni (comprensivo dei vitalizi agli ex
 deputati e delle pensioni per gli ex dipendenti della Camera). Invece, il
 comunicato del Codacons indica la cifra di "2 milioni e 446 mila miliardi"
 quale "peso causato al Paese da questa classe politica".


L'Onu affonda la Marina italiana
L'Italia sotto accusa per l'utilizzo delle forze armate contro gli immigrati
di Giuseppe Scano

No alle navi militari contro gli immigrati. A dirlo da ieri c'è anche l'Unhcr, l'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati, che ha espresso pubblicamente tutta la sua "preoccupazione" per la decisione del governo italiano di coinvolgere la Marina militare nella lotta all'immigrazione clandestina.
Le nuove funzioni dei militari nella sorveglianza delle acque nazionali e internazionali erano state annunciate con orgoglio venerdì scorso dal ministro dell'interno Claudio Scajola e da quello della difesa Antonio Martino. Due emendamenti al già criticatissimo disegno di legge Bossi-Fini che renderanno le imbarcazioni della marina militare protagoniste dirette della caccia alle navi dei migranti che ogni giorno si dirigono verso le nostre coste. Secondo la proposta presentata, infatti, le navi militari passerebbero dal semplice compito di pattugliamento, che svolgono già da circa cinque anni, a veri e propri compiti di polizia. In altre parole, se la legge verrà approvata i militari avranno la possibilità di fermare le imbarcazioni, salire a bordo ed ispezionarle, svolgendo dunque veri e propri "compiti di polizia".
Ed è proprio questo il punto che preoccupa l'agenzia delle Nazioni unite. "La proposta di emendamento del governo non definisce le misure da prendere nei confronti delle persone a bordo delle imbarcazioni fermate ed ispezionate. Nel testo - prosegue il comunicato - non si fa alcun riferimento a specifiche forme di tutela e trattamenti differenziati per richiedenti asilo e rifugiati eventualmente a bordo". Insomma il rischio è che una volta saliti a bordo di gommoni e imbarcazioni cariche di gente, i militari non sappiano o non vogliano riconoscere coloro che richiedono asilo all'Italia e che anche solo per questo motivo non possono essere respinti, così come afferma la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.
Com'è noto gli ultimi emendamenti non sono l'unico punto della legge Bossi-Fini in cui rifugiati e clandestini subiscono lo stesso disumano trattamento. Con la nuova legge i richiedenti asilo dovranno attendere la risposta del governo in centri di accoglienza non molto diversi dai ben noti centri di permanenza temporanea. E dato che attualmente questi centri per rifugiati non esistono, per adesso (cioè fino alla costruzione dei nuovi centri, prevista per il 2004) i rifugiati che fanno domanda di asilo saranno anche loro ospiti dei centri di detenzione.
A preoccupare l'Unhcr è anche la memoria delle atroci conseguenze che le azioni della Marina hanno già avuto in passato. Il 28 marzo del 1997 la corvetta Sybilla della Marina militare speronò e affondò, durante una manovra di avvicinamento, la motovedetta albanese Kater I rades. Le 120 persone che erano a bordo della nave morirono tutte, ma solo una sessantina di cadaveri furonoAnche alla luce di passate esperienze - conclude il comunicato - l'Unhcr auspica che simili provvedimenti non siano all'origine di ulteriori tragedie con gravi costi in vite umane".


CAMPAGNA CONTRO IL CONTROLLO PUBBLICO SUL COMMERCIO DELLE ARMI
a cura della rete di Lilliput

Una Campagna per evitare che venga stravolta la legge 185 che consente un controllo pubblico sul commercio delle armi


In queste ultime settimane è iniziato l'iter parlamentare della legge 1927 che intende "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" secondo le direttive di un "accordo-quadro"
sottoscritto a Farnborough il 27 luglio 2000 dai ministri della difesa di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Svezia. La normativa in discussione, se approvata, andrà a modificare la legge (185/90) che disciplina attualmente il commercio italiano delle armi, con vari mutamenti che la stravolgeranno completamente. Il disegno di legge in questione ha esaurito il suo percorso nelle commissioni Esteri e Difesa, riunite congiuntamente, ed è stato approvato a larghissima maggioranza. Prossimamente giungerà all'esame dell'assemblea di Montecitorio per la sua approvazione definitiva. Il disegno di legge riprende un precedente progetto già presentato dal governo di centro-sinistra e, nelle commissioni che lo hanno discusso, ha
avuto il voto favorevole di DS e Margherita. La modifica principale consiste nell'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione alle esportazioni di armamenti, la cosiddetta "autorizzazione globale di progetto".
Per quanto si inserisca nell'ottica dell'integrazione dell'industria europea degli armamenti, gli emendamenti introdotti avranno conseguenze sulla trasparenza e il controllo del commercio delle armi.
Il risultato sarà che una parte significativa delle esportazioni di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell'opinione pubblica.
In sintesi non saranno applicabili i tratti salienti della nostra normativa: procedure autorizzatorie, controlli contro le triangolazioni, i controlli bancari, né sui pezzi e componenti, né sul prodotto finito, i divieti di
esportare a paesi instabili o aggressivi (nel caso in cui il materiale sia assemblato nel paese con cui si coproduce), trasparenza e controllo del parlamento e dell'opinione pubblica. Al momento del rilascio dell'autorizzazione il governo (con le stesse eccezioni) si esprimerà ed applicherà i principi ed i divieti della legge solo sulla destinazione intermedia (ovvero il paese con cui si coproduce), e non sulla destinazione finale. La relazione annuale del governo al parlamento, ovviamente, non riporterà valori e destinazione finale dei materiali che ricadono all'interno dell'autorizzazione globale.
La legge 185/90 è stata una grande conquista civile voluta dalle associazioni pacifiste e di solidarietà internazionale. Consente di bloccare le esportazioni di armi verso nazioni che violano i diritti umani o che
fanno guerra; consente inoltre un controllo parlamentare e una verifica della destinazione finale delle armi inviate, evitando "triangolazioni". Nel corso degli anni attraverso norme applicative sempre più lassiste il potere di controllo della legge è stato ammorbidito per far piacere ai mercanti di armi. Per questi motivi stiamo promuovendo questa campagna di informazione pubblica che metta i parlamentari italiani di fronte alle loro gravi responsabilità nel caso passassero le modifiche alla legge che i mercanti di armi da anni chiedevano. Siamo di fronte all'ennesima conferma della necessità di unire le forze e di indire una mobilitazione. Uniamo subito tutte le realtà impegnate per la pace e la difesa dei diritti umani: associazioni, giornali, radio, gruppi missionari, donne e uomini di buona volontà: non c'è tempo da perdere!
La Rete di Lilliput insieme al settimanale Vita e Peacelink promuovono questa Campagna.
Altre realtà come Lunaria, Amnesty, Nigrizia, missione Oggi, Mosaico di Pace, Unimondo si stanno fortemente impegnando sullo stesso problema. Sul sito Lilliput www.retelilliput.org e sui siti www.vita.it e www.peacelink.it trovate tutta la documentazione necessaria per saperne di più (il progetto di legge, i verbali delle discussioni in commissione, un commento da parte dei ricercatori di IRES e indirizzi e-mail dei
parlamentari ai quali spedire lettera di protesta). In vista della discussione parlamentare stiamo preparando un testo contenente alcuni emendamenti che chiederemo ai deputati di approvare. Nel frattempo cominciate a organizzarvi cercando i recapiti dei parlamentari della vostra zona, coinvolgendo il maggior numero di persone su questo tema e magari facendo arrivare un comunicato ai giornali locali , sotto forma di
lettera aperta al deputato di collegio in modo che sia più semplice farselo pubblicare.

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