GLOBAL
CRACK
Pensieri e
parole per un mondo migliore |
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L'INTERVENTO DI GIULIA DA
PISA (juliet.p@tiscalinet.it):
Il mio umore di questi tempi non può essere che triste e confuso, come credo sia l’umore di tutti quelli che si preoccupano in
questo momento della salute del nostro paese e del nostro caro mondo, che non sarà il migliore dei mondi possibili ma, come diceva Staino in una vignetta sull’Unità è l’unico che abbiamo.
Prima tutto sembrava chiaro: i potenti della terra da una parte e la gente in cerca di giustizia sociale e democrazia globale dall’altro. Ero sicura che si preparasse una lunga e pacifica lotta che, tra mille difficoltà ci avrebbe portato verso un mondo più giusto, più solidale. Poi i fatti di Genova: la rivelazione che il fascismo non è morto ma che è sempre in agguato e ci minaccia. Una rivelazione tanto più scioccante in quanto io, e credo molti della mia generazione, cresciuti nell’epoca di tangentopoli e della lotta alla mafia (che oggi, purtroppo, sembra già lontanissima), non siamo stati abituati a vedere i poliziotti come infami carnefici ma come paladini della giustizia talvolta destinati a diventare martiri. E d’improvviso, ci troviamo davanti spettacoli che credevamo ormai appartenere a un altro mondo: un manifestante ucciso, giovani torturati, strumentalizzazione delle frange estremiste ecc.
E poi le infamie del governo Berlusconi e l’apatia dell’opposizione: sia chiaro, ci aspettavamo un cattivo governo e un’opposizione fragile, ma mai fino a questo punto. L’Italia sta diventando la “dittatura morbida” (parole non mie ma di Enzo Biagi) fatta di populismo imbecille, spadroneggiamento della cricca berlusconiana, per cui democrazia vuol dire che la maggioranza parlamentare può fare tutto, dominio incontrastato di Berlusconi sui mezzi di comunicazione. Non solo Mediaset: tra poco anche La7 e la già mezzo-asservita TV statale cadranno vittime del cavaliere. E poi il Corriere della Sera, il Giornale, la
Nazione, la Stampa, il Resto del Carlino, Panorama, le edizioni Mondadori… trascurando i giornali destrorsi di nicchia come il Foglio e Libero. E gli uomini politici di sinistra deboli, confusi, divisi, incapaci di portare avanti un progetto politico alternativo incisivo, incapaci di mobilitare e di informare la gente.
E poi l’11 settembre. Lo shock degli attentati. La rivelazione delle profonde e insanabili tensioni che percorrono il mondo. E la retorica guerrafondaia di Bush, il suo integralismo americanista (“guerra del bene contro il male”), la propaganda piena di ipocrisia condotta in Italia dai soliti Berlusconi, Martino & Co che si affrettano a mandare un contingente di cui nessuno sentiva il bisogno, nemmeno gli americani, e scendono in piazza a festeggiare la guerra. L’opposizione che come al solito si accoda.
Davanti a tutto questo cosa possiamo fare noi singoli? Il senso di impotenza è sempre più forte. Non ci resta che impegnarci e sperare in un futuro che appare sempre più oscuro e nebuloso. E tentare di ridare un senso a parole come libertà, democrazia, giustizia, tolleranza che vengono ogni giorno ignorate oppure svilite e strumentalizzate da gente che non sa nemmeno cosa vogliano dire.
L'INTERVENTO DI LARA DA
FERRARA (larcana@inwind.it):
La situazione politico-istituzionale mi sembra grave e, peggio ancora, incontrollabile da parte di noi poveri mortali, che
siamo costretti a fare affidamento sulle notizie filtrate, o comunque variamente manipolate,
dei media... ma questa è un'altra storia. A dire il vero in questi giorni mi è sembrato di non provare abbastanza
risentimento nei confronti del comportamento di questa gentaglia al governo...ho paura che il loro metodo si stia rivelando davvero efficace:
continuare ad approfittare dell'incapacità dell'opposizione e dell'impotenza
dei magistrati (che, contrariamente a loro, non possono interferire con gli
altri poteri...) per condurre la loro politica infischiandosene del bene dello Stato, della democrazia e, quel che è peggio, della libertà di
espressione, che, non potendo essere rimossa, non viene tutelata. A titolo
di esempio basti ricordare il telefono "azzurro" (in tutti i sensi) istituito da
Garagnani, dove denunciare chi non la pensa "correttamente", o
tutti gli articoli pubblicati dai giornali (ultimo caso Libero) che riportano i nomi dei firmatari di petizioni e altro, senza neppure citare il
contenuto di queste petizioni!!! Scandaloso. Ma tanto, la storia insegna, a
lungo andare la gente, gli elettori, ai quali pur sempre la suddetta gentaglia deve le poltroncine non si indigneranno +, tutto cadrà nella
normalità... "tanto la politica è roba per chi ci capisce", e così
via...finché poi -di nuovo la storia insegna-, non si tocca il fondo. Ho sentito l'intervento di silviuccio in parlamento, niente di che, ma
quello che mi ha stimolato come sempre le ghiandole salivarie (scusa la finezza) è stato il suo "sguardo malefico" quando ha detto che avrebbe
riformato finalmente il ministero degli esteri (come? da solo, contando sulla sua "intelligenza" e lungimiranza, da bravo cittadino italiano,
appartenente dunque ad una civiltà superiore, oppure con l'aiuto dell'amico
Bossi, che non riesce nemmeno a concepire un paese civile oltre la riva destra del Po?). E a quel punto, a completare la scena, mancava solo il
solito, coreografico, ghigno a 33 denti quando qualche deputato dell'opposizione, ha sbottato gridandogli "fascista".
Qualche tempo fa pensavo che, in fondo, il "fascismo" fosse una realtà conclusa, che apparteneva al passato, una parola, forse, usata dalla
sinistra per screditare la destra, lo stesso valga per "comunista"... ma ora
ho dovuto ricredermi, e mi dispiace. Mentre i comunisti, si sa, hanno riveduto da tempo le loro categorie, come è giusto che sia, i guerrafondai
dell'ex MSI, e i nuovi personaggi ai quali non bastava certo avere il controllo del pensiero di milioni di
Mediaset-dipendenti, stanno
riproponendo metodi, ahimè, già visti di intimidazione e soppressione delle
idee... Ma sappiamo che questo non è giusto, allora mi permetto di avere fiducia, di
pensare che non resteremo indifferenti, che non possiamo, e allora continuiamo a dire la nostra, senza paura di dire banalità, o cose in fondo
inadeguate, diciamo solo che non ci va, diciamo che non taceremo, diciamo
"Piero, Europa, dite qualcosa", e comunque diremo qualcosa anche noi, perché
temo che quello che resta da fare sia effettivamente "Resistere, resistere,
resistere". E proporre una via d'uscita.
"Se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante".
L'INTERVENTO DI
ALEX DA
FERRARA (alexyoda@libero.it):Genova la più importante mobilitazione mai realizzata contro la globalizzazione liberista., con queste parole Christophe Aguiton definisce le manifestazioni di Genova. Quei tre giorni di mobilitazione hanno segnato un punto di svolta per le istituzioni a livello mondiale, hanno infatti capito l’impossibilità di continuare a rifugiasi dietro a muri e griglie, e nemmeno la proposta di riunirsi in deserti o su montagne inaccessibili sembra una grande scelta politica. Ma Genova non è stato solo un punto di svolta a livello internazionale, quella mobilitazione ha anche significato una nuova presa di coscienza della società civile italiana, ma per questo bisogna fare un passo indietro e ricordare i giorni che precedevano Genova. La rete che lottava contro questa visione del mondo basata interamente sui capitali economici esisteva già, ed aveva già organizzato grandi manifestazioni, contro l’OMC a Seattle, contro il FMI a Washington, contro il forum di Davos in Svizzera e aveva già organizzato un proprio forum sociale a Porto Alegre. In questa grande rete l’Italia aveva un ruolo marginale, dalla fine dei movimenti del ’68 con le loro successive evoluzioni la società civile italiano non si è più organizzata in massa, basti pensare le mobilitazioni sulla situazione del Jugoslavia, le persone che partecipavano a questi momenti erano sempre poche migliaia. Qualcosa di nuovo nasce nei giorni precedenti a Genova in tutte le città nascono gruppi che si preparano alle mobilitazioni di metà luglio, molti gruppi nascono solo con lo scopo di andare insieme a Genova, qualcuno inizia anche a discutere del perché andare e contro a cosa o per cosa si lotta, ma sono pochi e gli stessi che da tempo erano mobilitati. La mia esperienza a Genova inizia il 18 luglio, già da qualche giorno in città erano iniziate conferenze e dibattiti, il numero di persone presenti non era elevato, ma il vuoto di quelle vie è stato riempito il 19 luglio quando 50.000 persone hanno manifestato in allegria con colori suoni e musica per le vie della città, da tempo in Italia non si ricordava un momento di aggregazione tale, per tutti quelli che erano la quel giorno ha significato qualcosa di nuovo, per la prima volta da tempo non ci si è sentiti soli, il vedere persone che uscivano dalla proprie case e si univano ai manifestanti ha significato l’inizio di qualcosa di nuovo. Ma se quel giorno per i manifestanti è iniziato un nuovo momento di mobilitazione collettiva per il potere istituzionale ha segnato un momento di nuova repressione, e inutile ricordare che nei due giorni seguenti la risposta è stata solo repressione violenta, bisogna invece ricordare che il numero delle persone che protestavano è sempre più aumentato arrivando a 300.000 persone. Bisogna ricordare che le più grandi manifestazioni fatte tra la fine degli “anni di piombo” e il G8 sono state quelle organizzate dai sindacati e dai partiti contro il primo governo Berlusconi, una volta compiuto l’obbiettivo comune, cioè la caduta del suo Governo, tutto si è nuovamente sciolto, questa volta non è avvenuto, per questo bisogna dare merito al Genova Social Forum, una struttura innovativa in Italia, per la prima volta tutte quelle forze che si mobilitavano per ottenere un mondo migliore si sono unite, e non avendo come i partiti politici come unico obbiettivo la vittoria delle elezioni, anche dopo le mobilitazioni contro il G8 sono rimaste unite. A questo si aggiunge indubbiamente un maggior’impegno di chi già se ne occupava, non potendo più rimanere zitto dopo quello che è accaduto e un maggiore interesse da chi ha visto le barbarie commesse a Genova. La situazione attuale quindi deve essere vista prendendo Genova come punto di partenza e tendo sempre presente la strada che si è percorso per arrivarci, oggi abbiamo un presidente del consiglio che si permette di calpestare la nostra costituzione che indubbiamente avrà molti problemi ma è sempre costata il sangue di molti partigiani, e si permette di calpestare le parti probabilmente più sacre, e non mi riferisco tanto all’articolo 11 che ormai è stato da tempo dimenticato, ma alla divisione dei poteri, alla liberta di manifestare, alla libertà di parola. Genova, le denunce arrivate a molte scuole dell’Emilia Romagna, gli attacchi alla magistratura, penso sia innegabile il duro attacco fatto dal governo Berlusconi alla costituzione, la domanda è ora che si può fare? Probabilmente prima di Genova e della nascita del movimento in Italia si sarebbe registrato un movimento da parte dei partiti all’opposizione e dei sindacati, ma è un probabilmente, forse non sarebbe accaduto visto che alcuni partiti dell’opposizione e soprattutto il partito di maggioranza dell’opposizione preferiscono cercare di allontanarsi dal movimento senza cercare un dialogo, a tal punto da dimenticarsi di fare opposizione. Ma oggi c’è il movimento e le possibilità sono molte, grazie a questa nuova rete si può cercare di cambiare veramente le cose, non incentrando lo scontro ad una guerra personale (spesso anche priva di contenuti) a Berlusconi, ma si può cercare di creare un momento di riflessione più ampio che ci porti davvero a cambiare le cose, che probabilmente non cambierebbero una volta caduto questo governo. Certamente opporsi alle scelte che questo governo fa, soprattutto quando vanno contro i fondamenti su cui è basato uno stato democratico, mi pare più che giusto anzi direi sacrosanto, ma diffido molto da chi lo fa solo per poter fare cose simili al suo posto. Quindi oggi possiamo dire di essere in un brutto momento, i problemi sono molti, ma mi sento anche di dire che c’è una nuova forza e le cose possono effettivamente cambiare si può creare un mondo dove i diritti fondamentali delle persone vengano rispettati, e che il nostro mondo non vada incontro ad una fine per volere di pochi, sta a noi dimostrare se vogliamo cambiare veramente le cose.
UN
DUBBIO: MARONI LO CONOSCE KEYNES?
di
Giulia Piccolino
(juliet.p@tiscalinet.it)
30
e lode in economia politica...;-)
Caro Eugenio,
dato che mi tocca prepararmi all’esame di economia politica e devo sfogarmi con qualcuno ho deciso di elargirvi un po’ del sapere che sto acquisendo in questa materia importantissima ma assolutamente trascurata nelle scuole (forse perché conoscerla renderebbe la gente un po’ meno ingenua?).
In questi giorni ho sentito il ministro della demolizione del Welfare Maroni e il capoccia della Confindustria D’Amato prendersela con i sindacati accusati di rallentare la crescita e le “magnifiche sorti e progressive” dell’economia italiana, soprattutto a causa della loro opposizione all’abolizione dell’art 18 dello Statuto dei Lavoratori. Lascerò da parte le trascuranti considerazioni morali che porrebbe l’abolizione dell’art 18 (tanto per fare un esempio, un datore di lavoro potrebbe licenziare un lavoratore perché ha partecipato a uno sciopero, o perché è iscritto a un partito “estremista” – magari i DS!) o anche il fatto che perfino Agnelli abbia esortato D’Amato a cedere. Lascerò perdere anche il turbamento che mi provoca vedere questa strana consonanza tra Governo e Confindustria (mai una volta che non siano d’accordo! ) per concentrarmi sul fatto economico.
L’idea che i sindacati, con le loro rivendicazioni, possano causare un aumento della disoccupazione deriva dalla cosiddetta teoria economica neoclassica (niente a che vedere con Canova!) o marginalista, avanzata intorno al 1870 da un gruppo di economisti tanto brillanti quanto politicamente conservatori. Gli economisti della precedente generazione avevano al contrario idee politiche molto variegate (si andava dai conservatori come Ricardo ai liberali progressisti che guardavano con un occhio di favore alle nascenti organizzazioni sindacali come John Stuart Mill fino a Karl Marx!). Tornando ai marginalisti, la teoria economica marginalista è ancora oggi valida per l’approccio matematico e per molte proposizioni. Tuttavia per quanto riguarda il problema della disoccupazione, nel 1929, quando la crisi economica lasciò senza lavoro milioni di persone, apparve chiaro che i sindacati non c’entravano niente. Un certo geniale economista di Cambridge che si chiamava John Maynard Keynes e che forse voi conoscete ma che dubito che Maroni abbia mai sentito nominare cominciò così a elaborare una nuova teoria economica che dava una risposta molto diversa al problema della disoccupazione e, nel 1936, pubblicò un libro diventato una pietra miliare della storia dell’economia. Secondo Keynes l’idea che il mercato tenda sempre a realizzare un perfetto equilibrio è un pregiudizio e un dogma: la disoccupazione è causata da un calo negli investimenti che innesca un meccanismo a catena (più la gente si trova senza lavoro, più è povera e meno beni acquista, con la conseguenza che anche le industrie ancora funzionanti vanno in crisi da sovrapproduzione). Per sbloccare questa situazione è necessario iniettare una dose aggiuntiva di domanda attraverso gli investimenti dello Stato. In poche parole: se c’è disoccupazione, lo Stato deve aprire i cordoni della borsa e non dare la colpa ai sindacati.
La situazione dell’Italia è la seguente: a nord una situazione di piena occupazione (nonostante l’art 18!) a sud disoccupazione e lo Stato che non investe una lira (anche perché deve abbassare le tasse ai ricchi). E un ministro che non capisce niente di economia e che vorrebbe far credere agli italiani che lasciando briglia sciolta al libero mercato diventeranno tutti miliardari (dei berlusconcini in erba!) Rispolverando teorie economiche vecchie di un centinaio di anni….
Concludo la lezione con una citazione di Adam Smith:
“Se un membro del parlamento si oppone alle proposte dei monopolisti, e ancor più se ha l’autorità sufficiente per poterle ostacolare allora né la più riconosciuta onestà, né il più alto rango, né le massime funzioni pubbliche esercitate, possono proteggerlo dalle più infamanti ingiurie e diffamazioni, dagli insulti personali, né a volte dall’effettivo pericolo che deriva dalla violenza insolente dei monopolisti furiosi e delusi”
E se il monopolista è anche presidente del consiglio dei ministri? Che succede? E se invece di un parlamentare abbiamo un magistrato o un giornalista? Ma forse anche Adam Smith era un
comunista...
La
manifestazione a Roma: una testimonianza
by Qu3l0
Mentre
la classe dirigente del fiore padano si riuniva ad
ascoltare le ultime parole del Senatùr prima che la ambulanza
ripassasse per riportarlo di nuovo nella casa di cura per
malattie mentali dove notoriamente alloggia, mentre il TG4
aveva cose ben più importanti da mandare in onda (pare che un
gatto NERO sia stato investito in Corea del Nord: sono
stati i comunisti ovviamente) e mentre D'Alema era
all'estero (non sia mai che si pensi che è contro Berlusconi
anche lui!), mentre l'Unto del Signore diceva:"Io sono il
Bene e l'Amore e oggi è sceso in piazza solo il Male e l'Odio
giacobino"... mentre accadeva tutto questo un fiume
di persone in numero non meglio precisato si è riversato in
piazza S.Giovanni di Roma e per tutte le strade d'intorno,
fino al Colosseo.
Il numero dei
partecipanti oscilla, a seconda della parzialità della fonte,
da un minimo di 120.000 a un massimo di 800.000 persone.
Emilio Fido ovviamente sostiene che non fossero abbastanza
nemmeno per formare una squadra di calcetto, ma questo è un
altro discorso: io mi riferivo a giornali e tg veri.
Erano tutti lì
per protestare contro il trionfo della mistificazione
berlusconica, contro l'antieuropeismo forcolandese interessato
di chi vuole lavare i panni sporchi a casa propria, contro una
democrazia costretta a dimettersi a causa di un suo sospetto
conflitto di interessi con il nostro premier, ma io credo
anche contro una certa classe dirigente di sinistra che per
troppo tempo ha fatto finta di essere lì per caso.
In mezzo a tutta
questa gente c'ero anche io, quasi per sbaglio, ma c'ero anche
io.
Questo dimostra
innanzitutto una cosa: la Base, quella con la "B"
maiuscola, c'è ancora e non è mai mancata. E non è una base
che segue come un gregge i propri vertici, ma quando è stato
necessario, e come purtroppo sarà ancora necessario, è
pronta a spronarli e perfino a scavalcarli. Dei vertici,
quelli della Sinistra, che hanno facilitato
l'incantesimo del mago Berlusconi, gli hanno spianato la
strada, si sono voltati da un'altra parte favorendo la nascita
del "morettismo". Evidentemente un'intera classe
politica e quasi tutti i mezzi di comunicazione di cui dispone
non sono stati sufficienti ad addormentare per troppo tempo le
coscienze di un popolo che non ne può più e che non vuole
diventare una Argentina bis.
Ma c'è un ma.
Anche soltanto immergendosi dentro quella folla immensa si
poteva sentire nell'aria una cosa importante: la Sinistra non
esiste. Esistono un'infinità di sinistre, caotiche,
indisciplinate, contraddittorie e che non hanno molto in comune,
alcune talmente distanti da non sentirsela nemmeno di
partecipare (ve la sentite di dar loro tutti i torti dopo
quello cui ci ha abituato D'Alema?). Se c'è qualcosa che le
unisce, per fortuna, è l'avversione più totale verso un uomo
che ha un passato oscuro, che sa di P2, di mafia, di
corruzione a livelli da Terzo Mondo, di malavita allo stato più
evoluto: quella che non infrange più la legge, ma osa
addirittura farsi le poprie leggi e applicarle a proprio
piacimento. Quest'uomo è il più ricco d'Italia, ma in mano
sua è anche la carica più importante del potere politico e,
a giudicare dalle ultime affermazione sul Bene e l'Amore che
sconfigge l'Odio, è prossimo a rivendicare anche il potere
religioso.
Un uomo che saliva
al potere con queste premesse avrebbe potuto, nella migliore
delle ipotesi, perseguire una politica fiscale, del
lavoro, delle garanzie di istruzione e sanità pubbliche a
favore di quelli come lui. E lo sta facendo: sta distruggendo
la scuola pubblica a favore della privata, sta
smantellando la sanità pubblica per la gioia delle cliniche
spenna-polli, si sta comportando da perfetto anti-Robin
Hood per quanto riguarda le tasse, e (dategli tempo!) sta
iniziando a rosicchiare lo statuto dei lavoratori a partire
dall'articolo 18 come fa comodo a mamma-Confindustria.
E queste era
l'ipotesi migliore. Sarebbe stata una politica di destra
quindi, nulla da dire... il suo è dichiaratamente un governo
di destra e questo è ciò che ci si aspetta da un
governo di tal bandiera. C'è solo da aggiungerci un pizzico
di demagogia/follia nazionalista (l'ingrediente di AN),
razzista/antieuropeista (il tocco della Lega secessionista) e
di filo-americanismo per avere la ricetta del classico
governo di destra. Ovviamente tutto questo in maniera tanto più accentuata
quanto più questo generico governo sia sbilanciato a
destra. Sì... perchè esisterebbe anche una destra
inneggiante al libero mercato, ma lo spaghetti-liberismo
casualmente è quasi monopolista/protezionista...
Ora passiamo
all'ipotesi peggiore, che oltre a prevedere gli
avvenimenti della prima ipotesi riserva anche delle altre
spiacevoli sorprese. Quest'uomo ha raggiunto la sua posizione
economica grazie ad appoggi politici e mazzette o anche
attraverso truffe, malavita organizzata, logge massoniche
deviate? Ha importanza relativa: il punto centrale è che
quest'uomo ha una spada di Damocle sulla testa che fa paura.
Questa spada è quella della giustizia, quella del momento che
in una società ideale arriva per tutti prima o poi, ma la
nostra è lontanissima dall'esser tale. L'allontanamento di
questo incombente momento è il leit motiv di questo governo:
dall'utilizzo a scopi presonali dell'immunità parlamentare,
al comportamento incredibile del ministro Castelli e del
super-indagato Previti, al martellante e stereotipato
ritornello delle sanguinarie "Toghe rosse",
all'evocazione ripetuta di un complotto della stampa
internazionale contro di lui, alla descrizione surreale di
un'Europa/Forcolandia nazista che non aspetta altro che usare
le rogatorie internazionali per scovare innocenti cittadini
italiani e sbatterli in gattabuia (o nei lager?) per
l'eternità tanto da giustificare la cacciata del ribelle
Ruggiero, alla depenalizzazione del falso in bilancio e chi più
ne ha più ne metta...
Tutto questo,
improponibile in un paese normale perchè troppo palesemente
truffaldino, è stato possibile grazie ad un'immenso
colosso mediatico su carta e via etere e a una massa di servi
che passano il loro tempo a giustificare ogni assurda
affermazione del proprio leader (o datore di lavoro? solo per
dirla in maniera diplomatica). Questa grossa macchina
populista del consenso sembrerebbe rivelarsi addirittura così
efficiente da permettere non solo di difendersi dagli attacchi
della giustizia, ma perfino di commettere ulteriori e
incredibili malefatte. Da permettere di accusare l'avversario
di "demonizzare" il premier senza però dare vere
risposte alle gravi accuse rivolte.
Ora soltanto
vi domando, ma dentro me anche mi rispondo: secondo
voi... l'Italia di oggi rientra nell'ipotesi migliore o nella
peggiore?
Voglio dire solo
un'ultima cosa. Credo manifestanti di piazza S.Giovanni
in maggior parte forse mi risponderebbero semplicemente:
"LA SECONDA
CHE HAI DETTO!"
PER
COLLABORARE:
...puoi
scrivere un pensiero, un'idea, una parolaccia, una poesia, una
canzone, una dedica o quant'altro ti viene in mente...la
pubblicheremo volentieri in questa sezione!
scrivici
a:
ciccsoft@ciccsoft.com
oppure,
più brevemente, via sms al numero:
348/9210538
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